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Autore: Andy Grim    24/06/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 34: I panni si lavano in famiglia

Capitolo 34:  I panni si lavano in famiglia

 

“C

he ore sono, papà…?”

“Le sette e mezzo, figliolo!”

“Umh… bene, grazie!”

“È bella questa giacca, sai?”

Alan finì di allacciarsi la cravatta nuova, che faceva ovviamente pendant con la giacca, acquistata nel primo pomeriggio in uno dei migliori negozi della città. Si avvicinò al genitore e la prese dalla sue mani per indossarla.

“Sì, non c’è male…!”

Il buon Heiji Asuka rimase seduto sul bordo della vasca da bagno, osservando il suo ragazzo che si guardava velocemente allo specchio.

“Ah, come passa il tempo! Mi sembra ieri quando ti vedevo uscire di casa col grembiulino, il fiocchetto azzurro e il panierino, con la mamma che ti accompagnava all’asilo!”

“Papà, per favore…!!” protestò il giovanotto, arrossendo vistosamente.

“Scusami, non volevo imbarazzarti… ma quando un padre vede il proprio figlio uscire per il suo primo appuntamento galante, ci rimane sempre un po’ spiazzato. Ci si sente un pochino più vecchi, sai?”

Alan grugnì, annuendo comunque comprensivo. In realtà, l’imbarazzo non centrava proprio nulla. Era che, ogni volta che qualcosa o qualcuno gli richiamava il ricordo della madre, uno spasimo di malinconia lo attanagliava immancabilmente all’altezza del cuore. Aveva appena tre anni quando la signora Asuka era morta e di lei ricordava talmente poco da conservarne più rimpianti che nostalgie. La cosa aveva sempre preoccupato non poco il responsabile della sua Emotiva, poiché essendo quello materno il primo tipo di amore che si riceve da una donna, una lacuna del genere avrebbe sempre creato una situazione di svantaggio nel gestire qualunque relazione con qualsiasi esponente dell’altro sesso… e, come tutti abbiamo visto, le preoccupazioni di Philip Marlowe non erano state per nulla infondate!

I due uscirono dal bagno e scesero le scale che portavano al piano di sotto.

“Beh, io andrei…”

“Buona serata! Ah, a proposito…”

“Che c’è?”

“Non mi hai nemmeno detto chi sia la fortunata. La conosco?”

“Credo… credo di sì… è una mia compagna di classe!” rispose il ragazzo, cercando di restare sul vago.

“Ah, ma certo” Heiji ebbe un guizzo “si tratta di Rina, allora! E bravo il mio Alan: stai puntando alto, eh?!”

Quella battuta non gli piacque per niente: “Sei fuori strada, ispettore” affermò, categorico, corrugando le sopracciglia “non è lei!”

“Davvero… e allora chi? Forse quella ragazza alla quale la ladra Saint Tail aveva rubato il velo da sposa mandatole dagli Hiwatari?”[1]

Dick Tracy dovette procedere a un’abbondante espulsione d’aria… suo padre, in fondo, era fatto così: pur facendogli sentire la sua dovuta e costante attenzione, o non gli chiedeva mai nulla, principalmente per mostrargli nei fatti la fiducia che riponeva nella sua precoce maturità, oppure si mostrava - quelle rare volte - particolarmente inquisitorio!

“Fuori due. Ritenta e sarai più fortunato!”

L’ispettore rimase un po’ punzecchiato da quella battuta. Non capiva se il figlio volesse semplicemente scherzare o se invece non gradisse confidarsi con lui!

Allargò le braccia: “Mi arrendo, allora: chi è? Sempre che tu me lo voglia dire…!”

Il giovane ebbe allora una punta di rimorso per la diffidenza inconscia provata verso il genitore. Con un sorriso forzato (stavolta sì dovuto all’imbarazzo) si decise a soddisfare la sua curiosità: “Beh… si tratta di… di Lisa Haneoka. Sai, quella compagna alla quale davo spesso ripetizioni di matematica e…”

“Aaah… sì, sì! Mi ricordo di averla vista, una volta. Però, hai davvero del buon gusto! Buon sangue non mente… eh, eh!”

“Sì, va beh…!”

“E poi… un momento: non è anche quella che ti ha ospitato a casa sua, quella notte del temporale?!”

Blackie Wolfe segnalò un leggero rimescolio dei succhi gastrici… Alan sperava proprio che il padre si fosse scordato di quell’episodio!

“Beh… in effetti sì!” confermò, dopo un po’ di esitazione.

“Senti, senti” l’ispettore Asuka si lisciò delicatamente i suoi baffetti alla Errol Flynn “ma allora è una cosa seria!”

“E dagli, col terzo grado” sbuffò, stizzito, Marlowe “ma lo sa che adesso non è in servizio, quel benedetto uomo?!”

“Deformazione professionale, credo!” commentò Tim Murdock.

“Curiosità morbosa, dico io!”

“E meno male che la curiosità era femmina!” ribatté nuovamente l’assistente, alludendo alla battuta che il suo capo aveva fatto pronunciare ad Alan per “smontare” - invano - l’intraprendente Sayaka Shinomya.[2]

“Uff, che stress!!” si sfogò il responsabile della Neuro.

Conscio di non poter nascondere la cosa ancora per molto, il bravo figliolo si rassegnò a confessare: “Sì… credo proprio di sì!”

“Ah, sia ringraziato il cielo!” esclamò l’ispettore. Al che, il ragazzo fece una smorfia e rimpallò: “Adesso non montarti la testa, papà… e, per favore, non venirmi fuori col desiderio di avere presto dei nipotini e…”

Heiji rise di gusto: “Non preoccuparti, non c’è nessuna fretta. E poi il mio sollievo deriva da ben altro!”

“Di che stai parlando…?” si informò Alan, corrugando la fronte.

“Beh, vedi… durante tutto il tempo in cui hai dato la caccia a Saint Tail, ho sempre temuto che tu… sì, insomma… ti potessi innamorare di lei e che…”

Alan tagliò corto con un gesto della mano: “…e che, per tale motivo, non riuscissi a catturarla… lo, so, lo so!” bofonchiò pensando che, dopotutto, suo padre sarebbe andato sicuramente d’accordo con una nuora come Rina Takamya!

Ma il padre scosse la testa, sorridendo: “Adesso sei tu fuori di strada, figliolo: il motivo non è questo!”

“Ah… e allora di che si tratta?” Alan sbirciò l’orologio, impaziente di varcare la soglia di casa per sottrarsi a quell’interrogatorio, stringente quanto imprevisto.

“Se proprio lo vuoi sapere… temevo che… potesse succederti la stessa cosa che una volta è successa a me!”

La mano del ragazzo si bloccò sulla maniglia del portone. Rassegnato all’idea che avrebbe dovuto correre come un fulmine per non giungere in ritardo, non volle tuttavia rimanere con quel dubbio: “Perché, papà? A te cos’era successo…?”

Stavolta fu Heiji che esitò: “Possiamo anche parlarne in un altro momento: non vorrei farti fare tardi al tuo primo appuntamento!”

“Allora potevi tenere la bocca chiusa. Ora parla!”

Non badando volutamente a quel tono irrispettoso, l’ispettore si mise le mani in tasca e fissò decisamente il figlio: “Tu lo sai che… diversi anni fa ero stato incaricato di arrestare la famosa ladra Lucifer, vero?”

Di fronte a questo contropiede alla Fabio Cannavaro,[3] Alan deglutì.

“Sì… lo so…!” rispose, in un soffio.

Già, lui lo sapeva bene… e non era forse quello uno dei motivi che a suo tempo lo avevano spinto ad accettare la sfida con Seya, di cui peraltro ignorava il rapporto di parentela con la precedente “collega” inseguita dal padre?

“E allora?” lo incalzò “Non mi dirai che te n’eri innamorato anche tu…?!”

Anche…?” chiese il padre, con la massima attenzione.

L’ago del galvanometro adrenalinico, tuttora privo del vetro protettivo frantumatosi in precedenza, sbatté per l’ennesima volta sul fermo del fondo scala.

*Finirà bene per rompersi, quell’affare…!* si disse Murdock.

“No, dicevo…” Wolfe fece eseguire una deglutizione “…dicevo per semplice ipotesi!” specificò, gesticolando.

“Beh, in effetti non te l’avevo mai detto” disse il padre, accendendosi una sigaretta con nonchalance “ma, dal momento che stai diventando un uomo… è forse giusto che ti metta al corrente” tornò quindi a fissarlo “la risposta è sì: me n’ero innamorato!”

“Tale padre, tale figlio” commentò Marlowe, con il capo appoggiato sulle palme delle mani “come aveva detto, prima? Buon sangue non mente!”

“Se non altro, non potrà rimproverare ad Alan la sua… debolezza, signore!”

“Già… forse aveva ragione quel reporter da strapazzo, dopotutto: siamo proprio nati con la camicia!”

A questo punto, quasi dimentico di avere un appuntamento (il più preoccupato di questo era ovviamente Parker, per via delle possibili ed energiche reazioni di Haneoka) il figlio dell’ispettore incrociò le braccia e appoggiò la schiena alla porta di casa.

“Toglimi una curiosità, papà…” disse, con un sorriso lievemente beffardo “…se tu fossi riuscito a catturare Lucifer, pur essendone innamorato… che avresti fatto di lei?”

Heiji Asuka (o Asuka Sr., se vogliamo chiamarlo così)[4] soffiò lentamente il fumo dalla bocca e tornò a guardare la sua progenie con espressione decisamente malinconica: “Intendi chiedermi se l’avrei arrestata?”

“Proprio quello!”

L’ispettore parve riflettere, lasciando vagare lo sguardo per un istante: “No, non credo che sarei riuscito a farlo! Ed è per questo che…”

“Che…?”

“…che rinunciai all’incarico di inseguirla, quando mi resi conto che il mio interesse per quella donna stava diventando qualcosa di… incompatibile con la professione che amavo e alla quale non intendevo rinunciare!”

Il giovane deglutì ancora…

“Hai mai… saputo chi fosse…?” domandò poi.

Heiji lo fissò di nuovo e scosse la testa: “No. Stavo quasi per riuscirci, credo… ma forse non ho voluto… perché allora, tu capisci, avrei dovuto arrestarla per forza, se tenevo un minimo al mio onore di detective” il suo rampollo impallidì paurosamente, ma suo padre parve non farvi caso “perciò ho preferito dare un bel taglio netto… e lasciare che le nostre strade si dividessero definitivamente!”

Alan tornò faticosamente a deglutire. Sapeva esattamente cos’avrebbe voluto chiedergli ora, ma il panico dell’incertezza lo tratteneva.

“Forza, Marlowe, non esiti” lo esortò il Coordinatore Harper “il nostro amico non potrà affrontare l’incontro con la nostra amica, attanagliato da un dubbio del genere!”

Il capo della Neuro annuì, tergendosi il sudore dalla fronte e procedette.

“Senti, papà…”

“Sì…?”

“Mentre inseguivi la ladra Lucifer… tu eri… innamorato anche di… qualcun’altra…?”

Il padre l’osservò di sottecchi per un momento, poi andò a spegnere la sigaretta sul portacenere dello scrittoio che arredava il vestibolo della casa.

“Sì e no!” rispose.

“E questo che significa…?” chiese Alan, perplesso.

“Beh… a quel tempo conoscevo effettivamente una ragazza… una mia ex-compagna di università. Eravamo stati molto amici… cioè, io la consideravo solo un’amica - anche se, effettivamente, mi piaceva molto - mentre lei provava per me qualcosa di più! Infatti mi chiese di metterci insieme e io… beh, accettai. Ma quando terminammo gli studi ed entrai alla scuola di polizia, mentre lei iniziava a fare l’insegnante, i nostri impegni finirono con l’allontanarci. E poi, quando entrai in servizio… non so… forse, inconsciamente, la scoraggiai!”

“E perché?” chiese il figlio, esitando.

“Perché, anche se non l’amavo quanto lei, non volevo si mettesse con un uomo che avrebbe anche potuto perdere per i rischi della sua professione. E poi… beh, ci fu la storia di Lucifer…”

Il povero Alan era combattuto dal desiderio di fermare suo padre, in contrasto con la volontà di apprendere tutto ciò che poteva fargli sapere. Alla fine prevalse quest’ultima e lo incalzò: “Allora, quando… la storia con Lucifer è terminata… cos’hai fatto…?”

“Forse lo hai già capito, ragazzo mio” gli disse l’ispettore, con un sorriso dolceamaro “ho finito per tornare da lei… dalla mia compagna di studi. Abbiamo ripreso a frequentarci, ci siamo innamorati… cioè, anch’io mi sono finalmente innamorato di lei… e poi…”

“Poi…?” chiese il ragazzino, dopo altre due deglutizioni di Wolfe, mentre Marlowe faceva il possibile per limitare i tremiti che lo scuotevano.

“…poi ci siamo sposati. E, dopo sei mesi, se nato tu!” concluse suo padre, sorridendogli amabilmente.

Alan chiuse e riaprì due o tre volte gli occhi: “Ma… ma allora lei era…”

“Sì, figliolo: era la donna che ti ha messo al mondo… e che, purtroppo, abbiamo perso dodici anni fa…!” Heiji Asuka fece qualche passo per avvicinarsi al figlio e gli posò una mano sulla spalla “Per questo sono contento di vederti sicuro dei tuoi sentimenti. E se accetti un consiglio da amico… da uomo a uomo, insomma… stai attento a non commettere il mio stesso errore nell’inseguire un sogno impossibile, magari generato da una semplice infatuazione!”

“Ma papà, io…”

“Insomma, se sei veramente sicuro che quella sia la ragazza giusta, per te… non perdere altro tempo e prenditela! Nel dovuto modo, s’intende!” terminò lanciandogli un’occhiata significativa.

Nel dovuto modo…?” disse il capo della sezione Genetica “Che cacchio avrà voluto dire?!”

“Spadeee…!!!” lo riprese l’Organic Coordinator.   

Alan era rimasto ammutolito. Avrebbe voluto ribattere che, per lui, il “sogno impossibile” si era invece avverato… che la ragazza che andava ad incontrare quella sera era effettivamente la stessa che aveva inseguito per anni senza successo e della quale aveva infine scoperto la vera identità, constatando che si trattava proprio di quella stessa persona che, se al contrario si fosse rivelata un’entità differente, sarebbe rimasta sicuramente la rivale più pericolosa della sua sospirata anima gemella dalla lunga coda di cavallo![5]

Ma quello non era proprio il momento… anche perché non sarebbe stato particolarmente simpatico sbandierare la maggior fortuna che aveva goduto rispetto a suo padre!

Si limitò quindi ad abbracciarlo con trasporto: “Grazie, papà… grazie di tutto!”

“Non c’è di che, figlio mio. Adesso vai, però… altrimenti saranno guai con la tua fidanzata!”

Fidanzata?! Alan sussultò. Possibile che le conclusioni dell’ispettore fossero già arrivate a questo punto?

“Hai… hai ragione! Bene, allora vado!” disse infine, aprendo finalmente la porta.

“Bene, figliolo: vai e colpisci: il tuo vecchio fa il tifo per te!”

“Grazie ancora, papà… di cuore!”

“E… abbi giudizio, mi raccomando!” concluse Asuka Sr., alzando bonariamente un dito ammonitore.

“Questa è per lei, Spade!” disse A1.

Piccato, il focoso responsabile della Genetica, fu incapace di accusare il colpo: “Se lei intende modificare le sue disposizioni” ribatté, sarcastico “non ha che da dirmelo, signore!”

“Non si scaldi, amico” rispose il capo, più pacatamente “basta che intervenga solo quando proprio sarà il momento!”

“Ora come ora, la questione è nelle mani di Chandler, non certo nelle mie!”

“Non mi dica quello che so già… Sensitiva, in che stato si presentano le riparazioni?” si informò allora.

“Siamo quasi a buon punto, signore” rispose il capo-sezione “stimo ancora tre o quattro ore!”

Harper fece un rapido calcolo e sospirò: “Neanche interpretassimo la favola di Cenerentola. All’incontrario, però…!”[6]

 



[1] In riferimento alla Fiamme del destino (by Lord Martiya).

[2] Vedi capitolo precedente.

[3] Sempre la mania del calcio…!

[4] E, mai come adesso, si tratterebbe di un nome appropriato.

[5] Sì, forse ha ragione Lord Martiya: forse Alan mangia proprio il quadrifoglio a colazione!

[6] Cioè come se la protagonista avesse dovuto aspettare la mezzanotte per trasformarsi in una principessa!

  
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