Anime & Manga > Lisa e Seya
Segui la storia  |       
Autore: Andy Grim    25/06/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 35: L’ultima scelta

Capitolo 35: L’ultima scelta

 

A

lan camminava di buon passo verso la villetta degli Haneoka, mostrando tutti i sintomi del giovane innamorato al primo appuntamento: pelle d’oca, brividi lungo la schiena, sudori freddi e farfalle nello stomaco.

A onor del vero, tali sintomi non derivavano precisamente dall’ansia del programma serale, bensì dal precedente colloquio poco prima intercorso col suo “austero” genitore…

*Ma perché l’ho spinto a parlare? Non potevo restarmene zitto, accidenti a me e alla mia testa di cavolo?!*

James Watson accusò il colpo. Lapalissianamente, quella severa autocritica altro non era che un’accusa di Marlowe diretta a lui!

*Come cavolo gli è saltato in testa di dirmi che si era innamorato della Ladra Lucifer e che poi l’ha lasciata perdere per incompatibilità professionale?! Certe volte non capisco se mio padre ci fa o ci è…! Bel modo di far sapere al proprio figlio che sua madre è stata, in realtà, una seconda scelta!*

A quell’ultimo pensiero gli tremarono le gambe e dovette fermarsi per tergersi la fronte sudata, dopo essersi aggrappato a un lampione.

Una domanda piuttosto bizzarra si era insinuata nella sua mente (non è dato sapere se la responsabilità di ciò ricadesse più sull’Emotiva o sulla Cerebrale): cosa sarebbe successo se l’ispettore Asuka avesse operato una scelta meno… razionale? Insomma, se suo padre avesse deciso di dare ascolto ai suoi soli sentimenti e si fosse messo con la donna che era stato incaricato di arrestare, lui, Asuka Jr., sarebbe forse nato da…

In Centrale Operativa ci fu uno scossone piuttosto forte e quasi nessuno riuscì a rimanere in equilibrio!

“Che cavolo ci combina, Kirby?!” gridò adirato A1, nel comunicatore.

“Chiedo venia, signore” rispose il capo della Motoria “ma se la Neuro mi toglie quasi tutta la corrente nervosa, io come ce lo tengo in piedi, il ragazzino?!”

Lew Harper soffiò. Rip Kirby aveva ragione.

“Marlowe, Watson” comunicò “vedete di farlo smettere con questi inopportuni… esercizi mentali!” (evitò di proposito il sinonimo volgare).

“Facciamo il possibile” rispose Marlowe “ma col sistema di selezione ancora in disservizio non è facile indirizzarlo al meglio!”

*Che bella serata che si prospetta!* si disse Harper, accusando anch’egli un discreto brividone.

“Ci penso io, capo” intervenne il responsabile della Genetica “mi è venuta un’idea!”

Benché quell’affermazione non gli suonasse proprio benissimo, A1 rispose: “D’accordo, signor Spade… ma badi bene a quello che fa!!”

“Si fidi di me!”

Dopo qualche secondo, accompagnato da un lungo respiro, Alan si era rilassato.

“Ma che sciocchezza vado a pensare?!” si disse a voce alta “Ogni individuo deriva dalla precisa unione di due gameti distinti! Se mio padre mi avesse fatto con un’altra donna, io non sarei io: sarei qualcun altro!”

*O qualcun’altra…!* stava per venirgli in mente anche questo scabroso pensiero, ma il suo capo emotivo riuscì a bloccarglielo in tempo.

Restava comunque il fatto che sua madre non era stata il primo amore di suo padre, in quanto i suoi genitori si erano innamorati reciprocamente solo dopo che avevano ripreso a frequentarsi, in seguito alla rinuncia dell’ispettore a continuare nell’inseguimento della misteriosa Ladra Lucifer!

La cosa gli dispiaceva un po’, nei riguardi della sua povera mamma… come anzidetto, la ricordava pochissimo, ma in modo sufficiente per avere ancora davanti l’immagine di una persona dolcissima che manifestava continuamente il suo grandissimo affetto sia al figlioletto che all’allora giovane marito.

“Una seconda scelta… tsk!!” borbottò.

Poi si riboccò di colpo…

“Aridagli…!!” imprecò A1 “E adesso cosa c’è, ancora?!”

Stavolta Alan era rimasto quasi impietrito. Un altro pensiero “scomodo” o meglio una rivelazione, gli era apparsa subitanea nel suo tormentato cervello: suo padre aveva infine scelto la seconda donna che gli interessava di più… certo, bisognava vedere se il suo sentimento per quella ladra fosse stato corrisposto (come probabilmente non era) o magari si fosse trattato - come lui stesso aveva lasciato intendere - di una semplice infatuazione.[1] Ciò però non cambiava la sostanza delle cose: suo padre aveva optato infine per la soluzione più comoda!

E che diamine! Ma lui, suo figlio, non era stato lì lì per fare esattamente la stessa cosa, quando aveva cominciato a guardare Lisa con occhi diversi e si era - nemmeno tanto lentamente - avvicinato a lei?! D’accordo che in realtà non era così, in quanto Lisa e Seya erano la medesima persona, ma questo lui lo ignorava quando già s’era reso conto di essere al vertice di un triangolo che si sarebbe poi scoperto solo virtuale!

E non era presunzione: il nostro giovanotto lo aveva capito che anche Haneoka teneva a lui in modo particolare. Anche se adesso era lecito chiedersi se la giovane studentessa amasse il suo compagno di classe in quanto tale o lo amasse come Seya, inseguita dal suo investigatore preferito!

Non che la questione avesse soverchia importanza[2] e sicuramente ne aveva meno di quella reciproca: Alan Daiki Asuka amava Lisa Haneoka in quanto tale o in quanto (ex) Ladra Saint Tail?

*È vero che si tratta della stessa persona* meditò, riprendendo a camminare *ma io non lo sapevo, fino a una settimana fa… quindi c’è poco da fare: è Seya, il mio primo amore!*

Seya. La ladra Saint Tail. La misteriosa codina che gli aveva fatto bruciare migliaia di calorie e consumato ettolitri di adrenalina; che gli aveva procurato tante frustrazioni, ma anche altrettanti batticuori, perché non c’era stato nessun suo saluto beffardo che non fosse stato accompagnato da un affettuoso bacio aereo! E sempre, a voce o per iscritto, era poi arrivata l’immancabile preghiera Continua a inseguirmi sempre! o, meglio ancora Non rinunciare mai a prendermi!

Ecco il punto: lui era stato lì lì per rinunciare, cercando in Lisa quello che vedeva in Seya e mettendo la sua ladra in secondo piano. Aveva quasi abbandonato la sua fantastica avversaria, colei che lo aveva reso felice, che l’aveva aiutato a smascherare tanti subdoli furfanti, che gli aveva più volte salvato la vita.

No… al di là di quello che poteva esserci stato fra la ladra Lucifer e l’ispettore Heiji Asuka, non era affatto giusto imitare suo padre e quindi “tradire” Seya per Lisa. Non era giusto per “nessuna delle due”!

“Sì” si disse infine stringendo il pugno “se ho avuto la forza di scegliere fra Seya e Rina e poi fra Seya e Sayaka… ebbene avrò anche il coraggio di scegliere fra Seya e Lisa!”

Raddrizzò la schiena, si tirò i lembi della giacca nuova e mosse nuovamente con passo deciso verso l’ormai prossima dimora della sua “promessa”.

“Forza, Alan” esclamò “senza paura: andiamo fino in fondo…!”

Nella Centrale del Controllo Emotivo, Gus Chandler alzò la testa dall’apparato che stava esaminando in quel momento e si avvicinò al comunicatore intersezionale: “Hai sentito cos’ha detto, Sammy? Non sei contento?!”

“Non cianciare, lavora” gli rispose di rimando il responsabile della Genetica “altrimenti non andremo proprio da nessuna parte!”

L’altro fece una risatina e tornò ad operare sul componente che stava sostituendo.

***

“Porca miseria, Philip: ti sbrighi a ridurmi questa corrente del cavolo?!” protestò il capo della Motoria.

“Secondo te, cosa starei cercando di fare, razza di fesso?! Battere a scacchi il mio collega della Cerebrale…?”

“Non credo proprio” rispose quest’ultimo “anche perché sarebbe tempo sprecato!”

“E allora datevi da fare, se volete che riesca a suonare questo dannato campanello. E, già che ci siete, fate qualcosa anche per le gambe: lo sto tenendo su collo sputo!”

Finalmente i due addetti succitati riuscirono a ripristinare un decente equilibro fra le emozioni che turbinavano nel corpo del giovanotto e Kirby ebbe finalmente modo di premere il pulsante sopra la targhetta che riportava la scritta “Famiglia Haneoka”.

Trascorsero alcuni secondi lunghi come secoli… poi la porta si aprì e apparve la sua “accompagnatrice”, agghindata con un completo comprendente una gonna marrone chiaro, una camicetta verde oliva con maniche a sbuffo, un fiocco a righine azzurre sulla scollatura, calze di seta nere e due graziosi stivaletti dello stesso colore della camicetta. Indossava inoltre due bellissimi orecchini di cristallo azzurro (in tono con il fiocco sul davanti) e la sua pelle emanava un soave profumo molto… beh, diciamo… raffinato!

“Misericordia” sussurrò Chandler, osservando il responso degli analizzatori olfattivi “nientemeno che Trappola d’Amore n° 6: uno dei più micidiali!!”

*Non vorrà mica fare sul serio, proprio questa sera...?!* si chiese Marlowe, abbastanza preoccupato.

“Ciao, Alan…!!”

“Ciao, Lisa…! Sei… sei molto carina, sai?”

“Grazie… anche tu, davvero!” rispose la fanciulla, alludendo al suo vestito nuovo (uno spezzato di foggia scozzese). Era insolito anche per lei vederlo senza il suo severo look da “agente delle tasse”!

“Que… questi sono… per te!” aggiunse lui, porgendole il mazzo di fiori che aveva acquistato poco prima. Essendo alle prime armi in faccende del genere, si era saggiamente fidato del giudizio professionale della gentile fioraia e aveva fatto più che bene, dal momento che, nello stato d’animo che lo aveva pervaso dopo essere uscito di casa e grazie alla sua inesperienza, avrebbe rischiato addirittura di presentarsi con delle ortiche!

“Sono bellissime, Alan… sei un tesoro!!” esclamò invece Lisa, contemplando quelle bellissime orchidee. Poi si avvicinò per baciarlo sulla guancia e, così facendo, gli provocò un vero e proprio shock! Non per il bacio, si capisce, ma per la vista della sua acconciatura che non aveva notato, vista di fronte.

“Ha la coda!! S’è fatta la coda” gridò il capo della Neuro, agitatissimo. Si volse verso il Coordinatore: “ha visto, signore? La coda…!!”

“Ho visto” rispose A1 con le mani dietro la schiena, ostentando una calma maggiore di quanto non sentisse “ciò significa qualcosa di preciso, secondo lei?” domandò poi al subordinato, fissandolo attentamente.

“Qualcosa di molto preciso, signore: vuole conquistarlo come Saint Tail!”

Lew Harper sospirò lentamente: “Beh, dopotutto è quello che lui voleva, no? Dovrebbe esserne contento!”

“Infatti lo è, signore: lo vede bene” rimarcò, indicando il contatore del C.R. che era arrivato alla quota di 1396 “ma la questione è un’altra… e, se prima avevo dei dubbi, ora non ce li ho più!”

“Allude forse al fatto che…”

“Alludo al fatto che quando Seya vuole qualcosa, se la prende!!”

Suo malgrado, il direttore della “Ripro”, chiamato a rapporto poco prima dal Coordinatore, fu scosso da un forte brivido…

“Cosa le prende, Spade?” gli chiese A1, ironicamente “Si sente male…?”

Questi, punto sul vivo, s’irrigidì sull’attenti e batté i tacchi: “Nossignore, signore! Tutto a posto, signore!”

“Mi fa piacere… e mi auguro che lo sia anche la sua Sezione!”

“Il check-up è stato completato questo pomeriggio: tutti gli apparati in ordine e pronti all’impiego!”

“Bene” rispose A1, tornando a sospirare “e voi, Marlowe?”

Anche il capo-sezione emotivo si mise sull’attenti: “Siamo pronti anche noi, signore: qualunque cosa, succeda, sapremo essere all’altezza della situazione. Glielo prometto!”

“Ottimo” Harper volse infine uno sguardo panoramico alla camera di controllo, ancora parzialmente ingombra degli apparati facenti parte del sistema di selezione dei segnali memo/percettivi “a quanto pare siamo nelle sue mani, Gus… quanto vi occorrerà, ancora?”

“Tre ore circa, signore. Dandoci dentro!”

“E allora, coraggio. Dal canto nostro, noi cercheremo di tenerla a bada il più possibile…!”

 

***

“Era ora che ti decidessi a presentarcelo…!” disse la signora Eimi quando arrivò in salotto per incontrare i due, rivolgendo al ragazzo un tenero sorriso piuttosto materno…

Il giovane investigatore accusò un discreto rimescolio nel sangue. Per la prima volta guardava bene in viso la madre della sua ex-avversaria (nonché incognita ex-avversaria di suo padre) e non poteva evitare di rimanere colpito dalla straordinaria rassomiglianza con la ragazza dei suoi sogni, anche se la bellezza della signora non era esattamente uguale, ma era più… come dire… profonda, intensa!

Il povero Marlowe si affrettò ad abbassare di parecchio la sensibilità dell’elaboratore emotivo, onde impedire che cominciasse inopportunamente a ticchettare, quando il capofamiglia fece “fortuitamente” capolino alle spalle della moglie, esclamando: “Ah… ecco qui, finalmente, il nostro famoso ragazzo prodigio…!”

Pure occupato prevalentemente nella riparazione del sistema selettivo, il “poliedrico” Gus Chandler poté notare in quelle parole una soffusa dose di sia pur benevola ironia, che fece agitare per l’ennesima volta quel disgraziato misuratore di adrenalina.[3]

Blackie Wolfe dovette, come al solito, agire sul comando delle deglutizioni.

“Signor Haneoka…!” disse il giovanotto, porgendo la mano.

“Alan…!” borbottò il padrone di casa, stringendogliela vigorosamente.[4]

“Capo…” Marlowe si era rivolto, nervoso, ad A1 “…ora che gli diciamo…?”

“Beh, qualcosa di consono… per ingraziarcelo un po’, direi!”

“Sono… molto felice di… conoscerla!” disse quindi il ragazzo a Genichiro.

“Mai quanto me” ribatté quest’ultimo “sono lusingato che il miglior amico di mia figlia sia un giovanotto di così grande talento!”

Alan arrossì: “Gra… grazie! Lei è veramente molto gentile!”

“Non c’è di che… e così, tu sei proprio il figlio di Heiji Asuka?”

“Sì, signore!”

“E come sta il nostro bravo ispettore? Sempre in gamba, eh…?”

“Beh… se la cava, signore!” rispose l’altro, in tono asciutto.

“Mi raccomando, salutacelo tanto!” ribadì Eimi, sorridendo.

C’era qualcosa di strano dietro a quel sorriso (per fortuna Chandler era troppo occupato per poterlo esaminare attentamente): “Non mancherò, signora!”

“Eh, già… è proprio un gran brav’uomo, il nostro ispettore.  Un vero difensore della legge: tenace, accanito…”

“Caro” lo interruppe la consorte, dandogli una gomitata secca nella schiena “forse fanno tardi!”

“Ah, ma certo…! Bene, bene” borbottò il marito, a malincuore “andate pure, allora!”

“Sì, andate” ribadì la signora, strizzando l’occhiolino a Lisa, in risposta al suo sincero sguardo di gratitudine filiale “e divertitevi!”

“Fate attenzione, però, eh…?” si raccomandò il padre, che aveva storto un sopracciglio all’ultima parola della moglie “E non fate troppo tardi, mi raccomando!”

“Dai, papà” sbottò Lisa “non siamo più dei bambini…!”

“Appunt…” stava per rimpallare Genichiro. Ma Eimi lo bloccò in tempo con un’altra gomitata.

“Stai tranquillo, tesoro: la nostra Lisa è in buone mani. Vero…?”

Punto sul vivo, il ragazzo annuì allo sguardo fiducioso ma, nel contempo, raccomandevole della signora: “Si fidino di me: la riporterò a casa prima delle undici!”

“D’accordo, Alan” rispose Eimi, tornando a sorridergli “buona serata!”

“Grazie, mamma… noi andiamo” la ragazza afferrò velocemente il berretto e la borsetta, colorate in tono col vestito e trascinò letteralmente per la manica il suo accompagnatore fuori dalla porta.

***

“Da questa parte, signorino: le abbiamo riservato il tavolo migliore!” disse ossequiosamente il maître.

“Grazie. Vieni, cara!” rispose Alan conducendo la sua graziosissima accompagnatrice.

Dopo averli fatti accomodare e dopo avere preso le ordinazioni, il capo-cameriere s’inchinò e tornò verso le cucine. Il sommelier, che lo accompagnava, stappò lo Champagne, riempì i due calici, poi si inchinò anche lui, prima di ritirarsi.

“Come mai sei così nervoso?” domandò Lisa al suo cavaliere, notando che quest’ultimo continuava ad allontanare e ad avvicinare continuamente le posate alle stoviglie.

“Nervoso? Chi, io…?! Ma no!!” ribatté lui, cercando invano di darsi un tono.

“Alan…!” lo rimproverò lei, rivolgendogli un sorriso dolcemente materno, del tutto uguale a quelli che gli aveva rivolto la signora Eimi. Il detective sospirò, rassegnato: a quella femmina non si poteva nascondere assolutamente nulla![5]

“Va bene, hai ragione… in effetti credo di esserlo un  po’!”

“E come mai?” domandò lei, posando graziosamente il capo sulla palma della mano destra, mentre continuava a sorridergli.

Approfittando del fatto che si trovava seduto, Dick Tracy riuscì ad abbassargli la pressione quel tanto da non farlo arrossire eccessivamente.

“Beh, sai… dopotutto è la prima volta che porto una ragazza fuori. Non sono abituato, a certe cose!”

“Solo questo…?”

Alan deglutì (l’assistente della Metabolica non ne poteva più di azionare continuamente la leva apposita) facendo del suo meglio per non annegare completamente in quegli stupendi occhioni celesti, che luccicavano alla luce soffusa delle candele, prima accese dal cameriere.

“Beh, no! Vedi, anche prima… coi tuoi… forse non ero ancora del tutto preparato!”

“Oh…!” fece Lisa, abbassando lo sguardo e lasciando che la sua fronte si coprisse col suo ciuffo castano. Alan sussultò: aveva lo stesso identico aspetto assunto tutte quelle volte che le era stato di fronte come Seya, attenta a non rivelare la sua identità (e meno male che stavolta il fiocco che le teneva i capelli era verde, anziché nero)!

“Ti capisco” aggiunse poi “e mi dispiace se ti sei sentito in imbarazzo!”

“Ma no, figurati… non preoccuparti per questo!”

“Comunque… penso ci sia dell’altro che ti inquieta. Mi sbaglio?”

Adesso aveva intrecciato le mani, appoggiandovi il mento e lo guardava con aria di profonda complicità. Lui si sentì piacevolmente rasserenato.

“Non ti sbagli!” rispose, in un soffio.

“E allora…?” insistette lei, sempre sussurrando.

Alan si indicò la nuca: “Come mai hai messo la…”

La ragazza gli rivolse un sorriso appena percettibile: “Perché… avevo l’impressione che preferissi stare con lei, questa sera!”

Lui corrugò le sopracciglia: “Non capisco: ti avevo pur detto che sarebbe stato meglio se avessimo comunicato come Lisa e Alan!”[6]

“È vero che lo hai detto. Però, quando mi hai visto, prima… ti si sono illuminati gli occhi dalla gioia!”

“Cavolo…!!” esclamò Marlowe.

“C’era da aspettarselo” commentò Chandler mentre supervisionava il rimontaggio di un pannello protettivo “con la Sensitiva di Seducy non si scherza!”

“Cretinate” bofonchiò Watson, dal canto suo “il guaio è che quel minchione non impara e non imparerà mai!”

“Buono, Watson. Buono…!” lo ammonì il Coordinatore.

Sulle prime, Alan non seppe che rispondere e tenne gli occhi leggermente bassi. Poi mormorò: “Forse… forse hai ragione tu…!” si riscosse “Lisa, io…”

La giovane donna scosse lentamente la testa, accentuando il suo dolcissimo sorriso: “No, amore: va bene così!”

“Ma…”

Lei lo bloccò ponendogli un dito sulle labbra: “È lei che ti ha conquistato… è lei che ti ha ridato il sorriso. Perciò è giusto che questa sera la dividi con lei. D’accordo?”

Alan rimase un po’ soprappensiero, prima di ritrovarsi ad annuire: “Se… se lo dici tu… d’accordo” portò allora la sua attenzione ai due calici spumeggianti e levò il proprio “beh, allora… cin cin… Seya!”

“Cin cin, Alan!”

I calici tintinnarono dolcemente.

“Alla sfida più bella della mia vita” aggiunse il detective, rialzando il bicchiere “alla mia meravigliosa avversaria!”

“Al mio fantastico segugio” rispose la ladra, imitandolo “anzi, al mio eroe!”

Bevvero. Forse fu anche colpa dell’alcool… ma, dopo pochi istanti, assunsero entrambi il colorito di un pomodoro maturo!

“Miseriaccia, Dick: la pressione…!!” imprecò Marlowe.

“Si consoli, capo” intervenne Murdock “la signorina non è più pallida di lui: guardi piuttosto il livello del C.R.!”

Il contatore stava arrivando in quel momento a 1438 punti…

“Non male. Ma ne restano ancora 352 per raggiungere la biondina!”

“E allora andiamo avanti, signore!”

Il capo della Neuro lanciò uno sguardo obliquo al suo fido coadiutore, poi gli mollò una pacca sulla spalla: “Hai ragione: avanti tutta!”

Nel frattempo erano arrivati i primi e i due, come per un tacito accordo, si misero silenziosamente a mangiare.

“Buona?” chiese lei, dopo un po’, tanto per rompere il silenzio.

“Sì, molto!” rispose lui.

Trascorse qualche altro minuto…

“Che silenzio” disse ancora Lisa (anzi, Seya) “sembra che non abbiamo più niente da dirci!”

“O che non sappiamo da dove cominciare!” rispose Alan.

“Già… e pensare che avevo tanto desiderato questo momento… un incontro dopo la verità, voglio dire. Poterti parlare senza nascondere più niente, a cuore aperto! E adesso che lo posso fare… non so più che cosa dire! Non è buffo?”

“Può darsi” sospirò il ragazzo “ti confesso che è così anche per me…! Ma forse dipende dal fatto che ormai ci siamo già detti tutto. Non a parole, magari… ma con lo sguardo e con il cuore, certamente sì!”

Un telepatico brivido scosse contemporaneamente le membra di Philip Marlowe e di Virginia Breed.

“Penso tu abbia ragione!” ribatté Seya, riprendendo a mangiare, mentre Alan la fissava in silenzio.

“Ti sta divinamente quella coda…!” dichiarò il ragazzo, dopo un po’.

Lei trasalì e lo guardò, perdendosi nei suoi occhi, pressoché incantati. Abbozzò un sorriso  e replicò: “Come se fosse la prima volta che la vedi!”

“Mi sono chiesto spesso il perché di quell’acconciatura!”

“Beh, era comoda durante il mio… lavoro!”

“Uhm… così lunga? Mah…!”

“Poi sapevo che ti piaceva” aggiunse allora lei, maliziosamente “no…?”

“Eufemisticamente sì. In realtà, ne ero come ipnotizzato!”

L’ex-antagonista tornò a sorridergli, per poi farsi leggermente seria: “Sai? Quelle volte che riuscivi ad arrivarmi molto vicino mentre mi rincorrevi, avevo sempre una certa paura che me l’agguantassi!”

Lui scosse la testa: “Non avrei mai potuto farlo!”

Ancora uno sguardo malizioso: “Ma non volevi catturarmi a tutti i costi?”

“Non così, però!”

“E allora come…?”

In quella domanda c’era sicuramente lo zampino di Calamity Trapps, con l’ausilio dell’ineffabile Serena Seducy che lanciò verso il povero detective una valanga di ferormoni.

Il suo malcapitato omologo, che stava effettuando una sorta di pre-collaudo “in loop”[7] del circuito di filtraggio, si beccò una scarica tale che avrebbe impressionato persino l’equipe di Moroboshi! 

“Ti venisse un accidente, Serena” sbottò Chandler, incavolato “meno male che avevo i guanti…!!”

“Mi chiedo cosa ci aspetterà, quando avremo finito!” domandò, preoccupato Peter Finch, uno dei suoi migliori assistenti.

“Zitto e lavora!” lo redarguì il capo.

Alan guardò perplesso la sua “codina” e scosse ancora la testa: “Mah… ora come ora, non saprei...!”

“Lei lo sa, capo?” non seppe resistere a chiederlo un assistente della sezione più inferiore.

Ma Spade non parve divertirsi: “Ridi, ridi…! Se l’amico Gus non riesce a ridarci l’alimentazione in tempo, vedrai che razza di smacco: sarà peggio di tutti quelli che la codina ci ha rifilato, messi insieme…!”

L’assistente rabbrividì.

“Non lo sai eh?” chiese con immutata malizia la fanciulla, una volta che i camerieri ebbero portato i secondi.

“Deglutire!” ordinò ancora una volta Wolfe.

Imprecando, il suo povero assistente mise ancora mano alla leva linguale!

Conscio di dover dire qualcosa, il “nostro” farfugliò la prima frase che gli venne in mente: “Beh… penso in un modo piacev… insomma, simpatico…!”

“Depressione, Dick!” comunicò Marlowe, osservando il suo galvanometro.

*Speriamo che non scivoli sotto il tavolo!* si disse il responsabile cardiaco.

Lisa sospirò, concentrandosi sul suo piatto: “Quello che so io… è che avevo una paura folle che, prima o poi, tu riuscissi a prendermi davvero!”

“Credevo che, in fondo, lo volessi…!” ribatté Alan

“Sì, ma avevo troppa paura della tua : se tu mi avessi odiato, avrei finito di vivere…!”

Colpito da quelle parole, il detective sospirò, riflettendo.

“Non ti nascondo che, quando ho scoperto la tua vera identità, una certa rabbia, all’inizio, l’ho provata! Ma, per fortuna, le circostanze mi hanno dato il tempo di pensare, prima di rivederti… e così ho potuto comprendere le tue ragioni!”

Seya si terse una lacrima furtiva: “Ti sarò sempre grata per questo, Alan!”

“Come difensore della legge non ti approvo, bada” l’avvertì, alzando la forchetta “ma, come amante della giustizia, ti capisco!”

Lei sospirò: “Non sempre la legge difende la giustizia, tesoro!”

“Purtroppo e così!” replicò lui, versandosi da bere.

“Tutti quegli oggetti che ho sottratto non appartenevano ai loro possessori” insistette la ragazza “ma a persone buone e deboli che erano state raggirate!”

“È vero” replicò lui, in tono conciliante “tutti gli oggetti… con una eccezione, però…!” concluse, ammiccando.

Seya sbarrò gli occhi: “E quale?”

“Uno ce n’era che apparteneva - legittimamente - al suo possessore. Ma tu l’hai rubato lo stesso!” spiegò il detective, con noncuranza.

“Ma di cosa stai parlando…?!”

“Di questo qui!” rispose lui puntandoci il manico della posata.

Dopo un attimo di smarrimento, l’adorabile ladruncola capì che il suo cacciatore non intendeva affatto riferirsi alla cravatta… e comprese. Ma Virginia Breed non si fece cogliere impreparata: “Hai ragione, caro! Ma cerca di capire: tu non volevi darlo a nessuna…”

Quella risposta, pronunciata con un tono di voce dolcissimo, lo lasciò completamente spiazzato. Ma l’ex-ladra non aveva ancora finito…

“…e sarebbe stato un vero peccato lasciare nel suo freddo involucro un prezioso cuoricino come quello!”

“Hai…” altra ennesima deglutizione “…hai sempre ragione tu, eh…?!”

“Non sempre” ribatté lei, strizzando l’occhio “quasi!”

“Lo spero… e poi non pensavo di essere così freddo!”

“Vedrai che non lo sarai più, tesoro…!” dichiarò Seya, alzandosi in piedi.

E così, una di fronte all’altro, favoriti dalle ridotte dimensioni del tavolino, i due piccioncini si scambiarono un bacio talmente dolce da garantire un incremento del livello relazionale di ben 190 punti, tale da farlo arrivare alla quota di 1628.

***

“C’è un’arietta deliziosa” disse Lisa, all’improvviso “non trovi?”

“Davvero!” rispose Alan, tranquillamente.

Il silenzio tornò a calare fra i due, interrotto solamente dal cantare dei grilli che popolavano le aiuole del giardino D. Terminata la cena, avevano passeggiato a braccetto per diversi isolati della cittadina, fin tanto che i loro passi li avevano (inconsciamente?) condotti nel luogo dove, una certa sera, era svanito l’incubo per il giovane detective di avere, per tutto quel tempo, dato la caccia a un travestito![8]

Un po’ per la stanchezza della camminata, un po’ per altri motivi, avevano deciso di mutuo accordo di riposarsi su una panchina, la quale stava praticamente di fronte a quell’orologio sopra il quale si era appollaiata Saint Tail quando gli aveva - con somma gratitudine di Sammy Spade - svelato l’arcano.

Dopo un bel po’, la ragazza si rassegnò ad essere lei a rompere il ghiaccio per l’ennesima volta. Era sempre così che andava la faccenda: lasciatisi ormai definitivamente alle spalle i loro famosi litigi, ogni volta che si trovavano insieme, il ragazzo aveva sempre bisogno di essere sollecitato, per poi dimostrarsi un loquace, arguto e piacevole interlocutore… salvo ammutolirsi, se la conversazione doveva interrompersi, una volta che potevano riprenderla. L’ex-ladra non aveva ancora capito a cosa attribuire questo strano fenomeno: alla timidezza, alla riservatezza o a qualche cosa d’altro?

“Alan…?”

“Sì…?” si scosse quest’ultimo, interrompendo le sue osservazioni astronomiche.

“Cosa stai cercando? La cometa di Graham?”[9]

“Spiritosa… dimmi!”

“Sei felice…?”

Un sorriso beato gli arrivò fin quasi agli angoli della bocca: “Felicissimo! E tu…?”

Lei volse a sua volta lo sguardo verso il cielo stellato: “Anch’io… quasi!”

Alan corrugò le sopracciglia: “Quasi…?! Perché…?”

Non ricevendo risposta, mise una mano sulla sua, rimanendo stupito da quanto era calda.

“Lisa, c’è qualcosa che non va…?”

Lei si volse a guardarlo, mostrandogli un sorriso malinconico. Poi disse: “Rina mi ha raccontato cos’è successo, stamattina!”

Blackie Wolfe osservò con sgomento la zona di prelievo nutrizionale prosciugarsi quasi completamente.

“MA PORCA D’UNA VACCACCIA DI QUELLA SOZZA…!!!” imprecò Marlowe, non riuscendo a impedirsi di dare un calcio alla sua consueta signorilità.

“E ti pareva!!” commentò beffardamente Watson “Non c’è niente da fare: le femmine, rivali o no, si coalizzeranno sempre contro i maschi!”

“Mentre il contrario non avverrà mai” aggiunse Murdock “tanti auguri al sesso forte!”

“E coglione!” concluse Spade.

“Da… COFF… COFF… davvero??!”

“Davvero. Non ha omesso nessun particolare!”

“Pure…!” commentò, sgomento, Harper.

“Meno male che questo ci fa gioco” intervenne Marlowe “guardate il contatore: questo scherzo è costato a Rina 100 punti. Ora è a 1690!”

“Già, ma noi quanti ne avremo persi, dentro Lisa?” si domandò A1.

“Forse non molti, signore” rispose il coadiutore di Chandler “guardi i suoi occhi: non sembra particolarmente arrabbiata!”

“Caro Finch, è proprio quando una donna non sembra particolarmente arrabbiata che io mi preoccupo…!”

Ma, a quanto pare, Finch aveva ragione, perché Lisa mantenne sempre un’espressione abbastanza serena e Alan ne approfittò per intervenire, dopo aver fatto un’abbondante provvista di ossigeno: “Beh… allora, se ti ha detto proprio tutto… dovresti anche sapere che…”

“…che ti sei ritirato. Sì, lo so!” gli confermò, con un sorriso.

Sentendosi pesare una ventina di chili in meno, Alan rimise fuori tutta l’aria che aveva introitato prima.

“Che dire?” aggiunse lei “Sei stato un vero gentiluomo! Immagino che pochi altri ci sarebbero riusciti…!”[10]

“Ordinaria amministrazione, piccola!” si gasò Spade, alquanto inopportunamente.

“Abbi almeno il pudore di startene zitto, ipocrita” lo contestò Marlowe “perché guarda che se non era per me…”

“State calmi” li riprese A1 “Marlowe, badi bene a quello che gli fa dire, adesso!”

“Sissignore…!”

Dopo essersi allentato la cravatta, Alan rimase a grattarsi la tempia per un lasso di tempo considerevolmente lungo. Poi mormorò: “Non nego di volerle ancora abbastanza bene, tutto sommato. Però tu…”

“So anche questo” lo interruppe Lisa, prendendogli anche lei la mano “me lo ha detto lei stessa!”

Il ragazzo rimase interdetto: “Ah…!” esclamò, poi “E cos’altro ti ha detto…?”

“Che ti vuole bene” rispose, accarezzandogli una guancia “e io le credo. Adesso le credo! E sai? Anch’io gliene voglio!”

“Mi fa molto piacere” sorrise “è bello che diventiate amiche” altro sospirone “beh, allora è tutto a posto, no…?”

Mai come in quella circostanza, per tutti i membri interni dell’organismo umano maschile di Alan Daiki Asuka, i secondi sembrarono delle ore… e, malauguratamente, la risposta che ricevette la Sensitiva non fu esattamente quella auspicata…

“No…!”

Il povero Philip Marlowe si lasciò cadere disfatto sulla sua console di lavoro: “Virginia, Virginia” mugolò “tu mi farai impazzire…!!”

Dopo qualche altro momento, impiegato a tentare di connettere le idee, il malcapitato detective balbettò: “N… no? Come no…?!”

La fanciulla gli puntò addosso i suoi occhi color del mare, senza più l’ombra di un sorriso sulle labbra (la signora Breed ebbe però l’accortezza di non mollargli la mano, giusto per evitare di far crollare definitivamente il suo povero collega).

“Cosa c’è fra te e Sayaka…?”

“Eccoci…!” imprecò Lew Harper, rassegnato.

“Oh, no: non di nuovo…!!” piagnucolò invece il povero Wolfe, osservando il misuratore di saliva abbassarsi ancora una volta.

Ormai decisamente stanco, Marlowe si lasciò tentare da una mossa piuttosto ingenua…

“Su, Lisa…” disse Alan cercando di assumere, con un tenero sorriso, la maschera della perfetta innocenza “…perché rovinare questa bella serata?”

Ma era decisamente stupido, per il capo della Neuro, credere che la sua omologa saintelliana gliel’avrebbe fratta passare liscia così… sempre che ci avesse creduto davvero!

“E allora rispondimi…!” rimpallò infatti Lisa, mettendogli le mani sulle spalle. Capita l’antifona, il giovanotto annuì, ritornando discretamente serio.

“Non c’è niente fra me e Sa… la Shinomya” le rispose “certo, so di piacerle… molto… ma…”

“Ma lei non ti piace? È questo che vuoi dire?”

“Non… non esattamente” Kirby gli allentò ancora di più il nodo e gli slacciò il colletto della camicia “per… per piacermi, mi piace. Ma da qui a…”

“Lo sai perché ti ha ringraziato, quella volta? Lo sai perché voleva perdere quel velo?”

Alan tornò a sospirare, mentre litri di sudore colavano dalla fronte del povero Marlowe, prontamente asciugati dal suo fido assistente.

“Sì, ora l’ho capito. Quello che invece capisco un po’ meno, è perché glielo abbia rubato tu…!”

“Perché era la cosa più giusta da fare. Anche se… spesso si soffre, a fare la cosa giusta!”

“Già… ne so qualcosa anch’io…!”

Lentamente, il detective le mise il braccio attorno alla spalla e l’attirò a sé… lei accusò un leggero tremito, ma poi chiuse gli occhi e si abbandono completamente con la testa appoggiata al suo petto.

“Sei una persona meravigliosa… Seya” puntualizzò, accarezzandole dolcemente la famosa coda (a Rip Kirby fece uno strano effetto poterla finalmente toccare) “e credimi, sono veramente fiero di te!”

Alla ragazza scappò un singhiozzo: “Ti amo, Alan…!”

“E allora dovresti fidarti!”

“Certo che… sniff… mi fido… sniff… ma… ho avuto sempre tanta paura di perderti… sniff… e ce l’ho ancora… sniff… è più forte di me…!”

“Non devi più avere paura, Lisa… guardami negli occhi…” lei lo fece e lui continuò “…io non ho la benché minima intenzione… di corrispondere ai sentimenti di nessuna… di nessuna donna che non sia tu!”

Lei emise un altro leggero singhiozzo. Poi esclamò: “Baciami…!”

Anche se la sezione Genetica non lo poteva ricevere, la dolcezza di quel bacio “completo” fu tale da portare il C.R. di Lisa/Seya alla quota di 1863 punti! E, ovviamente, nell’istante in cui i due punteggi s’incrociarono, il livello della Takamya, in virtù del blocco di preferenza relazionale, venne automaticamente ridimensionato al valore di 1290.

E così, finalmente, dopo sette lunghissimi giorni dalla fatale realizzazione dell’Ipotesi Zero, la mitica “coda sacra” si ritrovava nuovamente in testa!

 



[1] E, aggiungerebbe il sottoscritto, bisogna anche vedere se la ladra Lucifer (ovvero Eimi Hiwatari in Haneoka) si fosse mai accorta che Asuka Senior la stava inseguendo! Ma purtroppo la cara Megumi Tachikawa non è qui per raccontarcelo… la tirchia!

[2] Non ne aveva nemmeno pochissima, in verità: non è bellissimo essere amati da qualcuno proprio perché si è ciò che si vuole essere (un detective, nel caso di Alan)?

[3] Terrei a precisare che Genichiro Haneoka non mi è affatto antipatico (provo anzi una certa comprensione per lui: non dev’essere facile tenere a bada due donne come quelle che si trova in casa!), tuttavia mi diverte fargli interpretare la parte del padre geloso!

[4] Vi ricordate quel vecchio spot sui “Sofficini” Findus con la ragazza che presentava il moroso ai genitori? Uguale!

[5] E a chi altre…?

[6] Vedi capitolo 30.

[7] Senza il collegamento con l’apparato ricevente.

[8] Cfr. l’episodio. 10 (Il giorno più lungo di Asuka Jr.).

[9] Cfr. l’episodio 14 (La cometa natalizia).

[10] Chiunque abbia invece letto I’s”, di Masakazu Katsura, sa bene che un certo signor Ichitaka Seto aveva dimostrato ben più forza di volontà nei confronti di una certa Izumi Isozaki… e senza fortuite “interruzioni di corrente”!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lisa e Seya / Vai alla pagina dell'autore: Andy Grim