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Autore: Rejected    01/03/2014    1 recensioni
Quasi dimenticavo, tra poche ore avremmo dovuto lasciare casa, a San Diego: ci saremmo definitivmente trasferite a casa del nuovo fidanzato di mia madre, ad Huntington Beach.
Lei non era di qui, di San Diego. Era nata ad Huntington Beach, appunto, e si era trasferita una volta sposata con mio padre, per motivi di lavoro. [...] Lì aveva incontrato un suo vecchio compagno, con il quale andava molto d'accordo quando stava al liceo, e che aveva divorziato qualche anno prima. Ricominciarono a parlare e a frequentarsi, finché lui non si dichiarò, un anno fa, e chiese a mia madre di sposarlo. [...] Aveva anche un figlio della mia età, ma non sapevo nulla di più, mamma disse che sarebbe stata una sorpresa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo cinque

Era passata una settimana dal matrimonio, io e Jimmy non avevamo più parlato. Quella sera, quando rincasammo, lui e suo padre litigarono parecchio, credo che Joe gli avesse mollato anche uno schiaffo per come si era comportato, perché quella sera James non dormì a casa.
In reatlà, nemmeno le sere seguenti tornò a casa per dormire. Venne solo un pomeriggio a prendersi dei vestiti puliti, per poi uscire ancora. Non si presentò neanche a scuola. Da quanto capii, si era trasferito a casa di Brian.
Litigò anche con lui, la sera del matrimonio, quandi si presentò a casa sua, non sapendo dove andare. Me lo raccontò proprio Gates, che venne a trovarmi il mattino dopo quella scenata, insieme a Effie e agli altri tre ragazzi della band.
Mi aveva fatto un enorme piacere vederli, anche se non ero nelle condizioni migliori, contando che piansi tutta la notte: non perché Jimmy aveva detto quello che pensava di me, ma perché non capivo cosa avessi fatto per meritarmi tutto quell'odio da parte sua. Anche perché, fino a qualche momento prima, stavamo per finire a fare sesso.
Non lo so, quel ragazzo era strano, fin troppo. Eppure, qualcosa di lui mi attirava.
Non pensavo che avrei mai potuto dirlo, ma mi mancava: mi mancava lui, i suoi occhioni blu, quel suo sorriso che avevo - purtroppo - visto poche volte, il suo prendermi continuamente in giro. Non ero sicura, ma avevo come l'impressione che fosse il suo modo di prestarmi attenzioni.
Nell'ultimo periodo, in cui avevo cominciato a conoscerlo meglio, avevo notato che non prestava attenzioni a molte persone, solo ai ragazzi della band.
Forse, per avere un'idea più chiara, avrei potuto parlare con Gates, sotto consiglio di Effie.
Così, dopo scuola, mi decisi ad andare da lui. Arrivai davanti a casa sua - una bella villa -, attraversai il vialetto e bussai alla porta.
Dopo pochi secondi, un uomo venne ad aprirmi la porta: era la copia di Brian, anche se con un naso un po' più buffo. 
"Buongiorno, stavo cercando Brian" dissi, schiarendomi la voce.
"Ce l'hai davanti!" rispose il padre del ragazzo, lasciandomi un po' perplessa.
"Emh, intendevo... Intendevo Synyster Gates" balbettai incerta, provocando la risata dell'uomo.
"Sì avevo capito, ma vedi, lui ha ereditato il mio nome e mi diverto sempre molto a fare questo giochino alle persone" affermò divertito.
"Oh papà, non di nuovo quella battutaccia sul nostro nome" si sentì la voce di Syn, che sbucò direttamente dietro al padre, salutandomi con la mano.
"Lo sai che non resisto. Ora forse è meglio che vi lasci in pace. Ah, dacci dentro, figliolo!" io sbarrai gli occhi dopo questa affermazione, mentre l'uomo rientrò in casa.
"Scusalo, è un completo idiota!" disse Brian, vedendo la mia reazione.
"Dev'essere di famiglia, allora" mi misi a ridere, provocando anche una sua risata.
"Come mai sei qui?"
"Avevo bisogno di parlare un po' con te, riguardo-"
"Jimmy" disse, concludendo la frase al posto mio.
"Esatto" risposi, abbassando lo sguardo.
"Con piacere. Solo, ti va se andiamo da un'altra parte? Non vorrei che magari arrivasse proprio il diretto interessato"
Così ci spostammo e ci dirigemmo verso la piazza della città, per poi sederci su una panchina vuota.
"Allora, che volevi chiedermi?" disse lui, poggiando le braccia sullo schienale. Questa scena mi ricordò tanto la prima sera che uscimmo, quando provò a baciarmi.
"Tu sai perché ce l'ha così tanto con me?" chiesi, appoggiandomi anche io allo schienale e incrociando le braccia.
"Sinceramente, non credo che ce l'abbia con te, Phoebe. E' che Jimmy è un po' strano e questa situazione nuova sicuramente deve averlo spaventato un po', credo sia anche normale" mi spiegò.
"Sì, posso capire, ma la situazione non è nuova solo a lui. Non è che per me è stato semplice lasciare San Diego, la casa in cui sono cresciuta e i miei amici per trasferirmi con dei completi estranei"
"Devi sapere che lui non è uno abituato a mostrare le sue emozioni, ma tu prendilo come un modo per darti attenzione. Lo so che è strano e non è facile da capire, ma fidati che se avesse avuto qualche problema con te, non ti avrebbe mai parlato"
"Si ma Brian, hai visto quello che  è successo al matrimonio. Fino al giorno prima mi trattava da schifo, poi, tutto d'un tratto, diventa gentile con me e mi chiede pure di andarci a letto insieme, per poi tornare il solito stronzo. Non so davvero cosa pensare" gli spiegai.
"Phoebe, Jimmy è fatto così no-"
"Ciao Brian!" sentimmo una voce femminile, appena Gates si voltò e focalizzò chi fosse la ragazza, sgranò gli occhi.
"C-ciao Leana, come mai da queste parti?"
Oh merda, chissà da quanto tempo "l'amica" di Jimmy era lì. Deglutii e la salutai con la mano, facendo finta di nulla. Notai che la ragazza continuava a fissarmi, ma cercai di non dare molto peso alla cosa.
"Shopping, voi?" disse sorridendo e mostrandoci le borse che aveva in mano.
"Niente di che, parlavamo..." rispose Brian, abbassando lo sguardo.
"Ho capito. Beh ragazzi, io devo andare, ci si vede!" si congedò la ragazza.
Guardai Syn, cercando un po' di rassicurazione.
"Tranquilla, non ha sentito niente" 
"Tu dici?" chiesi, con un po' di agitazione.
"Sì, fidati di me" cercò di rassicurarmi.
"Speriamo... Tu, invece, come sta andando con Effie?" chiesi, cercando di cambiare discorso.
"Non lo so. Sarò sincero con te, a me lei piace, parecchio. Ma non sono sicuro di interessarle" confessò, abbassando lo sguardo.
"Non è così, fidati. Se posso darti un consiglio, confessale tutto, non ti dirà di no"
"So che è difficile da credere, Phoebe, ma sono timido con le ragazze che mi interessano. Non saprei come fare"
"Se vuoi provo a parlarci io" dissi, toccandogli un braccio.
"Lo faresti?" chiese, sorridendo.
"Ovvio! Lascia fare a me!"
Passammo il resto del pomeriggio su quella panchina a parlare, poi Syn si offrì gentilmente di accompagnarmi a casa, visto che si era fatto buio.
Arrivammo al cancello, quando sentimmo delle urla provenire dall'angolo della strada. Ci avvicinammo e vedemmo Jimmy e Leana discutere. 
"Te la sei quasi scopata!"
"Quante volte te lo devo ripetere che non è successo assolutamente niente?"
Leana fece per dire qualcosa, ma spostò gli occhi e notò me e Brian; fece così un cenno a Jimmy, che a sua volta ci fissò, con uno sguardo tutt'altro che calmo.
"Che cazzo le hai detto?" urlò, avvicinandosi minacciosamente alla mia faccia.
"Io non le ho detto assolutamente niente!" urlai a mia volta.
"Dio, ma non riesci proprio a farti i cazzi tuoi, vero?"
"Io ero con Brian, stavo parlando con lui, che avrei dovuto dirle se nemmeno la conosco?"
"Riesci sempre a rovinare tutto, complimenti davvero!"
"Oh Jimmy, ma che problemi hai? Senti se non ti vado a genio dillo subito ed evita anche solo di parlarmi. E' inutile andare avanti così" sbottai.
"Bene, allora vaffanculo" esordì, per allontanarsi da noi.
"Sei proprio uno stronzo James, vaffanculo!" gli urlai, mentre lo vidi girare l'angolo.
"Dai Phoebe, ti accompagno a casa"
"Forse è meglio" se ne uscì la bionda.
"Senti, non ho intenzione di litigare con te, quindi vedi di lasciarmi stare" sputai acida.
Prima che la ragazza potesse controbattere, Gates mi prese per un braccio e mi portò via.
Mi accompagnò fino alla porta di casa e mi salutò.
"Domani saremo qui con i ragazzi della band, se hai bisogno di parlare, non esitare a chiamarmi!" 
"Sicuramente, grazie Syn" gli diedi un abbraccio e lo salutai.

Il mattino seguente mi preparai e, come al solito, andai a scuola. Fu una giornata normalissima, anche se nella ricreazione notai un gruppo di ragazzi che, da lontano, continuavano a fissarmi e a commentare tra di loro. Evidentemente a qualcuno non dovevo stare particolarmente simpatica. In effetti, oltre alla band e a Effi, non avevo avuto modo di fare nuove conoscenze, nemmeno con i miei compagni di classe. Feci comunque finta di nulla, continuando a godermi quella breve pausa proma dell'inizio di una nuova lezione.
Quando tornai a casa, vidi delle biciclette appoggiate sulla ringhiera, capii che i ragazzi dovevano essere a casa. Mangiai e mi diressi direttamente in camera.
Decisi di rilassarmi un po', così cercai tra i miei CD quello che mi regalò mio padre, ma, con mio grande stupore, non c'era.
Pensai a dove avessi potuto metterlo, cercai nello zaino, nel lettore CD, nei miei cassetti, nulla. Il CD non si trovava.
Scesi al piano di sotto e chiesi a mia mamma se per caso l'avesse visto.
"Mamma, hai per caso visto il CD che mi ha regalato papà?"
"No cara, non l'ho proprio visto"
Iniziò a salirmi un po' di ansia, non potevo averlo perso. Andai così in salotto, da Joe.
"Joe, ascolta, non è che hai visto un CD dei Rancid in giro? Lo sto cercando"
"No piccola, mi spiace"
In quel momento mi venne in mente che, probabilmente, era nelle mani di quello stronzo di Jimmy.
Così corsi di sopra e spalancai la porta della sua camera, facendo spaventare lui e i ragazzi.
"Dove l'hai messo?" sbottai.
"Non ho idea di cosa tu stia parlando" disse, ridendo.
"Jimmy tira fuori quel maledettissimo disco" lo intimai.
Lui, con tutta calma, si alzò e si diresse verso uno dei cassetti, dal quale tirò fuori proprio l'oggetto che stavo disperatamente cercando.
"Dammelo"
"Altrimenti?"
"Jimmy dai, dalle il CD" esordì Zacky.
"Non ci penso neanche" rispose.
"James, ti prego" lo supplicai.
"Dev'essere proprio importante per te" aprì la custodia e lo tirò fuori.
"Jimmy, che stai facendo?" la mia voce iniziò a tremare, avevo paura di quello che avrebbe potuto fare.
"Ora vedrai" disse, per poi spezzare a metà il disco. In quel momento, non fu l'unica cosa che si spezzò.
Sentii gli occhi bruciare, ma cercai di trattenermi. Avrei voluto fermare il tempo a qualche istante fa, prima che rompesse l'unica cosa che ancora mi legava a mio padre.
"Oh Jim..." Brian cercò di dire qualcosa
"Che cazzo hai fatto?" chiesi incredula.
"Beh, immagino di averlo rotto" affermò, per poi buttare a terra ciò che ne rimaneva.
"Ti odio" sputai acida.
"Quante storie per un insulso CD" 
"Non è un insulso CD, è il CD che mi ha regalato mio padre, è l'unica cosa che mi rimaneva di lui" inziai a singhiozzare.
"Come la fai tragica. Tuo padre è a San Diego, puoi andarlo a trovare quando ti pa-"
"Mio padre è morto!" urlai, proprio in faccia al ragazzo che, come gli altri ragazzi nella stanza, sbarrò gli occhi.
Scoppiai poi in un pianto isterico, uscii velocemente dalla stanza e mi chiusi in camera mia.
Mi buttai sul letto e cercai di calmarmi, ma con scarso successo. Riuscivo comunque a sentire le voci di Matt, Syn e Zacky che parlavano - in realtà urlavano - con Jimmy, dicendogli che aveva esagerato.
Passarono una decina di minuti, quando qualcuno venne a bussare alla porta: era Zacky.
"Phoebe, come stai?" chiese con un po' di esitazione.
"Come ti sembra che stia?" lo vidi indietreggiare dopo quella risposta "scusami, non volevo... È che per me era la cosa più importante. E lui l'ha distrutta"
"Ci lasci da soli?" sentii la voce di James provenire da dietro la porta. Il chitarrista si voltò a darmi un ultimo sguardo e poi si allontanò, facendo entrare Jimmy.
"Senti io-"
"Che vuoi?"
"Phoebe io non lo sapevo, davvero..." cercò di scusarsi. Mi alzai di scatto e mi misi proprio davanti a lui.
"Hai rovinato tutto, Jimmy, hai rovinato tutto!" affermai, per poi tirargli uno schiaffo in pieno volto.
Il ragazzo, d'istinto, mi afferrò il braccio e mi attirò a sé. Prese il mio viso tra le mani e velocemente lo avvicinò al suo, per poi lasciarmi un lungo bacio sulle labbra.
Io sbarrai gli occhi e rimasi ferma, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Riuscivo, però, a sentire il suo profumo, il più buono che avessi mai sentito. Il mio cuore mancò un battito, una strana sensazione stava prendendo il sopravvento.
Si staccò da me dopo qualche secondo, lasciò il mio viso e si diresse verso la porta.
"Mi dispiace" disse, per poi uscire dalla stanza, lasciandomi immobile al centro di essa.




~ Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma ero praticamente senza idee ç_ç prometto che prossimamente aggiornerò più in fretta!
Intanto, colgo l'occasione per ringraziare tutti voi che seguite e recensite la fanfic :) ~
  
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