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Autore: MishaLaMezzElfa    01/03/2014    1 recensioni
Kasumi, dopo aver sconfitto la DOATEC, è costretta a fuggire dal villaggio in cui era nata e cresciuta, perchè bollata come traditrice.
Dietro a questo, però, c'è molto di più: Kasumi, poco prima di scappare, ha avuto un forte legame sentimentale con Ryu, grande amico del fratello di Kasumi, Hayate.
Da qui prende avvio la videnda.
Questa è la prima FanFiction che scrivo...Siate clementi, ma non troppo!
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tomonobu Itagaki ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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< A cosa stai pensando tesoro mio? >
Hayate si risvegliò dalle sue riflessioni, osservando le labbra della moglie, piccole e rosse ciliegie mature.
Non rispose, non sapeva cosa dire: la sua vita, quella vita che aveva costruito in maniera  magnifica e perfetta, era crollata nell’istante in cui Kasumi aveva aperto la porta della sua dimora, facendo riaffiorare tutte quelle emozioni, quei rancori e quel dolore che col tempo erano andati repressi negli animi di tutti.
Poi c’era l’amore.
Quel terribile sentimento che aveva legato indissolubilmente Ryu e Kasumi per diciassette lunghi anni.
Era una cosa magnifica, non avrebbe potuto negarlo neppure sotto tortura, ma non riusciva, non poteva, accettarlo: lui era stato escluso da tutto quello che i due rappresentavano l’uno per l’altra.
Era davvero inaccettabile.
< è stato davvero facile, sai? >
Hitomi osservò dubbiosa e incuriosita il marito: < Cos’è stato facile? >
< Dimenticare tutto. Era meglio piangere una figlia e una sorella morta, piuttosto che ammettere che fosse ancora viva e in difficoltà. Sai cosa disse mio padre quando non trovammo Kasumi? >
Hitomi scossa la testa.
< “Morta”. Non ebbe il coraggio di dire nient’altro. L’avevamo cercata per pochi mesi, ma per lui fu sufficiente: Kasumi era, anzi è tutt’ora, una shinobi ed era sempre stata un’inetta per nostro padre, non era mai stato in grado di riconoscere le sue potenzialità.
La dichiarò defunta e la cosa finì li.
Era la via più semplice: seppellire i nostri sentimenti, positivi o negativi che fossero, e andare avanti. So che è una cosa mostruosa da dire, ma io ci riuscii perfettamente.
 Kasumi era morta libera, pura e lontana dalle spire del villaggio. La ricordavo come la mia sorellina, un fiore in mezzo alla desolazione. Ma così non è stato, a quanto pare. >
Il suo respiro si fece corto, strinse i pugni, mettendo in evidenza le nocche biancastre.
< Cosa vuoi dire Hayate? > Hitomi era impaurita dal repentino cambiamento d’umore dell’uomo, ma voleva sapere cosa stava pensando in quel momento.
< Lui l’ha toccata! Non avrebbe dovuto! >
Diede un pugno al tavolo di fronte a sé, facendo tremare la moglie come una foglia al vento.
<  Non posso accettare ciò che è successo, non ci riesco! Io ho sempre voluto bene a Kasumi, io ho lottato contro mio padre per lei e il risultato è questo? Un nipote bastardo e il loro amore che sboccia nuovamente come fiori di ciliegio? Non posso accettarlo! >
Stava urlando e la sua voce rimbombava nella piccola stanza, spaventando la povera Hitomi.
Aveva oramai perso il controllo: avrebbe voluto prendere Ryu e picchiarlo fino a fargli implorare pietà, fino a fargli chiedere perdono per ogni sua colpa, anche se, in fondo al suo animo, Hayate sapeva che l’amico non aveva sbagliato e non meritava l’orribile trattamento che Hayate stava immaginando in quel momento.
< Hayate! >
L’urlo di Hitomi lo portò nuovamente alla realtà, calmandolo; si avvicinò a lei, abbracciandola e finalmente riuscì a fare ciò che non era mai stato in grado di fare: piangere.
Pianse, stretto alla sua adorata moglie, la morte di una sorella viva, una fine che non era mai riuscito ad accettare e solo ora, solo dopo averla vista sana e salva, aveva potuto finalmente piangere la sua fine.
 
 
Di fronte a loro qualcosa stava emergendo: brividi freddi di terrore correvano lungo la schiena di Ryu, paralizzandolo.
Il ninja osservò Kasumi: apparentemente sembrava tranquilla, ma sapeva che nel profondo anche lei era impaurita: avrebbe voluto stringerla fra le braccia, sussurrarle che l’avrebbe protetta, ma era certo che sarebbe stato respinto, dunque rimase immobile, gli occhi sbarrati e incuriositi al tempo stesso.
Il vapore biancastro e denso si dissipò in pochi istanti e, di fronte a loro, si stagliò un’enorme figura: O-Wata-Tsu-Mi, il Dio del mare, in tutta la sua maestosità e potenza, li osservò con occhi furiosi e tuonò: < Chi osa disturbare il sonno della figlia della natura? Chi fra voi è lo stolto che subirà la mia ira eterna? >
Le iridi cristalline della divinità si posarono su Ayane, che stringeva ancora fra le braccia il corpo apparentemente senza vita di Hina; il dio si avvicinò alle due donne e inspirò profondamente a pochi millimetri dalla testa della ninja: il suo volto si deformò, rivelando un’espressione di profondo disgusto.
< Dunque sei tu la causa di tutto questo scompiglio, sporca Oni. È te che devo punire. >
La divinità alzò repentinamente la sua enorme mano, pronta a calare un fendente mortale sulla ninja ancora seduta a terra, quando, in un attimo, Kasumi si frappose ai due, costringendo O-Wata-Tsu-Mi a frenare il colpo.
< è solo colpa mia, o unico sovrano delle acque. > Disse Kasumi con tono addolorato.
< Chi saresti tu? Come osi interrompere ME, un Kami? >
< Non sono che una vostra misera serva, neppure degna di stare al suo cospetto. > Con queste parole Kasumi si distese a terra, compiendo uno dei più umili, servili e profondi inchini che i presenti avessero mai visto.
Ryu si sentì invadere da un’enorme tristezza e rabbia: era tutta colpa sua, era lui che doveva implorare la divinità, non certo Ayane o Kasumi: per questo si inginocchiò accanto alla sua amata e si prostrò  fino a toccare il terriccio umido con la fronte.
Nel frattempo Ayane aveva deposto a terra il corpo di Hina e aveva eseguito anche lei un inchino, sperando che il dio apprezzasse  la loro umiliazione.
O-Wata-Tsu-Mi sorrise soddisfatto e, con un cenno imperioso, li fece rialzare: < Perché hai svegliato Hina, “misera-serva-senza-nome”? Cosa ti ha spinto a sfidare la mia volontà? > Domandò lui rivolgendosi a Kasumi.
Fu Ryu a rispondere: < Sono stato io: liberando Hina, potrò riavere Kasumi al mio fianco. >
Lo sguardo del ninja era fiero, nemmeno una traccia di timore o paura: non stava sfidando la divinità, semplicemente voleva proteggere Kasumi, senza apparire debole: voleva essere degno di lei.
Il dio voltò il capo verso l’uomo e lo fissò, riducendo i suoi occhi a due minuscole fessure: Ryu si sentiva a disagio, percepiva distintamente qualcosa dentro la sua mente, nelle profondità più oscure di sé: era come se la divinità stesse scavando in lui, per carpire i suoi pensieri più bui, i suoi tormenti, i suoi segreti.
Trascorsero una manciata di istanti ma a Ryu sembrarono secoli: quando la divinità sembrò aver soddisfatto la propria curiosità, distese i muscoli contratti del volto e parlò: < Così sia, ninja, voglio darti una possibilità: portate la figlia della natura nel tempio del villaggio e posatela sull’altare; lì potrete risvegliarla ma, per  farlo, avrete bisogno di tre ciondoli per rompere il sigillo divino: il ciondolo della natura, quello del mare e quello del sole. >
 Il dio, dopo queste parole, si portò una mano al petto ed estrasse un pendente da sotto le vesti fluttuanti.
< Ecco il ciondolo del mare: sarò io a darvelo, ma, in cambio, esigo qualcosa. >
< Cosa desideri, o signore del mare? > Chiese Ryu con reverenza.
< Kasumi. > Le parole di O-Wata-Tsu-Mi pietrificarono i tre, lasciandoli senza fiato.
< No! Tutto ma non questo! Lei è- > Kasumi tappò la bocca a Ryu posando delicatamente due dita sulle labbra dell’uomo: Kasumi , alzandosi in piedi, diritta di fronte al dio che sorrideva soddisfatto.
La ninja si avvicinò alla divinità portò le mani al collo e sfilò una collana con un pendente grigio: < Ecco kasumi. > Disse in tono asciutto.
< Cosa diavolo stai facendo? > Chiese Ayane con una punta di panico nella voce.
< Ha chiesto kasumi; questa è una pietra di nebbia, kasumi appunto: è ciò che vuole. > Rispose la donna.
Sul volto di O-Wata-Tsu-Mi passò un’ombra e, per un secondo, i tre pensarono che il dio li avrebbe uccisi sul posto, poi accadde una cosa che li sconvolse: il kami iniziò a ridere fragorosamente, producendo il rumore del mare in tempesta.
< Hai esaudito la mia richiesta: ecco a te. > Disse la divinità porgendo a Kasumi una piccola sfera perfetta color zaffiro.
< Adesso ci mancano due ciondoli, dove possiamo trovarli? > Domandò Ryu con lo sguardo rivolto verso il pendente che la donna stringeva fra le mani.
< Uno lo ha Hina, l’altro, il più importante, lo troverete al tempio del sole nel villaggio a nord-est da qui. Badate bene: quando avrete tutti e tre i ciondoli dovrete compiere un sacrificio.  > Rispose il dio e, in un battito di ciglia, scomparve, senza dare la possibilità ai tre di chiedere nient’altro.
Senza dire una parola Kasumi si voltò e fece per prendere Hina in braccio ma Ryu la precedette, stringendo delicatamente Hina fra le braccia.
< Vi faccio strada fino al tempio. > Disse Kasumi con un tono di voce privo di emozioni.

Arrivati al tempio in silenzio Ayane si congedò mentre Kasumi e Ryu deposero il corpo di Hina sull’altare, poi le sfilarono un ciondolo verde smeraldo che pendeva da una catenina attorno al suo collo.
Usciti dal tempio, Ryu prese Kasumi per un braccio, bloccandola: < Noi due dobbiamo parlare. >
< Non c’è nulla da dire Hayabusa. >

Ancora  Hayabusa…

Cosa ti aspettavi, che ti gettasse le braccia al collo promettendoti amore eterno?
L’hai fatta arrabbiare.

No, peggio.
 
L’hai ferita.
 
< Invece dobbiamo parlare Kasumi: io ti ho delusa, è vero, ma non lo ho fatto intenzionalmente! Volevo solo trovare una soluzione per strapparti dalle grinfie di quel Kaito! Voglio solo aiutarti! >
< Non ti ho mai chiesto nulla del genere! > Kasumi sembrava sul punto di piangere.
< Lo so, ma io ti amo: avrei fatto lo stesso anche se avessi tentato di fermarmi. >
Kasumi scosse la testa, come per scacciare un pensiero, e disse: < Basta Hayabusa. Non voglio più parlarne: poniamo fine a tutto questo così ognuno di noi potrà tornare alla propria vita di sempre. >
Ryu rifletté sulle parole della donna per qualche istante, senza mai mollare la presa dal braccio.
< Quindi non tornerai al villaggio con noi? >
< Mi sembra di averti già detto che non ho intenzione di farlo; puoi stare tranquillo, però, riguardo Shinji: potrà venire con voi e decidere se rimanere al villaggio o tornare qui. Ho dato la mia parola e intendo onorarla. >
< Vorrei che tornassi anche tu. >
< Io no. >
< Kasumi non essere infantile- >
< Non sono infantile, sei tu che ti stai comportando come un bambino! Se fossi davvero maturo accetteresti la mia volontà! >
Sul volto di Ryu passò un’ombra e Kasumi comprese di aver colto nel segno, ma quella consapevolezza non la fece sentire bene, tutt’altro: si detestò per aver nuovamente ferito Ryu, lui stava solamente cercando di aiutarla, non meritava un trattamento simile; aveva notato che ogni volta che lo chiamava Hayabusa lui assumeva, involontariamente, un’espressione contrita.
< Mi dispiace… Apprezzo il tuo interesse ma non credo che il mio posto sia lì… > Kasumi non riusciva  a trovare le parole giuste: semplicemente non voleva nient’altro che la tranquillità e la pace che non aveva mai potuto avere né come ninja, né come shinobi; avrebbe voluto poter rivedere i suoi genitori ma, soprattutto, avrebbe voluto Ryu al suo fianco.
La donna stava per parlare ma Ryu, repentinamente, l’attirò a sé e le scoccò un bacio sulle labbra.
< Facciamo un patto: appena avremo liberato Hina ci sposeremo e torneremo tutti e tre in visita al clan, come una vera famiglia. >
Disse lui in un tono che non ammetteva repliche.
< Se non riusciremo a risvegliarla che farai? > Domandò Kasumi, sfiorando con le sue dita delicate il forte petto dell’uomo.
< Non esiste questa possibilità. > Esclamò una voce proveniente dalle loro spalle.
I due si voltarono e videro Shinji: era solo e osservava i genitori con espressione fiera e risoluta.
< Voglio venire con voi. >
< Shinji, tesoro, è una missione complessa e molto rischiosa, non credo tu possa aiutarci. > Disse Kasumi con tono dolce. Il ragazzo la fissò con decisione la madre: < No mamma, io posso e lo farò: vi aiuterò. >
Detto questo il ragazzo si voltò e rimase a fissare il sole che brillava alto nel cielo, finché il padre non gli posò una mano sulla spalla e disse: < Così sia. Andiamo al tempio del Sole. >
 
 
 






 
 
 
ANGOLO DI MISHA
 
Dopo quella che mi è sembrata un’eternità, torno con un nuovo capitolo.
Lentamente ci avviciniamo all’epilogo di questa tormentata vicenda.
Spero vi piaccia e spero sempre nelle vostre recensioni, nei vostri commenti e consigli.
Grazie a tutti coloro che leggeranno e , soprattutto, recensiranno.

Scusate ancora il ritardo!

 Misha



 
 
 
 
 
  
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