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Autore: Directioner_2001    01/03/2014    2 recensioni
"Fai quel che sai fare meglio".
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Io vi ucciderò, in un modo o nell'altro. '
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                         -Che tutto abbia inizio.-

Ovunque tu sia, mia speranza, ho bisogno di te.
                                                                                 ********

Mia madre esperta intrecciava i miei capelli biondi scuri.
Era bravissima.
Ci metteva tanta concentrazione solo per farmi una treccia lunga e perfetta che mi arrivava massimo a metà schiena.
Ma ciò che stava per succedermi, era tutt'altro che importante, quindi mi voleva rendere 'presentabile'.
Almeno per questa volta.
Mi girai verso di lei e alzai gli occhi per vederla di viso.
Mi baciò la fronte, poi il naso e infine la guancia.
-Andrà tutto bene.
-Davvero?- chiesi impaurita.
Mi accarezzo il capo e mi tenne stretta fra le sue braccia.
-Certo, tesoro...voglio darti il mio portafortuna.- continuò, anche lei con voce tremolante.
Si allontanò da me e prese dal cassetto un piccolo ciondolo.
Me lo appuntò sul camicia bianca che indossai e mi accarezzò la spalla sorridendomi.
-Ora sei bellissima.- mi prese per mano facendomi fare una piroetta.
-La piccola di papà!- papà mi spuntò dietro, e mi baciò una guancia, che dolce.
Non cambiava mai.
Ogni giorno un bacio sulla guancia.
Lo abbracciai forte, così potè sollevarmi da terra e prendermi in braccio come una bambina di 5 anni, anche se io ne avevo 12.
Toccò con le dita la coda lunga e setosa, e infine fece sfiorare i nostri nasi.
-E' l'una...Katniss..-disse triste papà.
Mamma mi fissò un'ultima volta e sospirò abbassando lo sguardo.
Si portò una mano alla bocca per non urlare, le lacrime le scivolarono dagli occhi grigi.
Senza che io potessi vederla piangere a dirotto scappò via.
Papà mi mise giù e la seguì fino a bloccarla sul muro.
-Smettila di essere così fragile...
-Non ce la faccio, non voglio perderla..- sussurrò tra i singhiozzi.
Papà le prese il mento, la fissò negli occhi e iniziò anche lui a sussurrare qualcosa.
-Non la perderemo, tranquilla piccola.-la baciò e continuò a farlo finchè non li chiamai.
-Mamma?
Mamma in fretta si liberò dalle braccia di papà, e mi venne incontro.
-Dimmi.
Le passai le mani sul viso per asciugarle gli occhi e sorrisi.
-Tranquilla, ce la potrò fare.- la rassicurai.
-Lo so, sei forte bimba.- mi abbracciò di nuovo e affondai il mio viso sulla sua spalla, per non far vedere che anchio piangevo.
Piangevo perchè so che non ce la facevo..
Non ce l'avrei mai fatta, lo sapevo già.
Asciugai in più fretta possibile le lacrime e sorrisi, lasciandola sola sulla soglia di camera sua.
*****
Camminai tra le stradine del Distretto 12 infilando le mani nella giacca che indossavo.
Mi guardai attorno:ragazzini e ragazzine che tremanti aspettavano la morte.
Deglutii e arrivai fino al Mercato Nero.
-Ehi Rue!- mi salutò Sae la Zozza.
Mostrai uno dei miei migliori sorrisi e mi avvicinai a lei solo per abbracciarla.
Per me era una zia.
Lo era sempre stata.
-Pronta per la Mietitura?- disse passandomi una ciotola piena di brodo.
Ne bevvi un sorso e scossi la testa.
-No, Sae, mamma è traumatizzata e papà cerca di calmarla.
-Come la capisco.
-Perchè?
-Anche lei ha partecipato agli Hunger Games.
-Ha vinto, allora?
-Eccerto!
-E come ha incontrato papà?
-Hanno vinto insieme.
-Wow- esclamai meravigliata.
-Già, gli unici vincitori del Distretto 12, apparte...
-Zio Haymitch!!- dissi io al suo posto.
-Zio?
-Si, è mio zio...
-Ah, non ne avevo idea!
Annuì e sorrisi mentre la vedevo servire una ciotola di brodo ad un cacciatore che in prestito le diede uno scoiattolo morto.
Iniziai a correre verso il nulla e prima che possa scomparire dietro l'angolo la sentì urlare il mio nome.
-Dove vai?- continuò ad urlare nella mia direzione.
-Te lo dirò dopo!- e come non detto, scomparii dietro l'angolo, solo per raggiungere casa di Liv.
Arrivai davanti alla sua porta e senza fermarmi iniziai a bussare le nocche contro quest'ultima fatta in legno.
La porta si aprì davanti a me e la bambina dai capelli rossi, la mia migliore e unica amica Liv, mi fissò continuamente con un sorriso.
-Sei bellissima, Rue.
-Mai quanto te, Liv.
-Entri?
-No, volevo solo salutarti.
-Ora dove vai?
-Da Matt.
-Uh, il tuo fidanzato.
-E' il mio migliore amico, quando lo capirete?
-Vabbhè, buona fortuna amica mia.- mi salutò dandomi un bacio su tutte e due le guance, e io non potei non ricambiare.
-Anche a te Liv.- la strinsi a me e poi scappai sotto i suoi occhi.
-Fa' attenzione!
-Tranquilla.
*******
Solo io camminavo ancora in quelle stradine.
Il tacco rettangolare delle mie ballerine facevano rumore sulla strada fatta in cemento.
-Matt!
-Rue...-disse.
Gli saltai addosso e lui mi prese al volo.
Dopo avermi fatto girare in aria, mi posò a terra e mi sosrre fissandomi negli occhi grigi.
-Vorrei tanto scappare.- disse senza pensarci.
-Non ce la farai mai.
-Chi me lo vieta?
-I Pacificatori, forse?
-Se non vivessi qui...
-Ci vivi però.
-Ho detto se non ci vivessi, Rue.
-Giusto...
-Fosse davvero bello scappare.
-Lo vorrei anch'io.
-Andrei nei boschi.
-Un giorno ci andremo.
-Promesso?
-Promesso, Matthew.
Mi poggiò il braccio sulle spalle e mi strinse tanto tanto forte da farmi dimenticare come si respirava.
Chiusi gli occhi e restai lì, con il volto appoggiato sul suo petto e stretta a sè, a bearmi delle sue carezze leggere sulla spalla coperta dalla camicietta.
-Matt, sono le due...è meglio se ti avvii adesso, ciao Rue.- dice sua madre, Jesy.
Mi regala un bacio sul capo e ritorna dentro a preparare il pranzo per i suoi piccoli.
-Capisco mamma.
-E' meglio che vada.
-Ci rivedremo dopo?- mi chiese speranzoso.
Annuì e gli lascia un piccolo bacio all'angolo della bocca.
-A dopo Matt..- dissi andandomene verso il Villaggio dei Vincitori, dove sorgeva casa mia.
Aprii la porta di casa mia e vidi Mamma, papà e Rye che erano intenti a sistemarsi per bene davanti allo specchia appeso alla parete del salotto.
Feci la tossa finta solo per attirare la loro attenzione, ma non funzionò per niente.
-Mamma, papà SONO LE DUE!- gridai più forte.
-Cosa?- chiesero poco dopo.
Spaventarli era il miglior modo per attirare la loro attenzione.

 
  
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