Capitolo 35: L’ultima scelta
A |
lan
camminava di buon passo verso la villetta degli Haneoka, mostrando tutti i
sintomi del giovane innamorato al primo appuntamento: pelle d’oca, brividi
lungo la schiena, sudori freddi e farfalle nello stomaco.
A
onor del vero, tali sintomi non derivavano precisamente dall’ansia del
programma serale, bensì dal precedente colloquio poco prima intercorso col suo
“austero” genitore…
*Ma
perché l’ho spinto a parlare? Non potevo restarmene zitto, accidenti a me e
alla mia testa di cavolo?!*
James
Watson accusò il colpo. Lapalissianamente, quella severa autocritica altro non
era che un’accusa di Marlowe diretta a lui!
*Come
cavolo gli è saltato in testa di dirmi che si era innamorato della Ladra Lucifer
e che poi l’ha lasciata perdere per incompatibilità
professionale?! Certe volte non capisco se mio padre ci fa o ci è…! Bel
modo di far sapere al proprio figlio che sua madre è stata, in realtà, una
seconda scelta!*
A
quell’ultimo pensiero gli tremarono le gambe e dovette fermarsi per tergersi la
fronte sudata, dopo essersi aggrappato a un lampione.
Una
domanda piuttosto bizzarra si era insinuata nella sua mente (non è dato sapere
se la responsabilità di ciò ricadesse più sull’Emotiva o sulla Cerebrale): cosa
sarebbe successo se l’ispettore Asuka avesse operato una scelta meno… razionale? Insomma, se suo padre avesse
deciso di dare ascolto ai suoi soli sentimenti e si fosse messo con la donna
che era stato incaricato di arrestare, lui, Asuka Jr., sarebbe forse nato da…
In
Centrale Operativa ci fu uno scossone piuttosto forte e quasi nessuno riuscì a
rimanere in equilibrio!
“Che
cavolo ci combina, Kirby?!” gridò adirato A1, nel comunicatore.
“Chiedo
venia, signore” rispose il capo della Motoria “ma se la Neuro mi toglie quasi
tutta la corrente nervosa, io come ce lo tengo in piedi, il ragazzino?!”
Lew
Harper soffiò. Rip Kirby aveva ragione.
“Marlowe,
Watson” comunicò “vedete di farlo smettere con questi inopportuni… esercizi
mentali!” (evitò di proposito il sinonimo volgare).
“Facciamo
il possibile” rispose Marlowe “ma col sistema di selezione ancora in
disservizio non è facile indirizzarlo al meglio!”
*Che
bella serata che si prospetta!* si disse Harper, accusando anch’egli un
discreto brividone.
“Ci
penso io, capo” intervenne il responsabile della Genetica “mi è venuta un’idea!”
Benché
quell’affermazione non gli suonasse proprio benissimo, A1 rispose: “D’accordo,
signor Spade… ma badi bene a quello che fa!!”
“Si
fidi di me!”
Dopo
qualche secondo, accompagnato da un lungo respiro, Alan si era rilassato.
“Ma
che sciocchezza vado a pensare?!” si disse a voce alta “Ogni individuo deriva
dalla precisa unione di due gameti distinti! Se mio padre mi avesse fatto con
un’altra donna, io non sarei io: sarei qualcun altro!”
*O
qualcun’altra…!* stava per venirgli in mente anche questo scabroso pensiero, ma
il suo capo emotivo riuscì a bloccarglielo in tempo.
Restava
comunque il fatto che sua madre non era stata il primo amore di suo padre, in
quanto i suoi genitori si erano innamorati reciprocamente solo dopo che avevano
ripreso a frequentarsi, in seguito alla rinuncia dell’ispettore a continuare
nell’inseguimento della misteriosa Ladra Lucifer!
La
cosa gli dispiaceva un po’, nei riguardi della sua povera mamma… come
anzidetto, la ricordava pochissimo, ma in modo sufficiente per avere ancora davanti
l’immagine di una persona dolcissima che manifestava continuamente il suo
grandissimo affetto sia al figlioletto che all’allora giovane marito.
“Una
seconda scelta… tsk!!” borbottò.
Poi
si riboccò di colpo…
“Aridagli…!!”
imprecò A1 “E adesso cosa c’è, ancora?!”
Stavolta
Alan era rimasto quasi impietrito. Un altro pensiero “scomodo” o meglio una
rivelazione, gli era apparsa subitanea nel suo tormentato cervello: suo padre
aveva infine scelto la seconda donna
che gli interessava di più… certo, bisognava vedere se il suo sentimento per
quella ladra fosse stato corrisposto (come probabilmente non era) o magari si fosse
trattato - come lui stesso aveva lasciato intendere - di una semplice infatuazione.[1] Ciò però
non cambiava la sostanza delle cose: suo padre aveva optato infine per la
soluzione più comoda!
E
che diamine! Ma lui, suo figlio, non era stato lì lì per fare esattamente la stessa cosa, quando aveva
cominciato a guardare Lisa con occhi diversi e si era - nemmeno tanto
lentamente - avvicinato a lei?! D’accordo che in realtà non era così, in quanto
Lisa e Seya erano la medesima persona, ma questo lui lo ignorava quando già s’era
reso conto di essere al vertice di un triangolo che si sarebbe poi scoperto solo
virtuale!
E
non era presunzione: il nostro giovanotto lo aveva capito che anche Haneoka
teneva a lui in modo particolare. Anche se adesso era lecito chiedersi se la giovane
studentessa amasse il suo compagno di classe in quanto tale o lo amasse come
Seya, inseguita dal suo investigatore
preferito!
Non
che la questione avesse soverchia importanza[2] e sicuramente
ne aveva meno di quella reciproca: Alan Daiki Asuka amava Lisa Haneoka in
quanto tale o in quanto (ex) Ladra Saint Tail?
*È
vero che si tratta della stessa persona* meditò, riprendendo a camminare *ma io
non lo sapevo, fino a una settimana fa… quindi c’è poco da fare: è Seya, il mio
primo amore!*
Seya. La ladra Saint Tail. La misteriosa codina che gli aveva fatto bruciare
migliaia di calorie e consumato ettolitri di adrenalina; che gli aveva procurato
tante frustrazioni, ma anche altrettanti batticuori, perché non c’era stato nessun
suo saluto beffardo che non fosse stato accompagnato da un affettuoso bacio
aereo! E sempre, a voce o per iscritto, era poi arrivata l’immancabile
preghiera Continua a inseguirmi sempre!
o, meglio ancora Non rinunciare mai a
prendermi!
Ecco
il punto: lui era stato lì lì per rinunciare, cercando in Lisa quello che
vedeva in Seya e mettendo la sua ladra
in secondo piano. Aveva quasi abbandonato la sua fantastica avversaria, colei
che lo aveva reso felice, che l’aveva aiutato a smascherare tanti subdoli
furfanti, che gli aveva più volte salvato la vita.
No…
al di là di quello che poteva esserci stato fra la ladra Lucifer e l’ispettore
Heiji Asuka, non era affatto giusto imitare suo padre e quindi “tradire” Seya
per Lisa. Non era giusto per “nessuna delle due”!
“Sì”
si disse infine stringendo il pugno “se ho avuto la forza di scegliere fra Seya
e Rina e poi fra Seya e Sayaka… ebbene avrò anche il coraggio di scegliere fra
Seya e Lisa!”
Raddrizzò
la schiena, si tirò i lembi della giacca nuova e mosse nuovamente con passo
deciso verso l’ormai prossima dimora della sua “promessa”.
“Forza,
Alan” esclamò “senza paura: andiamo fino in fondo…!”
Nella
Centrale del Controllo Emotivo, Gus Chandler alzò la testa dall’apparato che
stava esaminando in quel momento e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Hai
sentito cos’ha detto, Sammy? Non sei contento?!”
“Non
cianciare, lavora” gli rispose di rimando il responsabile della Genetica
“altrimenti non andremo proprio da nessuna parte!”
L’altro
fece una risatina e tornò ad operare sul componente che stava sostituendo.
***
“Porca
miseria, Philip: ti sbrighi a ridurmi questa corrente del cavolo?!” protestò il
capo della Motoria.
“Secondo
te, cosa starei cercando di fare, razza di fesso?! Battere a scacchi il mio
collega della Cerebrale…?”
“Non
credo proprio” rispose quest’ultimo “anche perché sarebbe tempo sprecato!”
“E
allora datevi da fare, se volete che riesca a suonare questo dannato campanello.
E, già che ci siete, fate qualcosa anche per le gambe: lo sto tenendo su collo
sputo!”
Finalmente
i due addetti succitati riuscirono a ripristinare un decente equilibro fra le emozioni
che turbinavano nel corpo del giovanotto e Kirby ebbe finalmente modo di
premere il pulsante sopra la targhetta che riportava la scritta “Famiglia
Haneoka”.
Trascorsero
alcuni secondi lunghi come secoli… poi la porta si aprì e apparve la sua
“accompagnatrice”, agghindata con un completo comprendente una gonna marrone
chiaro, una camicetta verde oliva con maniche a sbuffo, un fiocco a righine
azzurre sulla scollatura, calze di seta nere e due graziosi stivaletti dello
stesso colore della camicetta. Indossava inoltre due bellissimi orecchini di
cristallo azzurro (in tono con il fiocco sul davanti) e la sua pelle emanava un
soave profumo molto… beh, diciamo… raffinato!
“Misericordia”
sussurrò Chandler, osservando il responso degli analizzatori olfattivi “nientemeno
che Trappola d’Amore n° 6: uno dei
più micidiali!!”
*Non
vorrà mica fare sul serio, proprio questa sera...?!* si chiese Marlowe,
abbastanza preoccupato.
“Ciao,
Alan…!!”
“Ciao,
Lisa…! Sei… sei molto carina, sai?”
“Grazie…
anche tu, davvero!” rispose la fanciulla, alludendo al suo vestito nuovo (uno
spezzato di foggia scozzese). Era insolito anche per lei vederlo senza il suo
severo look da “agente delle tasse”!
“Que…
questi sono… per te!” aggiunse lui, porgendole il mazzo di fiori che aveva
acquistato poco prima. Essendo alle prime armi in faccende del genere, si era
saggiamente fidato del giudizio professionale della gentile fioraia e aveva
fatto più che bene, dal momento che, nello stato d’animo che lo aveva pervaso
dopo essere uscito di casa e grazie alla sua inesperienza, avrebbe rischiato
addirittura di presentarsi con delle ortiche!
“Sono
bellissime, Alan… sei un tesoro!!” esclamò invece Lisa, contemplando quelle
bellissime orchidee. Poi si avvicinò per baciarlo sulla guancia e, così
facendo, gli provocò un vero e proprio shock! Non per il bacio, si capisce, ma
per la vista della sua acconciatura che non aveva notato, vista di fronte.
“Ha
la coda!! S’è fatta la coda” gridò il capo della Neuro, agitatissimo. Si volse
verso il Coordinatore: “ha visto, signore? La coda…!!”
“Ho
visto” rispose A1 con le mani dietro la schiena, ostentando una calma maggiore
di quanto non sentisse “ciò significa qualcosa di preciso, secondo lei?”
domandò poi al subordinato, fissandolo attentamente.
“Qualcosa
di molto preciso, signore: vuole
conquistarlo come Saint Tail!”
Lew
Harper sospirò lentamente: “Beh, dopotutto è quello che lui voleva, no?
Dovrebbe esserne contento!”
“Infatti
lo è, signore: lo vede bene” rimarcò, indicando il contatore del C.R. che era
arrivato alla quota di 1396 “ma la questione è un’altra… e, se prima avevo dei
dubbi, ora non ce li ho più!”
“Allude
forse al fatto che…”
“Alludo
al fatto che quando Seya vuole qualcosa, se la prende!!”
Suo
malgrado, il direttore della “Ripro”, chiamato a rapporto poco prima dal
Coordinatore, fu scosso da un forte brivido…
“Cosa
le prende, Spade?” gli chiese A1, ironicamente “Si sente male…?”
Questi,
punto sul vivo, s’irrigidì sull’attenti e batté i tacchi: “Nossignore, signore!
Tutto a posto, signore!”
“Mi
fa piacere… e mi auguro che lo sia anche la sua Sezione!”
“Il
check-up è stato completato questo pomeriggio: tutti gli apparati in ordine e
pronti all’impiego!”
“Bene”
rispose A1, tornando a sospirare “e voi, Marlowe?”
Anche
il capo-sezione emotivo si mise sull’attenti: “Siamo pronti anche noi, signore:
qualunque cosa, succeda, sapremo essere all’altezza della situazione. Glielo
prometto!”
“Ottimo”
Harper volse infine uno sguardo panoramico alla camera di controllo, ancora
parzialmente ingombra degli apparati facenti parte del sistema di selezione dei
segnali memo/percettivi “a quanto pare siamo nelle sue mani, Gus… quanto vi
occorrerà, ancora?”
“Tre
ore circa, signore. Dandoci dentro!”
“E
allora, coraggio. Dal canto nostro, noi cercheremo di tenerla a bada il più
possibile…!”
***
“Era
ora che ti decidessi a presentarcelo…!” disse la signora Eimi quando arrivò in
salotto per incontrare i due, rivolgendo al ragazzo un tenero sorriso piuttosto
materno…
Il
giovane investigatore accusò un discreto rimescolio nel sangue. Per la prima
volta guardava bene in viso la madre della sua ex-avversaria (nonché incognita
ex-avversaria di suo padre) e non poteva evitare di rimanere colpito dalla
straordinaria rassomiglianza con la ragazza dei suoi sogni, anche se la
bellezza della signora non era esattamente uguale, ma era più… come dire… profonda,
intensa!
Il
povero Marlowe si affrettò ad abbassare di parecchio la sensibilità
dell’elaboratore emotivo, onde impedire che cominciasse inopportunamente a
ticchettare, quando il capofamiglia fece “fortuitamente” capolino alle spalle
della moglie, esclamando: “Ah… ecco qui, finalmente, il nostro famoso ragazzo
prodigio…!”
Pure
occupato prevalentemente nella riparazione del sistema selettivo, il
“poliedrico” Gus Chandler poté notare in quelle parole una soffusa dose di sia
pur benevola ironia, che fece agitare per l’ennesima volta quel disgraziato
misuratore di adrenalina.[3]
Blackie
Wolfe dovette, come al solito, agire sul comando delle deglutizioni.
“Signor
Haneoka…!” disse il giovanotto, porgendo la mano.
“Alan…!”
borbottò il padrone di casa, stringendogliela vigorosamente.[4]
“Capo…”
Marlowe si era rivolto, nervoso, ad A1 “…ora che gli diciamo…?”
“Beh,
qualcosa di consono… per ingraziarcelo un po’, direi!”
“Sono…
molto felice di… conoscerla!” disse quindi il ragazzo a Genichiro.
“Mai
quanto me” ribatté quest’ultimo “sono lusingato che il miglior amico di mia
figlia sia un giovanotto di così grande talento!”
Alan
arrossì: “Gra… grazie! Lei è veramente molto gentile!”
“Non
c’è di che… e così, tu sei proprio il figlio di Heiji Asuka?”
“Sì,
signore!”
“E
come sta il nostro bravo ispettore? Sempre in gamba, eh…?”
“Beh…
se la cava, signore!” rispose l’altro, in tono asciutto.
“Mi
raccomando, salutacelo tanto!” ribadì Eimi, sorridendo.
C’era
qualcosa di strano dietro a quel sorriso (per fortuna Chandler era troppo occupato
per poterlo esaminare attentamente): “Non mancherò, signora!”
“Eh,
già… è proprio un gran brav’uomo, il nostro ispettore. Un vero difensore della legge: tenace,
accanito…”
“Caro”
lo interruppe la consorte, dandogli una gomitata secca nella schiena “forse
fanno tardi!”
“Ah,
ma certo…! Bene, bene” borbottò il marito, a malincuore “andate pure, allora!”
“Sì,
andate” ribadì la signora, strizzando l’occhiolino a Lisa, in risposta al suo
sincero sguardo di gratitudine filiale “e divertitevi!”
“Fate
attenzione, però, eh…?” si raccomandò il padre, che aveva storto un
sopracciglio all’ultima parola della moglie “E non fate troppo tardi, mi raccomando!”
“Dai,
papà” sbottò Lisa “non siamo più dei bambini…!”
“Appunt…”
stava per rimpallare Genichiro. Ma Eimi lo bloccò in tempo con un’altra
gomitata.
“Stai
tranquillo, tesoro: la nostra Lisa è in buone mani. Vero…?”
Punto
sul vivo, il ragazzo annuì allo sguardo fiducioso ma, nel contempo,
raccomandevole della signora: “Si fidino di me: la riporterò a casa prima delle
undici!”
“D’accordo,
Alan” rispose Eimi, tornando a sorridergli “buona serata!”
“Grazie,
mamma… noi andiamo” la ragazza afferrò velocemente il berretto e la borsetta,
colorate in tono col vestito e trascinò letteralmente per la manica il suo accompagnatore
fuori dalla porta.
***
“Da
questa parte, signorino: le abbiamo riservato il tavolo migliore!” disse
ossequiosamente il maître.
“Grazie.
Vieni, cara!” rispose Alan conducendo la sua graziosissima accompagnatrice.
Dopo
averli fatti accomodare e dopo avere preso le ordinazioni, il capo-cameriere
s’inchinò e tornò verso le cucine. Il sommelier, che lo accompagnava, stappò lo
Champagne, riempì i due calici, poi si inchinò anche lui, prima di ritirarsi.
“Come
mai sei così nervoso?” domandò Lisa al suo cavaliere, notando che quest’ultimo
continuava ad allontanare e ad avvicinare continuamente le posate alle
stoviglie.
“Nervoso?
Chi, io…?! Ma no!!” ribatté lui, cercando invano di darsi un tono.
“Alan…!”
lo rimproverò lei, rivolgendogli un sorriso dolcemente materno, del tutto
uguale a quelli che gli aveva rivolto la signora Eimi. Il detective sospirò,
rassegnato: a quella femmina non si poteva nascondere assolutamente nulla![5]
“Va
bene, hai ragione… in effetti credo di esserlo un po’!”
“E
come mai?” domandò lei, posando graziosamente il capo sulla palma della mano
destra, mentre continuava a sorridergli.
Approfittando
del fatto che si trovava seduto, Dick Tracy riuscì ad abbassargli la pressione
quel tanto da non farlo arrossire eccessivamente.
“Beh,
sai… dopotutto è la prima volta che porto una ragazza fuori. Non sono abituato,
a certe cose!”
“Solo
questo…?”
Alan
deglutì (l’assistente della Metabolica non ne poteva più di azionare
continuamente la leva apposita) facendo del suo meglio per non annegare
completamente in quegli stupendi occhioni celesti, che luccicavano alla luce
soffusa delle candele, prima accese dal cameriere.
“Beh,
no! Vedi, anche prima… coi tuoi… forse non ero ancora del tutto preparato!”
“Oh…!”
fece Lisa, abbassando lo sguardo e lasciando che la sua fronte si coprisse col
suo ciuffo castano. Alan sussultò: aveva lo stesso identico aspetto assunto
tutte quelle volte che le era stato di fronte come Seya, attenta a non rivelare
la sua identità (e meno male che stavolta il fiocco che le teneva i capelli era
verde, anziché nero)!
“Ti
capisco” aggiunse poi “e mi dispiace se ti sei sentito in imbarazzo!”
“Ma
no, figurati… non preoccuparti per questo!”
“Comunque…
penso ci sia dell’altro che ti inquieta. Mi sbaglio?”
Adesso
aveva intrecciato le mani, appoggiandovi il mento e lo guardava con aria di
profonda complicità. Lui si sentì piacevolmente rasserenato.
“Non
ti sbagli!” rispose, in un soffio.
“E
allora…?” insistette lei, sempre sussurrando.
Alan
si indicò la nuca: “Come mai hai messo la…”
La
ragazza gli rivolse un sorriso appena percettibile: “Perché… avevo
l’impressione che preferissi stare con lei, questa sera!”
Lui
corrugò le sopracciglia: “Non capisco: ti avevo pur detto che sarebbe stato
meglio se avessimo comunicato come Lisa e Alan!”[6]
“È
vero che lo hai detto. Però, quando mi hai visto, prima… ti si sono illuminati
gli occhi dalla gioia!”
“Cavolo…!!”
esclamò Marlowe.
“C’era
da aspettarselo” commentò Chandler mentre supervisionava il rimontaggio di un
pannello protettivo “con la Sensitiva di Seducy non si scherza!”
“Cretinate”
bofonchiò Watson, dal canto suo “il guaio è che quel minchione non impara e non
imparerà mai!”
“Buono,
Watson. Buono…!” lo ammonì il Coordinatore.
Sulle
prime, Alan non seppe che rispondere e tenne gli occhi leggermente bassi. Poi
mormorò: “Forse… forse hai ragione tu…!” si riscosse “Lisa, io…”
La
giovane donna scosse lentamente la testa, accentuando il suo dolcissimo
sorriso: “No, amore: va bene così!”
“Ma…”
Lei
lo bloccò ponendogli un dito sulle labbra: “È lei che ti ha conquistato… è lei
che ti ha ridato il sorriso. Perciò è giusto che questa sera la dividi con lei.
D’accordo?”
Alan
rimase un po’ soprappensiero, prima di ritrovarsi ad annuire: “Se… se lo dici
tu… d’accordo” portò allora la sua attenzione ai due calici spumeggianti e levò
il proprio “beh, allora… cin cin… Seya!”
“Cin
cin, Alan!”
I
calici tintinnarono dolcemente.
“Alla
sfida più bella della mia vita” aggiunse il detective, rialzando il bicchiere
“alla mia meravigliosa avversaria!”
“Al
mio fantastico segugio” rispose la ladra, imitandolo “anzi, al mio eroe!”
Bevvero.
Forse fu anche colpa dell’alcool… ma, dopo pochi istanti, assunsero entrambi il
colorito di un pomodoro maturo!
“Miseriaccia,
Dick: la pressione…!!” imprecò Marlowe.
“Si
consoli, capo” intervenne Murdock “la signorina non è più pallida di lui:
guardi piuttosto il livello del C.R.!”
Il
contatore stava arrivando in quel momento a 1438 punti…
“Non
male. Ma ne restano ancora 352 per raggiungere la biondina!”
“E
allora andiamo avanti, signore!”
Il
capo della Neuro lanciò uno sguardo obliquo al suo fido coadiutore, poi gli
mollò una pacca sulla spalla: “Hai ragione: avanti tutta!”
Nel
frattempo erano arrivati i primi e i due, come per un tacito accordo, si misero
silenziosamente a mangiare.
“Buona?”
chiese lei, dopo un po’, tanto per rompere il silenzio.
“Sì,
molto!” rispose lui.
Trascorse
qualche altro minuto…
“Che
silenzio” disse ancora Lisa (anzi, Seya) “sembra che non abbiamo più niente da dirci!”
“O
che non sappiamo da dove cominciare!” rispose Alan.
“Già…
e pensare che avevo tanto desiderato questo momento… un incontro dopo la verità, voglio dire. Poterti
parlare senza nascondere più niente, a cuore aperto! E adesso che lo posso
fare… non so più che cosa dire! Non è buffo?”
“Può
darsi” sospirò il ragazzo “ti confesso che è così anche per me…! Ma forse
dipende dal fatto che ormai ci siamo già detti tutto. Non a parole, magari… ma
con lo sguardo e con il cuore, certamente sì!”
Un
telepatico brivido scosse contemporaneamente le membra di Philip Marlowe e di
Virginia Breed.
“Penso
tu abbia ragione!” ribatté Seya, riprendendo a mangiare, mentre Alan la fissava
in silenzio.
“Ti
sta divinamente quella coda…!” dichiarò il ragazzo, dopo un po’.
Lei
trasalì e lo guardò, perdendosi nei suoi occhi, pressoché incantati. Abbozzò un
sorriso e replicò: “Come se fosse la
prima volta che la vedi!”
“Mi
sono chiesto spesso il perché di quell’acconciatura!”
“Beh,
era comoda durante il mio… lavoro!”
“Uhm…
così lunga? Mah…!”
“Poi
sapevo che ti piaceva” aggiunse allora lei, maliziosamente “no…?”
“Eufemisticamente
sì. In realtà, ne ero come ipnotizzato!”
L’ex-antagonista
tornò a sorridergli, per poi farsi leggermente seria: “Sai? Quelle volte che
riuscivi ad arrivarmi molto vicino mentre mi rincorrevi, avevo sempre una certa
paura che me l’agguantassi!”
Lui
scosse la testa: “Non avrei mai potuto farlo!”
Ancora
uno sguardo malizioso: “Ma non volevi catturarmi a tutti i costi?”
“Non
così, però!”
“E
allora come…?”
In
quella domanda c’era sicuramente lo zampino di Calamity Trapps, con l’ausilio
dell’ineffabile Serena Seducy che lanciò verso il povero detective una valanga
di ferormoni.
Il
suo malcapitato omologo, che stava effettuando una sorta di pre-collaudo “in
loop”[7] del
circuito di filtraggio, si beccò una scarica tale che avrebbe impressionato
persino l’equipe di Moroboshi!
“Ti
venisse un accidente, Serena” sbottò Chandler, incavolato “meno male che avevo
i guanti…!!”
“Mi
chiedo cosa ci aspetterà, quando avremo finito!” domandò, preoccupato Peter
Finch, uno dei suoi migliori assistenti.
“Zitto
e lavora!” lo redarguì il capo.
Alan
guardò perplesso la sua “codina” e scosse ancora la testa: “Mah… ora come ora,
non saprei...!”
“Lei
lo sa, capo?” non seppe resistere a chiederlo un assistente della sezione più
inferiore.
Ma
Spade non parve divertirsi: “Ridi, ridi…! Se l’amico Gus non riesce a ridarci
l’alimentazione in tempo, vedrai che razza di smacco: sarà peggio di tutti
quelli che la codina ci ha rifilato, messi insieme…!”
L’assistente
rabbrividì.
“Non
lo sai eh?” chiese con immutata malizia la fanciulla, una volta che i camerieri
ebbero portato i secondi.
“Deglutire!”
ordinò ancora una volta Wolfe.
Imprecando,
il suo povero assistente mise ancora mano alla leva linguale!
Conscio
di dover dire qualcosa, il “nostro” farfugliò la prima frase che gli venne in
mente: “Beh… penso in un modo piacev… insomma, simpatico…!”
“Depressione,
Dick!” comunicò Marlowe, osservando il suo galvanometro.
*Speriamo
che non scivoli sotto il tavolo!* si disse il responsabile cardiaco.
Lisa
sospirò, concentrandosi sul suo piatto: “Quello che so io… è che avevo una
paura folle che, prima o poi, tu riuscissi a prendermi davvero!”
“Credevo
che, in fondo, lo volessi…!” ribatté Alan
“Sì,
ma avevo troppa paura della tua : se tu mi avessi odiato, avrei finito di
vivere…!”
Colpito
da quelle parole, il detective sospirò, riflettendo.
“Non
ti nascondo che, quando ho scoperto la tua vera identità, una certa rabbia,
all’inizio, l’ho provata! Ma, per fortuna, le circostanze mi hanno dato il
tempo di pensare, prima di rivederti… e così ho potuto comprendere le tue
ragioni!”
Seya
si terse una lacrima furtiva: “Ti sarò sempre grata per questo, Alan!”
“Come
difensore della legge non ti approvo, bada” l’avvertì, alzando la forchetta “ma,
come amante della giustizia, ti capisco!”
Lei
sospirò: “Non sempre la legge difende la giustizia, tesoro!”
“Purtroppo
e così!” replicò lui, versandosi da bere.
“Tutti
quegli oggetti che ho sottratto non appartenevano ai loro possessori”
insistette la ragazza “ma a persone buone e deboli che erano state raggirate!”
“È
vero” replicò lui, in tono conciliante “tutti gli oggetti… con una eccezione, però…!”
concluse, ammiccando.
Seya
sbarrò gli occhi: “E quale?”
“Uno
ce n’era che apparteneva - legittimamente - al suo possessore. Ma tu l’hai
rubato lo stesso!” spiegò il detective, con noncuranza.
“Ma
di cosa stai parlando…?!”
“Di
questo qui!” rispose lui puntandoci il manico della posata.
Dopo
un attimo di smarrimento, l’adorabile ladruncola capì che il suo cacciatore non
intendeva affatto riferirsi alla cravatta… e comprese. Ma Virginia Breed non si
fece cogliere impreparata: “Hai ragione, caro! Ma cerca di capire: tu non
volevi darlo a nessuna…”
Quella
risposta, pronunciata con un tono di voce dolcissimo, lo lasciò completamente
spiazzato. Ma l’ex-ladra non aveva ancora finito…
“…e
sarebbe stato un vero peccato lasciare nel suo freddo involucro un prezioso cuoricino
come quello!”
“Hai…”
altra ennesima deglutizione “…hai sempre ragione tu, eh…?!”
“Non
sempre” ribatté lei, strizzando l’occhio “quasi!”
“Lo
spero… e poi non pensavo di essere così freddo!”
“Vedrai
che non lo sarai più, tesoro…!” dichiarò Seya, alzandosi in piedi.
E
così, una di fronte all’altro, favoriti dalle ridotte dimensioni del tavolino,
i due piccioncini si scambiarono un bacio talmente dolce da garantire un
incremento del livello relazionale di ben 190 punti, tale da farlo arrivare alla
quota di 1628.
***
“C’è
un’arietta deliziosa” disse Lisa, all’improvviso “non trovi?”
“Davvero!”
rispose Alan, tranquillamente.
Il
silenzio tornò a calare fra i due, interrotto solamente dal cantare dei grilli
che popolavano le aiuole del giardino D. Terminata la cena, avevano passeggiato
a braccetto per diversi isolati della cittadina, fin tanto che i loro passi li
avevano (inconsciamente?) condotti nel luogo dove, una certa sera, era svanito
l’incubo per il giovane detective di avere, per tutto quel tempo, dato la
caccia a un travestito![8]
Un
po’ per la stanchezza della camminata, un po’ per altri motivi, avevano deciso
di mutuo accordo di riposarsi su una panchina, la quale stava praticamente di
fronte a quell’orologio sopra il quale si era appollaiata Saint Tail quando gli
aveva - con somma gratitudine di Sammy Spade - svelato l’arcano.
Dopo
un bel po’, la ragazza si rassegnò ad essere lei a rompere il ghiaccio per
l’ennesima volta. Era sempre così che andava la faccenda: lasciatisi ormai
definitivamente alle spalle i loro famosi litigi, ogni volta che si trovavano
insieme, il ragazzo aveva sempre bisogno di essere sollecitato, per poi
dimostrarsi un loquace, arguto e piacevole interlocutore… salvo ammutolirsi, se
la conversazione doveva interrompersi, una volta che potevano riprenderla. L’ex-ladra
non aveva ancora capito a cosa attribuire questo strano fenomeno: alla
timidezza, alla riservatezza o a qualche cosa d’altro?
“Alan…?”
“Sì…?”
si scosse quest’ultimo, interrompendo le sue osservazioni astronomiche.
“Cosa
stai cercando? La cometa di Graham?”[9]
“Spiritosa…
dimmi!”
“Sei
felice…?”
Un
sorriso beato gli arrivò fin quasi agli angoli della bocca: “Felicissimo! E tu…?”
Lei
volse a sua volta lo sguardo verso il cielo stellato: “Anch’io… quasi!”
Alan
corrugò le sopracciglia: “Quasi…?!
Perché…?”
Non
ricevendo risposta, mise una mano sulla sua, rimanendo stupito da quanto era
calda.
“Lisa,
c’è qualcosa che non va…?”
Lei
si volse a guardarlo, mostrandogli un sorriso malinconico. Poi disse: “Rina mi
ha raccontato cos’è successo, stamattina!”
Blackie
Wolfe osservò con sgomento la zona di prelievo nutrizionale prosciugarsi quasi
completamente.
“MA
PORCA D’UNA VACCACCIA DI QUELLA SOZZA…!!!” imprecò Marlowe, non riuscendo a
impedirsi di dare un calcio alla sua consueta signorilità.
“E
ti pareva!!” commentò beffardamente Watson “Non c’è niente da fare: le femmine,
rivali o no, si coalizzeranno sempre contro i maschi!”
“Mentre
il contrario non avverrà mai” aggiunse Murdock “tanti auguri al sesso forte!”
“E
coglione!” concluse Spade.
“Da…
COFF… COFF… davvero??!”
“Davvero.
Non ha omesso nessun particolare!”
“Pure…!”
commentò, sgomento, Harper.
“Meno
male che questo ci fa gioco” intervenne Marlowe “guardate il contatore: questo
scherzo è costato a Rina 100 punti. Ora è a 1690!”
“Già,
ma noi quanti ne avremo persi, dentro Lisa?” si domandò A1.
“Forse
non molti, signore” rispose il coadiutore di Chandler “guardi i suoi occhi: non
sembra particolarmente arrabbiata!”
“Caro
Finch, è proprio quando una donna non
sembra particolarmente arrabbiata che io
mi preoccupo…!”
Ma,
a quanto pare, Finch aveva ragione, perché Lisa mantenne sempre un’espressione abbastanza
serena e Alan ne approfittò per intervenire, dopo aver fatto un’abbondante
provvista di ossigeno: “Beh… allora, se ti ha detto proprio tutto… dovresti anche sapere che…”
“…che
ti sei ritirato. Sì, lo so!” gli confermò, con un sorriso.
Sentendosi
pesare una ventina di chili in meno, Alan rimise fuori tutta l’aria che aveva
introitato prima.
“Che
dire?” aggiunse lei “Sei stato un vero gentiluomo! Immagino che pochi altri ci sarebbero
riusciti…!”[10]
“Ordinaria
amministrazione, piccola!” si gasò Spade, alquanto inopportunamente.
“Abbi
almeno il pudore di startene zitto, ipocrita” lo contestò Marlowe “perché
guarda che se non era per me…”
“State
calmi” li riprese A1 “Marlowe, badi bene a quello che gli fa dire, adesso!”
“Sissignore…!”
Dopo
essersi allentato la cravatta, Alan rimase a grattarsi la tempia per un lasso
di tempo considerevolmente lungo. Poi mormorò: “Non nego di volerle ancora
abbastanza bene, tutto sommato. Però tu…”
“So
anche questo” lo interruppe Lisa, prendendogli anche lei la mano “me lo ha
detto lei stessa!”
Il
ragazzo rimase interdetto: “Ah…!” esclamò, poi “E cos’altro ti ha detto…?”
“Che
ti vuole bene” rispose, accarezzandogli una guancia “e io le credo. Adesso le credo! E sai? Anch’io gliene
voglio!”
“Mi
fa molto piacere” sorrise “è bello che diventiate amiche” altro sospirone “beh,
allora è tutto a posto, no…?”
Mai
come in quella circostanza, per tutti i membri interni dell’organismo umano
maschile di Alan Daiki Asuka, i secondi sembrarono delle ore… e,
malauguratamente, la risposta che ricevette la Sensitiva non fu esattamente
quella auspicata…
“No…!”
Il
povero Philip Marlowe si lasciò cadere disfatto sulla sua console di lavoro:
“Virginia, Virginia” mugolò “tu mi farai impazzire…!!”
Dopo
qualche altro momento, impiegato a tentare di connettere le idee, il
malcapitato detective balbettò: “N… no? Come no…?!”
La
fanciulla gli puntò addosso i suoi occhi color del mare, senza più l’ombra di
un sorriso sulle labbra (la signora Breed ebbe però l’accortezza di non
mollargli la mano, giusto per evitare di far crollare definitivamente il suo
povero collega).
“Cosa
c’è fra te e Sayaka…?”
“Eccoci…!”
imprecò Lew Harper, rassegnato.
“Oh,
no: non di nuovo…!!” piagnucolò invece il povero Wolfe, osservando il
misuratore di saliva abbassarsi ancora una volta.
Ormai
decisamente stanco, Marlowe si lasciò tentare da una mossa piuttosto ingenua…
“Su,
Lisa…” disse Alan cercando di assumere, con un tenero sorriso, la maschera
della perfetta innocenza “…perché rovinare questa bella serata?”
Ma
era decisamente stupido, per il capo della Neuro, credere che la sua omologa
saintelliana gliel’avrebbe fratta passare liscia così… sempre che ci avesse
creduto davvero!
“E
allora rispondimi…!” rimpallò infatti Lisa, mettendogli le mani sulle spalle. Capita
l’antifona, il giovanotto annuì, ritornando discretamente serio.
“Non
c’è niente fra me e Sa…
“Ma
lei non ti piace? È questo che vuoi dire?”
“Non…
non esattamente” Kirby gli allentò ancora di più il nodo e gli slacciò il
colletto della camicia “per… per piacermi, mi piace. Ma da qui a…”
“Lo
sai perché ti ha ringraziato, quella volta? Lo sai perché voleva perdere quel velo?”
Alan
tornò a sospirare, mentre litri di sudore colavano dalla fronte del povero
Marlowe, prontamente asciugati dal suo fido assistente.
“Sì,
ora l’ho capito. Quello che invece capisco
un po’ meno, è perché glielo abbia rubato
tu…!”
“Perché
era la cosa più giusta da fare. Anche se… spesso si soffre, a fare la cosa
giusta!”
“Già…
ne so qualcosa anch’io…!”
Lentamente,
il detective le mise il braccio attorno alla spalla e l’attirò a sé… lei accusò
un leggero tremito, ma poi chiuse gli occhi e si abbandono completamente con la
testa appoggiata al suo petto.
“Sei
una persona meravigliosa… Seya” puntualizzò, accarezzandole dolcemente la famosa
coda (a Rip Kirby fece uno strano effetto poterla finalmente toccare) “e credimi,
sono veramente fiero di te!”
Alla
ragazza scappò un singhiozzo: “Ti amo, Alan…!”
“E
allora dovresti fidarti!”
“Certo
che… sniff… mi fido… sniff… ma… ho avuto sempre tanta paura di perderti… sniff…
e ce l’ho ancora… sniff… è più forte di me…!”
“Non
devi più avere paura, Lisa… guardami negli occhi…” lei lo fece e lui continuò
“…io non ho la benché minima intenzione… di corrispondere ai sentimenti di
nessuna… di nessuna donna che non sia tu!”
Lei
emise un altro leggero singhiozzo. Poi esclamò: “Baciami…!”
Anche
se la sezione Genetica non lo poteva ricevere, la dolcezza di quel bacio
“completo” fu tale da portare il C.R. di Lisa/Seya alla quota di 1863 punti! E,
ovviamente, nell’istante in cui i due punteggi s’incrociarono, il livello della
Takamya, in virtù del blocco di preferenza relazionale, venne automaticamente
ridimensionato al valore di 1290.
E così,
finalmente, dopo sette lunghissimi giorni dalla fatale realizzazione dell’Ipotesi Zero, la mitica “coda sacra” si
ritrovava nuovamente in testa!
[1] E, aggiungerebbe il sottoscritto, bisogna anche vedere se la ladra Lucifer (ovvero Eimi Hiwatari in Haneoka) si fosse mai accorta che Asuka Senior la stava inseguendo! Ma purtroppo la cara Megumi Tachikawa non è qui per raccontarcelo… la tirchia!
[2] Non ne aveva nemmeno pochissima, in verità: non è bellissimo essere amati da qualcuno proprio perché si è ciò che si vuole essere (un detective, nel caso di Alan)?
[3] Terrei a precisare che Genichiro Haneoka non mi è affatto antipatico (provo anzi una certa comprensione per lui: non dev’essere facile tenere a bada due donne come quelle che si trova in casa!), tuttavia mi diverte fargli interpretare la parte del padre geloso!
[4] Vi ricordate quel vecchio spot sui “Sofficini” Findus con la ragazza che presentava il moroso ai genitori? Uguale!
[5] E a chi altre…?
[6] Vedi capitolo 30.
[7] Senza il collegamento con l’apparato ricevente.
[8] Cfr. l’episodio. 10 (Il giorno più lungo di Asuka Jr.).
[9] Cfr. l’episodio 14 (La cometa natalizia).
[10] Chiunque abbia invece letto I’s”, di Masakazu Katsura, sa bene che un certo signor Ichitaka Seto aveva dimostrato ben più forza di volontà nei confronti di una certa Izumi Isozaki… e senza fortuite “interruzioni di corrente”!