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Autore: MagicRat    02/03/2014    2 recensioni
"Ripensò alle numerose case dove aveva abitato. Di alcune conservava solo una vaga memoria, appartamenti che aveva condiviso per brevi periodo con alcuni amici.
Ad altre invece era più affezionato e le collegava a particolari ricordi"
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bruce scese dalla macchina e si calcò il berretto scolorito sulla testa.
La casa era stata verniciata con un colore diverso e avevano sostituito la porta, per il resto era come se la ricordava, come l’aveva trovata quando vi era andato ad abitare nei primi anni Ottanta.
Non ripensava molto volentieri a quel periodo, ma almeno era servito a far nascere uno dei suoi dischi a cui era più affezionato.
Una signora di mezza età, piuttosto paffuta e con le guance arrossate uscì sotto il portico.
“È il Signor Anderson?” gli chiese.
Bruce scosse la testa.
“È qui per vedere la casa?” chiese ancora la donna.
“No…cioè, si. Ho visto l’annuncio sul giornale e sono venuto a dare un’occhiata. Abitavo qui, un volta”
“Capisco” la donna – evidentemente era lei che si occupava della vendita – guardò l’orologio che portava al polso  “Senta, se vuole può entrare un attimo. Finché non arriva il prossimo cliente”
“Davvero? Mi piacerebbe molto, grazie” Bruce si avvicinò per entrare e quando le passò vicino, la signora non diede segno di averlo riconosciuto. Il suo ego si sentì lievemente offeso
“Evidentemente ascolta altra musica” pensò.
La casa era spoglia. Erano presenti solo alcuni mobili, ma alle pareti non c’era nessun quadro o altre decorazioni. Percorse il corridoio ed aprì lentamente la porta d quella che era stata la sua camera da letto. Notò che i precedenti proprietari non avevano modificato la sua destinazione. A quanto pareva, però, loro non avevano avuto il bisogno di installare un registratore a quattro piste in quella stanza. Sorrise e tornò in soggiorno.
Stare in quella stanza gli riportò alla mente numerosi ricordi.
Decise di concentrarsi su una fredda giornata di inizio 1982.
 
Versò il caffè bollente nella tazza. Aveva aperto tutte le finestre della casa lasciando che il freddo invernale invadesse ogni stanza.
Bevve il liquido scuro e ingoiò alcune pastiglie nella speranza che il mal di testa che lo aveva tormentato per tutta la notte smettesse.
Fuori era tutto ricoperto da uno strato bianco. Da piccolo gli piaceva la neve. Era capace di giocare per ore con la sua sorellina.
Ora tutto quello a cui riusciva a pensare era che presto si sarebbe sciolta a avrebbe reso il terreno fangoso e sporco.
“L’importante è iniziare la giornata con un pensiero positivo” si disse amaramente.
Terminato il caffè lasciò la tazza nel lavandino e chiuse le finestre.
 Purtroppo quel giorno la biblioteca era chiusa, altrimenti si sarebbe seppellito tra i libri fino per riemergere solo nel tardo pomeriggio. Come alternativa, decise di andare a fare una passeggiata nella campagna vicino casa. Forse il freddo l’avrebbe aiutato a ragionare meglio.
Aveva litigato con gli altri ragazzi, il pomeriggio precedente. Non solo con Danny, come succedeva normalmente, ma con tutto il gruppo. Perfino Garry gli era sembrato piuttosto contrariato, anche se si era limitato a starsene in un angolo ad accordare il suo basso.
Era partito tutto da quelle dannate canzoni. Le aveva scritte e registrate a casa, solo con la chitarra e l’armonica e sembravano una buona base di partenza per il nuovo disco.
Invece appena le suonava con il gruppo perdevano tutto il loro “oscuro fascino”, come l’aveva definito Jon.
Dopo l’ennesima prova, esasperato, stanco e nervoso, Bruce aveva dato la colpa agli altri che, a loro volta, si erano infuriati con lui.
Ripensandoci, Bruce doveva ammettere che avevano tutte le ragioni del mondo, visto che si limitavano a suonare esattamente come voleva lui.
Era arrivato sulla sponda di un piccolo lago.
Il sottile strato di ghiaccio era ricoperto di neve, ma in alcuni punti si vedeva ancora l’acqua.
Quando era nervoso gli piaceva andare a camminare lungo i margini di un fiume. Non sapeva perché, ma l’idea che potevano guidarlo fino al mare lo tranquillizzava e lo faceva rilassare.
Se seguiva i margini di quello stupido laghetto fangoso, invece, cosa avrebbe ottenuto? Niente. Sarebbe tornato sempre al punto di partenza, sempre al solito schifosissimo punto.
Si sedette su una roccia e prese la testa fra le mani. Odiava quel lago. Odiava avere quei pensieri negativi. Odiava essersi comportato come uno stronzo con gli altri ragazzi e non essersi scusato. E odiava tornare nei posti dove aveva vissuto da bambino a inseguire vecchi, tristi fantasmi. Odiava…
Interruppe il flusso di pensieri, concentrando la sua attenzione selle nuvolette di vapore che si condensavano ad ogni suo respiro.
Appena si fu calmato si rimise in piedi. Faceva freddo e lui aveva solo la sua giacca di pelle. Mentre tornava verso casa pensò che poteva guardare un film e riposarsi, visto che la passeggiata non era servita a molto.
Con sorpresa, però, si accorse che c’era una macchina parcheggiata nel suo cortile.
Un ammasso di giubbotti e sciarpe scese dall’auto e iniziò a battere i piedi a terra per riscaldarsi.
“Maledizione, Bruce, dove eri finito? Mi si sta congelando il culo!”
“Steve?” Bruce si avvicinò all’amico “Cosa ci fai qui?”
“Sono venuto a trovarti. Possiamo entrare? Credo di avere un principio di congelamento”
Entrarono in casa e come prima cosa Bruce accese il fuoco nel camino in soggiorno.
“Ti va una Coca?” propose poi. Steve si era seduto il più vicino possibile al fuoco nel disperato tentativo di riacquistare un po’ di calore.
Annuì e Bruce andò a prendere due lattine di Coca Cola in cucina. Le posò su un tavolino e si sedette sul divano.
Poi non disse più niente.
Steve lo osservò mentre sorseggiava la sua Coca, ma lui non gli prestò la minima attenzione. In effetti,  non stava prestando la sua attenzione a nulla in particolare. Se ne stava semplicemente lì, seduto sul divano.
“Allora?” chiese Steve.
Bruce finalmente lo guardò “Allora cosa?”
“Voglio dire, ieri non è stata esattamente la miglior giornata in studio di registrazione del secolo”
“No, io… Senti, mi dispiace, ok? Adesso però vorrei stare da solo”
Steve appoggiò con un gesto rabbioso la lattina vuota sul tavolo “Porca miseria, Bruce! Vuoi spiegarmi cosa c’è che non va?”
“Niente. Non c’è assolutamente niente che non va”
“Allora perché ti sei comportato come un coglione ieri?”
“Ho detto che mi dispiace, va bene? Sono stato un po’ incasinato nell’ultimo periodo”
“Devo dire che hai trovato il modo migliore per risolverli, i tuoi casini. Chiuderti qui dentro a scrivere canzoni da depresso!”
Fu in quel preciso istante che Bruce lo colpì. Gli tirò un pugno in faccia e Steve cadde a terra.
Restarono immobili per alcuni istanti, Bruce ancora proteso in avanti con il pugno chiuso e Steve seduto sul pavimento con la mano sul naso. Entrambi si guardarono stupefatti.
Fu Steve a rompere il silenzio, appena si accorse che stava perdendo sangue dal naso.
Scattò in piedi “Il mio naso! Il mio naso!”
“Oh, cazzo. Scusami. Scusami! Ti ho rotto il naso, Steve?” chiese preoccupato Bruce.
“Ma no che non mi hai rotto il naso, coglione! Me lo hai solo fatto sanguinare. Brutto…” con la mano libera, Steve prese un giornale dal tavolino e lo usò per picchiare Bruce sulla schiena.
“Steve, smettila! Mi dispiace, smettila!” si rannicchiò e cercò di proteggersi la testa con le braccia. Aspettò che i colpi terminassero e guardò Steve da dietro il braccio.
“Hai finito?”
Steve brandì minacciosamente il giornale contro il viso dell’amico “E ringrazia che non sono Big Man. Altrimenti ti avrei ridotto a livello molecolare”
Bruce si raddrizzò “Vuoi… vuoi un tè caldo?” chiese timidamente.
Come risposta, Steve ricominciò a colpirlo sulla schiena “E credi che un tè caldo mi sistemerà il naso?”
“Va bene, va bene! Basta, ho capito!” dolorante, Bruce andò in bagno a prendere del cotone, quando tornò in soggiorno, vide con grande sollievo che Steve aveva posato il giornale sul tavolino. Era seduto  sul divano e si sistemò un po’ di cotone nella narice sanguinante.
“Ho fame” annunciò poi. Ormai era ora di pranzo.
“Vado a prendere qualcosa da mangiare. In casa non c’è niente” Bruce indossò il giubbotto e prima di uscire infilò ancora una volta la testa in soggiorno.
“Sicuro che non vuoi un tè caldo?”
Steve gli lanciò la lattina di Coca Cola vuota e lui uscì senza aggiungere altro.
 
Al suo ritorno fu accolto dalla sua stessa voce.
Steve era ancora in soggiorno e stava ascoltando assorto la demo del disco.
Senza dire una parola, Bruce si sedette al suo fianco. Aveva riconosciuto subito lo sguardo dell’amico: era lo sguardo che assumeva ogni volta che lo aiutava ad uscire dai vicoli ciechi in cui spesso Bruce si infilava mentre registrava nuovi dischi.
“Mi piace l’armonica, qui” disse Steve, più a sé stesso che a Bruce.
Spense la musica e aggiunse “Queste canzoni non saranno mai così… così… non so come definirle, ma non saranno mai le stesse registrate con il gruppo”
“E quindi cosa dovrei fare?”
“Pubblicalo così com’è”
“Dici che è una buona idea?”
Steve sollevò le spalle “Pensaci un po’. Adesso voglio mangiare”
Bruce gli passò una confezione di lasagne già cucinate e iniziarono a mangiare.
“Senti Steve, mi dispiace per… per il tuo naso”  disse Bruce dopo alcuni istanti di silenzio.
“Cercherò di sopravvivere così orrendamente mutilato”
“Se ti può consolare non può diventare peggio di come era prima” Bruce si spostò appena in tempo per evitare la spinta di Steve.
“Ha parlato Mister Naso Perfetto”
 
“Signore?”
Bruce si riscosse dai suoi ricordi.
“Mi dispiace, ma è arrivato il prossimo cliente” la paffuta agente immobiliare era al suo fianco e lo stava gentilmente invitando ad uscire dalla casa.
Lui annuì, lanciò ancora un’occhiata al soggiorno e uscì sotto il portico, dove un uomo stava aspettando il suo turno.
Indossò gli occhiali da sole per ripararsi dalla luce e ringraziò la signora per averlo fatto entrare.
“Un’ultima cosa: lei sa se c’è un laghetto, qui vicino?” le domandò prima di salire in macchina.
“Laghetto? Oh, no. No, quel posto è stato bonificato alcuni anni fa”
Bruce la ringraziò ancora una volta e uscì soddisfatto dal cortile.
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'Sera :)
A causa di problemi vari e di quella bruttissima cosa chiamata "università" credo che per un po' non riuscirò a pubblicare altri capitoli. 
Però sto cercando disperatamente l'ispirazione per allungare (almeno un pochino) questa ff.
A presto!
  
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