[94.
Indipendenza]
“Il prossimo anno Patrasso?”
“Mmh. Forse.”
Ci sono stati i vespri e le processioni.
Ci sono stati i giorni di psicosavato, con le loro torte dal
profumo di sesamo e melograno sulle tombe. A Gazi il Re si consuma nel fuoco,
fra il ricordo della tsinka e
bicchieri di vino rosso che passano di mano in mano.
“Ti sta bene, quella maschera” ironizza
Kanon.
“La tua, invece, fa schifo” ribatte Saga,
allungandogli un loukoumades.
“Tutta invidia” ride Kanon. “Nervoso?”
“No. Non proprio” scrolla le spalle Saga.
“Non ci sono più abituato. Ecco.”
“È solo per una notte.”
“Sì. Lo so.”
Del
perché abbia scelto il prompt indipendenza per una festa di
Carnevale è argomento ostico e contorto. Nella mia testa in primo luogo.
Innanzi
tutto il Carnevale è il periodo del rovesciamento e delle maschere, e in fondo
Saga ci ha vissuto quasi quindici anni con una maschera addosso. Poi. Fargliela
reindossare era una bella tentazione, soprattutto se accanto e alla luce del
sole (vabbè, è notte nella drabble, ma non puntualizziamo) ha un fratello che
ci scherza su come se stesse parlando del tempo.
Amo
Kanon in questa drabble: il suo modo di sdrammatizzare la situazione con un
sorriso storto, ma anche l’abitudine ritrovata a individuare gli stati d’animo
di suo fratello, la preoccupazione mascherata in parole dirette e un po’ rudi,
date da anni e battaglie.
E Saga
in fondo vuole provare, vuole osare e acquistare la sua indipendenza. Vuole potersi mettere una maschera, anche una
semplice maschera di Carnevale, senza sentirsi addosso il peso degli anni sul
trono di Grecia e senza dover scrutare ogni volto che gli passa accanto.
L’indipendenza
della drabble è quella di Saga, il suo ostentare orgoglio e determinazione
anche con una maschera reindossata in un giorno di festa.
O
almeno era il mio intento. Non so se si è ben capito^^
Inoltre,
complice questo martedì grasso da me un po’ uggioso, sono andata a curiosare un
po’ nelle tradizioni carnevalesche greche. E ve le riporto anche come note di
appendice alla drabble stessa.
Dunque.
In
Grecia il Carnevale ha origini
antichissime, risalenti ai culti pagani per la fertilità celebrati in onore di
Dioniso, e poi con il tempo mescolati alle tradizioni veneziane importate
durante il periodo di dominazione ellenica da parte della Serenissima.
Il
risultato è una farandola di tradizioni che uniscono cultura pagana, folklore
veneto e scansioni liturgiche in un mix allettante e coinvolgente.
Benchè
il carnevale più famoso, terzo in Europa, sia quello di Patrasso, tutte le
città greche hanno una loro tradizione carnevalesca, la cui celebrazione cade
in periodo però diversi fra loro e anche in riferimento alla nostra tradizione:
in Tessaglia, Tracia e Macedonia si festeggia tra Natale ed
il 6 Gennaio; a Volos si svolge in Maggio e si chiama
“Maiouma”, ad Atene si osserva prima della Quaresima.
Il
giorno per eccellenza destinato al Carnevale vero e proprio, in cui si
osservano tutte le più tradizioni, è l’ultima domenica prima della Quaresima.
In questo giorno aumentano la gioia, la goliardia delle maschere, si balla e si
fa festa in maniera sfrenata. Per tutto il giorno si assiste a sfilate di
maschere, si fa visita alle persone care, si mangia e si beve, si sparano
petardi e fuochi d’artificio, soprattutto nella parte settentrionale del Paese.
Ma al tramonto e quando la campana delle chiese suona
il vespro, si va in chiesa per pregare, chiedere perdono delle “dissolutezze”
del carnevale e dare inizio alla Quaresima. Il sabato e la domenica che
precedono l’inizio della quaresima (in greco detti “Psichosàvato”) sono i giorni
dedicati ai defunti: si preparano torte di grano bollito farciti con zucchero,
cannella, noci, sesamo, melagrana, prezzemolo e uva sultanina, delle pastelle e
dei dolci di semolino che verranno portati da donne e ragazze vestite di nero
in processione al cimitero e riposte sulla tomba delle buonanime dei defunti.
Il
giorno in cui iniziano i festegiamenti, invece, prende nome di Tsiknopempti, da
Pempti che vuol dire Giovedi
e Tsiko deriva da “tsinka” che è l’odore della
carne arrostita, della grigliata come vuole la tradizione, consumata assime al
buon vino e ai dolci tipici del Carnevale (e non solo^^): i loukoumades, di origine complessa, una
volta tipici del Natale, e oggi diffusi durante tutto l’anno e richiestissimi a
Carnevale.
Infine,
l’ultimo giorno di festa, dopo i vespri, viene bruciato il fantoccio del Re Carnevale, che assume su di sé la
responsabilità di ogni dissolutezza dei giorni di festa e apre la strada alla
Quaresima e alla Pasqua, sentitissima in Grecia.
Infine,
Gazi è un quartiere centrale di
Atene, nel tempo sede di varie culture immigrate e per questo estremamente
variegato e multicuturale, anche se la sua vivacità e data anche
dall’attaccamento alle tradizioni elleniche.