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Autore: metaldolphin    04/03/2014    5 recensioni
"In un attimo sguainò le katane per affrontare il nemico, che si rivelò essere un agguerrito plotone della Marina. Ma al mio Spadaccino bastarono pochi minuti per sconfiggerli ed io mi alzai, orgogliosa, per andargli incontro.
Aveva le solite superficiali ferite a segnarlo, ma era in piedi e tanto mi bastava. Voltandosi, rispose al mio sorriso, un Dio della Guerra uscito vincitore dall’ennesima battaglia, alto e fiero della sua vittoria.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Usop | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Su quell’isola avevamo dovuto prestare più attenzione del solito, dato che la cittadina più grande ospitava una consistente guarnigione della Marina famosa per i suoi successi. Avevamo frequentato i paesi più piccoli per evitare guai e la Sunny era stata nascosta in una zona isolata della costa; ulteriore precauzione era data dai turni che avevamo stabilito: dieci giorni avrebbe impiegato il logpose a magnetizzarsi, quindi un giorno per ciascuno di guardia alla nave.

Al penultimo giorno di permanenza, portai con me Zoro come aiuto nello shopping, dopo averlo convinto a suon di minacce, rinfacciandogli il suo debito e con la promessa di una buona bottiglia di rum.
Naturalmente cantilenava una litania di lamentele ad ogni vetrina che mi fermavo a guardare, ma ci avevo fatto il callo da tempo e lasciai che blaterasse, dando aria ai pochi neuroni che possedeva, senza nemmeno rispondergli.

A fine giornata, nel tranquillo pomeriggio ormai inoltrato, era sommerso dalle sporte ed io ero contenta per gli acquisti.
Come pattuito, ci fermammo per l’ultimo acqusto, rappresentato dal suo rum; l’aveva meritato, dopotutto, e a me piaceva guardarlo nella sua espressione soddisfatta: Zoro era di una rara e rude bellezza mascolina che non passava inosservata al mondo femminile, con (scarsa) buona pace da parte del Cuoco.

...Se solo non avesse avuto quel carattere, capace di far evaporare dalla mente i poco casti pensieri che facevo su di lui!

Quindi, seguita dal muscoloso ominide, mi avviai verso il sentiero che conduceva verso l’entroterra, dato che si attraversava una discreta porzione di isola, per giungere alla nave.
Come sempre accadeva quando mi trovavo con Zoro, mi sentivo sicura... tante volte mi aveva salvato la vita e sapevo di poter contare su di lui. Ero tranquilla, mentre camminavo tra gli alberi su cui si stavano radunando una miriade di volatili per l’ormai imminente crepuscolo; facevano un baccano infernale, ma essendo fatto da allegri cinguettii, non mi dispiaceva.
Vedendo quegli alberi con gli occhi della fantasia, li associavo a condomini affollati in cui vecchie comari si confidavano segreti alle spalle dei vicini e la cosa mi rendeva di buon umore.

Ma il mio sorriso ebbe vita breve. Quasi giunti alla discesa che portava alla Sunny, ci investirono assordanti spari troppo vicini e gli alberi si svuotarono in un frullo d’ali, che si lasciò dietro un inquietante silenzio.

Non ebbi il tempo di capire che una massa veloce mi venne addosso, gettandomi a terra e facendo sì che non venissi colpita… lo Spadaccino, al pericolo improvvisamente manifestatosi, si era mosso in mio aiuto, fulmineo.

Notai una striscia di sangue sulla sua schiena, quando si alzò da me, ma non ci feci troppo caso: non era la prima volta che veniva ferito e non se ne curava nemmeno… passato il pericolo gli avrei dato un’occhiata.

In un attimo sguainò le katane per affrontare il nemico, che si rivelò essere un agguerrito plotone della Marina.

Ma al mio Spadaccino bastarono pochi minuti per sconfiggerli ed io mi alzai, orgogliosa, per andargli incontro.
Aveva le solite superficiali ferite a segnarlo, ma era in piedi e tanto mi bastava.
Voltandosi, rispose al mio sorriso, un Dio della Guerra uscito vincitore dall’ennesima battaglia, alto e fiero della sua vittoria.

Quando gli fui vicina, notai un rivolo di sangue colargli da un angolo della bocca, ma non feci in tempo a farglielo notare, perché si accasciò sulle ginocchia, lasciando cadere a terra le spade. Fu allora che mi preoccupai seriamente e coprii veloce la breve distanza che ci separava, afferrandolo appena in tempo perché non crollasse al suolo.

-Zoro!- esclamai -Cos’hai?

Ma si era fatto più pesante, così lo guidai ad appoggiarmisi in grembo, mentre mi inginocchiavo sull’erba.

E quando tossì spruzzando sangue, mi allarmai ancora di più, così gli aprii lo yukata ed inorridii: da un foro, una consistente perdita di sangue gli imbrattava tutto il petto.. lo sollevai piano e capii che il foro d’entrata era dove prima avevo notato il sangue sulla schiena, dove un proiettile aveva lacerato il tessuto dell’abito, la pelle ed i muscoli, per uscire dalla parte opposta.

Nonostante fosse stato ferito sin dall’inizio, aveva continuato a combattere per proteggermi.

Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, mentre il mio cuore, stritolato da un’invisibile mano di dolore, iniziava a battere irregolarmente, rimbombando pesante e a fatica, nel torace che iniziava a sussultare, scosso dai singhiozzi che presto mi soffocarono.

-Zoro, rispondi!- lo pregai e lui, con estrema fatica, mi accontentò, riaprendo gli occhi opachi e schiudendo le labbra sporche di sangue.
-Na...mi- mormorò - Io… io…

Vedendo che stentava ad esprimersi, scossi il capo e con una carezza al viso gli dissi di non sforzarsi, ma lui, testardo come mai, cercò di andare avanti per dire qualcosa che forse credeva essere più importante: -Na...mi…. I..o….ti…

Fu interrotto da Rufy e Usopp che arrivarono di corsa: dalla nave avevano sentito gli spari ed erano corsi a controllare.
Si bloccarono, impietriti davanti a quella scena e li esortai ad aiutarci, ma Zoro attirò la mia attenzione tirando debolmente la maglia rosa che indossavo ed abbassai lo sguardo sul suo volto già pallido.
Mormorò, triste, qualcosa che subito non recepii, perché lui era il mio Zoro e stava per morire, ormai l’avevo capito, ed era l’unica cosa che il mio cervello riusciva ad elaborare.

-Non… la… sci… ar… mi…- disse, prima di espirare profondamente ed abbandonarsi, ormai privo di vita, su di me.

Stringendo quel corpo esanime, gridai con tutta la voce che avevo, svuotandomi delle forze che mi rimanevano.

Era stata tutta colpa mia: si era preso un proiettile proteggendomi e la cosa mi sconvolgeva al punto tale da farmi piombare nell’incoscienza di un buio misericordioso, dove la sofferenza era un’eco lontana che a malapena lambiva il mio essere.


http://metaldolphin.deviantart.com/art/death-437419805
   
 
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