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Autore: JamesDemons    02/03/2014    2 recensioni
" Qual è il prezzo da pagare per un'anima distrutta?
Qual è il valore del sangue sparso su questa terra morta, che non sa rinascere?
Qual è il suono di quelle urla portate lontane dal vento?
Qual è lo sguardo di quegli occhi spenti, che vagano in un'oscurità eterna? "
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 3.

Un colpo sordo portò ad un inevitabile silenzio successivamente; James era contro un albero, con la maglia strappata e dalle sue braccia colava del fastidioso sangue nero.
Gli occhi del demone erano nero pece, profondi come due buchi neri; sembravano quasi insensibili a qualsiasi tipo di dolore in quel momento, nonostante il corpo graffiato e lacerato in varie parti dagli artigli della licantropa che ora stava a terra, davanti a lui, di nuovo umana.
Continuava a fissarla, immobile, con le ali nere che vibravano per il leggero vento che era presente in quel luogo. 
Il suo sguardo poi cadde sulle proprie mani da cui colava sangue troppo scuro per essere umano, e troppo denso per essere realmente demoniaco, quello era un sangue che gli ricordava maggiormente cos'era diventato.
Un angelo della morte, una creatura che non sarebbe dovuta esistere;
Un mostro, un abominio, un qualcosa che persino satana voleva sotto il suo dominio solo per farne quello che voleva, solo per poter essere realmente padrone di tutto, anche dello stesso James.
Un ringhio uscì poi dalle labbra della licantropa mentre era ancora a terra, e il demone alzò lo sguardo quasi frustrato dall'essere stato portato via dai propri pensieri, e osservò la ragazza -nonostante avesse probabilmente qualche osso rotto e avesse perso parecchio sangue in pochi semplici attacchi- alzarsi appena stringendo con le unghie la terra e guardandolo con odio, con i suoi occhi color oro che lo sfidavano a continuare.
James ora poteva vederla bene; quel corpo quasi perfetto ricoperto di sangue, i capelli scompigliati sul viso in modo ribelle e quegli occhi che avrebbero voluto vederlo in pezzi sparsi nell'ambiente circostante. 
Il demone si alzò in piedi, lasciando le braccia lungo i fianchi e sentendo il sangue colare dalle ferite in modo fastidioso, sembrando quasi che gli bruciasse l'interno del corpo invece della pelle, per poi finire a terra senza fare alcun rumore udibile da orecchio umano, ma che lui poteva sentire costante.
Costante come il ticchettio di un orologio che non si fermava, che continuava a scandire il tempo dentro di lui. Tempo che il demone stava sprecando, tempo che non sarebbe tornato indietro, tempo che secondo dopo secondo gli ricordava la colpa che lui stesso aveva, che gli ricordava le vittime.
Che gli ricordava ogni singola voce che lui aveva spento, ogni singolo sguardo che lui aveva oscurato, ogni singola anima che lui aveva inghiottito nella sua oscurità diventando sempre più forte, diventando sempre desideroso di maggior potere, maggior sofferenza, ma non ottenendo mai nulla di tutto questo, e lui lo sapeva. 
Un altro passo verso la ragazza e sentì uscire dalle labbra di lei un altro ringhio, mentre tentava inutilmente ti tirarsi indietro. "Codardi, siete tutti degli inetti, dei codardi" pensò in quel momento mentre l'ennesimo passo, più deciso, verso di lei lo portava ad esserle abbastanza vicino da sentire ancora in modo più nitido l'odore del suo sangue.
Gli permetteva di sentire ora la paura, l'odio, la rabbia, la voglia di ucciderlo che la ragazza portava addosso, come una seconda pelle. 
Abbassò poi lo sguardo, accovacciandosi davanti a lei, con quel solito sorriso enigmatico che lo portava sempre a fare un indovinello alle proprie vittime, o di giocarci un po', prima di farle fuori. Ma in quel caso, non ci sarebbe stato nessun indovinello; solo un corpo di una povera ragazza trovato in pezzi in un parco la mattina successiva. 
Con una piccola scossa del braccio James cacciò via del sangue fastidioso che non voleva decidersi a colare dalle sue dita, per poi osservarle e con uno scatto prendere per il collo la ragazza e portarla contro il terreno del parco, mettendosi sopra di lei, osservandola attentamente
<< Fammi fuori >> Aveva semplicemente detto lei, con quell'accento di sfida e di paura nella voce che era semplicemente musica per le orecchie del demone; ma con qualcosa in più, una sorta di coraggio e di orgoglio che gli facevano desiderare maggiormente di staccargli organo per organo facendola soffrire fino a che non avesse chiesto pietà, ma no, sarebbe stata una morte troppo lunga, e lui non aveva certo tempo da perdere.
<< Potrei accontentarti immediatamente, ma, non mi va >> Disse semplicemente mentre stringeva la presa e cominciava a tracciare delle linee sul corpo di lei, diretto verso il suo basso ventre, sorridendo ora leggermente malizioso.
Quella sarebbe stata una cosa adeguata a parere suo, godere un po' non gli faceva male, era nella natura di lui, anche se di solito le vittime non erano d'accordo di stare alla natura del ragazzo. 
James però venne bloccato da un'unghiata in pieno viso che gli fece girare il capo velocemente, mentre il sangue gli colava velocemente sulla guancia; la ragazza aveva esagerato.
<< Ti ucciderò con le mie stesse mani, demone. Osa toccarmi un'altra volta in quel modo, e finirai in pezzi in questo stesso parco >>
<< Tipetta aggressiva a quanto vedo, ma non riuscirai a torcermi nemmeno un capello >>
In quel momento james la alzò velocemente e la portò direttamente contro un albero, tenendola per il collo mentre stringeva la presa affinché avrebbe potuto strozzarla se solo avesse voluto, e lo voleva.
Stringerle il collo talmente tanto da staccarle la testa lentamente, per farle patire un dolore che nemmeno lei avrebbe potuto immaginare, probabilmente.
Ma poi, quando il demone alzò di nuovo lo sguardo, quello che vide lo fece tentennare.
Lo sguardo di lei, in quel momento era rivolto verso l'alto, gli occhi ormai chiari socchiusi, e le mani che tentavano di liberare la stretta di James sul collo di lei.
I capelli le ricadevano ora dietro la schiena.
Ma lui poteva vederlo di nuovo, anche se avrebbe preferito che in quel momento non succedesse.

L'angelo teneva il corpo di Alys sospeso a un metro da terra, l'aveva portata contro il muro della grande sala di modo che James potesse vederla.
La stretta era talmente forte che lui non riusciva nemmeno a vedere i polmoni della sorella salire o scendere, non respirava.
Angel aveva urlato e implorato l'angelo di smetterla, ma lui non aveva fatto altro che girarsi e sorridergli in modo inquietante mentre conficcava la propria spada nel petto di lei, osservando poi la sua espressione che perdeva vita, e le mani che ricadevano di nuovo su i fianchi della ragazza lasciandola completamente inerme.
E nello stesso momento in cui le mani cozzavano contro il muro bianco che si impregnava di rosso scarlatto, l'angelo le staccava la testa facendola bruciare assieme al corpo, lasciando di Alys, soltanto cenere.


James rimase fermo a fissare la ragazza, Maya, che ancora tentava di liberarsi.
Il petto di lei si alzava a fatica, e lui continuava a stringere, ma senza aumentare la forza; stringeva e basta. Ma ormai si era bloccato, continuava a guardarla e non sapeva come reagire, quei ricordi lo perseguitavano in quel momento e il demone osservò quel viso un'ultima volta prima di schiudere le labbra.
<< Finiremo di giocare un'altra volta >>
Sussurrò nel silenzio prima di mollare la presa e sbattere le ali sparendo nel nulla prima che la ragazza potesse graffiarlo di nuovo.
Di lui non rimase che una piuma nera che lentamente, cadeva ai piedi di Maya attorniata ormai dal silenzio. 
  
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