Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: mieledarancio    22/06/2008    10 recensioni
«Apri subito! Non puoi rispondermi così, dopo quello che hai fatto ieri sera! Voglio le tue scuse! Mi hai capito?». [...]
«Tom... che cosa stai facendo? Perché fai tutto questo rumore?», chiese improvvisamente una voce impastata dal sonno, che Tom riconobbe immediatamente come quella di Bill.
Il gemello, infatti, era fermo sulla soglia della sua camera, i capelli scompigliati e gli occhi sottili e assonnati.
«Torna in camera, Bill. Devo risolvere una questione con il tuo presunto fidanzato». [...]
«Con il mio cosa?».
«Vai a sognare i palloncini e non rompere!».
{ Tom/Georg }
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Disclaimer: I personaggi di questa Fan Fiction non mi appartengono - con mio grande dispiacere -, niente di tutto ciò è vero, poiché è soltanto frutto della mia mente malata.


Me and You






01. Destroyed for him







«Accidenti, ragazzi, sono distrutto».

Tom sbuffò sonoramente e si lasciò andare a peso morto sul primo divano che gli capitò a tiro.
La band aveva appena concluso uno dei tanti concerti nella città di Los Angeles e tutta la carica e l'energia che avevano utilizzato quella sera per soddisfare i loro fan li aveva completamente sfiniti.
Ma è così che accade a chi riesce a diventare famoso nei paesi più importanti del mondo: la fama ti prende e ti rende felice, ma certe volte può diventare fin troppo pesante da sopportare, soprattutto in giovane età. Ma quella ormai era la loro vita, loro quattro avevano scelto di diventare ciò che erano diventati e di seguire quella strada. Ne erano più che felici, ma purtroppo dovevano fare i conti anche con la stanchezza. Passare da un paese all'altro in pochi giorni non era certo una passeggiata.

«Non mi aspettavo che gli americani fossero così pieni di energia e che reagissero così bene alla nostra musica», commentò Georg con un sorriso sulle labbra, passandosi una mano sulla fronte umida e lasciandosi andare anche lui su un morbido divano.

Bill e Gustav annuirono col capo, impegnati a bere un po' d'acqua dai loro bicchieri di plastica.

«Se le ragazze sono così anche a letto, allora sono sicuro che potrò farmi delle gran belle scopate qui a Los Angeles», ridacchiò Tom, pensando già al ben di Dio che lo attendeva quella notte.

Ovviamente aveva già programmato di prendere una qualche bella fan disponibile e tutta curve per passare una notte "in compagnia", come faceva quasi sempre dopo i concerti.

«Ma tu pensi solo al sesso?», lo riprese Bill, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

Non accettava certi comportamenti del gemello, ma, dopotutto, non poteva farci nulla, perché Tom era fatto così: se non avesse parlato di sesso per anche solo cinque minuti, il fratello si sarebbe meravigliato e avrebbe pensato che qualcosa probabilmente non andava.

«Che c'è di meglio del sesso, scusa?», ribatté il rasta, guardando scettico un punto indefinito sul soffitto.

«L'amore, direi».

Georg pronunciò quelle parole con serietà e anche con una punta di tristezza nel tono della voce.
Quella risposta aveva comunque sorpreso molto gli altri tre amici, che naturalmente si erano voltati tutti a fissare curiosi il loro bassista.

«Siamo molto sentimentali, Georg. Da quando ti importa di una cazzata del genere?», gli chiese ironico Tom, inarcando un sopracciglio e stampandosi una specie di sorrisetto beffardo sulle labbra.

Georg, che fino a quel momento aveva trovato molto interessante fissare il pavimento, alzò gli occhi sul rasta e lo guardò con la fronte corrucciata. Ti diverti tanto, eh? Se tu fossi nella mia situazione, rideresti di meno.

«Da quando tu non mi fai più dormire la notte, con tutti quei rumori e quelle grida insopportabili che provengono dalla tua stanza in albergo».

«Eh, già. Le donne, per ringraziarmi del mio servizio, urlano molto forte», disse Tom con estrema calma e con un'espressione beffarda e maliziosa al tempo stesso dipinta sul viso.

Quanto ti odio quando fai così lo stronzo
pensò Georg, continuando a fissare corrucciato l'amico.

«Bene. Allora che aspetti ad andare di sotto a sceglierti la tua solita sgualdrina da portarti a letto? Sono tutte di là, pronte a sbavarti dietro», esclamò il bassista con uno sguardo carico di rabbia e frustrazione. «Divertiti», concluse poi con sarcasmo, alzandosi dal divano e uscendo dalla stanza.

«Ehi, Georg! Ma che ti prende?», gli urlò dietro Tom, osservando confuso l'amico, mentre se ne andava.

Prima di allora non si era mai comportato in quel modo: ogni volta che il rasta parlava di sesso, il bassista ci scherzava sopra e ridevano sempre insieme. Quella sera, invece, qualcosa era cambiato.

Non mi sembra di aver detto niente di così offensivo per lui
pensò il rasta, portandosi alla bocca il bicchierino di plastica pieno d'acqua.

«Stasera sarà girato male», disse più a se stesso che ai suoi due compagni ancora presenti.

«No, sei tu che non sai mai contenerti!», sbottò improvvisamente Bill, incenerendo con lo sguardo il gemello e uscendo di corsa dalla stanza, all'inseguimento del loro bassista.

«Ma che cazzo hanno tutti adesso?», esclamò Tom completamente esasperato.

«Beh, devi ammettere che ha ragione, però», inizio timidamente Gustav.

Il rasta si voltò verso il batterista e lo fulminò con gli occhi, guardandolo imbronciato. Allora Gustav fece per aprire bocca e dire qualcos'altro, ma venne immediatamente bloccato da Tom.

«Non-dire-niente».






Georg continuò a correre senza sapere bene quale fosse la sua vera meta. Si limitò semplicemente a lasciare che fossero le sue gambe a guidarlo, a portarlo lontano da ciò che lo faceva stare così male. Senza neanche rendersene conto, si ritrovò dentro il bagno dei ragazzi, fermo davanti allo specchio a fissare la sua espressione triste riflessa sul vetro.

Guarda come mi riduci, Tom. Sono uno straccio per colpa tua
pensò con rabbia il bassista.

«Georg!».

La voce potente di Bill fece sobbalzare sul posto il ragazzo castano, preso alla sprovvista dall'improvvisa entrata del moro nel bagno.

Georg si voltò a guardarlo confuso, osservando il viso preoccupato del cantante. «Che fai qui?», gli chiese con calma.

Sapeva bene che Bill si preoccupava sempre per lui, soprattutto da quando sapeva la verità.

Il moro si tormentò il bordo della maglietta nera strettissima e abbassò lo sguardo a terra. «Ero preoccupato per te, per la tua reazione dopo la discussione di prima con mio fratello», disse timidamente, alzando di poco lo sguardo sull'amico.

Ecco, appunto. Il solito Bill, che si preoccupa sempre per me.


Quel pensiero fece sorridere il bassista, felice che almeno qualcuno avesse a cuore il suo stato d'animo. Si fidava ciecamente del suo cantante, sapeva che era un ragazzo sensibile, dolce, e che sapeva ascoltare nei momenti difficili come quello.

«Tranquillo, è solo il solito problema di sempre. Solo che... non pensavo che stasera avrei ceduto così facilmente. Resistere e non rispondere a certe sue frasi sta diventando sempre più difficile per me», gli rispose Georg, tornando a fissare il suo riflesso nello specchio.

Passò qualche attimo di silenzio, un silenzio pesante e pieno di frasi non dette.

«Se magari tu glielo dicessi, forse lui capirebbe», disse improvvisamente Bill con voce incerta e tremante.

Georg inarcò un sopracciglio e fissò la figura dell'amico nello specchio. «Stai scherzando, vero? Tom non deve sapere niente di questa faccenda, deve rimanere un segreto fra me e te».

«E tu pensi di poter andare avanti così per sempre? Soffrendo e scappando ogni volta che lui parla delle sue ragazze da una notte?».

«Se devo perdere la sua amicizia per questa sciocchezza, allora sì, preferisco soffrire, piuttosto che perderlo del tutto. E poi te l'ho già detto, Bill: ho solo bisogno di un po' di tempo e prima o poi tutto passerà».

«L'amore non se ne va via tanto facilmente, il più delle volte si annida dentro il corpo».

Georg abbassò gli occhi sul lavandino e rifletté su quelle ultime parole del cantante. Se davvero fosse stato così, non avrebbe retto per sempre quella situazione e prima o poi sarebbe esploso.
Il bassista sentì Bill sospirare alle sue spalle e schiarirsi la voce, come per farsi coraggio e dire qualcosa.

«Beh, io sono stufo di vederti star male, quindi... se non glielo dici tu, lo farò io», esclamò improvvisamente e con decisione.

Georg si staccò dal lavandino e si voltò di scatto verso il cantante. «Cosa?», esclamò scettico, fissandolo con gli occhi sbarrati.

«Hai capito bene. O glielo dici tu di tua spontanea volontà, o lo farò io».

«Non gli parlerò mai di questa cosa».

«Allora mi dispiace, ma non mi lasci altra scelta», esclamò Bill, distogliendo lo sguardo dal bassista e avviandosi verso la porta del bagno per uscire.

Ma improvvisamente il moro si sentì afferrare con forza per un polso e fu così costretto a fermarsi. Georg lo attirò a sé, lo strinse con forza e lo mise con le spalle al muro, sbattendolo involontariamente con troppa violenza. Bill si lasciò scappare un piccolo gemito di dolore dalla bocca.

«Tu non gli dirai proprio un bel niente, io non voglio che lo sappia! Questi non sono affari tuoi, Bill, quindi, per una volta nella tua vita, tieni la bocca chiusa!», urlò Georg con rabbia, continuando a bloccare il cantante contro il muro.

Bill lo fissò negli occhi spaventato, ma non fece comunque resistenza. «Georg, mi fai male», si lamentò appena, cercando di non mostrargli gli occhi lucidi.

Il bassista però li notò lo stesso e si rese improvvisamente conto di aver esagerato. In fondo, Bill voleva solo aiutarlo e si preoccupava per lui, vedendolo stare così male.

Non merita di essere trattato così.


Georg allentò la presa attorno alle spalle del moro e addolcì l'espressione del viso. «Scusami. Non volevo spaventarti così, né tantomeno farti del male», disse a bassa voce e tristemente. «Ma per favore, Bill... non dire niente a tuo fratello. Ti prego».

Bill lo guardò negli occhi e sospirò, annuendo poi lentamente col capo. «Okay, non dirò nulla», disse piano e accennando un piccolo sorriso.

Il bassista posò gli occhi su quelle labbra leggermente rivolte verso l'alto: erano così uguali a quelle che desiderava ormai da tempo che per un momento si illuse veramente di avere un'altra persona davanti. Tornò a fissare serio il volto di Bill, osservandone ogni piccolo particolare.

Portò una mano sulla guancia del cantante e gliela accarezzò leggermente. «Siete così simili tu e Tom...», sussurrò piano.

Con estrema lentezza si avvicinò al viso del moro, unendo i loro respiri e premendo infine le labbra su quelle di Bill. Erano così morbide e carnose.
Il cantante non protestò: quel bacio non significava nulla e, attraverso il respiro spezzato dell'amico, poteva sentire tutto il suo dolore e la sua frustrazione. Stava già abbastanza male, non voleva ferirlo ancora di più. Perciò lo lasciò fare, nonostante quel bacio non valesse niente per nessuno dei due.
Ad un tratto, Georg si staccò dal moro, tenendo lo sguardo basso. L'espressione di Bill era seria e, nonostante il bassista non lo stesse guardando negli occhi, lui continuava comunque a fissare le palpebre abbassate di Georg. Con una mano spostò leggermente il viso dell'amico di lato e avvicinò così le labbra al suo orecchio.

«Sì, siamo simili... ma io non sono lui», sussurrò piano Bill.

Georg strinse forte gli occhi e si lasciò scappare un singhiozzo dalle labbra.
Quella situazione lo stava distruggendo sempre di più, era insopportabile.
Si lasciò andare ad un pianto quasi disperato, appoggiando il capo sulla spalla di Bill e singhiozzando forte. Il moro cominciò a scendere piano verso il basso, per sedersi a terra, portando l'amico con sé. Si sedettero e Bill continuò ad abbracciare forte il bassista, rimanendo in silenzio e lasciandolo sfogare liberamente.

«Bill... io sto male, sto sempre più male per lui», riuscì a dire Georg fra i singhiozzi.

Bill gli accarezzò lentamente i capelli e sospirò malinconico. «Lo so, Georg. Lo so», gli sussurrò piano.

Sapeva che quelle non erano certo le parole più confortevoli e adatte in quel momento, ma non sapeva che altro dire. Lui non si era mai innamorato di nessuno, non poteva comprendere fino in fondo il dolore provato dall'amico. Poteva soltanto stargli vicino e cercare di alleviarglielo almeno un po'.









   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: mieledarancio