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Autore: chiara_14    04/03/2014    6 recensioni
E se vi dicessi che esiste un custode per ogni stagione dell'anno, che sia primavera, autunno, inverno ed estate. Voi mi credereste?
E se vi dicessi che io sono una di loro?Una guardiana.
Voi, mi credereste?
Mi chiamo Ella e tutto nella mia vita era noioso. Fino a quando non mi hanno rapita.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10: “Perché stai piangendo?”, mi chiese Nix togliendomi la lacrima dalla guancia. “Non mi sembrava di essere stato così brusco...”. “Non sei tu il problema.”, dissi. “E' positivo che non sia io il problema?”. Mi scostai immediatamente da lui. “E' possibile che pensi solo ad un modo per farmi cadere ai tuoi piedi?!”. “Ella, non intendevo quello.”. “Io mi preoccupo per te e...”, Nix mi fermò prima che riuscissi a continuare. “Che vuol dire che tu ti preoccupi per me?”. Scossi la testa. “Non importa.”. “Si che mi importa. Che cosa devi dirmi?”. Non fiatai. Non gli avrei mai detto di Cara in un momento così delicato, dovevo trovare una soluzione al quel problema al più presto. “Fai come vuoi.”, detto quello uscì dalla camera e mi chiuse la porta in faccia sbattendola. Mamma mia se era suscettibile, aveva la calma di un procione imbestialito. Sentii che accendeva la televisione e alzava il volume al massimo. Era convinto che mi sarei arrabbiata solo per quella piccola cosuccia? Oh, aveva tanto da imparare il povero Nix. Non sapeva che riuscivo ad addormentarmi anche con le cuffie dell'iPod nelle orecchie. E poi, cosa continuava ad arrabbiarsi con me? Era lui il primo che non diceva mai niente. Avrei voluto prenderlo a pugni! Il suo profumo di menta mi si era attaccato tutto ai vestiti e avevo ancora il gusto delle sue labbra sulle mie. Il legame di sangue che avevamo fatto cercava il modo di convincere la mia rabbia a spegnersi. Maledetta quella volta che mi è venuto in mente di fare quel dannato patto, perché mi complicavo sempre la vita da sola? Dovevo togliermi il suo profumo di dosso. Cambiai vestiti e mi lavai i denti, ma non funzionò molto. Non volevo fare un'altra doccia, dicono rovini la pelle, e io ci tenevo alla mia pelle, non volevo rovinarla solo a causa di un lunatico principe dell'inverno. Mi buttai sul letto e feci un respiro profondo. Santo cielo! Anche il letto aveva il suo profumo. Mi perseguitava ovunque andassi. Girando la testa qua e là mi accorsi che dentro uno degli stivali bianchi che avevo usato quel giorno c'era qualche cosa. Il libro che avevo rubato! Corsi a prenderlo immediatamente. Come avevo potuto dimenticarlo? Mi sedetti sul bordo del letto e iniziai a sfogliarlo. Trovai subito la leggenda dei due innamorati e mi accorsi che la trama era completamente differente da quella che mi aveva raccontato Silas. Quindi, le ipotesi erano due: o non sapeva la vera versione della leggenda o aveva deciso di tralasciare delle informazioni apposta. Optai per la prima ipotesi, Silas non era un ragazzo che mentiva. La leggenda del libro diceva così: Inizialmente a regnare era Caos, si era innamorato di Natura, ma essa, essendo che non ricambiava, fu costretta a sposarlo contro la propria volontà. Dal loro matrimonio nacque l'universo, e con esso anche dei figli: due maschi e due femmine. Natura li chiamò ognuno per nome: Inverno, Estate, Primavera e Autunno. Tutta la famiglia decise di trasferirsi su un pianeta abitato chiamato “terra”. Fu proprio lì che uno dei quattro figli, Inverno, si innamorò di una giovane terrestre, decisero di sposarsi in segreto. Non fu una buona idea, quando Caos lo venne a sapere fece uccidere la ragazza. Natura e i suoi quatto figli, ormai stanchi, arrabbiati e devastati dal lutto di Inverno, decisero di allearsi. Non riuscirono a distruggere Caos, ma riuscirono comunque a rinchiuderlo in un angolo dell'universo, in attesa che un giorno qualcuno trovi il modo di ucciderlo definitivamente. I quattro figli si spartirono il regno del padre, pensando che ognuno avrebbe potuto regnare per un certo periodo dell'anno: Autunno decise che avrebbe regnato dal 23 Settembre al 21 Dicembre; Inverno decise che il suo regno sarebbe stato dal 21 Dicembre fino al 20 Marzo. Le due figlie femmine decisero di prendersi i periodi più caldi dell'anno. Primavera avrebbe regnato dal 20 Marzo fino al 21 Giugno, infine, Estate avrebbe regnato dal 21 Giugno fino al 23 Settembre. La madre, Natura, essendo immortale, promise che avrebbe protetto per sempre la sua famiglia. Passarono gli anni e i primi guardiani iniziarono ad accorgersi che i loro poteri stavano prendendo il sopravvento. Pensarono, che essendo figli di Caos, il male che scorreva nelle loro vene volesse rimpiazzare il bene. La madre trovò subito una soluzione al problema, fece fare un patto di sangue a vita ad ogni figlio, così che parte dei poteri ricadesse nelle mani di un terrestre e alleggerisse il carico di responsabilità a un guardiano. Era come un vero e proprio matrimonio. Passarono altri anni e ogni coppia di guardiani ebbe un bambino o una bambina. Inizialmente tutti si spaventarono e pensarono che i nuovi nati non possedessero i poteri dei genitori perché nessuno dei quattro piccoli guardiani possedeva il tatuaggio dei primi guardiani. Capirono subito di essersi sbagliati, i poteri erano stati trasmessi anche alla prole senza alcun problema. Verrà un giorno in cui la leggenda si ripeterà nuovamente, ma forse, allora, non sarà il bene a trionfare. “Ella?”. La voce di Nix mi riportò alla realtà. “Non dovresti credere alle cretinate di quel libro.”. “Le consideri cretinate?”, gli chiesi. “Si”, rispose avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto accanto a me. “Soprattutto la storia che stai leggendo ora, la considero una cretinata.”. “Silas me l'aveva raccontata in un altro modo...”. “Vedi? Se non credi a me, credi almeno a lui.”, disse. “Ma lui non mi ha nemmeno detto dell'esistenza di questo libro, a quale storia dovrei credere secondo te?”. Sospirò. “Silas non mente mai, Anthea sì, ma...”. Scosse la testa. “In poche parole: sarebbe la fine del mondo se lui mentisse.”,conclusi io. Buttai il libro delle leggende sul comodino affianco al letto e mi stesi a pancia in su. Aveva ragione Nix, che mi importava di quelle stupide leggende? “Perché sei tornato in camera?”,chiesi cambiando argomento. “Perché, se ti ricordi, dovevamo guardare un film assieme”, rispose stendendosi accanto a me. “A meno che...”. “A meno che...cosa?”. Stranamente sapevo già cosa gli passava per la testa. “A meno che tu non preferisca stare in camera.”, disse. Mi voltai sul fianco sinistro, lo guardai in faccia e gli dissi scandendo il meglio possibile le parole: “Te-lo-puoi-scordare.”. “Afferrato il concetto.”. Stava sorridendo. Che bel sorriso che aveva... Mi alzai di scatto dal letto. “Allora, che film guardiamo?”, chiesi. “Romantico?”, propose. “Mi stai prendendo in giro?”. Scoppiò a ridere. Sì, mi stava prendendo in giro. “Devi smetterla di fare lo scemo.”, dissi. “Ehi! Non sto facendo lo scemo! Così mi ferisci, Ella.”. Mi stava guardano con la faccia più dolce che possedeva, e se credeva che io sarei cascata ai suoi piedi si sbagliava di grosso. Alzai gli occhi al cielo, andai in soggiorno e mi stesi sul divano senza lasciare un posto libero a Nix. “Grazie per avermi tenuto il posto, ma come vedi, siamo solo io e te.”, disse raggiungendomi. “Non ti sto tenendo il posto.”. “E va bene...”. Cercò di sedersi sopra di me ma io mi scostai subito. “Ci avrei scommesso che ti saresti spostata. Sembra che tu sia allergica al contatto fisico.”. “Solo un po'...”, ammisi. “Credevo mi avresti preso a schiaffi dopo che ci siamo baciati, invece, ti sei messa a piangere. Perché?”. Ed eccolo che riparte alla carica. “Ti ho già detto che non sono affari tuoi.”. Beh, non esattamente, erano affari suoi. “No, non hai nemmeno parlato, semplicemente piangevi e non mi guardavi in faccia. È perché ti manca casa?”. Scossi la testa, Nix sospirò e si fece più vicino. “Magari ti posso aiutare.”. “No, se ti dicessi la verità, credo che poi saresti tu quello che avrebbe bisogno di aiuto.”. “Bene. Voglio sapere la verità, non mi importa.”. Povero Nix, non immaginava minimamente che cosa dovevo dirgli. “Sei già fidanzata?”, mi chiese. Lo guardai a occhi spalancati. Figurati! Era lui l'unico pazzo che mi voleva. “No, no!”, risposi. “Ok, allora parla.”. Inspirai e espirai profondamente, i suoi occhioni azzurri mi stavano fissando talmente intensamente che mi stava mettendo in soggezione. “Va bene, smettila di guardarmi così e promettimi che non distruggerai tutto l'appartamento.”. “Senza patto di sangue?”. Avevo imparato la lezione, mai più patti di sangue, solo in casi estremi. “No. Mi fido della tua parola.”. Annuì. Dovevo trovare una scusa, e al più presto, non potevo parlargli di Cara, appena avrebbe saputo che era viva sarebbe scoppiato come una bomba atomica e come minimo l'appartamento sarebbe finito male. “Allora..em...sì, insomma...”, farfugliai. “Vai al punto, Ella.”, m'intimò Nix. “Prima voglio sapere una cosa.”. Ora sapevo cosa fare. “Ok. Chiedi pure ma sbrigati o il film non riusciremo mai a guardarlo.”. “Domani mattina credi che una torta al cioccolato possa piacerti?”. La scusa più stupida al mondo, come avevo potuto chiedergli una cosa così sciocca? “Non so cosa ti stia passando per la testa, ma sta sicura che con me la scusa del cambiare discorso non attacca. Sputa il rospo.”. “Non ho niente in bocca, meno che meno un rospo.”, dissi. “Ella!”. Cercai di alzarmi dal divano per scappare in camera, non avevo più voglia di vedere un film. Nix riuscì a prendermi e a bloccarmi sul divano. “Sposatati!”. Mi stava bloccando braccia e gambe, e la cosa non mi piaceva affatto. “Dimmi tutto e ti assicuro che poi ti lascio andare.”. Eravamo faccia a faccia e i suoi occhi non aiutavano certo la mia concentrazione, in quel momento sembravano blu oceano. Dovevo smetterla di fissarli. Girai la testa per non guardarlo. “Ella, guardami.”. “No.”. La tentazione di guardare i suoi occhi era troppa così chiusi i miei. Nix mi mise una mano sulla guancia e mi ruotò la testa così che io fossi di fronte a lui, peccato che avevo gli occhi chiusi. “Apri gli occhi.”, disse. “No.”. “Mi serve solo che tu mi dica perché hai pianto.”. Scossi la testa. “Posso andare a letto? Ho bisogno di dormire e non mi va più di guardare un film.”. E poi, ero talmente avvolta dal profumo di menta che mi girava la testa. Nix si arrese troppo facilmente, mi lasciò libera e io potei aprire nuovamente gli occhi. Chissà che cosa aveva in mente. “Vai se vuoi, ne parliamo domani.”. Andai verso la camera ma mi fermai a metà strada e mi girai per dirgli un'ultima cosa. “Buona notte, Nix.”. “Buona notte, Ella”. Sorrideva, anche se era uno di quei sorrisi che sul suo viso non mi piacevano affatto: freddo, impassibile. Appena arrivai nella camera da letto spostai le coperte, mi gettai sopra al materasso e mi coprii fino al mento. Non avevo freddo, ma sin da piccola stare tutta acquattata al calduccio mi piaceva tanto. Anche se provavo turbamento, tristezza, rabbia, confusione e molte altre cose la stanchezza prese il sopravvento, non ci volle molto perché le mie palpebre cedessero al sonno. “Ella?”. Ma chi mi stava già chiamando? Avevo appena chiuso gli occhi! “Ella? Svegliati.”. Mi sbagliavo o era la voce di Damon quella che sentivo da sotto gli strati di stoffa delle coperte? “Damon sei tu?”, chiesi. “Si, ti devo parlare.”, disse. “Non è un buon momento, voglio dormire, e per la cronaca, smettila di entrare nei miei sogni.”. Sbuffò. “Come hai fatto a capirlo?”. “Me lo ha detto Silas.”, dissi sbadigliando e alzandomi quel tanto che bastava per vedere Damon seduto sul bordo del letto. “Dovevo immaginarlo che lui l'avrebbe capito. Finalmente hai deciso di svegliarti, zuccherino.”. Stava sorridendo tutto soddisfatto. “Perché sei qui?”, chiesi. “Qui...intendi nei tuoi sogni? Sai, non credo di essere poi tanto male come sogno, non trovi?”. “Damon, smettila.”. Non era un sogno come diceva lui, era un incubo. “Ok, ok. Se proprio insisti, hai preso una cosa che mi appartiene.”. Ma che stava blaterando? “Non ti ho preso niente.”. “Invece sì, il libro sulle leggende dei primi guardiani, è mio e lo rivoglio. Dove l'hai nascosto?”. Si era alzato dal letto e si era messo a cercare ovunque girando per la stanza, aveva anche guardato sotto al letto. “Ma io l'avevo messo sul comodino.”, dissi. Guardai e non c'era più. “L'hanno rubato! Nix!”, esclamai. Damon scoppiò a ridere. “Ella, nessuno l'ha rubato. Il tuo subconscio non vuole che io abbia il libro, il sogno è tuo, quindi, finché non sarai tu a volerlo, il libro non comparirà mai su quel comodino.”. “Oh...”. Wow, che forte, credevo fosse Damon a comandare il mio sogno, invece, ero io. Molto bene. “Potrei anche decidere di mandarti via dal mio sogno?”, chiesi speranzosa. “No, perché riuscirei a tornare. Sono pur sempre molto più bravo di te a manipolare i sogni.”. “Sei troppo sicuro di te, un giorno o l'altro finirai male...”, dissi. “Devo considerarla una minaccia?”. Feci spallucce. “Dai...fai apparire il libro.”. Col cavolo, dovevo leggerlo prima io. “Ella, per favore, è importante.”. “Ma a cosa ti serve? Questa mattina lo hai riportato in biblioteca. Appena finisco di leggerlo puoi prenderlo.”. “Va bene, cerca di fare presto.”. “Sono abituata a leggere libri da trecento pagine in due giorni o anche meno, non ci metterò tanto. Posso dormire adesso?”. Avevo proprio sonno. “Un'ultima cosa...”. E adesso che voleva? Annuii sperando che ci mettesse poco a parlare. “Hai deciso?”. “Deciso cosa?”. Non capivo. “Cosa farai fra quindici giorni? Tornerai a casa?”. Che domande erano? Certo che sarei tornata a casa! Nella realtà erano passati quattro giorni ma mi mancavano già tutti quanti. E poi, dopo il telegiornale che avevo visto quella sera ero ancora più convinta che tornare a casa fosse la cosa giusta. Non mi importava del bacio praticamente falso di Nix, lui amava ancora Cara. “Tornerò dalla mia famiglia e dalla mia amata Italia.”. “Non mi interessa il tuo spirito patriottico. E nemmeno a te, te lo si legge in faccia. Ti piace stare qui, perché non vuoi rimanere?”. “E tu perché cerchi di convincermi a non tornare a casa come tutti gli altri? Sei il figlio di Caos, non dovrebbe nemmeno importanti delle decisioni che prendo.”. “Abbiamo già chiarito che io non voglio prendere il posto che spetta a Nix, voglio vivere come tutti gli umani, come faceva mia madre...”. “Ti manca?”, chiesi. Stavo provando compassione per lui, non adoravo quel sentimento, soprattutto perché tendevo a provarlo troppo spesso, anche per persone che non sempre se lo meritavano. “Si, mi manca. Come la tua famiglia mancherà a te, è per questo che non vuoi restare?”. Sospirai e gli feci cenno di sì, che mi mancavano parecchio. “Ma non è esattamente solo per quello, Nix ama ancora Cara e io non voglio essere la seconda scelta di nessuno.”. “Non sarai mai una seconda scelta, solo un cretino potrebbe considerati come seconda scelta, e ti assicuro che mio cugino non è un cretino.”. Sorrisi per ringrazialo, e poi pensai che forse a lui potevo dire di Cara, che era ancora viva. “Damon?”. “Sì?”. “Posso dirti una cosa che non riesco proprio a tenere solo per me?”, almeno così il peso di quel segreto si sarebbe un po' alleggerito. “Dimmi, per caso ti sei segretamente innamorata di me?”, disse scherzando, io scoppiai a ridere. “No, è più seria la cosa.”. “Oh cielo! Ti ha baciata!”, stava usando una voce stridula da pettegola e aveva iniziato a muovere le braccia come un matto per enfatizzare la cosa. Io non riuscivo più a smettere di ridere, non riuscivo più a respirare. “No, smettila! È veramente una cosa seria!”. Beh, avevo appena detto una mezza bugia, in effetti Nix mi aveva baciata, ma non erano affari suoi. “Va bene, parla.”, disse tornando subito serio. Come riuscisse a cambiare espressione in così poco tempo era una mistero. “Allora, tu che versione sai della morte di Cara?”, chiesi. “Versione? C'è ne solo una di versione, lei è morta e basta.”. “Non esattamente. Prima di rinchiudermi qui dentro, Iberni mi ha detto che in verità Cara non è morta, sta bene e vive a New York. Il re voleva che lo dicessi a Nix ma io non so come fare, impazzirebbe e distruggerebbe mezzo appartamento!”. Damon mi stava guardando come se fossi pazza, o forse, si era perso in strani pensieri. “Lo sapevo già.”, disse infine. Lo fissai stupita, come faceva a saperlo? “Sai, io e mio padre giriamo il mondo, una volta siamo stati anche a New York. Credo che a quel tempo Cara fosse già morta, per modo di dire, da ormai cinque mesi. Ero entrato in un supermercato e girando per i corridoi degli scaffali mi ero imbattuto in una ragazza che mi sembrava di conoscere. Non mi avvicinai subito, la madre la chiamò Cara, e fu allora che capii chi era. Non riuscivo a crederci ma era lei, ed era viva e vegeta. L'ho seguita per un po' e più la osservavo più mi convincevo del fatto che la sua morte era stata una qualche scusa per mandarla a casa.”. “Perché non l'hai mai detto a Nix?”. Sarebbe stato un bel modo per ferire il cugino. “Non sarò io quello che rovinerà la vita dicendo a Nix la verità, e poi, a quel tempo lui era così distrutto che se solo gli avessi detto quello che avevo visto sarebbe scappato da qui e sarebbe andato a cercarla in capo al mando. Allora si che sarei stato nei guai, mio padre e mio zio mi avrebbero ucciso.”. “Tuo padre? Per Caos sarebbe stato un miracolo!”. Scoppiò a ridere. “Mio padre non fa mai niente senza un secondo fine. Stava aspettando che apparisse una ragazza con lo stesso tatuaggio di mio cugino, continuava a dire che era importante e che se lui scappava per Cara sarebbe stato un bel problema trovarla.”. “Che cosa vuole farmi tuo padre?”. Probabilmente uccidermi. “La storia è un po' complicata, che ne dici se torno domani sera e ora dormi?”. “No. Devi dirmi a che cosa gli servo.”. “Mi dispiace ma è saltato il mio coprifuoco, devo uscire dai tuoi sogni. A proposito, appena ti sveglierai troverai una bella sorpresa.”. Mi fece l'occhiolino, e prima che mi alzassi dal letto e lo afferrassi per fermarlo, scomparve. “Dannazione! Damon! Torna qui!”. Mi buttai sulla pila di cuscini arrendendomi, per quella notte non sarebbe di sicuro tornato, dovevo aspettare un intero giorno. “Ella!”. E adesso chi continuava a chiamarmi? Chiusi gli occhi e sospirai. Quando li riaprii mi trovai faccia a faccia con Nix. Aveva gli occhi spalancati dalla paura. “Che cavolo stai facendo?!”. Perché era così agitato? “Che c'é? Stavo dormendo.”. “No, non stavi affatto dormendo, stavi parlando.”. Oddio, cosa era riuscito a sentire della mia conversazione con Damon? “Che cosa dicevo?”. “Cose senza senso...”. Grazie al cielo! Feci un sospiro di sollievo. “Stai bene?”, mi chiese. “Si, si.”. Inspirai nuovamente e sentii uno strano profumo nell'aria. “Lo senti anche tu?”. “Cosa?”. Era un profumo tenue, buono. “Il profumo.”. “No, non sento niente.”, ammise Nix. Era un profumo familiare. Scostai le coperte e capii da dove provenisse. Su tutto il letto qualcuno aveva sparso petali di rose. Non semplici rose. Cacciai un urlo, scesi subito dal letto e mi misi dietro Nix. “Che stai facendo? Perché tremi?”. Petali di rosa nera. Morte, vecchiaia. Mi ricordai che Damon nel sogno aveva accennato ad un regalo che avrei trovato al mio risveglio. Io mi ero fidata di lui! Come aveva potuto? “Ella, calmati.”. Dal terrore non mi ero accorta delle braccia di Nix che mi stavano stringendo con fare protettivo. Menta, il suo profumo per fortuna copriva quello dei petali di rosa. “Come ha fatto ad entrare in camera?”, chiese Nix. Aveva già capito chi era stato. Conosceva troppo bene suo cugino. “L-lui...era nel mio...sogno.”. “Non devi permettergli di entrare nei tuoi sogni, è troppo pericoloso, caccialo.”. “Non è così facile!”. “Invece sì. Se accade ancora prova almeno a svegliarti.”. Ma perché Damon mi augurava di morire? Era stato così gentile, non aveva alcun senso. Continuava a ripetermi che odiava suo padre, e io come una sciocca mi ero fidata ciecamente. Stupida, stupida, stupida! “Andiamo, non credo riuscirai a dormire sul letto per questa notte.”. Tenendomi un braccio sulle spalle mi portò fino al divano. Si sedette, mi sorrise e mi fece segno di stendermi accanto a lui. Non mi piaceva come idea ma ero terrorizzata, stavo tremando come un bambino che aveva appena avuto un incubo e fra le sue braccia mi sentivo stranamente al sicuro. Accettai, mi accoccolai affianco a lui appoggiando la testa sulla sua spalla sinistra. Mi mise una mano sul fianco e mi attirò ancora più vicino. La temperatura del suo corpo era più bassa di quella del mio, e non mi dispiaceva affatto, era come essere in estate e bere un bel bicchiere di acqua ghiacciata, il freddo iniziava decisamente a piacermi. “Non sei molto comodo come cuscino.”, dissi. “Scusa, lo so.”. “Ma hai un buon profumo e sei fresco.”. Avevo già chiuso gli occhi ma sapevo che stava sfoggiando quel suo sorriso adorabile che gli faceva apparire sul viso due fossette altrettanto adorabili. “Se Damon torna nei tuoi sogni io sono qui. Ok?”. “Ok.”. Appoggiò la testa sulla mia ma io decisi di non scacciarlo, era stato così dolce quando mi ero spaventata. Era bello essere abbracciati in quel modo, il mio cuore iniziò a fare salti di gioia. Non mi sentivo così da molto tempo, o meglio, dalla morte di mia zia. Credo che fu Nix ad addormentarsi per primo, riuscivo a sentire il suo respiro che mano a mano rallentava. Io smisi di pensare a Damon, e ascoltando il rumore dell'aria che entrava e usciva dai polmoni di Nix, calai in un sonno senza sogni. Mi sentivo incredibilmente al sicuro, protetta, coccolata e, forse, amata.
  
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