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Autore: LesFleurDuMal    24/06/2008    2 recensioni
Occhi di smeraldo, intenso smeraldo. Capelli scuri di pece lucenti come sete d'oriente. La pelle chiara, quasi pallida, e le labbra rosse, labbra che avrebbero saputo destare l'attenzione di chiunque.
Erano L'una lo specchio dell'altra, ma nella loro inconcepibile somiglianza terribilmente diverse.
Due facce di una stessa medaglia, emblema di purezza e peccato. Un giglio bianco e Uno nero.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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...Il Giglio bianco e il Giglio Nero...

.:*Albe e Poesie*:.

*Introduzione*

Ci sarà, dentro te e aldilà, l'orizzonte di una piccola poesia.

"Una Poesia anche per te" -Elisa-

{Narra Ginevra Roxword}

Si era svegliata troppo presto, quel mattino, lo scricciolo di corvo. Troppo presto anche per dire che fosse iniziato il giorno, perchè pigro, infondo, tardava a nascere. Era uscita dalla sua stanza con indosso un maglione a collo alto ed un paio di Jeans che, miracolosamente, aveva indossato senza risvegliare il sonno leggero delle compagne. Il destino, forse, aveva voglia di aiutarla quel giorno. Non potè che sorridere di questo. Il silenzio dei corridoi era quasi innaturale, in un certo senso opprimente, così, la fanciulla dalla pelle chiara e i capelli di corvo aveva imboccato la via della sala comune, e qualche tempo dopo quella che dall'ingresso del castello guidava ai giardini.
Una folata d'aria frasca e frizzante del mattino le sferzò il viso, biricchina, scuotendo le sete dei capelli neri che, gelosamente, le carezzavano le spalle. Avanzava il passo della bimba, quasi donna, o forse donna ancor bambina, con una certa armonia nel portamento; immersa nelle stoffe del maglione sembrava ancor più minuta di quanto in realtà non fosse. Le braccia strette al busto, in parte per proteggersi dal freddo a cui doveva ancora abituarsi, in parte per sorreggere un quaderno spesso, dalla logora rilegatura di cuoio. Tra le dita della destra una matita stretta a tal punto da sbiancare le nocche già pallide della mano. A tal guisa armata, Ginevra Roxword, improbabile Ravenclaw, scalpicciava sulla ghiaia del sentiero con un eleganza allegra e per nulla austera. Impiegò circa un quarto d'ora a raggiungere il faggio in riva al lago e solo a quel punto potè dirsi soddisfatta, in qualche modo il giorno volle premiare la sua camminata e fu così che sulla brughiera ad est delicati raggi d'oro tiepido iniziarono a mostrarsi, illuminandola d'immenso.


{Narra Sirius Black}

Inutile dire che dopo quello strano sogno, il Signor Black, non era proprio riuscito a riprendere sonno, al contrario del suo migliore amico. Si era rigirato nel letto fino all'alba circa, poi appena i primi raggi del sole, filtrando dalla taparella l'avevano colpito in fronte così direttamente e con tale intensità, lo prese come un segno del destino, un richiamo della sorte, quindi si alzò e dopo le solite accortezze mattutine per essere quantomeno presentabile, era uscito.
Tempo due minuti, non aveva ancora raggiunto la sala comune quando, passando per il corridoio aveva notato a terra un volantino strappato che annunciava un prossimo concerto delle sorelle stravagarie, un'insana voglia di musica si era impossessata di lui, tanto intensa da spingerlo a tornare nella sua stanza. Nonostante tutto l'impegno per non fare rumore, non aveva proprio potuto evitare di inciampare in una scarpa di Wormtail ruzzolare contro il baule di Prongs convertendo in grugniti tutte le imprecazioni che gli passarono per la testa e infine sedere sul letto di Moony senza minimamente dar peso al fatto che questo fosse occupato. Si alzò poi di scatto e mosse il passo in direzione dell'armadio, urtando più di una volta il letto del povero Remus -con sommo gaudio di quello espresso in un poetico e assonnato "Padfoot, io ti ammazzo alla prossima luna piena..." -. Dall'armadio, finalmente trasse l'oggetto che l'aveva spinto a tale epica impresa; la sua chitarra. Con un principio di mattinata così frizzante, Sirius Black, scapestrato grifondoro era uscito dal castello: Chitarra in spalla, sguardo assonnato e sottile velo di barba incolta, capelli spettinati e un discreto grado di trasandatezza nel vestiario. .


{Narra Bellatrix Black-Lestrange}

-A presto Aspide- Quelle erano state le ultime parole della Ruah, che l'aveva lasciata nella sala comune del serpeverde. Un solo cenno del capo le era stato rivolto da una stravolta Bellatrix Black prima che la stessa girasse sui tacchi e quanto più rapidamente e silenziosamente le riuscì, si dirigesse nel dormitorio per recuperare almeno un paio d'ore di sonno. Così mentre il cugino di Lei usciva dal dormitorio del Griffyndor, per uno strano gioco del destino, lei si avviava, nel volteggiare del manto di nera pece, nella sua stanza. Quando entrò dormivano tutti profondamente, e niente era mutato da come Lei lo aveva lasciato; questo le diede il conforto e la vaga sensazione di poter governare il tempo, almeno nella sua camera. Si liberò del Mantello che, per evitare di svegliare le sue compagne, infilò saggiamente sotto il letto in modo che non lo vedessero. Nessuno doveva sapere. Nessuno. Si spogliò lasciando per terra i vestiti, così come era solita fare ogni sera per non destare i sospetti delle compagne e si rinfilò la camicia da notte che prima della sua partenza clandestina aveva lasciato adagiata sul letto, su questo sedette.
Per un istante Bellatrix Black si trovò a benedire chiunque avesse progettato il dormitorio nei sotterranei, lontano da qualunque fonte di luce solare indesiderata, ma fu solo un'istante... le benedizioni si trasformarono presto, molto presto nell'opposto quando si ricordò di dover scrivere una lettera. Voleva dormire. Doveva Scrivere. Dormire. Scrivere. Dormire... Scrivere. Alla fine optò per la seconda scelta. Qualche istante dopo si trovava allo scrittoio, facendosi luce con la bacchetta ma governando la luce della stessa in modo tale da non infastidire le sue compagne, un'impresa quantomai complessa.

Aei Dunamis Psefo Mia Elaphe,
Sono giunta ora nella tana. Mi accingo a scriverVi e perdonate se non sono eloquente, ma è bene che sia breve, prima che loro si sveglino e vedano ciò che non devono. Il Sopra e il sotto sono la stessa cosa, si muore e si rinasce ma allora dove inizia e termina il cerchio? Mi domando se il canto della...


{Narra Ginevra Roxword}

Il quadernino aperto sulle gambe, inconsapevole che da tutt'altra parte qualcuno la imitava, Ginevra Roxword scriveva sul suo quadernino. Amava scrivere, ma non ne aveva mai il tempo, lo studio le portava via sempre gran parte della giornata e a sera era troppo stanca per sfogare la sua vena poetica e arrivare a comporre qualcosa che fosse quantomento passabile. Questa forse era una delle cose che più le mancavano della vita peregrina condotta con il padre: tempo libero. La mano destra reggeva la matita con particolare delicatezza e le parole fluivano sulla carta con estrema naturalezza, parole che, con ogni probabilità, lette da occhi estranei non avrebbero avuto alcun senso, ma infondo che importava? Nessuno le aveva mai lette, perchè qualcuno avrebbe dovuto cominciare ora? Si fermò la mano della giovane nel momento in cui la stessa alzò lo sguardo incerca dell'ispirazione per una parola precisa, la parola chiave di quel susseguirsi di frasi che nelle tinte di grafite macchiavano con eleganza la pagina vergine.

...Alzati Nin, Alzati,

perchè io ti voglio ora...


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Dispiega le ali l'alba di un giorno che all'uomo non è dato conoscere...

Dispiega le ali e si leva in un cielo di chiara ametista bagnata dalla pallida luce di un sole nascente...

E' il giorno perfetto... l'Ottavo che Dio ha creato...

..Vuoi per egoismo, o lungimiranza, non ha mai mostrato a nessuno la sua più bella creazione...

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

...Alzati Nin, Alzati,

perchè io ti voglio ora...


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~



Nubi disegnate di latente malinconia, consapevolezza, fiera consapevolezza di follia...

Troppo vaga per attenuar la gioia dell'artista che plasma il suo dipinto, appena iniziato, e pur già amandolo come figlio prediletto...

E' l'alternarsi armonioso dei contrari, d'un arpeggio dissonante dalla melodia inascoltata



Non si era accorta, la fanciulla che qualcuno da dietro la sua spalla, con una chitarra sulle sue, sbirciava e leggeva interessato.

{Narra Sirius Black}

Si era spinto con naturalezza in direzione del Faggio che era solito occupare con i suoi amici durante le sue lunghe e sfiancanti ore di nullafacenza. La chitarra sulla spalla e la voglia di strimpellare qualcosa in riva al lago, godendosi il tocco della rugiada mattutina senza nessuno che gli ricordasse quanto fosse necessario che si mettesse a studiare per cominciare a governare quella montagna di consegne lasciate a marcire su una qualche pergamena persa nella stanza, montagna che, sapeva, prima o poi gli sarebbe franata addosso.
Non gliene importava niente, e non era difficile capirlo. Quando era arrivato sotto il Faggio, tuttavia, con sua immensa sorpresa non l'aveva trovato vuoto, bensì occupato dalla ragazza che aveva turbato il suo sonno. Ginevra Roxword, quella Ravenclaw che, chissà per quale arcana ragione, si era immolata per lui giorni prima davanti ad una spietata McGranitt, se ne stava comodamente accomodata al suo posto. Scriveva, tanto assorta, da non essersi accorta del suo arrivo, complice anche il sole che proiettava la sua ombra fuori dal campo visivo della ragazza.
Sirius si era dunque considerato in diritto di leggere, dall'alto del suo metro e ottantatrè centimetri, quello che la ragazza stava scrivendo.

...Vuoi per egoismo, o lungimiranza, non ha mai mostrato a nessuno la sua più bella creazione...

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

...Alzati Nin, Alzati,

perchè io ti voglio ora...


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

...Vuoi per egoismo, o lungimiranza, non ha mai mostrato a nessuno la sua più bella creazione...

Non ha mostrato te...

Non ha dato modo di comprenderti...

Non ha creato nulla che ti si conformasse..

Non si è sufficientemente preso cura di te, che meritavi tutto...

...Vuoi per egoismo, o lungimiranza, non ha mai mostrato a nessuno la sua più bella creazione...





Quando lei ebbe terminato di scrivere, stava per chiudere in quadernino, troppo in fretta perchè lui fosse riuscito a leggere le ultime parole -Aspetta!- Esclamò quindi in direzione della ragazza che sobbalzò spaventata -Fammi finire..- continuò il ragazzo dai capelli scuri e tese la mano come a volersi far consegnare il quadernino di lei -Era bello...- aggiunse, come tentando, persuasivo, di addolcirla.

{Narra Bellatrix Black-Lestrange}

...la Ruah è stata informata di tutto, agiremo presto.
Ora sarà bene che vada, Aei Dunamis Psefo Mia Elaphe.

I Lach

Dopo aver concluso la sua lettera, averla sigillata, e nascosta in uno dei cassetti del suo scrittoio, Bellatrix Black porò lo sguardo sulla sua bacchetta e delicatamente mormorò -Nox- Si spense quindi la luce sulla punta della stessa. Nel rinnovato buio della stanza da letto, mosse i suoi passi verso il letto su cui si abbandonò senza particolari remore. Quelle poche ore di sonno ora, le spettavano di diritto.

{Note e ringraziamenti}

Dunque dunque dunque, questa volta capitolo Triplo, giusto perchè siete stati tutti tanto buoni e perchè io non scrivevo da un sacco di tempo. =P Si ringrazia la particolare partecipazione della mia mente malata.

Si prega gentilmente di non uccidere l'autrice solo perchè vi ha celato il testo di una lettera tanto importante e probabilmente non vi dirà mai cosa c'era scritto X°°D

Si ringraziano infine tutti i lettori, in particoalare vorrei ringraziare due Shirahime88, e lore91 che mi recensiscono. Vorrei aggiungere anche una cosa. Ho notato solo ora di essere finita nei preferiti di 11 persone diverse wow O_O... Flashante. *ç* Continuate a leggermi neh! Vi amo! *____*
  
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