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Autore: Jade Tisdale    03/03/2014    1 recensioni
Una terrestre che non è riuscita a sottrarsi al destino che il Dottor Gelo aveva previsto per lei.
Un androide che si è fatta assorbire da Cell e che da quel giorno ha iniziato a sognarlo.
Una moglie che non riesce a dimostrare il proprio affetto verso il marito.
Una madre che si chiede se sua figlia potrà avere una vita serena.
Un cyborg che sta cercando di progettare un futuro da umana.
Ma C18 che cos'è davvero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Altri, Crilin, Marron | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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5. Domande.

 

 

Passò un mese. Un mese durante il quale mi feci un mucchio di domande riguardo i miei sentimenti per Crilin. 
Ma c'era una domanda, una in particolare che mi ronzava nella testa più di tutte le altre.
Quando avevo bisogno di lui, C17 dove cazzo era?
Forse il mio era un pensiero egoistico. In fondo, non potevo obbligarlo a trascorrere il resto della vita con me. In quel momento però, avevo bisogno di lui.
E poi, in base alle modifiche apportate da Gelo, io ero il braccio e mio fratello era la mente. Io ero più forte e lui più intelligente.
Avevo bisogno che lui trovasse le risposte alle domande, ma non riuscivo a capire dove fosse. Sembrava quasi come se stesse scappando da me.
Me ne ero andata dalla Kame House il giorno stesso in cui avevo trovato il pacco coi vestiti.
Non avevo detto niente a nessuno e non avevo lasciato nemmeno un biglietto. 
Avevo bisogno di riflettere, ma non sapevo se in futuro sarei tornata o no in quella casetta rosa.
Ci avevo vissuto i primi dieci giorni dopo il mio risveglio. Eppure, quei pochi giorni mi avevano cambiata totalmente.
Per anni ero stata fredda, acida, senza sentimenti, ma da quando ero andata alle Kame House, qualcosa dentro di me era cambiato. Da quando avevo conosciuto Crilin, la mia vita era cambiata.
Vagavo da una città all'altra alla ricerca del mio gemello senza darmi tregua. Di notte mi fermavo in qualche isola o bosco che incontravo durante il mio tragitto e la mattina successiva ripartivo alla sua ricerca. In quel periodo non avevo la minima intenzione di tornare dal terrestre.
Poi una notte, esattamente trenta giorni dopo che me ne ero andata, feci un sogno. E per la prima volta, non si trattava di un incubo. 

 

Ero seduta sulla sabbia della casa rosa ad osservare il sole tramontare. Ad un certo punto, sentii qualcuno abbracciarmi da dietro.
Avrei dovuto scaraventare quella persona dall'altra parte del pianeta solo per aver pensato di sfiorarmi. Ma non lo feci.
Mi lasciai invece cullare da quelle braccia calde, scivolando sulle ginocchia dello sconosciuto con gli occhi chiusi.
Li aprii solo non appena sentii le sue labbra sfiorare le mie con delicatezza. E quando vidi Crilin, non mi stupii affatto.

 

Fu dopo aver fatto quel sogno che, per la prima volta, notai di essermi svegliata con un sorriso. Ma non era né un sorriso di gioia, né uno amaro.
Era un sorriso di soddisfazione.
Mi alzai subito in volo e mi diressi in fretta alla Kame House, che raggiunsi dopo quasi un'ora. In trenta giorni mi ero allontanata parecchio, ma il desiderio che avevo in quel momento di ritornare in quella casa, mi fece volare oltre i limiti della mia velocità possibile. 
Il sorriso non se ne voleva andare dalla mia faccia, anzi, non appena misi piede dentro la casa, si ampliò ancora di più nel vedere Crilin seduto nel divano a fissare il soffitto. I primi raggi del sole si intravedevano dalla finestra mezza aperta, ma il terrestre non mi vide subito.
Mi avvicinai a lui e con grande stupore, notai che era cambiato moltissimo. I pochi ciuffi che aveva sulla testa un mese prima erano diventati una folta chioma nera.
Il mio sorriso si spense solamente quando voltò lo sguardo verso di me. Dopo aver pianto davanti a lui, farmi vedere sorridere sarebbe stato doppiamente umiliante.
«Ti stavo aspettando, sai?» disse il terrestre sorridendo. «All'inizio credevo che te ne fossi andata temporaneamente per cercare tuo fratello. Ma poi, con il passare dei giorni, mi sono reso conto che c'era qualcos'altro sotto.»
Oltre all'aspetto fisico, anche la sua voce era diversa. Era più matura di come la ricordavo. Decisamente meglio pensai.
«Infatti.» risposi con un tono meno freddo del solito, ma comunque distaccato. «Avevo bisogno di riflettere sulle domande che mi ero posta.»
«E hai trovato le risposte a queste domande?»
Sorrisi. Quello fu un momento strano e ambiguo. Avevo mai sorriso a qualcuno? Di certo non di recente. Ma quel sorriso mi era uscito spontaneo e ormai il danno era fatto. Quello, fu il mio primo, vero sorriso che Crilin vide.
«Sì.» risposi semplicemente, andandomene poi in camera.
Non era cambiato nulla dentro a quella stanza. Evidentemente, in quei giorni il terrestre aveva continuato a dormire sul divano.
Fu solo un particolare che mi stupì parecchio. Sul letto, piegati, c'erano i miei vecchi vestiti.
Crilin entrò nella stanza in quel momento, tenendo le braccia dietro alla testa.
«Che cosa c'è?» chiese notando la mia faccia sconvolta.
«Quelli...» dissi indicando il letto. «Dove li hai trovati?»
«Nella spazzatura.» rispose con semplicità. «Guarda che solo perchè ti ho comprato degli abiti nuovi non significa che non puoi usare quelli vecchi! E poi, se proprio vuoi saperlo, entrambi ti stanno d'incanto.»
Subito arrossii leggermente, ma poi lo fulminai con uno sguardo più che omicida. Il terrestre sobbalzò e iniziò a gesticolare con le mani agitatamente.
«C18, non p-prenderla nel verso s-sbagliato! Io v-volevo s-solo farti un c-complimento... N-non era m-mia intenzione o-offend...»
«Sparisci.» risposi secca incrociando le braccia. «Prima che ti uccida.»
Il terrestre schizzò immediatamente fuori dalla camera. Non era cambiato proprio nulla: aveva ancora una paura folle di me! 
Malgrado fossi tornata in quella casa, avevo mentito a Crilin. Non avevo trovato delle vere risposte alla mie domande. Grazie a quel sogno, avevo capito di tenerci a lui. Ma ovviamente non lo amavo. Ero sicura che un simile sentimento non lo avrei mai provato verso nessuno.
Misi i miei vecchi vestiti nell'armadio di Crilin. Non li volevo più vedere, ma se li avessi buttati ancora, il nanerottolo mi avrebbe chiesto delle spiegazioni. Ed io non volevo approfondire quell'argomento più di tanto.
A distanza di quasi un mese e mezzo dal mio risveglio, mi sentivo molto più potente. E visto che quel giorno non avevo niente di meglio da fare, malgrado non ne avessi bisogno, decisi di provare ad allenarmi nella stanza con gli attrezzi di cui mi aveva parlato Crilin.

 

«C18! Aiutami, ti prego!»
La voce di Crilin rimbombava nella mia testa. Ma io non riuscivo né a muovermi, né a parlare.
Era da lì che era ricominciato il mio sogno, dal momento in cui Cell stringeva Crilin per il collo. Faticava a muoversi e a parlare, ma riuscì comunque, con voce roca, a pronunciare quelle maledette parole che mi trafissero il cuore. Aiutami.
L'androide verde iniziò a ridere di gusto.
«E' inutile, sciocco! La deliziosa numero 18 è solo un cyborg!»
Chiusi gli occhi in preda al panico, mentre Cell riprendeva a parlare.
«Cosa credi, che verrà a salvarti? Lei è solo un'inutile robot!»
«Basta! Smettila, mostro!» urlai cercando di avvicinarmi le mani alle orecchie per evitare di sentire la sua voce. Ma niente. Il mio corpo non rispondeva ai miei comandi.
«Sei solo uno stupido terrestre se credi che lei verrà ad aiutarti! E' solo un cyborg senza cuore!» continuò il mostro verde, mentre stringeva la sua presa sul collo di Crilin.
Non aprii gli occhi fino a quando non sentii un suo potente urlo di dolore.
«Ora basta! Lascialo subito!» urlai arrabbiata, scagliandomi contro Cell con una velocità e potenza che non mi riconoscevo. Lasciò subito la presa dal terrestre ed io lo colpii fino allo sfinimento, senza provocargli neanche un graffio. Caddi dopo poco a terra, allo stremo delle forze.

 

Mi svegliai con un groppo in gola. Le parole dell'androide rimbombavano nella mia testa continuamente e sembravano non volere più uscire.
E' solo un cyborg senza cuore.
Era davvero quello che ero? Un cyborg senza cuore e basta? Non potevo essere... Una donna qualunque?
Quel pensiero mi aveva schifata per parecchio tempo. Non volevo essere come le altre donne. Mi piaceva essere diversa.
Ma, per la prima volta, ebbi il desiderio di provare ad esserlo.
Cosa faceva una donna normale?
Non lo sapevo. Non lo avrei mai saputo.
Mi alzai nel cuore della notte e andai in spiaggia. Ero tornata alla Kame House già da una settimana e ancora mi chiedevo quali fossero i miei veri sentimenti per Crilin. C'era qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.
Mi resi conto solo in quel momento che il suo non era amore come credevo, ma solo semplice attrazione. Come poteva un terrestre innamorarsi di me?
Non potevo piacergli. Certo, magari gli piacevo dal punto di vista fisico. Ma considerando tutte le volte che lo avevo trattato male, non poteva amarmi.
«Ehi, che ci fai qui?»
Il terrestre si sedette alla mia sinistra subito dopo avermi posto quella domanda. 
«Non sono affari tuoi.» risposi con tono freddo, anche se mi stupì molto vederlo.
Lui mi sorrise.
«Sai, spesso vengo qui di notte per pensare.» continuò.
Fissammo il mare per cinque minuti buoni senza parlare.
«Se ti faccio una domanda, prometti di rispondere sinceramente?» chiesi ad un tratto.
Il terrestre annuì. Deglutii prima di porgli quella fatidica domanda.
«Perchè ti piaccio?»  
Quella domanda lo stupì, facendolo diventare completamente rosso in faccia.
«M-ma... C18... C-che d-domande mi f-fai...»
«Rispondi e basta!» esclamai alzando il tono di voce.
Crilin sospirò e si passò una mano fra i capelli.
«Beh, non c'è da stupirsi, tanto ormai era ovvio.» Sorrise ancora. «Vedi C18, tu mi piaci un sacco. E' così fin dal primo momento in cui ti ho vista.»
Inarcai un sopracciglio.
«Quindi vorresti dirmi che ti piaccio solo per il mio aspetto esteriore?» 
Il terrestre deglutì.
«No, ti sbagli. In realtà ho sempre riflettuto a lungo sul tuo passato. Devi aver passato dei momenti orribili a causa di Cell e del Dottor Gelo.»
Le sopracciglia tornarono al loro posto, ma i miei occhi iniziarono ad esprimere tristezza.
«Allora ti faccio pena?»
«Ma no, non capisci!» Sospirò. «E' difficile da spiegare... Mi piaci e basta! Dev'esserci per forza un motivo secondo te?»
Abbassai lo sguardo.
«Come fa a piacerti una persona che ti ha trattato male fin dal primo momento che ti ha visto?» chiesi, stavolta, con un tono più pacato.
Crilin mi guardò negli occhi a lungo prima di rispondere.
«Te l'ho già detto. Posso leggere il dolore sul tuo volto. I tuoi occhi sono pieni di rabbia e malinconia. Hai sofferto tanto, ne sono certo, è per questo che sei scontrosa e acida con tutti. Non ti fidi di nessuno. E anche se so che dopo questa frase mi ucciderai, io sono sicurissimo che cerchi di fare la dura, ma in realtà hai un animo gentile e dolce come le altre comuni ragazze.»
Già, anch'io pensavo che i miei istinti da cyborg mi avrebbero fatto venir voglia di ucciderlo. Invece no. Mi resi conto che Crilin aveva pienamente ragione su tutto, anche se mi nuoceva assai parecchio ammetterlo.
«Io non sono una terrestre qualunque.» risposi trattenendo a stento le lacrime.
«Non è vero C18!»
«Ah no? Ma ti rendi conto delle cazzate che stai dicendo Crilin? Io sono un cyborg, un robot! Ho dei circuiti al posto del cervello, una forza sovrumana! Non posso provare sentimenti, non ho idea di che cosa significhi amare o voler bene a qualcuno! Non ho un nome vero, ti rendi conto? Ho un numero al posto di un nome! Ho causato dei disastri non indifferenti su questo pianeta! Come cazzo fai a definirmi un'umana Crilin? Come fai?»
«Dici di non poter provare sentimenti. Eppure, tu e tuo fratello avete odiato Gelo o sbaglio?»
Aveva ragione, di nuovo.
«Tu sei una donna C18, una bellissima e coraggiosissima donna, solo un po' speciale. E io ti amo per quello che sei, anche se tu non ci crederai mai!»
La rabbia, la tristezza e la gioia di quelle parole, mi fecero andare in tilt i circuiti.
Mi chinai verso di lui e gli diedi un bacio a fior di labbra. Non si poteva considerare un bacio vero, anzi, semplicemente un leggero contatto fisico, una cosa che comunque odiavo. Ma era già un'inizio, considerando il fatto che si trattava di Crilin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehilà! Chiedo scusa se non ho aggiornato prima, ma ho avuto molti compiti da fare (ne ho altri a dire il vero, ma questa fanfiction è un'eccezione per una pausa!)
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri o sbaglio? Beh, anche se fosse, meglio così.
Allora, C18 è un po' OOC credo (?) ma adesso me ne sto facendo una ragione, visto che in alcuni capitoli voglio far uscire la parte di lei che definisco "dolce e sensibile."
Ci ho pensato un po' e credo che la storia sarà articolata in quattro parti anzi che tre. La prima (questa, ovviamente) sulla loro storia d'amore all'inizio, la seconda durante la saga di Majin Bu o subito dopo che è stato sconfitto, la terza in cui Marron sarà adolescente (più o meno nel periodo in cui compare Pan e Goku va ad allenarsi con Ub) e la quarta riguardante Dragon Ball GT (quest'ultima però sto ancora pensando se inserirla o meno, magari farne una storia a parte).
Ovviamente sono solo mie supposizioni, poi deciderò bene in seguito cosa fare in base alla mia ispirazione e al mio tempo.
Spero di non avervi annoiati. Gradirei, come sempre, se mi faceste sapere cosa ne pensate attraverso una recensione :) 

   
 
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