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Autore: Bib    04/03/2014    1 recensioni
La storia narra le vicende della protagonista Lael e di come la sua vita stia per cambiare al nuovo anno di Accademia, di come una nuova guerra stia per iniziare tra due mondi tanto diversi e di come il confine tra Luci e Tenebre possa diventare più confuso di quanto si possa immaginare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- C a p i t o l o  1  -
 
La cosa più brutta di avere una famiglia importante è che quello che gli altri si aspettano da te va sempre oltre la soglia del normale. Sicuramente è una frase già trita e ritrita, magari detta da qualche viziatello insoddisfatto, ma nel mio caso non può che calzare a pennello.  
Mio nonno è il Capoclan della famiglia Rain, Reggente del Clan dell’Acqua ed uno dei più riconosciuti eroi nella Guerra del Regno Illuminato. Mio padre è Kyel Rain, meglio conosciuto come il Generale, mentre mia madre, Laila Yvonne Turth, è il vice della Direzione Medica. Infine c’è mio fratello maggiore: Samuel. A solo ventitré anni è diventato Ammiraglio della Navata Nordica, adesso, a venticinque anni è stato nominato Capo della Difesa e terzo Stratega del Consiglio dei Reggenti.
E poi ci sono io: Lael Rain, semplice studentessa sedicenne. Piacere di conoscervi.
Quindi quando parlavo delle enormi aspettative nei miei confronti... Bè non lo dicevo per capriccio.
 
Ma fatemi fare un po’ il punto della situazione.
Nel nostro mondo, a partire dai cinque anni, ogni individuo (o quasi) inizia a risvegliare i propri poteri, generalmente caratterizzati dal Clan in cui è nato. I Clan del nostro Regno di Luce, anche chiamato dai più Terra di Sopra o Isola, sono questi: Acqua, Aria, Fuoco, Terra e l’esclusivo Clan della Luce.
Come si può facilmente dedurre dal mio cognome e dal rango della mia famiglia, provengo del Clan dell’Acqua e come tale dovrei aver risvegliato quel potere giusto? E invece no. 
Di tanto in tanto capitano casi come i miei: mia madre ha il potere dell’acqua, mio padre quello dell’acqua e della terra come lo stesso ha mio fratello. Il mio è derivante dall’Aria. Il che non c’entra nulla con le nostre generazioni da almeno cinquant’anni (sì, sono andata a controllare). Più o meno intorno ai diciott’anni di età il potere si stabilizza, risultando nel controllo e nell’utilizzo di magie di uno o di un massimo di due elementi. La speranza della famiglia è che al compimento dei miei diciotto anni riesca appunto a sviluppare il secondo potere. E indovinate un po’ quale aspettano? 
Ma non siamo noi a scegliere il Potere, è il Cielo a scegliere per noi. Così dicono i libri ed è così che cerco di farlo capire a tutti quanti. Ma no, per loro sembra quasi che l’abbia fatto apposta, come se mi godessi ad avere gli occhi di tutti puntati addosso.
Ed è stato così per tutta, e dico proprio tutta l’estate!
Quindi il fatto di stare a camminare avanti e indietro nella mia stanza da almeno venti minuti credo che sia più che giustificato.
Sbuffo e continuo a camminare. Uno, due, tre, quattro, cinque e mi giro. Uno due tre quattro cinque e mi giro. Vado avanti con quella conta mentre attraverso a grandi passi nervosi la camera, il passo pesante attutito dalla moquette dal pelo corto color lilla chiaro. Uno due tre quattro cinque e giro. Sollevo gli occhi dai miei piedi scalzi e mi ritrovo a fissare la porta aperta - Mia! – chiamo a gran voce facendo spuntare la mia testa nel corridoio oltre la porta – Miiiaaaaa!!! – perché non risponde?
Che sia già arrivata?
- Che c’è signorina? – finalmente ricevo risposta dal piano di sotto, una voce squillante e amica. Mia, la domestica e tata tuttofare della famiglia, unica alleata in quel casino chiamati “parenti”. Ovviamente Samuel a parte.
- E’ arrivata? – domando ancora al corridoio
- Oh signorina non ancora – lascio lo stipite a cui mi ero aggrappata con forza e sospiro di nuovo.
Quella lettera si sta facendo attendere più del risveglio del potere dell’Acqua. Anzi, La Lettera, con la maiuscola, quella che m'indicherà se a partire dal nuovo anno scolastico sarò diretta all’Accademia di Sopra o a quella élite di Sotto.
Mi avvicino al letto di legno intarsiato e mi ci tuffo di schiena. Il rumore del morbido materasso sembra quasi il mio sbuffo di poco prima - Uffa! – borbotto guardando il soffitto ed i suoi disegni raffiguranti un cielo dai colori albeggianti e tante morbide nuvole di varie tonalità – E quanto ci vorrà per consegnare una lettera… - afferro uno dei cinque cuscini che ho sparsi sul letto e lo stringo forte al petto – Che poi bastava anche qualcosa di più semplice che una lettera ma no – continuo, mollando la presa ed iniziando a far levitare il povero cuscino viola scuro – No ma sicuramente ci godono a farci aspettare così – seguo con gli occhi l’oggetto volante che inizia a girare e girare sempre più veloce – Sì certo! E sicuramente è pure stata un’idea di quella vecchia ciabatta del nonno – ormai è un vortice viola che si alza lentamente al soffitto – Avrà pensato “Hey, a quell’inutile di mia nipote mandiamola per ultima!” – il cusino sale ancora un po’ – Ci scommetterei la –
Il doppio bussare alla porta aperta blocca sia la mia bocca che il cuscino in aria e mi ritrovo di scatto seduta a fissare Mia all’entrata della stanza. Col suo solito grembiule bianco con tanti di quei merletti da rendere invisibile l’abito che porta sotto, i capelli corti neri e più cotonati della mia moquette, i molteplici chili di troppo, i suoi grandi occhi neri ed il bel viso a cuore incorniciato dal gentile sorrido di cui non potrei mai fare a meno.
- Signorina – inizia – Chiedo scusa ma era una bugia – E con quel sorriso gentile e beffardo infila la sua piccola manina destra dentro la tasca marsupiale del grembiule per estrarre Lei: La Maledetta Lettera.
Il cuscino cade e lo sgomento viene turbato dalla sua franata sulla mia testa, con i capelli scompigliati mi rotolo letteralmente giù dal letto ed incespicando più volte riesco finalmente a rialzarmi per arrivare ad afferrare quella Lettera.
- Non - ho quasi l’affanno - Non l’hai aperta? - guardo Mia, che intenta a riordinare con le dita i miei capelli mi risponde accondiscendente - Non è indirizzata a me signorina - E dopo questa non ho scampo.
Dimenticata completamente delle mani laboriose della domestica sulla mia testa, fisso quella busta di carta spessa tra le mani, dove il mio nome "Lael Rain" è stampato a lettere dorate in bassorilievo. Sembra perfino più bello così il mio nome. Passo una mano sulla superficie per sentire al tatto quella sensazione ruvida della carta. Lancio un’occhiata piena di panico a Mia, che terminati i lavori di restauro sui miei capelli lisci mi fissa in volto, in attesa – Su su, la apra! – annuisce pure.
Che crudele, non mi concede neanche la possibilità di una via di fuga.
Torno a fissare la busta, che giro dal lato dell’apertura e quasi con mani tremanti la apro con molta e troppa lentezza. Mi accorgo di non respirare ed inspiro con prepotenza a sfida della mia fifa. Il cartoncino all’interno è candido e le scritte nere ed eleganti sembrano più grandi e spaventose di quel che mi aspettavo. Lo estraggosenza troppi complimenti e trattenendo di nuovo il fiato inizio a leggere.
- Allora signorina? – Mia cerca di sbirciare da sopra la mia spalla sinistra ma prima che riesca a guardare mi giro verso di lei. Alla sua reazione devo aver avuto una faccia davvero sconvolta - Accademia – così come lo è sicuramente la mia voce – Tre – sorrido ebete e questo alla domestica basta, facendola iniziare a battere le mani contenta.
- Sì! Sono stata ammessa alla Terza Accademia! – lancio in aria la busta che inizio a svolazzare contenta intorno a noi.

- continue -

Note dell'autrice:
E' il primo capitolo della saga nonchè prima presentazione della protagonista principale (e prima volta che scrivo).
Spero davvero che la possiate troviate interessante, ogni consiglio e critica è più che ben accetto!
Grazie e buona continuazione
  
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