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Autore: Merope_Blackbow    04/03/2014    2 recensioni
Una ragazza semplice ma determinata, pronta a offrirsi volontaria per vendicare la morte del fratello. Pronta a uccidere, a sconfiggere, coloro che le hanno portato via il suo eroe.
All'età di soli 13 anni, Chiara conosce tutta la storia della Ghiandaia Imitatrice, colei che ha abolito gli Hunger Games. Sono passati 70 anni dalla vittoria dei ribelli, la capitale è riuscita a riconquistare il comando e ha fatto rinascere gli Hunger Games dalle loro ceneri, come una fenice. Suo fratello è morto alla 15° edizione. Ora Chiara, tributo del Distretto 10 nella 20° edizione dei giochi, vuole vendicare la sua morte e mettere un fermo all'ingiusta carneficina, ripercorrendo le orme di Katniss Everdeen, la Ghiandaia Imitatrice.
Dal testo:
"Mi alzai in silenzio e portai le tre dita centrali della mano sinistra alle labbra, per poi allungarle verso il pubblico. Ecco, l'avevo fatto. Il gesto del distretto 12, quel gesto che, all'inizio, significava ammirazione, rispetto e dire addio ad una persona cara; mentre, durante la rivolta, significava Ribellione."
"[…]…rabbrividii. Non perché mi facesse venire la nausea al solo pensiero di quelle morti, anzi, me ne rallegravo. Erano 6 tributi in meno. Sei possibilità in più di sopravvivere."
Genere: Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Caesar Flickerman, Nuovi Tributi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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-James…- lo chiamai -…dobbiamo andare-

Non si mosse. Guardava davanti a sé, sbalordito…spaventato.

Un cannone sparò. James sussultò.

-Si…- mormorò con un filo di voce -…è…m-meglio…-

Si mise l'arco a tracolla e cominciò a camminare.

Ero shockata. Come cavolo riusciva a essere così calmo dopo aver ucciso una persona?

Forse perché non è realmente calmo” sussurrò una vocina nella mia testa “Forse è terrorizzato da se stesso…”

Corsi da lui e lo affiancai. Non gli dissi niente, non sapevo cosa dire. Cercai la sua mano e la presi nella mia.

Lui mi guardò sconcertato. Io fissai il mio sguardo nel suo. Occhi di smeraldo in occhi color cenere.

Strinsi più forte la sua mano.

Lui si chinò e mi baciò delicatamente la punta del naso.

-Tranquilla, sto bene- mi sussurrò.

Camminammo per altri tre chilometri. Nessuno dei due parlò. Nessuno dei due si divise dall'altro.

 

POV George:

 

Stavo correndo, lontano dalla Cornucopia. Il bagno di sangue s'era protratto fino alla mattina seguente l'inizio dei giochi.

Non potevo fermarmi. I Tributi del 7 e il ragazzo del 6 mi erano alle calcagna. Sentivo ancora i loro passi dietro di me.

Mi fermai e mi guardai intorno.

Gli alberi erano alti e pieni di foglie. Luoghi perfetti per nascondersi. Ero tentato di arrampicarsi, quando vidi qualcosa muoversi tra i rami.

Corsi ancora più lontano, verso il fiume. Lo percorsi per pochi chilometri, finché non trovai il posto perfetto per guadarlo.

Un urlo mi fece girare. Vedevo ancora i miei inseguitori. Erano intenti a scacciare esseri dello stesso colore della Tenebra, con aguzzi becchi e artigli mortali.

Corvi” fu la prima cosa che pensai. Poi vidi le orbite vuote degli esseri.

No…” mi dissi “…Ibridi”

Stavano ferendo i Tributi…li stavano uccidendo.

Vogliono farli finire presto, questi giochi…”

Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Il sangue schizzava ovunque, imbrattava il terreno e i vestiti dei tributi. Le grida di quest'ultimi mi facevano venire la pelle d'oca.

Mi girai e cominciai a correre proprio quando un cannone sparò. Poi un altro, poi un altro ancora.

Infine, il silenzio.

 

Correvo verso l'ignoto. Mi dolevano le gambe, ma non volevo fermarmi. Dovevo continuare a correre. Dovevo trovare un riparo.

Gocce di sudore mi scivolavano lungo gli angoli degli occhi.

Gli asciugai con la mano.

In quei pochi secondi di oscurità, andai a sbattere contro qualcosa…o meglio, qualcuno.

Scattai indietro ed estrassi il coltello, pronto allo scontro. Ma la persona che vidi davanti a me non era un nemico.

 

POV Chiara:

 

Stavamo seguendo il corso del fiume, quando sentimmo i cannoni sparare.

Senza dire una parola James mi trascinò dentro il bosco.

Stavamo correndo, quando mi scontrai con qualcuno.

Lui scattò all'indietro e mi puntò il coltello addosso.

-George?- chiesi sorpresa, confusa e, sopratutto, felice che fosse ancora vivo.

Lasciai la mano di James e mi avvicinai piano a George. Lui abbassò il coltello.

Lo raggiunsi e lo abbracciai forte. Un senso di calore e sicurezza m'invase.

Non era come quando abbracciavo James, ma qualcosa di più.

George significava “Casa”, James era “una possibilità di sopravvivere”.

 

 

So che sembro senza cuore e manipolatrice, ma è la verità. Era quello che provavo dentro l'Arena, durante i giochi.

 

 

-Sono così felice che tu sia vivo!- esclamai senza connettere il cervello. Appena mi resi conto di quello che avevo detto sciolsi l'abbraccio e feci un passo indietro…poi un' altro.

-Chiara, io…- cominciò lui, ma non riuscì a finire la frase.

L'inno di Capitol City era iniziato.

Guardammo in alto.

I Tributi caduti si susseguivano in foto di visi familiari e numeri di distretti.

Il ragazzo del due, la ragazza del cinque, il ragazzo del sei, entrambi del sette, il ragazzo dell'undici.

Vedendo tutti quei volti rabbrividii. Non perché mi facesse venire la nausea al solo pensiero di quelle morti, anzi, me ne rallegravo. Erano 6 tributi in meno. Sei possibilità in più di sopravvivere.

-Hai freddo?- chiese George avvicinandosi. Poi, quando James mi tirò a sé abbracciandomi, tornò dov'era.

-Meglio trovare un riparo- mormorai. Poi guardai il mio compagno di distretto.

-Vuoi allearti con noi?- chiesi guardandolo negli occhi.

Lui esitò. Ma poi annuì.

-Bene- dissi guardandomi intorno -Credo che quell'albero…-

-No- m'interruppe George.

-Come?- chiesi confusa.

-Ho detto no- rispose.

-Sugli alberi, sopratutto in questa zona dell'Arena, si annidano gli Ibridi- spiegò.

-Allora dove andiamo, Evans?- chiese James con una nota di rabbia nella voce.

George non lo guardò nemmeno, continuava a tenere gli occhi su di me.

-Staremo a terra…-

-Cosa?- sbraitò James lasciandomi andare.

-…faremo i turni di guardia- finì di parlare come se James non avesse aperto bocca.

-Okay- mormorai.

James mi lanciò un'occhiataccia.

-Mi sembra una buona idea- mi scusai.

-Il primo turno lo farò io- propose George.

Scossi la testa

-No, hai bisogno di riposarti…avete entrambi bisogno di riposo- dissi sottolineando “entrambi” con la voce.

-Andate a nanna-

-Ma…- cercò di protestare George.

-A nanna- dissi invitandoli con la mano a prepararsi per dormire.

-Okay…- si arrese -…ma svegliami quando è ora di cambiare turno-

Prepararono i sacchi a pelo e si addormentarono. Io rimasi sveglia.

Anche se non avessi dovuto fare la guardia non sarei riuscita a dormire.

Delle parole mi rimbombavano nella testa.

-Ogni rivoluzione nasce da una scintilla- mormorai assaggiando quelle parole uscite dalle mie labbra.

Potevo dare inizio ad una rivoluzione? Potevo ribellarmi agli Hunger Games e alla capitale?

E se non fossi riuscita neanche a sopravvivere a questa edizione dei giochi?

Ma, sopratutto: se riuscissi a sopravvivere, sarei in grado di scatenare una rivolta?

 

Decisi che dovevo provarci. Dovevo salvare James e George e cosa, più di vincere in tre, sarebbe il simbolo della ribellione?

Angolo autrice:

 

Ecco il nuovo capitolo. Scusate il ritardo ma è da un po' che non venivo al computer D:

In più avevo il blocco dello scrittore.

Spero vi piaccia, mi sono impegnata tanto per ricreare un modo abbastanza credibile per far incontrare il Triangolino Amoroso du-du-da-da-da …è così che lo chiamo nei miei appunti(si, ho degli appunti in cui scrivo chi muore. Si, creandolo mi sono confusa talmente tante volte che mi c'è voluta un'ora per sistemare il tutto…si, sono completamente pazza -.-)

Alla prossima, Merope_Blackbow

  
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