Capitolo
04: Un vizio di famiglia
“È inutile nonno… non verrà di certo fuori così solo perché lo chiami
urlando.”
fece Roh, esasperata. Erano in giro da ore e ovviamente non avevano
trovato
nessuno.
“Tu non lo conosci come lo conosco io! So che verrà fuori!”
“Infatti eccomi qui!” fece una voce.
La ragazza fermò subito la sua moto, evitando solo per pochi centimetri
di
prendere in pieno Fantomius, che era saltato fuori dal nulla davanti a
loro.
“Immagino ne sia passato di tempo… Commissario Pinko.” continuò il
ladro, senza
riuscire a nascondere un velo di tristezza. “Forse troppo.”
“Sapevo saresti saltato fuori!” esclamò l’altro, sorridendo. “Ora
finalmente
posso arrestarti e-”
“Mi spiace, ma non intendo fermarmi. Sai, sono leggermente fuori posto.
Però,
quando ti ho sentito chiamarmi, non potevo restare nascosto aspettando
di
ripartire.”
“E tu credi davvero che io ti lascerò-”
Ma Pinko si dovette interrompere quando cominciò a tossire forte,
subito
soccorso dalla nipote.
Il ladro gentiluomo restò a osservarlo, mentre un crescente senso di
colpa si
faceva largo dentro di lui.
“Sai… penso che la smetterò con i furti.” disse, cogliendo di sorpresa
i due.
“Dopo ciò che ho visto qui, non credo di poter continuare.”
“Che cosa vuoi dire?”
Fantomius sorrise.
“Il mio erede è un eroe. È il salvatore dell’intero pianeta. In un
certo senso,
ha ristabilito il mio nome. Ed è per questo che non ho intenzione di
infangarlo
ulteriormente. Non appena tornato a casa, appenderò il costume al muro.
E lì
rimarrà, finché un giovane papero non lo ritroverà solo molti, molti
anni
dopo.”
Pinko restò a osservarlo. Poi, con sua grande sorpresa, il ladro si
portò una
mano sulla maschera.
“Ma prima di andare… penso sia giusto lasciarti un regalo d’addio.”
fece, per
poi levarsela.
“Quackett, eh?” disse lui, osservando il suo volto. “Hai già provato a
farmi
credere di essere lui e-”
Ma il papero si avvicinò interrompendolo. “Tira pure. Non è una
maschera. Sono
davvero io.”
Il vecchio commissario lo guardò in silenzio.
“Quindi, alla fine… eri davvero tu…” fece a bassa voce, osservandolo
rimettersi
la maschera.
“Già. Ora sai la verità, vecchio mio.”
“Umpf. Non sono poi così vecchio.” rispose lui, sorridendo. “Ora va, e
ringrazia che nella fretta di uscire mi sia dimenticato le manette a
casa!”
Fantomius annuì, per poi superarlo.
“Sai cosa mi mancherà più di tutto?” fece, fermandosi. “I tuoi
inseguimenti.
Erano quelli a darmi la motivazione per continuare. Mi divertivano.”
Dicendo ciò riprese ad allontanarsi, finché non scomparve.
“Nonno… ne sei sicuro?” domandò Roh.
“Mi sono sempre chiesto chi si nascondesse dietro quella maschera… E
anche se
non so come sia possibile che lui fosse qui, come se non fosse passato
un solo
giorno, ora mi è tutto chiaro. Quell’ultimo messaggio che Fantomius mi
inviò
settant’otto anni fa, nel quale mi ringraziava… Ora ha finalmente
senso.”
Pinko si calmò sul sedile del sidecar.
“Torniamo a casa, Roh.” disse chiudendo gli occhi. “Sono stanco e non
vedo
l’ora di dormire… Voglio tornare a inseguirlo, proprio come facevo
tanti anni
fa…”
La ragazza annuì, rimettendosi alla guida e sorridendo tristemente.
“Fantomius… il più grande rivale di mio nonno… Non pensavo che
l’avrei mai
incontrato di persona. Immagino dovrei ringraziarlo… se mai lo dovessi
rivedere.
Non ho mai visto il nonno così felice.”
Con questi pensieri in testa, mise in moto.
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Paperopoli,
1998
Archimede stava finendo di sistemare una nuova invenzione, quando la
luce di un
lampione fuori dalla finestra venne oscurata.
“È da tempo che non vieni a trovarmi… Paperinik.” fece senza girarsi.
“Volevo ringraziarti. Anche a nome di Fantomius.”
“Immagino che sia riuscito a tornare al suo tempo allora, vero?”
“Già. Non abbiamo capito come fosse finito qui, ma alla fine siamo
riusciti a
risolvere la questione. Mi ha detto di chiederti scusa per non essere
riuscito
a passare a salutarti e ringraziarti.”
“Capisco… Beh, sono contento per lui. Sarebbe stato un crudele scherzo
del
destino se fosse rimasto qui.”
“Non hai idea di quanto…” rispose il papero mascherato, per poi
allontanarsi.
Solo a quel punto l’inventore si girò.
“Non potevo certo dire… che il nonno aveva scritto su un suo diario che
un
giorno il suo amico Lord Quackett gli raccontò di un curioso episodio
che aveva
vissuto.”
Paperopoli,
1920
“Ne sei sicuro caro?” chiese Dolly, osservando il suo amato nascondere
il suo
costume in una delle stanze segrete.
“Sì. Ormai per Fantomius è giunto il momento di riposarsi.”
“È successo qualcosa l’altro giorno, vero?”
Quackett sorrise. “Non hai idea di cosa… e un giorno te lo racconterò
volentieri.”
“Ma sei certo di poter sopportare una vita noiosa come quella di un
nobile?”
“No di certo. Però, non posso più usare i panni di Fantomius. Quelli
serviranno
in futuro a un altro coraggioso papero.”
“Non riesco proprio a capire cosa vuoi dire.” fece Dolly Papera,
sospirando ma
sorridendo subito dopo.
“Voglio dire… che intendo partire per un lungo viaggio intorno al
mondo… e mi
piacerebbe che tu mi accompagnassi. E non solo in questo viaggio.”
Dolly sgranò gli occhi.
“Vuoi dire-”
“Sì.” la interruppe lui. “Direi che siamo stati semplici complici per
troppo
tempo, no?”
“Sarebbe fantastico!”
“Prima però, devo inviare l’atto di proprietà di questa villa.”
“Come?” fece lei sorpresa.
“Oh, non ti preoccupare. L’atto verrà consegnato solo tra qualche
decina
d’anni… a un certo Gastone Paperone, ma all’indirizzo di Paolino
Paperino. E
dovrà risultare come il premio di una lotteria.”
1998,
da qualche parte sul pianeta Terra
Un papero dai capelli neri, che indossava una maglietta dello stesso
colore,
appoggiò la mano sul bordo di una rupe, per poi tirarsi su con forza.
“Forza amore… ci siamo.” disse, cominciando a tirare una corda.
Pochi secondi dopo, la testa di una papera fece capolino da sotto.
Il compagno la osservò tirarsi su, mettendosi seduta sul bordo come se
niente
fosse: era una papera dai capelli biondi, che indossava una semplice
maglietta
da marinaio, decorata con un farfallino attorno al collo.
“Da qui c’è un’ottima vista, Oliver.” fece Della, ammirando il
paesaggio.
“Già.”
“Sapevo che vi sarebbe piaciuto.” fece una voce ben nota ai
due, che si
girarono, ritrovandosi faccia a faccia con il Razziatore.
“Mi chiedevo quanto ci avresti fatto aspettare.” fece Oliver, per nulla
spaventato.
“Dai tempo al tempo. Creare un paradosso non è così
facile come
può sembrare.” rispose lui.
“Allora hai incontrato mio fratello, eh?” domandò la papera,
ridacchiando.
“Anche troppe volte.” sbuffò il criminale temporale. “Allora,
avete portato quello che vi avevo chiesto?”
“Certo.” rispose Oliver, per poi tirare fuori dalla tasca un grosso
diamante
rosa. “Il Monte Rosa è tutto tuo.” concluse, lanciandolo al ladro, che
lo prese
al volo.
“Avevo sentito di quanto fosse bello… e le leggende su di lui
dicevano il
vero. Mi frutterà un bel po’ di quattrini.”
“E per l’altra cosa che ti avevamo chiesto?” domandò Della.
“Sì, ho fatto anche quello.” rispose lui, tirando fuori
da sotto
il mantello una fotografia che le consegnò.
I due paperi la osservarono, sorridendo.
“Crescono velocemente, eh?” disse la papera, guardando Qui, Quo e Qua
che
sorridevano mentre andavano sullo skateboard, ignari di essere stati
fotografati.
“Ancora non capisco perché li avete affidati a quel papero.
Stando con
lui, rischiano di diventare anche loro degli squilibrati che vanno in
giro con
un mantello.”
“Beh, non che con noi il rischio fosse minore, anzi! All’epoca
ignoravamo
che anche il mio caro fratello si fosse dato a una doppia vita. Credo
che alla
fine sia un difetto di famiglia.” spiegò Della.
“Già, sebbene credo sia più colpa di mio nonno. Anche se effettivamente
loro
avevano un ottimo potenziale. Mi hanno messo un candelotto di dinamite
sotto la
sedia come se niente fosse. E ho sentito che hanno risolto parecchi
misteri con
i loro zii.”
“Già. Anche da dove vengo io sono piuttosto famosi. Non come loro
zio, ma
anche loro hanno lasciato il segno nella storia.”
“Bene… Ora direi che è meglio andare.” fece Oliver. “Abbiamo dato un
orario ben
preciso, sarebbe maleducato da parte nostra non presentarci. Non pensi
anche
tu, Dolly cara?”
“Temo proprio di sì, Phantom.” rispose lei, ridacchiando, per
poi tirare
su con la corda un zainetto, da cui estrasse un costume rosso e uno
nero.
Il Razziatore sghignazzò e si girò, per poi lasciarsi avvolgere dal
vortice del
tempo.
“Ogni volta che li incontro non posso fare a meno di ridere.”
fece scomparendo. “Paperinik è l’eroe che combatte i criminali…
e sua
sorella, assieme al marito, sono due famosi ladri internazionali.
L'ironia
della sorte mi sorprende sempre.”