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Autore: _Pandora_    02/03/2014    3 recensioni
-“Oh Blader che mi avete sconfitto, io vi condanno! Da questo momento in poi voi non sarete più gli stessi! Non verrete più elogiati per la vostra bravura, perché se rivelerete chi siete ai vostri Fan, non sarete creduti e cadrete nelle Tenebre!”- recitò ad alta voce. Poi dopo pochi istanti di silenzio concluse –eh sì, è proprio una maledizione-
-lo sapevo!- esclamò Chao-Xin.
-certo anche voi, andare a rompere le scatole ad una strega… ve la siete cercata-
-proprio perché era una strega andava sconfitta subito- disse Tsubasa.
Gli occhi di Atena si illuminarono –eh sì, hai proprio ragione- disse cercando di non sbavare.
-allora, ci aiuterai?- domandò Nile scansando tsubasa da davanti agli occhi di Atena per farla riprendere.
Lei corrucciò le sopracciglia –ehm… fammi pensare… no- rispose sorridendo tranquilla.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate, Violenza
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Cap. 12: Che schifo
 
-Dunque, dunque, dunque…- borbottò Atena saltellando da uno scaffale all’altro del supermercato alla ricerca di ciò che cercava.
Kyoya le lanciò un’occhiata di puro odio: si stava divertendo, la ragazza.
In realtà però, non stava sorridendo canzonatoria come si aspettava, al contrario aveva un’espressione non seria ma quasi, come se si stesse davvero concentrando per aiutarla.
-Tu- la chiamò con la solita freddezza –Perché fai tutto questo?-
Quella si voltò verso di lei confusa, poco sicura di aver capito la domanda –Perché hai bisogno di aiuto-
-Posso cavarmela benissimo da sola- ribatté lei.
La bluetta sorrise –Non è vero, nessun uomo saprebbe cavarsela in una situazione simile- la smentì, fortemente convinta di aver ragione.
Rimasero alcuni istanti in silenzio, Kyoya rifletté sulla sua risposta poi tornò all’attacco –Cosa vuoi in cambio?-
Di nuovo Atena si fermò e si voltò verso di lei –Eh?-
-Tu non fai mai niente gratis-
Quella fece spallucce –Applico soltanto la legge dello “Scambio Equivalente”, vantaggiosa e conveniente-
-Appunto. Cosa vuoi in cambio?- insistette la leonessa.
La blader sotto il segno del cigno ci rifletté un attimo, Kyoya non seppe dire se fosse seria oppure stesse facendo finta come al solito.
-Nulla- concluse.
Per poco la verde non rischiò di cadere a terra.
Niente da fare, insisteva.
Eppure era chiaro che voleva qualcosa in cambio del suo aiuto.
Infondo era Atena, la ragazza con cui tutti volevano parlare quando avevano un problema ma che poi si pentivano di averla anche solo incontrata perché i “prezzi” erano troppo alti da riscattare.
Kyoya si chiese come diavolo avevano fatto a incontrarsi due personalità così diverse come loro.
Ci rifletté un attimo ma non riuscì a ricordarlo.
Semplicemente, Atena c’era sempre stata.
-Trovati!- le grida di trionfo della compagna la riportarono alla realtà.
Le lanciò un’occhiata e la vide tutta intenta a trafficare con trenta diverse confezioni di assorbenti.
“Perché tutte a me…” si ritrovò a pensare, rendendosi conto che una di quelle confezioni sarebbe diventata sua.
-Vediamo un po’… In teoria dovrebbe essere il primo giorno, quindi c’è bisogno di un assorbente grande e con le ali- la sentì borbottare mentre scansionava le confezioni alla ricerca della migliore.
Ne scelse una e la lanciò nel cestino che teneva Kyoya con una mira quasi invidiabile.
-Perfetto. Adesso si va a fare shopping!-
La leonessa storse il naso, chissà perché quando le ragazze parlavano di shopping si infuocavano tutte e cominciavano a dare di matto.
Come se spendere soldi per vestiti costosissimi che poi non avrebbero mai messo fosse incredibilmente divertente.
Per fortuna lui, anche se ora era una lei, non provava nulla di simile.
Sospirò e, con passo stanco, la seguì verso la cassa.
 
-Masamune! Masamune svegliati!-
Una voce… Una voce la chiamava.
Di chi era quella voce calda e conosciuta?
Non riusciva a riconoscerla.
E perché la chiamava? Con tanta insistenza poi…
“Insomma, smettila di chiamarmi” si ritrovò a pensare infastidita.
E allora si rese conto che aveva gli occhi chiusi ed era sdraiata su qualcosa di morbido.
No, non solo, stava persino dormendo.
E allora come diavolo faceva a pensare e a sentire le voci di chi le stava intorno?
Voci… Effettivamente ora che ascoltava bene erano tante, però la più familiare si faceva sentire più delle altre.
Si sentì scuotere con forza.
“Piano… Così mi fai male” voleva dirgli, ma la voce non gli usciva.
Probabilmente stava dormendo davvero profondamente.
Che poi, perché dormiva?
Non ricordava di essersi messa a letto.
Che cos’era successo?
Rifletté un attimo, in breve i ricordi si fecero strada nella sua mente dormiente.
Era insieme a tutte le altre, aveva sentito gridare qualcuno, Atena era corsa via e lei l’aveva seguita, era andata a sbattere contro la porta del bagno.
Ouch, che male.
Rivedere quella scena con gli “occhi della mente” le aveva fatto tornare il dolore al naso.
Sperò automaticamente di non esserselo rotto: non che le importasse più di tanto, solo voleva risparmiarsi sofferenze inutili.
Comunque era certa che quella porta, qualche istante prima, non ci fosse stata, per questo non aveva rallentato la sua corsa ed era andata a sbattere.
Possibile che fosse comparsa dal nulla?
Oppure… No, Atena non le avrebbe mai fatto un torto simile.
Non a lei… forse.
-Masamune!-
Ecco che di nuovo insisteva, quella voce fastidiosa.
Non poteva neppure riflettere in santa pace.
Cercò di aprire gli occhi e ridestarsi da quello che non era sonno, ma uno svenimento.
Ci riuscì a fatica.
-Atena…- sussurrò tra i denti, convinta che la voce fosse sua.
Ma lei non c’era.
C’erano praticamente tutti tranne lei.
E la voce che aveva sentito non era sua, ma di una Junko preoccupata a morte.
-Masamune, finalmente ti sei svegliato!- esclamò la rossa trattenendosi dall’abbracciarla.
Lei mormorò qualcosa di incomprensibile, probabilmente una risposta.
-Ci hai fatto prendere un colpo!- esclamò Madoka –Perdevi così tanto sangue…-
-Il naso…- riuscì a buttar fuori un po’ di fiato –Me lo sono rotto?-
DaShan si fece avanti scuotendo la testa –No. Abbiamo chiamato il medico e lui ha detto che non hai nulla di grave. Hai semplicemente dato una brutta botta-
Che figura, svenire per un motivo così ridicolo.
Fece per alzarsi ma ebbe un capogiro e dovette bloccare il movimento a metà.
-Non alzarti- la fermò Tsubasa –Hai perso veramente tanto sangue, ce ne vorrà di tempo prima che tu ti riprenda-
Masamune tornò sdraiata.
Pure questa ci mancava.
Costretta a letto per una stupidissima botta.
Che vergogna…
Sospirò, poi squadrò una ad una le figure che stavano in piedi attorno al suo letto: Ginka, Madoka, DaShan, Chao-Xin e Tsubasa.
Mancavano Nile, Kyoya, Yu e Atena.
Nile non si vedeva da mattina, Kyoya era tornato in camera perché le girava male e… E Yu e Atena che fine avevano fatto?
Pregò che la ragazza non fosse andata a combinare casini in chissà quale parte della città.
-Yu dov’è?- mormorò a fatica.
Tutti gli sguardi furono su Tsubasa –Immagino sia ancora a letto- azzardò.
-E Atena?- insistette lui, sperando di dissipare i suoi dubbi.
Le ragazze si scambiarono un paio di sguardi perplessi.
-Dopo che è entrata in bagno non è più uscita- spiegò Ginka –Quando hanno aperto la porta con la chiave di riserva, nel bagno non c’era nessuno-

-Cioè si è volatilizzata?- domandò guardandole perplessa –Sicuri che non è uscita da una finestra?- azzardò, anche se in realtà non aveva la più pallida idea se nei bagni dell’albergo ci fossero finestre.
-Ce n’è una, ma è parecchio in alto e minuscola- spiegò Chao-Xin, che come lei voleva sapere dove si era andata a cacciare la sua Sensei pazza e combina guai.
-Di sicuro è passata da lì- concluse la mora chiudendo gli occhi e rilassandosi.
Tsubasa annuì –E’ quello che pensiamo anche noi. Anche perché c’era qualche macchia di sangue fresco sul telaio, e giusto sua può essere-
Masamune spalancò gli occhi sconvolta –E’ ferita?!-
-Probabilmente si era ferita uscendo dalla finestra- spiegò Ginka con una piccola gocciolina che le scendeva dietro la testa.
-Non poteva uscire dalla porta?- fece l’ennesima domanda, e stavolta fu Madoka a rispondere, anche se con un po’ di difficoltà –Dietro la porta c’eravamo noi e la folla di gente che avevi attirato andando a sbattere. Di sicuro si è accorta di ciò che ti ha fatto ed è uscita dalla finestra per non incontrarti-

Quindi dopotutto si sbagliava, era stata Atena a stenderla come un tappeto.
Si sentì montare una rabbia…
Quando le sarebbe capitata tra le mani l’avrebbe uccisa.
-Adesso basta chiacchiere, riposati- intervenne DaShan, e fece cenno ai compagni di uscire.
La salutarono e finalmente la lasciarono sola.
Ora non era affatto confusa, anzi… Bruciava dalla voglia di vendicarsi della bluetta.
“Quella maledetta…”
 
Peccato che la diretta interessata non solo non sapeva degli intenti omicidi nei suoi confronti, ma non aveva neppure la più pallida idea di aver steso la sua compagna con una portata.
Dunque non se ne curava, e anzi si godeva lo shopping con la solita energia.
-In questo negozio di sport troveremo di sicuro qualcosa- esclamò fermandosi davanti all’ennesimo negozio.
Era la quinta volta che sceglieva un negozio e, dicendo quella stesse frase, vi entrava trascinandosi dietro la povera Kyoya; poi, passati neanche cinque minuti, la riportava fuori con aria delusa, ma subito si riprendeva e ripartiva all’attacco.
Cavolo, dovevano cercare solo una tuta e un paio di scarpe da ginnastica, perché tanti giri inutili!
Una strattonata abbastanza violenta interruppe il flusso dei suoi pensieri.
-Sbrigati Kyoya- esclamò la bluetta trascinandoselo dentro con la stessa “delicatezza” delle altre volte.
-Tuta, tuta, tuta- canticchiava la ragazza pazza esaminando tutti gli scaffali.
Finalmente adocchiò un paio di tute, per di più di una marca importante.
Le squadrò con attenzione, quasi fosse convinta che fossero dei falsi (come se la cosa avesse valore in quella circostanza), poi cercò le taglie giuste e, una volta trovate, le consegnò alla compagna.
-Provatele- la incitò, poi le si fece vicino e abbassò la voce –Mi raccomando, non sporcarle, altrimenti siamo costrette a comprarle anche se non ti stanno-
La leonessa annuì scocciata, le prese e si diresse verso i camerini.
Spintonò una ragazza che le stava per soffiare il camerino che aveva preso di mira e, prima che questa potesse lamentarsi, la congelò con uno sguardo.
Fatto ciò, entrò nello spogliatoio e cominciò a cambiarsi.
Intanto Atena continuava a zompettare da una parte all’altra del negozio, contenta di averne trovato uno “degno di lei”.
Vide che c’era anche una zona con delle scarpe da ginnastica, e allora si gettò nella pazza ricerca senza nemmeno sapere quale numero portasse Kyoya.
Ne adocchiò anche un paio che le sarebbero state divinamente, ma se comprava la tuta e le scarpe per la compagna allora non le rimanevano abbastanza soldi per una spesa simile (anche perché le piacevano le più costose…).
Per sfizio se le provò comunque.
“Cavolo, queste scarpe sono fantastiche! Così belle e comode…” pensò dopo averle indossate.
Moriva sempre di più dalla voglia di comprarle… Ma non poteva!
Se le tolse e le rimise a posto, seppur con riluttanza.
-Atena!- si sentì chiamare.
Meno male, giusto in tempo per distrarla dal diavoletto che, sulla sua spalla sinistra, le diceva di comprarsi quelle meraviglie e piantare in asso la compagna senza un soldo.
Si guardò intorno spaesata, era la voce di Kyoya e Kyoya era ai camerini a cambiarsi.
Ma dov’erano i camerini?
Uff, tutta colpa del suo pessimo senso dell’orientamento.
Anche nell’albergo riusciva a perdersi, figurarsi in un negozio grande come quello.
Qualcuno le poggiò una mano su una spalla.
Stava già per dargli una gomitata nello stomaco e correre via in preda al panico, quando una voce familiare la bloccò –Questa va bene, questa no- disse Kyoya, mettendole in mano le due tute.
-Questa va bene e questa no?- ripeté la ragazza.
-Esatto-
-Allora vado a posare questa- concluse, controllando brevemente che non si fosse sporcata –Tu intanto vai vedere se ci sono un paio di scarpe femminili che ti piacciono- la incitò, dandole una spinta.
Poi corse via, persa tra la folla di gente che infestava il negozio.
No, Atena era troppo gentile quel giorno.
Aiutarla così… Non era da lei.
Il costo sarebbe stato esorbitante.
Però come fermarla?
La vide correre verso di lei, possibile che avesse già posato la tuta?
-Ancora qui!?- esclamò la bluetta –Sbrigati, non abbiamo tutta la giornata.
E di nuovo la trascinò in giro per il negozio alla ricerca della zona scarpe, come solo lei sapeva fare.
 
-Tsubasa, secondo te che fine ha fatto Atena?- domandò Chao-Xin mentre tutti insieme scendevano al piano terra.
La ragazza la guardò sorpresa –Perché lo chiedi a me?-
-Ovvio, perché Atena stravede per te e quindi, se dice qualcosa a qualcuno, quel qualcuno sei tu- spiegò, fortemente convinta di ciò.
Tsubasa le sorrise –Eddai, non esagerare. Comunque mi spiace, ma non ho la più pallida idea di dove sia-
-E tu Madoka?- insistette la ragazza.
La castana scosse il capo –Non so nulla. Però sono straconvinta che è uscita dalla finestra-
Rimasero alcuni instanti in silenzio.
Numerosi sospiri.
Per qualche motivo, non sapere dove fosse quella combina guai metteva tutti in agitazione.
Quando se n’era andata tempo prima dicendo che “doveva meditare sulla montagna per sentirsi più vicina alle costellazioni (?)” avevano la certezza che non avrebbe causato problemi a nessuno, anche perché… cosa poteva fare da sola sulla cima di un monte!?
Invece ora era chissà dove e chissà per quale motivo.
Se era uscita dalla finestra doveva per forza essere scappata in città, anche perché se fosse rientrata in albergo l’avrebbero notata.
Possibile che avesse così tanta paura dell’ira di Masamune da darsela a gambe?
No, Atena non era quel tipo di persona.
Se qualcuno voleva riempirla di botte, lei non scappava, a meno che non si trattasse di Kyoya.
Sempre in piedi, sempre pronta ad accusare i colpi.
Che tipa assurda…
-Ah, noi non abbiamo fatto ancora colazione, vero Madoka?- domandò Ginka alla compagna.
Chissà perché, dopo l’incidente di Masamune, quei due avevano completamente rimosso ciò che era successo tra loro quella mattina.
Madoka annuì –Già, forse facciamo ancora in tempo- azzardò, alludendo al fatto che la sala colazione dell’albergo chiudeva ad un orario preciso.
-Io invece vado a svegliare Yu- decise Tsubasa, dando una fugace occhiata all’orologio.
Le nove del mattino, no, praticamente le dieci.
Decisamente non poteva rimanere a letto così a lungo, altrimenti poi la sera avrebbe fatto storie e l’avrebbe tenuta sveglia fino alle due.
E lei, che si era alzata alle sei per colpa di quel maledetto divano, non poteva permettersi una cosa del genere.
-E noi che facciamo?- domandò Chao-Xin a DaShan.
DaShan rimase alcuni istanti in silenzio, dovevano per forza andare in giro insieme?
-Non so, io pensavo di andare ad allenarmi- buttò lì, vaga.
Chao-Xin annuì –Già, anch’io. Andiamo insieme, però cerchiamo un posto isolato- propose, anzi no, decise anche per lei.
Il suo capitano si trattenne dal ridacchiare.
Poverina, l’appuntamento con Benkei doveva averla davvero traumatizzata.
Chissà cos’era successo per sconvolgerla così (Non chiedere, fidati di me u.u NdPandora)
Bhé, si disse, di sicuro un incontro d’allenamento l’avrebbe fatta tornare quella di un tempo.
Dunque, perché cacciarla?
 
-Assorbenti Ok, tuta Ok, scarpe Ok, Biancheria…- un’occhiataccia di Kyoya le fece capire che non doveva insistere riguardo quell’argomento -… non necessaria. Direi che lo shopping di piacere è ufficialmente concluso!- esclamò soddisfatta Atena, agitando in aria la busta con gli acquisti.
Erano usciti dal negozio di sport da qualche minuto, e si stavano godendo una breve passeggiata mattiniera.
-Ti sei divertito?- domandò alla volta della compagna.
Quella la guardò come se fosse un alieno.
Poi però si rese conto che, al contrario dello shopping fatto insieme a tutte le altre, questo era stato molto più tranquillo; quasi piacevole, in verità.
Però no, il suo orgoglio le impediva di ammetterlo.
-Affatto- mentì con voce piatta.
-Bugiardo- ribatté l’amica, saltellando poco più avanti rispetto a lei.
Rimasero qualche minuto senza dire nulla, Kyoya sbuffava e Atena canticchiava un allegro motivetto inventato sul momento.
Di nuovo la leonessa decise di prendere la parola –Allora, qual è il prezzo?- riprovò a chiedere.
Non voleva avere debiti con quella pazza.
La bluetta si bloccò –Ancora con questa storia?- esclamò voltandosi verso di lei –Ti ho già detto che non voglio nulla-
-Bugiarda-
-Non sto mentendo!- insistette scocciata, tirandogli appresso la busta.
Per fortuna Kyoya la prese al volo.
-Ti riesce così difficile credere che qualcuno faccia qualcosa per te solo per il piacere di farlo?!- domandò infastidita.
La verde scosse il capo –No, però qui non si parla di qualcuno, si parla di Te-
Atena si voltò di nuovo, profondamente offesa, e riprese a camminare.
Possibile?
Possibile che la credesse così opportunista?
Lei non voleva nulla in cambio, davvero.
E dire che si era impegnata tanto per aiutarla con quel problema imprevisto.
Infondo era anche colpa sua, che l’aveva costretta ad indossare quegli abiti fastidiosi.
Voleva semplicemente darle una mano, come si fa con un’amica, e invece…
-Allora aiutami con Tsubasa-
Le sue labbra si mossero da sole.
Non aveva nessuna voglia di dire una cosa del genere, anche perché si era ripromessa che avrebbe conquistato l’albino con le sue sole forze, per quanto difficile potesse essere.
Eppure, la voce le era uscita da sola.
Senza che lei lo volesse, senza neppure aver riflettuto su quella frase.
L’aveva semplicemente detto.
E si rese conto che forse Kyoya aveva ragione.
Forse lei era davvero un’opportunista.
Forse l’aveva aiutata solamente per essere aiutata a sua volta, per avere qualcosa in cambio da lei.
Uno Scambio Equivalente.
Che schifo.
-Lo sapevo- esclamò Kyoya alle sue spalle, facendola sobbalzare –Sapevo di aver ragione-
Atena sentì il cuore battere all’impazzata, e le lacrime premerle negli occhi volenterose di uscire.
La sua espressione si fece contrariata.
Un’opportunista, ecco cos’era.
Anzi no, un’egoista bella e buona.
Qualcuno a cui non importava davvero degli altri, qualcuno a cui bastava divertirsi e andare avanti da sola.
Si chiese come mai le parole di Kyoya la stessero ferendo così tanto, come mai volesse piangere e correre via.
Si rispose che stava così perché era debole e insicura, perché era così dannatamente fragile da non riuscire neppure e sostenere il peso della verità.
Sospirò, o meglio smorzò un singhiozzo con un sospiro.
No, non avrebbe pianto, non ce n’era motivo.
-Vedrò quello che posso fare- sentì dire alle sue spalle.
La voce di Kyoya era tanto soddisfatta d’avere avuto ragione, quanto contrariata di essere costretto a fare una cosa simile.
Atena si morse un labbro con violenza –Torna in albergo e cambiati- le disse.
La leonessa la guardò perplessa –E la tua tuta?-
-Buttala. Non mi serve-
-Come ti pare-
Un veloce scambio di battute.
Poi Atena si infilò nella prima strada laterale che vide e sparì dalla vista della compagna.
La verde sospirò.
Alla fine aveva ragione lei.
Atena era sempre Atena.
Non faceva nulla in cambio di nulla.
Per di più, purtroppo avrebbe dovuto contare su di lei per tornare normale.
Che schifo.








.: Angolo dell'Autrice :.

Certo che sono proprio incredibile.
Mi ero ripromessa di aggiornare dopo 2 mesi esatti e invece sono riuscita ad essere in ritardo anche stavolta, e di pochissimi giorni!
Sono incorreggibile *sospira* u_u
Dai, basta autocommiserarsi. Allora, che ne pensate di questo chap?
Doveva essere molto più allegro e invece è venuto un pò deprimente, soprattutto il finale O.o (maledetta autrice a cui vengono meglio le fic deprimenti! Asp, ma mi sto automaledicendo? Andiamo bene...)
Va bhé, capita...
Grazie a tutti i lettori e i recensori dello scorso capitolo: lieta di sapere che vi è piaciuto *inchino*
Ora scappo, voglio mettermi subito a scrivere ^^
Saluti

_Pandora_
  
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