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Autore: mieledarancio    25/06/2008    9 recensioni
«Apri subito! Non puoi rispondermi così, dopo quello che hai fatto ieri sera! Voglio le tue scuse! Mi hai capito?». [...]
«Tom... che cosa stai facendo? Perché fai tutto questo rumore?», chiese improvvisamente una voce impastata dal sonno, che Tom riconobbe immediatamente come quella di Bill.
Il gemello, infatti, era fermo sulla soglia della sua camera, i capelli scompigliati e gli occhi sottili e assonnati.
«Torna in camera, Bill. Devo risolvere una questione con il tuo presunto fidanzato». [...]
«Con il mio cosa?».
«Vai a sognare i palloncini e non rompere!».
{ Tom/Georg }
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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02. Lies and kisses






Georg e Bill uscirono dal bagno proprio quando Tom vi stava entrando. Il chitarrista, vedendo l'amico con gli occhi gonfi e rossi, corrugò la fronte confuso, poi guardò il gemello curioso, cercando di mandargli messaggi telepatici con la mente. Bill distolse subito lo sguardo, fingendo che fosse tutto normale, anche se non riuscì a convincere il fratello più di tanto.

«Ehm... io devo chiedere assolutamente una cosa a Gustav, prima che me ne dimentichi. Comunque sbrigatevi, fra poco prendiamo il taxi e torniamo in albergo», disse il cantante, avviandosi per il lungo corridoio del bagno.

In pochi secondi sparì dalla vista dei suoi due compagni, i quali rimasero soli e in silenzio. Entrambi si sentivano imbarazzati, soprattutto Georg, e per questo non riuscirono a proferire parola per svariati secondi.

Alla fine, però, il bassista prese coraggio e alzò il capo per guardare Tom in faccia. «Senti, volevo chiederti scusa per prima, ma... il fatto è che in questi giorni sono un po' nervoso e il più delle volte perdo il controllo per niente».

«Non ti preoccupare, non me la sono presa. Sono rimasto soltanto un po' stupito, ma niente di più», gli rispose calmo il rasta, accennando ad un sorriso rassicurante.

Georg annuì col capo, poi lui e Tom si avviarono per il corridoio del bagno.
Ad un certo punto, il chitarrista appoggiò una mano sulla spalla del bassista e questo venne percorso per tutto il corpo da un brivido.

Cazzo, anche solo sfiorandomi mi fa questo effetto...
pensò Georg, sudando freddo.

«Come mai hai gli occhi così rossi? Per caso, Bill ti ha violentato in bagno?», scherzò Tom, ridacchiando e dandogli delle piccole pacche affettuose.

Anche se l'aveva buttata lì come una battuta, Georg non poté far a meno di arrossire fino alla punta dei capelli, soprattutto se ripensava a quello che era veramente successo pochi minuti prima in quel bagno.

Si diverte pure a prendermi per il culo questo maledetto
pensò nella sua mente, ridacchiando fra sé e sé. Beh, adesso allora mi diverto un po' anch'io.

«Sì, più o meno. Una cosa simile», borbottò il bassista con voce indifferente, ridendo già come un matto nella sua mente.

Tom sbarrò improvvisamente gli occhi e si voltò a guardarlo con un'espressione sconcertata. «Come, scusa?», squittì con voce acuta.

Georg sventolò una mano in aria, continuando a mantenere un'espressione totalmente assente, come se la cosa non fosse poi così importante. «Forse è meglio dire che io ho fatto qualcosa a lui. Ma non divulghiamoci in discorsi inutili e sbrighiamoci, altrimenti quegli altri due ci romperanno fino alla morte», continuò con estrema calma.

Il rasta invece era sempre più sconvolto da quel discorso e voleva assolutamente saperne di più. «No, aspetta un secondo! Che vuol dire...?».

«Niente, Tom. Non ti preoccupare».

«Andiamo, Georg! Non mi puoi buttare lì una cosa del genere e poi pretendere che io stia zitto!».

Georg gli lanciò uno sguardo confuso. «Perché tanto interessato? Ti darebbe fastidio, se fra me e tuo fratello ci fosse qualcosa?».

Tom si fermò in mezzo al corridoio e continuò a fissare l'amico, mentre avanzava davanti a lui. Era completamente confuso, non riusciva più a rimettere a posto le idee. Non rimase stupito tanto per il fatto che forse Georg e Bill potessero essere gay, ma lo confuse il sapere che fra loro due, proprio fra loro, ci fosse qualcosa di più di una normalissima e comunissima amicizia fra ragazzi.

Georg e... mio fratello...


«Dai, su, vieni avanti. Che fai lì impalato come un baccalà?», lo chiamò Georg, voltandosi e inarcando un sopracciglio, mentre fissava l'espressione da perfetto ebete del chitarrista.

Tom scosse la testa e raggiunse l'amico, non rivolgendogli la parola, ma continuando comunque a rimanere assorto nei suoi pensieri. Lentamente raggiunsero gli altri due componenti della band e poi, tutti insieme, presero un taxi, che li riportò all'albergo in cui alloggiavano già da due giorni.






Georg continuava ininterrottamente ad andare su e giù per la sua stanza, mordicchiandosi un'unghia, più nervoso che mai.

Ho fatto una cazzata
continuava a pensare. Se Bill viene a sapere quello che ho detto a Tom, mi uccide.

TOC TOC

Qualcuno bussò improvvisamente alla porta, facendo inevitabilmente sobbalzare il povero bassista, che continuava a non darsi pace per la sciocchezza che aveva fatto poco prima nel backstage del concerto. L'espressione sorpresa con cui andò verso la porta si tramutò in un'espressione completamente sconvolta appena l'aprì: Tom era in piedi davanti a lui e aveva indosso solo i suoi jeans extralarge e il solito cappellino in testa; il petto era completamente nudo e in bella mostra. Georg, sentendosi improvvisamente avvampare in viso, deglutì rumorosamente e dischiuse appena le labbra, assumendo un'espressione da completo idiota. Il busto di Tom era perfettamente definito: il ventre piatto, i fianchi stretti, i pettorali appena pronunciati. Per Georg quella era l'ottava meraviglia.

Porca puttana...
pensò agitato, quando si accorse che avrebbe rischiato di sbavare davanti al rasta da un momento all'altro. Un po' di contegno, accidenti!

Si riscosse un poco e cercò di guardare solo il viso del chitarrista. «Ciao, Tom. Hai bisogno di qualcosa?», gli chiese con voce tremante.

Tom annuì deciso. «Sì, ho bisogno di parlarti un attimo. Ma pensi di farmi entrare prima, o vuoi lasciarmi qui fuori mezzo nudo tutto il tempo?», esclamò scettico, indicando il suo corpo.

«Ma, scusa, perché non ti sei vestito prima di venire qui?».

«Avevo troppo caldo e non ho certo intenzione di scoppiare perché tu non ti decidi a farmi entrare dentro».

Georg scosse il capo esasperato e finalmente invitò il rasta ad entrare con un veloce gesto della mano.

Tom andò subito a sedersi sul letto e aspettò che il bassista chiudesse la porta e gli prestasse attenzione, prima di parlare. «Senti, è una cosa importante e voglio che tu sia sincero con me», iniziò serio. «Tu e mio fratello... siete solo amici, oppure c'è dell'altro?», concluse, scrutando attento il viso dell'amico, fermo in piedi davanti a lui.

Georg sussultò appena, ma Tom non lo notò, per fortuna. E adesso cosa gli dico? Se ritiro quello che ho detto oggi, poi lui mi chiederebbe perché gli ho raccontato questa balla ed io, allora, non saprei cosa rispondere. Se invece confermo tutto, non solo non ho la minima idea di come potrebbe reagire Tom, ma, successivamente, verrò pestato a sangue dall'altro gemello. Che bella vita.

«Ehm...», cominciò a dire con la voce che tremava. «Io e lui... beh... noi...».

Tom continuava a fissare intensamente il viso dell'amico, che continuava a farfugliare, aspettando.

«Noi stiamo insieme», disse infine il bassista, pentendosi immediatamente di ciò che aveva appena finito di pronunciare.

Tom sbatté più e più volte le palpebre, cercando di comprendere appieno le parole di Georg. Non riusciva a capire perché, ma quella confessione gli dava un certo senso di fastidio, ma non perché l'idea di avere un fratello e un amico gay lo disgustasse, ma proprio per il fatto che loro due stessero insieme.

«Gustav lo sa?», chiese il rasta, fissando il pavimento.

«No, non lo sapeva nessuno, fino ad ora», gli rispose Georg, mordendosi la lingua per punirsi di tutte le bugie che stava sparando una dietro l'altra.

«Bene. Beh, non me lo aspettavo, ma... se voi siete felici così, allora per me non c'è alcun problema», disse Tom, non troppo convinto di quello che stava dicendo.

Georg annuì col capo, incapace di aprire bocca, perché sicuro di buttare fuori un'altra bugia.

Il chitarrista si alzò dal letto e si avvicinò alla porta. Prima di aprirla, però, si soffermò a scrutare gli occhi di Georg.

«Trattalo bene il mio fratellino. E poi, un'altra cosa...», disse calmo, avvicinando poi le labbra all'orecchio del bassista.

Georg cominciò a sudare freddo e il suo cuore a battere impazzito. Cazzo...

Quando sentì il respiro del rasta vicinissimo al suo orecchio, respirò affannosamente.

«Se volete pomiciare, non c'è bisogno che vi rinchiudiate in bagno», sussurrò malizioso, fissando intensamente il profilo del viso dell'amico.

Detto ciò, aprì la porta e se ne andò in silenzio, senza aggiungere altro.

Georg scivolò a terra, sfregando la schiena contro la porta chiusa. Sono fottuto pensò, mettendosi una mano sulle guance bollenti e rosse per la vergogna.
So che mi ucciderà, ma devo assolutamente dirlo a Bill.






«Mio caro e buon amico Georg, tu sei... UNA GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO!».

Le urla di Bill avrebbero sicuramente svegliato tutto l'albergo, ma Georg non avrebbe comunque potuto fare niente per evitarlo: aveva combinato lui quel disastro e ne doveva pagare le conseguenze.

«Bill...».

«BILL UN CORNO! BRUTTO...», e via con l'ennesima sfilza di insulti per il povero bassista.

Erano cinque minuti buoni che andavano avanti così: Bill, completamente fuori di sé, che a momenti si strappava persino i capelli da solo, e Georg, seduto sul letto del cantante con lo sguardo basso e mortificato. Naturalmente il moro non l'aveva presa per niente bene la notizia del suo presunto "fidanzamento" con Georg e in quel momento stava distruggendo la sua stessa camera da letto, tirando via ogni cosa che gli passava per le mani per evitare che la sua ira si abbattesse completamente sul bassista.

«Bill, calmati un secondo, proviamo a...».

«CALMARMI? MI STO TRATTENENDO DALL'AMMAZZARTI CON LE MIE STESSE MANI, GEORG, COME FACCIO A CALMARMI?».

«Suvvia, non è poi una cosa così grave».

Gli occhi del cantante si spalancarono inorriditi fino al massimo possibile, fissando con odio il viso del bassista.

Forse non avrei dovuto dirlo
pensò Georg, improvvisamente spaventato dall'amico.

Bill fece qualche passo in avanti e, dopo aver emesso un verso alquanto animalesco dalla propria gola, si scagliò contro il bassista sul letto. Georg finì con la schiena completamente appoggiata al materasso, con Bill seduto sopra di lui, che tentava in tutti i modi di stringergli il collo. Il bassista bloccò le mani del cantante, che continuò però a dimenarsi e ad urlare come un ossesso, fino a che non ebbe più aria nei polmoni.

«Bill, calmati!».

«IO... IO...».

«Stai diventando blu!».

Bill si bloccò improvvisamente e cominciò ad ansimare forte, cercando di prendere più aria possibile: quella specie di sfogo da psicopatico lo aveva calmato almeno un po'.

Scese dallo stomaco di Georg e gli si sedette accanto, continuando a fissarlo con sguardo truce. «Tu forse non ti rendi conto», riuscì a dire, nonostante il respiro fosse affannato. «Io passo giorni interi a difendermi dalle accuse di omosessualità che mi arrivano in lungo e in largo e tu mi tiri in mezzo con questa storia?», esclamò infuriato, costringendo il bassista a distogliere lo sguardo per non sentirsi ancora più in colpa di quanto già non fosse.

«Mi dispiace, Bill. Io davvero non so come abbia potuto raccontare una bugia simile, ma cerca di capirmi... Sono stufo di nascondere quello che provo per Tom e voglio cercare di farglielo capire, in un modo o nell'altro».

«Ah, sì, certo. E immagino che il modo migliore per comunicarglielo sia fargli credere che io e te abbiamo una storia. Ma come cavolo ragioni?», esclamò con voce stridula il cantante, sbarrando gli occhi scettico.

Georg si grattò la nuca sconsolato. «Forse è stata solo la mia immaginazione, ma, quando gli ho detto che stavamo insieme...».

«Quanto vorrei ucciderti».

«Ehm... sì, comunque... Lui mi ha guardato in un modo che non sono riuscito a decifrare e, a dirla tutta, era anche fin troppo serio. E quindi io pensavo di indagare un po'».

«Indagare su cosa, scusa?», chiese Bill, confuso da quel discorso.

«Beh, volevo capire se lui è minimamente interessato a me. Niente è impossibile».

Nella voce di Georg c'era davvero una nota di speranza che fece ammorbidire un po' il cantante.

«Okay, ma in tutta questa faccenda io che cosa c'entro?», chiese poi con una punta di acidità nella voce, ma cercando comunque di non soppesarla troppo.

Il viso di Georg divenne improvvisamente rosso come un pomodoro e cominciò a tormentarsi le dita delle mani nervoso. «Ecco, io... volevo provare a mettere insieme una specie di falsa davanti a lui e ho bisogno del tuo aiuto».

«Oh, no, te lo puoi scordare, amico! Punto primo: io non sono gay. Punto secondo: non prenderla male, ma non sei decisamente il mio tipo. Punto terzo: non ho intenzione di mettermi in ridicolo di fronte a mio fratello. Sai quello quanto mi prenderà in giro?».

«Dai, Bill, non ti sto chiedendo di venire a letto con me».

«E per fortuna!».

«Si tratta di una cosa che durerà per poco tempo, te lo prometto. Se alla fine vedrò che a Tom non importa nulla, allora dirò la verità e ne risponderò da me. Tu devi solo reggermi il gioco, fingere un pochino».

Bill si alzò dal letto e cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza, più nervoso che mai. Sapeva di essere troppo buono e che alla fine avrebbe sicuramente ceduto.

«E, dimmi un po'... cosa dovrei fare, esattamente, per reggerti il gioco?», chiese con una punta di paura nella voce, immaginando già da solo a cosa stava andando incontro.

Georg alzò e abbassò le spalle di scatto. «Adesso non lo so di preciso. Vedrò che mi verrà in mente sul momento. Tu dovresti solo mostrarti disponibile quando, per esempio, ti faccio una carezza».

«Mi devi pure accarezzare davanti a Tom, come se fossi un cane?».

«Direi di sì, altrimenti non vedo come potrei verificare se gli piaccio o meno».

«Okay okay, evito di commentare quello che dici, perché, se fosse per me, ti ucciderei qui in questo preciso istante».

Il bassista si lasciò scappare una piccola risatina divertita. Bill è sempre così esagerato.

«Si è fatto un po' tardi ed è meglio andare a dormire», disse Georg, sentendosi improvvisamente molto stanco. «Io torno nella mia stanza».

Bill annuì col capo, mantenendo una certa espressione corrucciata. «Solo un'ultima cosa, Georg. Sappi che, se mai mi chiederai di farti un favore, io non te lo farò di certo. Questo qui che ti faccio adesso ne vale almeno mille».

«E se un giorno a tavola ti chiedessi di passarmi il sale?».

«Io non te lo darò!».

Georg si trattenne dallo scoppiare a ridere, poi si alzò dal letto del cantante e si diresse verso la porta. Una volta sulla soglia, però, si voltò ancora verso il moro.

«Buonanotte, amore mio», esclamò divertito, lasciandosi andare alle risate.

«IMBECILLE!».

Il bassista riuscì ad uscire dalla stanza appena in tempo, prima che Bill potesse tirargli addosso una scarpa che si era appena tolto.






«Buongiorno, ragazzi. Dormito bene stanotte?».

Gustav era il solito mattiniero allegro, attivo già di mattina presto. Bill, Tom e Georg, invece, avevano delle facce simili a quelle dei mostri, completamente assonnati e senza un minimo di energia in corpo: David li aveva buttati giù dal letto molto presto quella mattina per uno dei soliti servizi fotografici e loro, essendo andati tutti a letto ad un'ora tarda, in quel momento rischiavano di cadere a terra addormentati da un momento all'altro.

«Io ho dormito così così», rispose Tom, sbadigliando rumorosamente.

«Io abbastanza bene, invece», rispose Georg, stropicciandosi gli occhi.

«Io non ho proprio dormito!», esclamò Bill, lanciando un'occhiata infuocata al bassista, che sedeva di fianco a lui nella hall dell'albergo.

Tom notò quell'occhiata del fratello e cominciò a fare chissà quali pensieri strani su Bill e Georg. «Immagino già il perché», commentò sarcastico, guardando ironicamente sia il gemello che il bassista.

Georg colse subito l'occasione per mettere in atto il suo piano. «Già, ci puoi giurare», esclamò a voce fin troppo alta, ammiccando maliziosamente verso Bill.

Il moro arrossì inevitabilmente: doveva farci ancora l'abitudine a quella cosa e far finta di fare giochetti erotici la notte con Georg lo imbarazzava tantissimo. Tenne gli occhi bassi per non guardare l'espressione del fratello, sorridendo appena per reggere un po' il gioco all'amico.

Tom sorrise a Georg, ma era un sorriso forzato e tirato. «Contenti voi», borbottò poi inespressivo, girandosi verso Gustav. «Ma David non arriva più? Siamo qui già da venti minuti buoni e lui non si è ancora visto».

«Ha detto che ci avrebbe chiamati appena fosse arrivata la macchina blindata», gli rispose il batterista, scrutando attentamente la poca gente attorno a loro.

Neanche farlo apposta, in quel momento il manager arrivò a passo svelto verso di loro, facendo segno di alzarsi dalle sedie e di seguirlo fuori dall'albergo.

«Inizia l'ennesima giornata stressante, ragazzi. Speriamo che, almeno dopo i vari servizi fotografici e le interviste, ci facciano riposare un po'», borbottò Tom, alzandosi dalla sedia e prendendo il proprio zaino.

Il resto della band lo seguì e insieme si avviarono verso l'uscita dell'albergo.

Mentre camminavano, Georg si avvicinò a Bill e gli prese lo zaino dalle spalle. «Lo porto io», disse, sorridendogli e assicurandosi che Tom li stesse guardando.

Effettivamente li stava degnando di qualche occhiatina curiosa, ma non era poi così interessato. Allora il bassista fece molta attenzione a non farsi vedere da Gustav, che camminava tranquillo a capo di tutto il gruppo, e sfiorò una mano di Bill, facendolo sussultare per la sorpresa.

Il moro era già vittima delle torture psicologiche dell'amico. Ma perché, perché ho accettato di stare al suo gioco? pensò quasi con disperazione, mentre si accingeva a fingere di essere compiaciuto da quel piccolo contatto con la mano del bassista.


Tom vide le mani dei due ragazzi sfiorarsi un paio di volte e ogni tanto notava le unghie di Georg stuzzicare le nocche del fratello, graffiandogliele in modo provocatorio.

Tutto questo è ridicolo
pensò nella sua mente, sorpassando i due e affiancandosi a Gustav con un'espressione del viso infastidita.

Georg non se ne rese neanche conto, ma sorrise soddisfatto a quel gesto del rasta, anche se aveva ancora molti dubbi in testa.

Bill, invece, si sentì sollevato dall'improvviso passaggio in avanti del gemello e senza farsi vedere da lui, diede una violenta sberla sul braccio del bassista. «Datti un contegno!».






«Basta! Datemi qualcosa da bere, o da mangiare, purché sia ipercalorico!», si lamentò ad alta voce Gustav.

La giornata che avevano dovuto affrontare lui e il resto della band era stata tutt'altro che rilassante: interviste, servizi fotografici, comparse televisive... Neanche il Presidente degli Stati Uniti in persona era così occupato come loro. Seduti nel camerino dell'edificio in cui avevano appena finito l'ultimo servizio fotografico, cercavano tutti di rilassarsi almeno dieci minuti, respirando pesantemente e asciugandosi il sudore dalle fronti bagnate: in quei giorni faceva veramente molto caldo.

«Io non ho la forza di andarti a prendere niente, Gustav, sono stremato. C'è una macchinetta per le bevande al piano di sotto, perché non vai a prendere qualcosa lì?», gli propose Tom, socchiudendo gli occhi.

«Non so se arriverò vivo a destinazione, ma non ce la faccio davvero più, devo assolutamente bere qualcosa di fresco. Torno fra... un'ora. Oppure non torno proprio».

E così dicendo, Gustav uscì dalla stanza, trascinandosi per tutto il tragitto dal divano alla porta del camerino.

«Che esagerato», borbottò fra sé e sé il chitarrista.

Passò qualche istante di silenzio in cui Georg, seduto sul divano accanto a Bill, venne colpito da un'improvvisa idea assurda: lui e i gemelli erano da soli nella stessa stanza e nessuno sarebbe potuto venire a disturbarli. Era l'occasione buona per mettere in atto la sua messa in scena con Bill davanti a Tom.
Piano il bassista si avvicinò ancora di più al cantante e gli mise una mano sulla coscia. Quest'ultimo sobbalzò, preso alla sprovvista, ma si trattenne dallo schiaffeggiare in quello stesso istante l'amico. Tom si accorse di quel piccolo gesto e aprì piano un occhio per osservare di sottecchi la scena che aveva davanti.

«Sei stanco?», chiese improvvisamente Georg, rivolto al moro.

«Un po'», rispose un po' irrequieto Bill, fissando sospettoso lo sguardo stranamente malizioso dell'amico.

«So io come rilassarti, piccolo», sussurrò poi il bassista, prendendo fra le dita il mento del cantante e avvicinando poi il viso al suo.

Bill sbarrò gli occhi sconvolto, proprio mentre sentiva le labbra di Georg posarsi sulle sue e cominciare a muoversi fameliche. Questo non era previsto nel piano! Non mi aveva detto che avrei dovuto baciarlo! pensò con rabbia e disgusto il cantante.

Il bassista, mentre bloccava l'amico contro il divano e continuava a baciarlo con foga, lanciò una piccola occhiata al rasta, seduto di fronte a loro: li stava guardando con gli occhi sbarrati e increduli, ma ciò che trovò in quello sguardo non fu disgusto, ma bensì fastidio.

Fastidio... per cosa?
si chiese Georg, cercando di capire se Tom fosse solo geloso per il fratello o per altro.

Decise di intensificare il bacio e, senza troppi complimenti, leccò prima il labbro inferiore di Bill, poi introdusse la lingua dentro la sua bocca.

Il moro spalancò ancora di più gli occhi e cercò di opporsi, emettendo piccoli mugugni e cercando di far capire al bassista che quello era troppo per lui. La lingua no! Questo è troppo!

Ma, evidentemente, i versi di Bill dovevano assomigliare di più a gemiti di piacere, perché vide il gemello arrossire violentemente e mettersi una mano sugli occhi, come per oscurarsi il volto.

Georg si staccò dal moro e fece finta di abbracciarlo per potergli tranquillamente bisbigliare alcune parole all'orecchio, senza che Tom sentisse. «La vuoi smettere di dimenarti così?».

«E tu piantala di ficcarmi la lingua in gola! Che schifo!».

«Dovevo pur inventarmi qualcosa».

«Allora adesso inventati qualcosa per uscire di qui! Non ho intenzione di continuare a farmi mangiare la faccia da te!», sibilò minaccioso il moro, facendo quasi tremare Georg per la paura.

Il bassista pensò velocemente ad una soluzione e quasi subito gli venne in mente la scusa del bagno. Si alzò piano dal divano e prese Bill in braccio in modo molto cavalleresco, poi si voltò verso Tom e gli sorrise maliziosamente.

«Io e tuo fratello andiamo a sbrigare una piccola faccenda in bagno. Torniamo fra poco».

Bill, che già era rimasto sconvolto quando l'amico lo aveva preso in braccio, divenne rosso come un pomodoro e si trattenne dal tirare un pugno in faccia al bassista.

In tutta risposta, Tom sorrise, anche se il suo sorriso risultava più come una smorfia infastidita. «Potete anche rimanere qui a scopare, non c'è alcun problema. Tolgo io il disturbo».

E detto ciò, si alzò dalla poltrona e, dopo aver lanciato uno sguardo infuriato ai due compagni, uscì fuori dalla stanza, sbattendo la porta con violenza. Georg buttò letteralmente Bill sul divano, senza troppi complimenti, e si precipitò fuori dalla stanza, all'inseguimento del rasta.

Il moro emise un verso animalesco e infuriato più che mai, cercando di risistemarsi i capelli disordinati. «IO... IO LI UCCIDO TUTTI E DUE!».








   
 
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