Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: Colli58    02/03/2014    5 recensioni
“Che diavolo è quella roba?” Chiese la Gates spostando gli occhiali e facendoli scivolare sul naso.
“Reperti di un caso.” Rispose tranquillo Esposito.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Richard Castle, Victoria Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E' il seguito della shot Achab.
_______________________________

Kate per l’ennesima volta gettò sul letto la giacca che aveva appena provato davanti allo specchio.
Sbuffò mettendosi una mano in fronte ed una sul fianco.
Castle la raggiunse mentre si abbottonava la camicia.
“Non so che cosa diavolo mettermi…” Sbottò vedendolo.
“Uh! Eravamo negli Hemptons, potevamo fare shopping…” commentò Castle con un sorriso divertito. Di solito sua moglie non si preoccupava molto di cosa indossare per andare al lavoro, ma quella mattina era particolarmente agitata.
Lei si voltò a guardarlo con uno sguardo scocciato. Castle alzò le spalle e si avvicinò.
“Ti posso prestare una mia camicia se ti va.” Mormorò accarezzandole le spalle nude e giocherellando con le spalline del reggiseno.
Kate sbuffò di nuovo. “Ti prego, ti prego Castle, promettimi che non farai come tuo solito e… ti lascerai coinvolgere in qualsiasi cosa Esposito e Ryan abbiano preparato per l’occasione.” Disse muovendo le mani convulsamente davanti ai suoi occhi.
“Tesoro, sta tranquilla, sarò molto inglese.” Rispose lui fermandole le mani e appoggiando la fronte su quella di lei, che invece si divincolò espirando rumorosamente.
“E poi chi ti dice che stiano aspettando proprio noi?” Aggiunse lui alzando gli occhi al soffitto e girandosi per seguire i suoi movimenti.
Kate aprì la bocca e lo guardò di nuovo con quello sguardo accondiscendente di chi sta parlando con un bambino. “Stiamo parlando di Ryan ed Esposito.” Commentò.
“Due comari…” replicò Castle con un sorriso maligno. “Due servette, due parrucchiere per signora…” continuò e Kate finì col sorridere. “Ok, ci siamo intesi.” Replicò avanzando verso di lui e posando la mano sulla sua bocca per fermare il suo sproloquio.
“Andiamo Kate, mettiti qualcosa di tranquillo, entra al distretto come tutti gli altri giorni. Non raccogliere le provocazioni e vai avanti. Quando non percepiranno nessuna tua reazione, smetteranno.”
Kate cercò di aggiustarsi i capelli. Si infilò una maglietta leggera sopra i jeans e prese una giubba color antracite. “Avranno letto l’articolo come tutti, non lasceranno cadere la cosa.” Rispose a bassa voce.
“Sono stata una stupida.” Replicò per l’ennesima volta.
Castle la prese per le spalle e la voltò verso di sé. “Ehi…” le disse scuotendo il capo e cercando i suoi occhi.
“Potrai sempre sostenere che non hai detto nulla del genere, che quello che hanno scritto se lo sono inventato. Se vuoi querelo pure Brent ed Hellen. Basta che però ti calmi e lasci perdere questa storia.” Le disse accarezzandole il viso. Non voleva vederla così, voleva solo che stesse tranquilla e serena, il modo migliore per poter concepire un figlio. Lo stress non aiutava.
“Resta il fatto che l’ho detto e querelarli non servirà a nulla.” Rispose lei cercando di aggrapparsi agli occhi di suo marito. “Tua madre ieri sera è stata fin troppo gentile prendendola con leggerezza, però mio padre non mi ha nemmeno chiamato. Immagino quanto sia imbarazzato.” Aggiunse mordendosi le cuticole del pollice sinistro.
“Da quell’articolo io ne esco quasi come una ninfomane e… certo mio padre avrà apprezzato il dettaglio.”
Castle sorrise cercando di calmarla. “Jim avrà avuto i suoi impegni. E mia madre ne ha sentite di tutti i colori nella sua vita e non certo solo per merito del sottoscritto. Non vedo perché preoccuparsi tanto. Non mi sembravi così in ansia ieri sera…”
“Castle…” si lamentò lei debolmente. Lui sorrise accarezzandogli le spalle.
“Mi sembrava ti avesse divertito il mio costume…” aggiunse ammiccando. “Il mio Ricky junior stava una favola con i dentini e la pinna caudale…”
Lei lo schiaffeggiò su una spalla, ma non poté trattenere un sorriso. “Guai a te se questa cosa viene fuori in qualche modo. Potrai dire addio al tuo piccolo Ricky.” Lo minacciò.
Castle spalancò gli occhi. “Ma come, avevamo deciso di… avere quei due o tre piccoli Castle o sbaglio? Se mi eviri come farai?”
“Troverò una soluzione.” Rispose lei secca.
“Non è colpa tua se hai un marito superdotato… Qualcuno schiatterà di gelosia, è normale.” Aggiunse lui con la sua aria da sufficienza e lei lo prese per un orecchio.
“Ho un marito super-idiota, non solo superdotato…” disse lasciando la presa solo quando lui cominciò a gridare “Mele! Mele!”
Castle si massaggiò l’orecchio martoriato. “Quindi ammetti che sono superdotato…” disse abbassando il capo su di lei e spingendola gentilmente contro la porta dell’armadio.
Kate si trovò inchiodata all’anta di legno con il corpo di Rick che premeva su di lei.
“L’ho detto solo per provocare Hellen e mortificare Brent, non ti montare la testa.”
Castle si mosse contro di lei con decisione maggiore. “Sicura?”
Entrambi gemettero e lei accolse le labbra di Castle con passione. Per alcuni minuti le sue mani vagarono sul suo torace, sbottonandogli la camicia. Trovò il suo petto caldo e abbassò la testa per baciarlo. Lo morse appena sopra il cuore e Castle grugnì respirando forte.
“Castle non abbiamo tempo.” Sibilò lei, presa dal calore del suo corpo.
“Ha cominciato tu, mi hai aperto la camicia…” Rispose gongolando. Kate sbuffò. Non poteva negare che il contatto con lui la stava eccitando, l’idea di tornare a letto la solleticava molto, ma non poteva permetterselo.
“Anche Ryan arrivava tardi quando lui e Jenny cercavano di avere un bambino.” Mormorò Castle al suo orecchio, fece poi scorrere la punta della lingua sul suo padiglione auricolare.
Un altro gemito sommesso di Kate lo fece inebriare. Le tolse dalle spalle la giubba ma lei lo fermo.
“Ti giuro che vorrei trascinarti nel letto un’altra volta, ma non possiamo. Castle…” Rispose lei cercando di trovare la forza di allontanarlo. Non ne aveva alcuna voglia ma doveva.
“Bene…” Disse lui lasciandola libera dal suo abbraccio e allontanandosi dal suo corpo. “Ma stasera continuiamo da dove abbiamo interrotto.” Disse maliziosamente accarezzandole il viso e le labbra arrossate con il pollice. Kate si chiese dove diavolo le trovasse le energie per essere sempre così caldo.
“Sei tu che mi fai impazzire.” Rispose Castle allo sguardo interrogativo di lei.
Kate si rimise la giubba e si ravvivò i capelli con le mani con l’intendo di prendere aria al collo e al viso.
Suo marito sapeva mandarla in estasi e sapeva anche leggerle dentro. Scosse il capo per tornare ai suoi pensieri.
“Preparati Moby Dick…” Riuscì a dirgli evitando di guardarlo mentre si sistemava la camicia e la infilava nei pantaloni. Lo trovava sexy quando lo faceva, ma quella mattina indugiare sul suo aspetto fisico oppure sulle allusioni a quel soprannome non la faceva certo calmare.
“Hai gli ormoni letteralmente a soqquadro.” Valutò Castle guardandola sistemarsi evitando il suo sguardo.
“Mmh” commentò lei in tutta risposta. Forse era vero. Forse aver cessato l’uso del contraccettivo agiva su di lei in qualche modo, ma forse era solo il desiderio di lui a farla sentire così.
Castle preparò le chiavi della macchina, prese cellulare e giacca senza perderla di vista. La seguì in tutti i suoi movimenti, sembrava assorta e per un momento almeno fu sollevato nel vederla impegnata in qualcosa e non presa dallo sconforto per quello stupido articolo.
Gina lo aveva chiamato la mattina stessa per discutere della cosa. Non c’era molto da dire, in fondo era solo un po’ di gossip alla newyorkese, un piccolo scandalo che sarebbe durato poco. Paula doveva solo evitare che la cosa sfuggisse di mano ai media più insistenti, quelli che erano capaci di arrivare a scavare nel passato pur di vendere due copie in più di una rivistaccia da due soldi. Aveva evitato accuratamente di riferire a Kate della critica fatta dalla sua editor in merito alla scarsa raffinatezza di sua moglie, forse a causa del suo lavoro, battuta a cui lui stesso aveva risposto con sagacia. Gina sapeva bene cosa aveva perso, sebbene lui aveva sempre pensato che a letto fosse mediocre e che quindi non avesse mai apprezzato a pieno i suo potenziale. Una tomba a confronto di Kate, il cui fuoco sembrava tutt’altro che spento nonostante il week-end molto attivo tra le lenzuola.
Gina non aveva gradito molto la sua replica a riguardo e gli aveva sbattuto il telefono in faccia.
Quando entrambi furono pronti si trovarono davanti alla porta d’ingresso. Castle diede le chiavi della macchina a Kate e lei uscì per prima.
Lui la fermò prendendola per un braccio. “Niente panico, andrà tutto bene.” Le disse baciandola sulla fronte.
Kate scosse il capo. “Lo spero, ma so già che sarà una giornata pesante.” Replicò trascinandolo con sé per una mano.

Al distretto Esposito gongolava guardando l’orario con insistenza.
“Non mi sembra vero. Stavolta Beckett l’ha fatta grossa.” Disse con un sorriso divertito e compiaciuto. Ryan sorrise di rimando e poi si girò a guardare la scrivania di Beckett.
Davanti al suo monitor stava appoggiata una lunga fiocina da pesca subacquea, un collare canino di piccole dimensioni con una catenella attaccata ed un metro da sarto. Sul monitor era stato incollato un foglio con una frase. “KIT per la pesca d’altura. Vogliamo le prove.”
Ryan tornò a guardare l’amico. “Credi che sia vero? Che l’abbia detto veramente? Il ledger non è proprio attendibilissimo riguardo a certe cose.”
Esposito si voltò a guardarlo sorridendo. “Non è importante. E’ un’occasione troppo ghiotta per non coglierla.” Alzò la mano e scambiò un cinque con Ryan che annuì.
“Chissà Castle come volerà in alto. Lui sicuramente ne è uscito come un pornodivo. Lo inviteranno a fare provini?”
Esposito rise e si diede una spinta sulla sedia fino a farla scorrere alla sua scrivania. “Lui sarà così pieno di sé che avrà un sorriso a 52 denti. Beckett sarà funerea.”
La Gates li raggiunse guardando incuriosita gli oggetti sulla scrivania di Beckett.
“Che diavolo è quella roba?” Chiese spostando gli occhiali e facendoli scivolare sul naso.
“Reperti di un caso.” Rispose tranquillo Esposito.
“E immagino non abbiano nulla a che fare con l’articolo comparso giusto l’altro ieri sul ledger vero?” Aggiunse con sarcasmo. Esposito e Ryan negarono entrambi con il capo contemporaneamente.
“E sapete anche che se decidesse di uccidervi entrambi io le darò tutte le attenuanti del caso, vero?” Sottolineò con forza. La Gates si girò e scrutò il volti degli agenti presenti. Annuirono tutti.
Si rimise gli occhiali a posto. “Sapete a cosa andate incontro.” Commentò rigirando la cartella con i documenti che aveva in mano e poi tornò a passi lenti verso il suo ufficio. Un omicidio interno non era quello che desiderava per la giornata. Che fosse vera o no quella affermazione rilasciata dal ledger, la situazione poteva diventare imbarazzante. Il signor Castle era un tipo abituato a certe cose, Beckett poteva prendersela piuttosto male. Confidò nel senso di umorismo di tutti, compreso quello della sua detective.
La fortuna, se così la poteva chiamare, voleva che il sindaco ed il capo della polizia fossero amici di Castle, altrimenti quel piccolo scandalo avrebbe coinvolto il distretto con un peso ben diverso. Lei non gradiva quel genere di pubblicità, non era certo adatta ad un distretto di polizia, ma non poteva nemmeno negare che la presenza di Castle portava finanziamenti consistenti da parte dei suoi ricchi amici. Era una fonte di risorse dopotutto.
“Hai chiamato Lanie?” Bisbigliò Ryan all’indirizzo di Esposito, mentre i colleghi si muovevano lenti in attesa che scattasse l’ora x, l’ora di arrivo di Beckett e consorte.
“E’ occupata, ma…” alzò il suo smarthphone e lo mostrò a Ryan, “documenteremo tutto.”

Quando arrivarono nel parcheggio del distretto. Kate scese e guardò perplessa le finestre ai piani superiori.
“Fidati, ci stanno aspettando.” Disse a Castle che mise le mani in tasca e alzò le spalle.
“Calma e spirito di gruppo.” Rispose lui. “Nello specifico mai negare, mai ammettere. No comment.”
“Chiamalo specifico.” Commentò lei divertita dalla sua faccia da schiaffi. Indubbiamente lui sapeva giostrarsi meglio di lei in certe cose. Sorrise scuotendo il capo.
“Basta che non mi chiami Moby Dick proprio qui…” la ammonì Castle camminandole accanto ed insieme entrarono nel palazzo.
“Piuttosto che cosa ti ha detto a riguardo Gina?” Chiese cercando di fare l’indifferente. Arrivarono alla porta dell’ascensore e vi entrarono. Castle fece una smorfia. “Nulla di che, mi stava chiedendo aggiornamenti sui capitoli che devo consegnare al più presto.” Mentì in parte. Guardò davanti a sé e si sistemò i capelli davanti allo specchio dell’ascensore.
“Castle?” Lo richiamò lei.
“Si?”
“Menti schifosamente.” Kate si avvicinò e gli diede un bacio veloce. “Mi racconti dopo.” Aggiunse e lui deglutì. “Ok…” disse facendo una smorfia di dolore. Doveva trovare il modo di addolcire quella pillola altrimenti erano guai. “Comunque le ho detto che a tuo confronto lei è frigida, ti può bastare?”
Kate rise. Suo marito sapeva anche essere velenoso quando serviva. Soprattutto aveva imparato a farlo con le ex mogli nel caso in cui diventavano troppo invadenti.
Quando uscirono dell’ascensore e si trovarono dopo pochi passi avanti alla scrivania di Beckett, la donna rimase ferma a guardare. Le mani sui fianchi e lo sguardo truce.
“Forte…” disse Castle andando a prendere in mano la fiocina e giocandoci come un fucile. Kate lo guardò chiudendo gli occhi e sbuffando. “La prossima volta che andiamo al mare la voglio provare, ma prima potrei provarla su Esposito!” Disse Castle voltandosi di scatto e armando la fiocina con la leva a molla.
“Castle, posa quella roba potresti ferire qualcuno.” Kate rise senza cercare di fermarlo. Tolse lentamente il cartello dal monitor e lo appallottolò lanciandolo contro il collega che, minacciato dalla stessa arma che aveva fornito loro, si stava nascondendo sotto il tavolo.
“Ve lo potete scordare!” Commentò ad alta voce scuotendo il capo.
“Espo, Rick ha una buona mira ma è un po’ pasticcione con i meccanismi. Non sfiderei la sorte, potrebbe partire un colpo.” Disse prendendo in mano il collarino ed il metro da sarto.
Castle si mosse e fece finta di giocherellare con il pulsante di rilascio. “Kate si spara con questo?” Chiese conferma e lei annuì.
Stavolta sotto tiro ci fu Ryan che imitò il collega abbassandosi sotto la scrivania.
Ryan diede un colpo ad Esposito con la spalla. “Non è stata un’idea felice quella della fiocina.”
Castle sorrise compiaciuto e poi abbassò l’arma, quindi liberò la molla, scaricando il colpo. Posò la fiocina accanto alla scrivania di Beckett e guardò il viso teso della moglie, ferma a masticarsi un labbro. Osservò i gingilli che aveva in mano e si scambiarono un sorriso divertito. Dopotutto non era andata tanto male. Si avvicinò al suo orecchio e mormorò: “non ti serve questa roba, tu sai bene come tenerlo al guinzaglio.” Lei rise e regalò il piccolo collare al marito. Gli fece l’occhiolino e lui l’afferrò posandolo nel cassetto della scrivania. “Magari per stasera…” aggiunse lei a bassa voce. Lui strabuzzò gli occhi divertito.
Esposito notò il momento di distensione e si alzò lentamente, camminò con una certa baldanza verso di loro.
“Passate bene le vacanze? Pescato nulla?”
Kate lo squadrò. “In effetti ho pescato un capodoglio senza perdere arti e... un ufficio pieno zeppo di tonni!”
Si rigirò con la sedia e fece un cenno verso il colleghi che un po’ alla volta spuntavano da dietro le scrivanie e da altri uffici.
“Noto con piacere che amate tutti leggere…” Aggiunse Castle sorridendo. “E lo so, sono un mito!”
Alzò le mani e un applauso partì dalle retrovie. Ryan rise ed Esposito sbuffò mandandolo al diavolo.
Kate lo congelò con lo sguardo.
“Ma la fiocina non dovrebbe averla Kate?” Chiese Ryan ad Esposito ignorando i due, rimarcando il poco velato doppio senso. Esposito scosse il capo.
“Beh, tecnicamente lei ne ha dieci. Dovreste vedere la mia schiena certe mattine…” Rispose Castle mostrando le mani.
“Castle?” Sibilò Kate.
“Caffè tesoro?” Disse quindi all’insegna della moglie. Non attese risposta e si diresse con le mani in tasca verso la saletta ristoro.
“Espo, tu vuoi morire oggi vero?” Aggiunse quindi Kate all’indirizzo di Esposito.
Il detective strinse gli occhi. “Chiamami Ismael. Perché? Vuoi darti ad altra pesca d’altura?”
Lei si alzò lentamente.
“No, direi che ho già vinto il primo premio. Ed il primo che fiata ancora su questa storia farà i doppi turni per un mese intero.” Disse andando all’ufficio della Gates.
Quando vi entrò dopo aver bussato, il capitano non sembrava sorpresa di vederla li.
“Qualche problema detective?” Chiese lei.
“Chiedevo solo quali fossero gli ordini per la settimana…” Aggiunse con tranquillità. In fondo Castle aveva ragione. Bastava non dare loro troppo gioco. Il suo marito bambino però aveva l’ego grande quanto un grattacielo e il suo commento era stata proprio… come aveva detto? Inglese? Ma alla Gates almeno non sembrava importare. Apprese gli ordini e poi si voltò per uscire dall'ufficio.
“Tutto bene lì fuori?” Chiese infine la Gates incuriosita.
“Oh, sì. Castle stava per uccidere Esposito con la fiocina. Non si dovrebbero lasciare attrezzi pericolosi non custoditi negli uffici. I bambini possono farsi male.” La Gates rise.
“Lo so capitano, non è una bella pubblicità per il distretto. Mi dispiace, solo che è gossip e a parte fare querele inutili…” cercò di scusarsi Kate.
Il capitano si sistemò meglio sulla sedia. “Beh lei ha sposato un… individuo di una certa fama. Il signor Castle ha gli occhi puntati su di sé qualsiasi cosa faccia, immagino non sia facile convivere con una cosa del genere.”
Kate annuì contrita. “Già.” Si sentiva a disagio, gli scherni dei colleghi erano una cosa, ma se la presenza di Castle al distretto diventava cattiva pubblicità lo avrebbe perso come partner.
Sorrise rendendosi contro all’improvviso quanto fosse del tutto assurdo il suo timore. Lei e Castle stavano cercando di avere un figlio e se e quando fosse arrivato era ovvio che la loro collaborazione al distretto sarebbe cambiata radicalmente.
Un figlio avrebbe cambiato tutto. Sorrise e la Gates sembrò turbata dal suo atteggiamento.
“La cosa la diverte?” Chiese incuriosita.
“No, io stavo pensando ad un'altra cosa… Comunque non succederà più, mi spiace. Davvero.”
La Gates tornò ad appoggiarsi con i gomiti alla scrivania. “Ci conto, ma so che potrebbe succedere di nuovo. Spero non in questi termini.”
“Signore, sono solo chiacchiere…” mentì per cercare di mitigare la cosa.
“Quindi non è la donna fortunata che dicono sia?”
La battuta della Gates la lasciò di stucco. Sorrise. “Al contrario, sono fortunata più di quanto dicono.” Ammise stringendo le labbra. “Per molte ragioni capitano. E non… solo… per quella che scrivono.” Si prese tutto il tempo per scandire e dare peso alle singole parole.
Al diavolo, era fortunata, aveva un uomo caldo e forte, eccitabile, sensuale e focoso. Ed era bello, ricco ed intelligente. Era fottutamente fortunata, e a parte qualche sbavatura sulla reale età mentale di Castle in certi momenti, non aveva nulla da vergognarsi su suo marito.
La donna annuì. “Torni ai suoi incarichi detective e stia lontano dai giornali.”
Kate obbedì e uscì sorridendo dall’ufficio. Era andata meglio del previsto. Castle era seduto sulla sua sedia accanto alla scrivania e il suo caffè fumante era lì ad aspettarla. Lo guardò sorridendogli e poi diede uno sguardo feroce ai due amici e colleghi. Sedette alla sua scrivania sotto lo sguardo attento di Castle.
“Stai bene?” Chiese lui. Lei si voltò stringendo gli occhi.
“Inglese eh?”

___________________________________________

Pensando alle connivenze, c'era ancora qualcosina da dire.

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Colli58