Il
pranzo era il momento che Friedrich odiava di più in
assoluto.
Dopo
la cena e il falò, ovviamente.
Un
gruppo di adolescenti divoravano con barbaria pietanze di ogni tipo,
uno spettacolo disgustoso per il figlio di Ade.
Ogni
volta che volgeva lo sguardo verso il tavolo dei figli di Ares doveva
tapparsi la bocca con le mani per non vomitare. Dal canto suo, si
definiva un gran signore nel mangiare.
Anche
gli altri pochi figli del Dio degli Inferi, spuntati come funghi,
nell’ultimo periodo, erano abbastanza educati. Nulla,
insomma, in confronto a quelle bestie.
Fece
a fette un piccolo würstel
e ne infilzò un pezzetto con la forchetta. Per fortuna quel
giorno avevano servito qualcosa che gli faceva ricordare casa sua, a
Monaco di Baviera.
Era
così felice lì.
Se quel giorno
non fosse successo l’incidente.
La sua vita era
stata radicalmente cambiata. Tutto per colpa di Zeus.
Lo odiava.
Lo odiava con
tutta l’anima.
Un odio
profondo, che non sparirà mai.
Strette la presa
sul suo libro. Non vedeva l’ora di poter correre a rifugiarsi
in un angolo e bearsi della magnificenza dell’opera di Goethe.
Annalisa non
aveva smesso di sorridere dal momento in cui il secchio di vernice era
caduto in testa a Drew.
Tutto il Campo
l’aveva acclamata e aveva portato lei e Logan sollevati sulle
loro braccia fin sotto il padiglione della mensa.
Si
voltò verso il tavolo di Ebe. Logan le dava le spalle.
Avrebbe voluto
che fosse girato, per sorridergli e ricevere, in risposta, un altro dei
suoi meravigliosi sorrisi. Sospirò posando lo sguardo sul
tavolo di Afrodite.
Drew non era
riuscita ad asciugarsi i capelli in tempo ed erano tutti arricciati e
sporchi di vernice, nessun ragazzo l’avrebbe più
guardata da quel momento.
Finalmente
pensò imparerà cosa si prova a non
avere i capelli perfetti ogni santo minuto.
Sorrise e si
cacciò in bocca un pezzo di carne.
Francis
passò il pomeriggio steso sull’erba a pancia in
su. In una radura solitaria.
Non era un
ragazzo solitario, anzi. Ma dopo l’incontro di quella mattina
aveva in testa l’idea per una poesia.
Era convinto
fosse per la bambina grande che aveva incontrato.
Il pensiero lo fece sorridere quasi impercettibilmente.
Era come se,
quando se l’era caricata sulle spalle, una folata di vento
l’avesse investito. Forse era stato davvero così,
in effetti era bagnato fradicio di sudore, e caricarsi una ragazza
sulle spalle non aveva migliorato la situazione.
Si
soffiò un ciuffo castano dagli occhi e sbuffò.
Ce
l’ho in testa, cavolo
pensò mentre mordicchiava una matita corta come un mozzicone
di sigaretta, Ma non riesco ad assemblare le parole.
Volse lo sguardo
al sole che gli riscaldava la faccia e notò che i suoi occhi
riuscivano a fissarlo senza cambiare visuale.
Strano.
Pur essendo
figlio di Apollo non sapeva di avere una capacità del
genere, come era possibile?
Si
stropicciò gli occhi e fissò ancora
l’astro che illuminava il campo. Nulla, non gli faceva male
nemmeno un po’.
Il figlio di
Apollo si tirò su a sedere fissando lo specchio
d’acqua che gli stava davanti. Se sono capace di
guardare il sole senza scottarmi, chissà che non riesca
anche a volare.
Sorrise pensando
alla favola che la badante dell'orfanotrofio gli raccontava
quand’era piccolo.
Peter Pan, il
bambino che non voleva crescere. Proprio come Peter.
Logan era
raggiante.
Un venticello
caldo gli scompigliò i capelli biondi, mentre si arrampicava
sul tetto della Casa Grande.
Nessuno poteva
vederlo lì, e poi tra qualche minuto sarebbe venuta Annalisa
e avrebbero passato un po’ di tempo lassù, a
osservare il Campo in movimento.
Si sporse
leggermente e volse lo sguardo verso il laghetto delle canoe. Una
ragazza mora e incredibilmente magra - sì, si notava anche
da quell’altezza – stava cavalcando un bellissimo
pegaso dal manto bianco perla.
Si dirigeva
verso la foresta.
Il figlio di Ebe
aveva un espressione talmente presa che non si accorse della sua amica
che era appena arrivata.
-Carina, eh?-
Disse Annalisa con un tono indecifrabile.
-Eh? Co-cosa?-
Logan si voltò e il suo volto arrossì un
po’.
Annalisa aveva i
capelli castani raccolti in una coda disordinata e la fronte era
imperlata di sudore.
Scoppiò
a ridere anche se i suoi occhi non dicevano la stessa cosa.
C’era qualcosa che Logan non colse in quello sguardo tanto
attraente.
Si sedette e
osservò la ragazza sparire tra il folto degli alberi.
-Che cavolo
dici.- Disse lui abbassando lo sguardo, e la sua faccia fece scoppiare
a ridere la figlia di Ermes per la seconda volta.
Alex si
stiracchiò e chiuse il libro lasciandoci l’indice
in mezzo per non perdere il segno.
Era quasi ora di
andare, non poteva starsene tutto il giorno a leggere, doveva allenarsi.
Raccolse il
segnalibro dai piedi dell’albero e lo inserì tra
le pagine bianche con riluttanza.
Si
passò una mano tra i capelli castani e accarezzò
una delle sue due spade. Sull’elsa era inciso un nome. Claire.
Quando la sua
mano la sfiorava era come se sapesse di stare accarezzando lei.
Fece per
alzarsi, ma un rumore lo fece riabbassare.
Era un rumore
sordo, come di zoccoli.
Un centauro? No,
a parte Chirone non ce n’erano molti in circolazione nella
foresta.
Sollevò
la testa da dietro un cespuglio e la scena chi gli si aprì
davanti agli occhi verde chiaro gli fece aprire la bocca dallo stupore.
Una ragazza dai
capelli castano chiaro stava scendendo da un pegaso bianco.
Si sedette a
terra e estrasse dalla tasca dei pantaloncini un mucchio di conchiglie
colorate.
Iniziò
a rigirarsele tra le mani e Alex sentì qualcosa dentro.
La
guardò bene, i capelli castani le ricadevano sulle spalle
con grazia e gli occhi blu come il mare erano completamente presi dalle
conchiglie che aveva tra le mani.
Ma quello che lo
colpì di più fu l’incredibile magrezza
della ragazza.
Riusciva quasi a
vedere le costole, ma tutto ciò non gli fece impressione,
anzi.
Sentì
un’irrefrenabile voglia di correre da quella ragazza e
parlarle.
Si sporse un
po’ e, inciampando, provocò un rumore sordo.
La ragazza si
voltò e si sfilò un anello che si
trasformò in una spada.
Sull’elsa
bronzea scintillarono le lettere Als, mare in greco
antico.
Alex non
tentò di nascondersi, anzi. Si sollevò.
-Per-Perdonami.-
Riuscì a dire –Ero qui a leggere e…-
La ragazza si
infilò l’anello-spada e il suo sguardo si
addolcì.
-Non fa niente.-
Sorrise, poi il suo sguardo si posò sul libro che il ragazzo
teneva tra le mani. Le Cronache di Narnia.
-Anch’io
l’ho letto.- Disse alludendo al libro.
Il figlio di
Afrodite sorrise e le pose la mano.
-Sono Alex.-
Disse.
-Eliabeth.-
Rispose lei, per poi aggiungere: -Ma non azzardarti a chiamarmi
così, preferisco Effy.-
Il pomeriggio
passò tra allenamenti e ore passate tra gli alberi.
Luna stava
continuando ad intagliare la sua statuetta di legno, quando il rumore
di un corno la fece sobbalzare.
Ora di cena.
Pensò.
In effetti si
era fatto tardi, e lei stava ancora rimuginando sul come farla a pagare
a quella figlia di Ermes che l’aveva presa in giro.
Non che le
avesse dato fastidio. Quasi quasi stava per ridere anche lei.
Ma non poteva
dimostrarsi tutto d’un tratto gentile e spiritosa.
Odiava
dimostrare affetto o simpatia per gli altri.
Non era un
stupida bambinetta che abbracciava le altre, era un’adulta.
Ripose il
pezzetto di legno in tasca e scese all’albero sul quale era
salita.
Mentre si
dirigeva verso il padiglione qualcuno le tirò una pacca
sulla schiena.
Si
voltò e il sorriso scaltro di Dastin le si
materializzò davanti.
-Idiota.-
Borbottò con un sorriso quasi impercettibile.
-Menomale che
dovevamo vederci, oggi.-
Si
maledì mentalmente. Aveva promesso al suo amico satiro di
incontrarsi al laghetto della canoe, ma tra tutti i pensieri che aveva
in testa le era passato davvero di mente.
-Scusa, Das.-
-Tranqulla.-
Fece lui –Ho rimorchiato uno schianto di ninfa
dell’acqua. Con la scusa del ‘sono stato
scaricato’ si acchiappa un sacco.- Sorrise lui
–Anche se sta volta non era una scusa.-
Luna lo
guardò e gli tirò una pacca sulla spalla.
–Sta zitto.- Sta volta rise davvero.
Leo non riusciva
a smettere di fissare la ragazzina che aveva incontrato quella matina.
Cavolo, se era
carina.
Chirone
pestò il suolo con lo zoccolo per ristabilire il silenzio.
-Cari semidei-
Iniziò –Prima di dare inizio alla cena vorrei
farvi un paio di annunci.-
Dalle tavole
imbandite si alzò un brusìo crescente, che il
centauro fece cessare con un'altra battuta di zoccoli.
-Silenzio, per
favore. Dunque, vi stavo dicendo che ci sono degli annunci da fare. Il
primo è che sta sera ci sarà una partita di
Caccia alla bandiera, come annunciato già qualche sera fa.-
Dal tavolo di
Ares si alzarono gridi di gioia.
Leo,
però non ne era tanto felice.
Non gli piaceva
usare delle armi, preferiva il fuoco. Ma nessuno doveva saperlo.
Nessuno doveva
sapere quello che era capace di fare.
Gli avrebbero
messo in mano una lancia arrugginita e lo avrebbero buttato
lì a fare da difesa.
-Per favore,
silenzio.- Ripetè Chirone –Il secondo annuncio
– e vi prego di non fare confusione – è
che gli Dèi ci hanno annunciato il motivo del Blackout di
giovedì.-
Qui, si
scatenò il panico totale, nonostante
l’avvertimento di Chirone.
Chirone
ristabilì l’ordine per l’ennesima volta
e continuò: -Ma vi sarà detto tutto al focolare,
ora gustatevi pure la cena.-
Leo era davvero
senza parole.
Tutti i semidei
lo erano.
Infatti, quella
sera, la cena finì prima del previsto.
Ciao lettori!
Allora, prima di tutti vi chiedo PERDONO, per l'aggiornamento tanto in ritardo.
Vi dico subito che sarà la prima ed ultima volta che lo faccio, è che in questi giorni ho avuto una marea di impegni e scrivere era diventato più un impegno, appunto, che un piacere.
Quindi ho deciso di staccare per un pò, e devo dire che è servito perchè non vedo l'ora di scrivere il prossimo capitolo.
Scusatemi se la trama non è andata molto avanti, anche se avrete capito che tutti i semidei sono accomunati da una specifica capacità.
Ma sarà una capacità o qualcosa di più?
Spero di avervi incuriosito con questo capitolo e vi annuncio che nel prossimo si saprà il motivo del Grande Blackout.
Al prossimo, allora!
Perodonatemi per l'attesa!
Weather_
Ciao lettori!
Allora, prima di tutti vi chiedo PERDONO, per l'aggiornamento tanto in ritardo.
Vi dico subito che sarà la prima ed ultima volta che lo faccio, è che in questi giorni ho avuto una marea di impegni e scrivere era diventato più un impegno, appunto, che un piacere.
Quindi ho deciso di staccare per un pò, e devo dire che è servito perchè non vedo l'ora di scrivere il prossimo capitolo.
Scusatemi se la trama non è andata molto avanti, anche se avrete capito che tutti i semidei sono accomunati da una specifica capacità.
Ma sarà una capacità o qualcosa di più?
Spero di avervi incuriosito con questo capitolo e vi annuncio che nel prossimo si saprà il motivo del Grande Blackout.
Al prossimo, allora!
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