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Autore: Picciartina    24/06/2008    1 recensioni
Salve a tutti! Ecco la mia prima FF su Slam Dunk, il mio manga/anime preferito! Vi avverto subito che non è una FF Yaoi anche se due personaggi maschili ci sono: Sendoh e Mitsui. La vera protagonista è però una donna, di mia invenzione!! :P Spero vi piaccia! Buona lettura e commentate in tanti!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh, Altro personaggio, Hisashi Mitsui
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Era passata una settimana da quando avevo rivisto Hisashi a casa di Megu.

Quel senso di angoscia che non mi aveva permesso di dormire serenamente per alemno 3 notti era ormai completamente svanito...

Non lo avevo più rivisto, ne tantomeno Megu aveva accennato al discorso dopo che le avevo detto tutto. Mi aveva giurato che tra lei e Mitsui non c’era stato nulla. Si erano solo conosciuti in un pub qualche giorno prima del nostro incontro. Le avevo detto che non doveva assolutamente giustificarsi,anche se dopo il suo resoconto mi sentivo sollevata.

Avevo iniziato a lavorare da Kogure ormai da un paio di giorni, e credo proprio che sia stato il lavoro a distrarmi da tutti quei casini che irrompevano continuamente nei miei pensieri. Avevo già scritto una recensione su una partita, di baseball, che era stata giocata nel nuvo stadio della città. Per ora niente basket. Mi trovavo anche benissimo con lo staff, e rivedere Miyagi mi aveva fatto davvero molto piacere! Avevo un ottimo rapporto con lui al liceo, anche perchè potevo considerarlo uno dei migliori amici di Hisashi. Insomma, era sempre in mezzo ai piedi!

Ma soprattutto l’atmosfera era proprio quella che avevo sempre cercato in ambiente lavorativo. A Chicago stavo bene, si; ma qui il clima era nettamente più sereno, pacato...più...giapponese, ecco!

Insomma in qualche giorno avevo ripreso le mie quotidiane attività che erano diventate parte di me durante quella lunga permanenza negli Stati Uniti.

Ero seduta alla mia scrivania ed aggiornavo il web del giornale, quando mi venne a bussare la mia segretaria personale, Yuri.

“Signorina? Il direttore la cerca...

” “Grazie Yuri. Dì al capo che sarò nel suo studio fra due minuti, il tempo di concludere una pratica”.

Richiusi tutto e mi precipitai da Kogure-san.

“Eccomi, capo!” sorrisi e mi accorsi che Kiminobu non era solo.

“Akira?!” urlai senza rendermene conto

“Ah! Allora te lo ricordi!” disse Kogure mentre offriva un caffè al ragazzo che mi guardava sorridendo.

“Ciao Akiko Evelin!” mi chiamava sempre così. Con tutti e due i nomi...bah!

“Che succede Kogure?” dissi in tono completamente informale.

“Beh avevo in mente di farti intervistare uno di quei campioni che ha dato tanto di quel filo da torcere allo Shohoku, ricordi?” disse dando una pacca sulla spalla al campione che rispose subito

“Reciproca la cosa! Quanta fatica mi ha fatto fare Rukawa!”

Io ero in piedi, lì, ancora un pò confusa...

Notando la mia espressione Akira si alzò dalla comoda sedia di Kogure e mi fece segno di accomodarmi.

Sorrisi e decisi sfacciatamente di accettare.

“Allora!” cercavo di stare calma “A quando questa intervista?”

“Direi domani se per voi va bene..” disse Kogure dando un occhiata al calendario presente sulla sua scrivania.

“Perfetto!” disse Akira “Per te è ok?”

Osservai il volto del mio interlocutore dal basso verso l’alto, e non solo il viso: aveva un corpo davvero snello, ben proporzionato e, a mio parere, perfettamente adatto per il basket!

“Si, certo!”

Mi sorrise ancora. Sorrideva sempre, notai; anche se il sorriso che rivolgeva a me sembrava diverso da quello che faceva a Kogure...impressione? Bah...

“Ora scusate ma il lavoro non aspetta me!”

Mitsui ci sarà? Pensai subito...

“Certo, grazie di tutto Akira è stato un vero piacere ed onore rivederti!”

“Tutto mio Kogure-san!”

Kiminobu si rivolse poi a me

“Lo puoi accompagnare tu alla porta Akiko?”

“C-certamente...!” dissi io alzandomi e andando ad aprire la porta all’ex-asso del Ryonan e lasciando Kogure alle sue scartoffie.

“Sei stato tu a cercare l’intervista o lei ha scovato te?” certe volte la bocca non la sapevo proprio tenere chiusa, ma sembrava davvero strana la coincidenza...

Akira si voltò e, cercando di nascondere goffamente un sorriso, mi rispose

“Ambedue le cose...ma devo ammettere che mi fa molto piacere che a farmi l’intervista sia proprio tu”

“Perchè?” lo stuzzicai mentre entravamo nell’ascensore che ci avrebbe condotto al piano terra dell’edificio.

“Perchè penso tu sia un ottimo reporter...”

“Grazie, ma non esagerare!” risi un pò, ed era da tanto che non lo facevo così esplicitamente

“Come ci mettiamo d’accordo per domani?”

“Ti va al ristorante il piazzetta?” rispose lui di botto.

Rimasi un pò spiazzata “Ristorante? Ma perchè andiamo a cena insieme?” sorrisi un pò divertita.

L’avevo evidentemente imbarazzato, ma seppe gestire bene la situazione

“Pensavo che a stomaco pieno si parlasse e scrivesse meglio, non sei d’accordo?”

Lo fissai negli occhi, in quei bei e strani occhi blu che mi fissavano ormai da quando eravamo usciti dall’ufficio del capo.

“Perchè no...” sorrisi “A che ora? Va bene per le 20.00 lì davanti?”

“Perfetto!” mi disse mentre ancora ci guardavamo sorridenti negli occhi.

A distrarci da tale contemplazione fu l’apertura delle porte dell’ascensore.

“Grazie di avermi accompagnato Akiko Evelin!”

“Ehi ehi...solo Akiko!” dissi portando le braccia sui fianchi.

“Oh...si scusami, Akiko...a domani sera allora!”

“Si, a domani...” risposi lasciando che le porte automatiche dell’ascensore si richiudessero. Che strano. A me sembrava tanto un appuntamento...e non sapevo ancora se mi dispiaceva o meno...

Staccai da lavoro alle 18, come al solito e arrivai a casa prestissimo grazie al passaggio che mi fu gentilmente offerto da Ryota. Salutato il mio amico-collega, salii le scale del palazzo di Megu, ma prima di rendermene conto, qualcuno aspettava seduto sugli ultimi due scalini della rampa.

“Akiko...” Hisashi?! Ecco. Di nuovo quel dolore al petto...

“A-ah...cosa...che vuoi?” cercai di espremermi deglutendo

“Parlare...un pò, se puoi” quell’espressione da cagnolino in cerca di cure non doveva intenerirmi, non poteva!

“Io non so che dire Mitsui...” tagliai corto superandolo agilmente per correre ad aprire la porta di casa.

Mi si fermò in piedi alle spalle

“Mitsui? Ed Hisashi dov’è finito?” me lo chiedevo anch’io a quei tempi sai?!

Ebbi la forza di voltarmi,ma feci un grave errore.

Quelle labbra, quanto le avevo desiderate e...quanto le desideravo ora?

Mi morsi il labbro inferiore mentre cercava i miei occhi con i suoi

“Ti va di fare un giretto qui intorno?” disse con un tono di voce basso e sensuale; o forse era così che lo storpiavo io... “No...non...mi va” bugiarda che ero...

Abbassai lo sguardo mentre con le mani nella borsa cercavo le chiavi. Il cuore mi batteva a mille e io lo sentivo sempre più vicino a me, sempre di più. Fra poco potevo rimanere schiacciata fra la porta e il suo petto che emanava calore da tutti i pori.

“Ti prego Hisashi lasciami...sola...ti prego...” stavo quasi per piangere. Non potevo sopportare ancora per molto questa situazione, stavo per crollare.

“Ti ho lasciato sola per tanto di quel tempo, e non me lo perdonerò mai Aki-chan, mai!” Con una mano spostò una ciocca dei miei capelli dietro le orecchie portandomi a guardarlo negli occhi...

Il crollo era vicino, molto più di quanto pensassi. Ebbene si, lo volevo ancora. Desideravo il suo corpo, la sua bocca, la sua lingua...

Socchiusi gli occhi senza nemmeno rendermene conto, e mentre sentivo il suo respiro fondersi con il mio, la portà si spalancò lasciandomi cadere fra le braccia di Megu.

Hisashi rimase con gli occhi spalancati, per la vergogna immaginai.

“Che succede qui?” disse la mia amica in tono accusatorio rivolto all’uomo che pochi secondi prima stava per baciarmi.

Stavo andando a fuoco. Lo guardai un’ultima volta per poi correre in bagno chiudendomi la porta alle spalle.

Mi sciacquai il volto con acqua fredda evitando di fissarmi allo specchio per la vergogna.

Lo sapevo, lo sapevo!!

Non sapevo e tutt’ora non so resistergli...dannata me!

Mi odiavo, mi facevo pena, schifo!! Non lo sapevo bene neppure io...mi lasciai cadere con la schiena poggiata alla vasca da bagno dando sfogo a tutte le mie ansie con un lungo ma silenzioso pianto.
  
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