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Autore: Hipys    28/02/2014    1 recensioni
''Amburgo è una città troppo piccola per i miei sogni, i miei desideri.. Dicono che la famiglia ti sarà sempre accanto e che ti supporterà per tutta la vita, perchè io non posso dire lo stesso?'' Mia è una ragazza che vive tutto al massimo, i suoi genitori hanno programmato il suo futuro da ormai anni.. ma a lei piace questa situazione? Cosa accadrebbe se non ascoltasse i suoi genitori se infrangesse tutte le loro 'regole'? ...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                      Il colore dell'amore
Capitolo 7: 'Mi sento male'


‘Posai il telefono e andai a letto…’
 
Mi giravo e rigiravo nel letto, non riuscivo a prendere sonno. Allora presi il telefono che stava sul comodino e vidi che erano le 0.00
‘ Mia che fai? Dormi, domani è un giorno molto importante per te. Devi cominciare a lavorare al progetto ’ mi ripetevo. Poi quasi senza rendermene conto mi addormentai.
L’indomani, quando la sveglia suonò, non riuscivo ad alzarmi. Avevo le gambe come paralizzate. La pancia, la testa, tutto.. Tutto faceva male. Pensavo di aver preso l’influenza, mi sentivo un vero e proprio schifo, allora decisi di starmene a casa e dopo, nel pomeriggio andare all’istituto per iniziare a lavorare al mio progetto.
 
 
GABRIEL’S POV
>> Zio, zio << lo chiamavo invano.
>> Gabriel? Sono nello studio, vieni <<
>> Oggi non vengo << dissi freddo
>> Come non vieni? Dove all’istituto? << domandò lui
>> Mi faccio un giro, mi secco a starmene in quel posto deficiente in mezzo a quella gente deficiente. Poi voglio vedere un po’ il posto, dovrò starci per un pò di tempo. Ed è giusto che sappia dove mi trovi, no zietto? << risposi con aria convincente e maledettamente antipatica
Lui sorrise come un ebete e acconsentì >> Va bene Gabriel, è giusto che tu conosca il posto <<
Non era vero, non era assolutamente vero. Non me ne fregava un cazzo di questa maledetta città, di questi odiosi tedeschi. Volevo solo andarmene in giro a fare danni, o magari rimanere direttamente a casa ad usare gli attrezzi da ginnastica che questo deficiente possiede.
 
MIA’S POV
Erano le 10.00 e ancora non mi ero alzata, dovevo andare in bagno e anche se forza non ne avevo, mi dovetti alzare.
Volevo chiamare Debby ma poi lei sarebbe stata in pensiero e sarebbe venuta qui, e io non voglio. Oggi deve uscire con Simon, non voglio dargli preoccupazioni. E se chiamassi mia madre poi starebbe con me tutto il giorno e non potrei andare all’istituto nel pomeriggio, no meglio far da sola, anche se è difficile.
Verso le 11.30 cominciai a sentirmi un po’ meglio, anche se non del tutto. In quel momento avevo solo voglio di uscire all’aria aperta, allora decisi di andarmene al parco che si trovava in centro.
 
 
GABRIEL’S POV
Erano le 11.40 e io cominciavo a scazzarmi, ero stanco di allenarmi con questi vecchi arnesi che possiede mio zio, che mi potevo aspettare da un coglione come lui? Strumenti decenti? Misi i jeans e decisi di uscire un po’..
 
MIA’S POV
Ero stata al parco per quasi tutta la mattinata, avevo incontrato una vecchia amica, ho visto due anatre.. Mi sono divertita tanto. Ormai non mi sentivo più male, o meglio, non ci pensavo anche se ancora c’era un po’ di dolore.. Erano le 14.40 e cominciò a venirmi un po’ di fame, allora decisi di andare al fast-food che c’era vicino il parco, ormai sarei rimasta a pranzo fuori e poi dopo sarei andata  direttamente all’istituto.
 
GABRIEL’S POV
Giravo per la città guardando tutti storti, soprattutto le ochette che mi fissavano come delle galline.
Mi arrivò un messaggio, era Federica.
‘ Dove sei? Che fai? ‘ –Federica
‘ Peggio di Facebook ‘ –Gabriel
‘ Non fare il coglione, che fai? ‘ –Federica
‘ Secondo te che faccio? ‘ –Gabriel
‘ Sei con qualche ragazza? ‘ –Federica
‘ Io con le tedesche non ho nulla a che fare.. ‘ –Gabriel
Lei continuò a mandarmi messaggi scazzanti e io allora decisi di bidonarla con un semplice ‘ Vado a mangiare, cià ‘ era proprio insopportabile quella, mentre guardavo il telefono vidi che erano le 14.55, mi cominciò a venire un po’ di fame, vidi che c’era un parco mi avvicinai e scorsi un piccolo fast-food all’angolo.
 
MIA’S POV
Presi un semplice hamburger con patatine e della coca cola, mi sedetti in un posto appartato, abbastanza nascosto e cominciai a mangiare. Alle 16.00 dovevo andare all’istituto, quindi dovevo sbrigarmi erano già le 14.57 e io stavo per andare, quando per sbaglio, aprendo la porta del fast-food faccio sbattere un ragazzo.
>> Oddio, mi dispiace tantissimo << cercavo di aiutare il ragazzo, che mi spinse subito.
>> Togliti stronza << disse lui con molta rabbia
La spinta di quel ragazzo, così forte e così piena di rabbia mi fece girare la testa e io stavo per cadere ma per fortuna fui ‘salvata’ se si può dire, dal muro che c’era. Ero stordita, ma incavolata con quel ragazzo tanto scorbutico >> Hai ragione, ti avrò fatto male con la porta. Ma cavolo come ti permetti a chiamarmi stronza? Come ti permetti a toccarmi? Fai veramente pena << urlai con quel poco di voce che mi restava.
Mi sentivo dinuovo male, anzi ora peggio. Lasciai il fast-food mandando a fanculo quel maleducato e barcollai fino alla panchina.
 
GABRIEL’S POV
Ero super incazzato con quella cogliona che mi aveva sbattuto la porta in faccia, io ho i nervi per conto mio ci voleva solo quella. Sembrava anche ubriaca, che gente di merda c’è in questo posto di merda.
 
MIA’S POV
Erano le 15.25 non ci sarei arrivata in tempo per il turno della 16.00, allora decisi di tornare a casa e andare al turno delle 18.00 a preparare un po’ il mio lavoro. Oggi ormai dovevo andare all’istituto costi quel che costi, non so per quale strana ragione ma sembra che oggi io non debba andarci.. Mi incamminai verso casa.
A quest’ora Debby sarà con Simon, pensai.
Non vedevo l’ora di farmi raccontare tutto nei minimi dettagli.
Tornando a casa incontrai Stefano, come un angelo lui spunta sempre nel momento del bisogno.
>> Ehi << mi chiamò lui
>> Steffo << cercavo di non fargli notare che non mi sentivo tanto bene
>> Che hai? << domandò
Ecco, lo sapevo lui riesce sempre a capirmi.
>> Niente, ho litigato con un ragazzo al fast-food vicino al parco << Mentì, non volevo fargli sapere che in realtà mi sentivo male, allora raccontai di quel maleducato a Stefano, che voleva andargli a rompere la faccia
>> Ti prego Steffo, calma << cercavo di farlo ragionare >> Poi, adesso mica sarà ancora la, se ne sarà tornato a casa <<
>> Se c’ero io l’avevo preso a pugni il coglione. Come si è permesso? << Stefano era davvero incavolato, mi cominciava a fare anche paura.
Io l’abbracciai e sentì che tra le mie braccia si stava calmando.
>> Ti prego << dissi >> Lascia stare, fregatene. Non me ne importa un cavolo di quel mascalzone, non arrabbiarti per una persona tanto inutile e tanto scortese come quel tizio <<
Stefano mi abbracciò ancora più forte.
Andammo a casa mia con il suo motorino.
Erano le 17.30 e con Stefano avevamo finito di guardare un film, allora mi feci accompagnare all’istituto per cominciare a mettere su qualcosa…


 
 
Spazio autore:
Il numero di Mia è il 15 e il mio è il 7, volevo dirvelo perché ‘il numero’ di Mia è molto importante nella fan fiction. Ahah
Ed ecco a voi il capitolo sette, spero vi possa piacere.
Aggiorno presto.

 
  
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