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Autore: Aryuna    25/06/2008    4 recensioni
Durante la guerra tra demoni e umani, una ragazza si imbatte in un mezzodemone ferito. Dopo averlo nascosto e curato, capisce che l'unico modo per salvargli la vita è trasformarlo in umano grazie ai poteri della leggendaria Shikon no Tama, un cimelio secolare della sua famiglia. Ma come fare a prenderla dal museo senza dire a nessuno del mezzodemone? Tenterà il furto con l'aiuto della ladra Sango e del poliziotto maniaco Miroku! Ruscirà Kagome a compiere il colpo e a salvare Inuyasha?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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No, cari amici, non avete letto male, sono proprio io, Aryuna, con il nuovo capitolo di The theft! Questo capitolo e il successivo erano fusi, ma è stato talmente faticoso riscriverlo dopo la morte del pc che ho deciso di dividerli, e quindi da 6 capitoli sono diventati 7!

Spero vi piaccia, a presto il seguito! ^^

Aryuna

P.S: Io e Emiko abbiamo creato un account insieme, KazeToHi! Presto pubblicheremo il prologo della nostra prima storia a due mani (profumo ci andava molto vicino, ma ero comunque io a scrivere!). Speriamo leggerete numerosi, ci vediamo presto con “The last time”!

Il colpo




Kagome continuava a tamburellare nervosa sulla scrivania. Inuyasha era tornato silenzioso, probabilmente per la tensione. Da quel colpo dipendeva la sua vita.

Miroku aveva mandato un messaggio sul cellulare di Kagome (che non voleva nemmeno sapere come si era procurato il numero), informandola che quella notte sarebbero passati a prenderli intorno all’una. Guardò nervosa l’orologio, per la millesima volta in quel minuto. Erano ancora le 22 e 56 minuti.

<< Kagome, calmati, è questo il trucco >>, sussurrò Inuyasha inarcando un sopracciglio, tenendo gli occhi chiusi. Kagome si voltò a guardarlo, così concentrato. Come faceva a rimanere così calmo? Il pensiero della futura libertà lo tranquillizzava? Già, una volta rubata la sfera, cosa avrebbe fatto Inuyasha?

Poteva sparire, andare via per sempre, o rimanerle accanto come amico…

Amico. Questa parola le bruciava, sentiva di non potersi accontentare dell’amicizia. Arrossì di quei pensieri; conosceva Inuyasha da così poco, il loro incontro era stato tutt’altro che normale, eppure…

Si immaginò la schiena dell’hanyou mentre si allontanava, e sentì una fitta terribile allo stomaco.

<< Kagome, se ti tranquillizza possiamo parlare >>, mormorò il ragazzo. Kagome alzò lo sguardo, incrociando i suoi occhi ambrati, così magnetici e profondi. Gli occhi le divennero lucidi, ma subito li chiuse, annuendo. Doveva pensare solo al furto, il resto non era importante.

<< Ok, proviamo, forse non pensare troppo mi farà bene >>, disse sorridendo. Inuyasha non poteva immaginare certo i suoi pensieri, come Kagome non poteva immaginare quelli dell’hanyou.

“Ok, come posso approcciare il discorso ‘Kagome, non è che posso venire a vivere con te dopo la guerra?’”, pensò il ragazzo. Cercava di mantenere la calma, per evitare che le sue guance si imporporassero, ma era terribilmente in imbarazzo. Non gli era mai successo di sentirsi così attratto da una persona, al solo pensiero della sua assenza sentiva un malessere generale, nel corpo e nello spirito.

Ricordò con un sorriso una domanda che da piccolo aveva fatto alla madre:

<< Mamma, esistono i colpi di fulmine? >>.

<< Certo >>, aveva risposto lei con un sorriso, << è stato così tra me e tuo padre >>.

Quello che stava vivendo era un colpo di fulmine? Assomigliava così tanto a suo padre da innamorarsi con un solo sguardo di un’umana?

, solo sguardo, in fondo l’aveva baciata, no?

Ecco, il suo tentativo di non imbarazzarsi era fallito. Divenne inevitabilmente rosso.

<< Che succede? >>, domandò Kagome confusa.

<< Nulla >>, rispose lui frettolosamente, aumentando i sospetti della ragazza. Decise comunque di non insistere, non conveniva litigare poco prima di un furto, anche se non era un vero proprio furto… Si convinse di non pensare più a questo dettaglio. Non dovevano farsi prendere, quindi doveva pensare al colpo come se stesse rubando a casa di uno sconosciuto.

Inuyasha la osservò, e la ragazza distolse lo sguardo. Per farlo, si impose violenza. Le sembrava che i suoi occhi bruciassero per l’assenza di quello sguardo.

Fecero qualche breve chiacchierata, tutte futili e senza conclusione, giusto per spezzare il silenzio e la tensione che pesava su di loro.

Kagome guardò l’orologio: mezzanotte e cinquanta.

<< Devo prepararmi >>, sussurrò, prendendo degli abiti neri dall’armadio. Si voltò a guardare Inuyasha.

<< Ehm… potresti girati? >>, domandò in imbarazzo. Lui inarcò un sopracciglio.

<< Perché? >>.

<< Devo cambiarmi, e non posso uscire. Se per caso mi vedono… >>.

<< Non stanno nell’altra ala della casa? >>, chiese il ragazzo confuso.

<< Vuoi rischiare? >>, ribatté la ragazza con un’occhiata tutt’altro che amichevole. Inuyasha decise di non insistere, e si voltò.

<< Non sbirciare! >>, lo ammonì la ragazza.

<< E chi sbircia >>, brontolò lui. Kagome si svestì, e indossò un dolcevita nero e dei pantacollant dello stesso colore. Inuyasha, sbirciò, di tanto in tanto, senza farsi vedere. Era davvero bellissima.

<< Fatto >>, disse la ragazza, per farlo voltare. In realtà lui già sapeva che aveva finito, ma se si fosse voltato prima del suo avviso lei avrebbe capito che aveva spiato. Non era il caso di fare “Miroku, il poliziotto deviato 2: la vendetta”.

Rimasero in silenzio, Kagome poteva percepire l’adrenalina nell’aria, quando un sasso colpì il vetro della finestra. La ragazza la aprì e si affacciò.

<< Kagome, scendete >>, disse Miroku piano. Alla mano sinistra aveva una manetta, collegata al polso di Sango, che a sua volta era attaccata al fratello. Solo Kirara era libera, ma perché non poteva certo abbandonare i padroni così!

Kagome guardò il muro della casa. Era un po’ troppo alto per saltare giù…

Non finì di formulare questo pensiero che si sentì prendere di peso, sotto alle ginocchia e dietro al collo, e in meno di un secondo, dopo un forte vento, stavano in giardino.

Aveva gli occhi strabuzzati dalla paura, mentre Inuyasha la teneva ancora in braccio. Stava completamente rannicchiata sul petto del ragazzo, incapace di muoversi. Era stato talmente veloce che Miroku non aveva fatto nemmeno in tempo a mettere mano alla pistola, e lo fissava sconvolto.

<< Kagome, tutto ok? >>, domandò osservando lo sguardo pallido di lei. La ragazza concentrò lo sguardo omicida sul rosario del ragazzo. Suvvia, bastava una parolina e gli avrebbe dato una bella lezione per quello scherzo! Ringraziando il cielo, l’ira lasciò posto quasi subito alla calma, e la ragazza si trattenne. Intimò solo al mezzo demone di non farlo MAI PIÙ!

Inuyasha annuì colpevole, abbassando le orecchie.

Kagome sorrise. Era troppo carino per prendersela con lui quando faceva il cane bastonato.

Miroku, dal canto suo, osservava la scena allibito. Litigavano come due fidanzati.

Sango percepì perfettamente che nei loro sguardi c’era molto più che amicizia.

Kohaku cercava di ricordare se aveva dato o meno la pappa a Kirara.

Insomma, un bel quadretto.

<< Muoviamoci, il museo è qui dietro >>, disse Sango, tirandosi dietro tutti gli altri. Kagome li osservava, uno per uno, con una speranza: se anche uno solo di loro avesse sbagliato, Inuyasha sarebbe morto. Deglutì, pensando alla gente alla quale stava affidando la vita del ragazzo: due ladri, un demone e un poliziotto. Tutti conosciuti la notte precedente, e tutti che volevano ottenere qualcosa in cambio. E sapeva bene cosa voleva ottenere Miroku, nessun poliziotto si lascerebbe sfuggire un hanyou in piena guerra.

Prima di raggiungere il museo, si riunirono in un piccolo vicolo buio.

<< Allora, il piano è questo. Inuyasha, Kirara e Sango prenderanno la sfera, tu le terrai d’occhio >>, disse l’agente al ragazzo, che annuì serio, << io e Kohaku disattiveremo gli antifurti, al nostro segnale entrate in azione >>.

<< E io? >>, domandò Kagome. Miroku la guardò con lo sguardo con cui si guardano i novellini, e questo la infastidì.

<< Tu, farai il palo >>.


Kagome si dondolava davanti all’ingresso del museo, cercando di sembrare vaga. Il cellulare, stretto nella sua mano, era pronto per chiamare il cellulare di Miroku in caso di emergenza, che fosse polizia o demoni.

Le strade erano deserte, quasi tutti i lampioni fulminati, e un vento gelido creava un’aria talmente tetra che la ragazza non poteva evitare di rabbrividire. Cercava di distrarsi, pensando a quello che stavano facendo Inuyasha e Sango…


<< Ti tengo d’occhio >>, ripeté Inuyasha per l’ennesima volta, mentre Sango si guardava attorno alla ricerca di vie di fuga. La ragazza sbuffò, infastidita, mentre attendeva il segnale per utilizzare il suo kit. La serratura davanti a lei era troppo invitante, e lei adorava aprirle in un batter d’occhio con la sua abilità.

Inuyasha lanciava qualche occhiata alla strada, dove vedeva Kagome dondolarsi. Lei non poteva vederlo di certo, con quegli occhi umani.


<< Allora, hai fatto? >>, domandò Miroku, osservando Kohaku mentre armeggiava con un portatile.

<< No, dammi un minuto e trovo la password di quest’aggeggio >>, si lamentò il ragazzo. Miroku sospirò; avrebbe voluto essere con Sango, ma sapeva bene che si sarebbe distratto e lei sarebbe fuggita, dileguata come aria.

Kohaku prese il cellulare, compose il numero della sorella, aspetto che squillasse e riattaccò. Miroku, inizialmente sovrappensiero, fissò lo sguardo sull’apparecchio telefonico. Capperi, era identico al suo! Aveva anche lo stesso… lo stesso…

Si tastò le tasche, e fissò lo sguardo incredulo sul ragazzo.

<< Quando diamine l’hai preso? >>, domandò a voce troppo acuta, mentre quello gli faceva cenno di abbassare il tono, totalmente privo di sensi di colpa.


Sango aprì la serratura senza fatica, ed entrò nella hall del museo. I suoi occhi brillarono a vedere così tanti oggetti preziosi! Inuyasha la squadrò, intuendo i suoi pensieri tutt’altro che onesti.

<< La sfera >>, disse secco, strappando la ladra al mondo dei sogni.

<< Ah, giusto. Kagome mi ha spiegato la strada, da questa parte >>, disse sbrigativa, avviandosi. Doveva trovare un modo per staccarselo di dosso.

Vide la piccola teca in lontananza, grazie all’oggetto luminoso al suo interno, e Kirara la precedette, per controllare che la via fosse libera. Ad un miagolio di conferma, Sango e Inuyasha entrarono nella stanza.

Sui muri erano appese antiche collane, rosari e amuleti, e al centro troneggiava la teca della sfera, che brillava più che mai, emanando una luce rosata.

<< Ecco la famosa Sfera dei quattro spiriti, la Shikon no tama>>, mormorò la ragazza, avvicinandosi prudente. Sembrava che Kohaku avesse disattivato anche i dispositivi di sicurezza attorno alla teca, e Sango si affrettò ad aprire i lucchetti che tenevano il vetro ancorato alla colonna che lo sorreggeva.

Inuyasha drizzò le orecchie. Aveva sentito un rumore tutt’altro che positivo.

<< Sango… >>.

<< Che c’è? Non mi distrarre! >>, si lamentò lei, litigando con una serratura difettosa.

<< Spicciati! >>, ringhiò lui, avvicinandosi alla teca.

<< Perché? Si può sapere che hai? >>, domandò la ragazza confusa.

<< Stanno arrivando >>.


Ok, Kagome doveva decisamente ammettere che lo sguardo che Miroku le aveva rivolto era più che giustificato: non era nemmeno capace di fare il palo.

Fissava deglutendo la macchina della polizia, appostata davanti al museo. Il poliziotto le stava facendo segno di avvicinarsi da un minuto buono. Prese un respiro profondo.

“Coraggio, vorranno solo chiederti che ci fai qui, da sola, durante il coprifuoco e alle due e mezza di notte, mantieni la calma”, pensò, in preda al panico.

“E COSA DIAMINE GLI RISPONDO!?”.

<< Mi scusi signorina, volevo gentilmente chiederle… MA È PAZZA PER CASO? >>, strillò l’uomo in divisa, facendo sobbalzare la ragazza. Ma bene, le doveva capitare pure il poliziotto cattivo!

<< Come le viene in mente di vagare per la città a quest’ora! Se non lo ha notato siamo in guerra >>.

<< Ecco… io veramente >>, cercò di giustificarsi lei.

<< Stia zitta e salga in macchina. La porto in commissariato, lì avrà tutto il tempo per sentirsi in colpa e prendersi una bella strigliata dai suoi genitori! >>.

Kagome arretrò, e il poliziotto, sbuffando, scese dalla macchina deciso a prenderla di peso. Poi, vide un movimento nell’ombra, e scattò.

<< STIA GIÙ! >>.


Il suono di uno sparò.

Anche Sango lo sentì distintamente.

<< Merda >>, imprecò, il lucchetto scattò, e acchiappò al volo la sfera.

<< Dobbiamo uscire >>, strillò Inuyasha. Il suo pensiero era fisso a lei. Kagome.

Sango saltò su Kirara, che in un baleno si era trasformata, e spiccò un saltò nel museo.

<< Ci vediamo, Inuyasha! >>, disse ridacchiando, stringendo la sfera nella mano. L’hanyou la fissò, incredulo. L’aveva fregato! Ringhiando, inseguì la ragazza, ma Kirara era troppo veloce, non poteva raggiungerla in tempo.

Miroku prese la pistola, e acchiappò la spalla di Kohaku.

<< Stai attento >>, sibilò, avvicinandosi all’uscita.

<< Kohaku! >>, chiamò Sango, allungando il braccio. Il ragazzo, prontamente, lo afferrò, e Miroku se li vide passare davanti, rimanendo immobile e con un’espressione ebete sul volto. Kohaku si sistemò sul dorso della nekomata, mentre Sango gli faceva una linguaccia.

<< Addio pervertito! >>.

<< Miroku, fermali! >>, urlò Inuyasha, sopraggiungendo.

<< E come? >>, chiese il poliziotto spiazzato, brandendo la pistola, ma senza il coraggio di fare fuoco.

I due uscirono dalla porta principale, e Kirara si alzò in volo, sparendo rapidamente nella notte.

Kagome vide la nekomata allontanarsi, a terra e terrorizzata. Davanti a lei, un demone aveva appena fatto scempio del poliziotto che voleva trattenerla. Un enorme demone viola, con occhi rossi e artigli e corna nere come l’ebano.

Tremava come una foglia, ma quando lo sguardo dello youkai si posò su di lei, urlò.

Il poliziotto nella macchina chiamò i rinforzi, ed uscì dalla macchina, con la pistola puntata sul mostro.

<< Non ti muovere! >>, intimò, ma il demone sghignazzò, con voce profonda e roca.

<< Stupido umano, cosa vorresti fare con quell’arnese? Non hai visto il tuo collega? Faresti meglio ad andartene, questa ragazza è sicuramente molto più tenera di te, e molto più piacevole da divorare >>.

Kagome era paralizzata dalla paura, non riusciva nemmeno a piangere. Il poliziotto sparò, ma il demone fu più veloce. In pochi secondi, anche l’altro uomo era stao fatto a brandelli.

Kagome venne colpita da schizzi di sangue, il demone era sporco di sangue, l’asfalto era ricoperto dal liquido cremisi.

Sangue ovunque.

E Kagome urlò.

<< INUYASHA! >>.

  
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