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Autore: fearless13k    04/03/2014    1 recensioni
*Dal terzo capitolo*
-No! Non mi liquiderai così in fretta! Qual è il problema, eh? Sono le mie scarpe? È il mio cognome? Non è quello che determina la personalità di una persona!- continuai a dire ad alta voce, in modo che mi potesse sentire, nonostante il presunto sordismo (sì, continuerò ad utilizzare questa parola!) e i tre metri che ci separavano a causa delle mie scarpe da riccona. Accidenti di nuovo a loro! Stronze.
Liam si fermò in mezzo al corridoio e si girò, visibilmente incazzato. Come si permetteva di incazzarsi? LUI? Io ero appena stata definita Superficiale! Io mi sarei dovuta incazzare!
-Il problema non sono le scarpe, non è il cognome. Non sono queste cose in sé per sé, sono queste cose per quello che rappresentano, ovvero una persona ricca, che disprezza quelli che non sono come lei e se non li disprezza, li considera meno di zero e io non voglio che succeda a me.-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12.Breakfast for two
La mattina seguente mi svegliai con la mente completamente vuota. Non so se mi spiego, ma ogni tanto capita di svegliarsi non coscienti di quello che ci è accaduto prima del risveglio e assolutamente ignari di quello che ci accadrà durante il giorno. E sono le mattinate migliori, credo.
La luce filtrava dalla finestra e purtroppo non fu quella a farmi alzare, bensì il suono del campanello della porta. Che diavolo, in quel momento mi ricordai di tutto quello che era accaduto la sera prima con Liam il Libraio Sexy e del fatto che era domenica e avrei dovuto pensare a cosa fare con lui, o meglio cosa non fare e il giorno dopo era Lunedì, ovvero il peggior giorno della settimana. Concorderete che ero in una di quelle situazioni che Bess amava definire “La merda delle merde”. Davvero poco fine, davvero molto efficace.
E mentre pensavo queste cose, mi venne in mente la promessa di un caffè mattutino con cui mi aveva salutata Bess, quindi supposi che fosse stata lei a suonare, annunciando il suo arrivo. Pertanto non mi preoccupai di aggiustarmi i capelli, di lavarmi la faccia o di mettere qualcosa addosso, sopra la canottiera con cui avevo dormito e la biancheria intima.
-B, ma non ti avevo detto che le chiavi di riserva erano sotto quel vaso?- domandai aprendo la porta, esternando quel pensiero improvviso e feci  giusto in tempo a ricordarmi di averglielo detto prima di rendermi conto che non stavo parlando con la persona giusta.
-Tu non sei Bess.- commentai, vedendo Liam Payne sulla soglia di casa mia, la domenica mattina dopo il nostro primo strano appuntamento.
-Direi di no. Posso entrare?- mi domandò, storcendo le sopracciglia e indicando il dentro della casa con la mano occupata da due bicchieri di caffè.
Corrugai la fronte, non ero ancora pronta per connettere del tutto. Annuii vagamente e lo guidai alla cucina, dove lo abbandonai per andare a darmi una sistemata veloce.
Mentre mi vestivo per bene, riuscii finalmente a dare un senso a quello che avevo appena visto.
Liam Payne. Il Libraio. Domenica mattina. Casa mia. Caffè. Cucina.
Tutto ciò pareva del tutto assurdo nella mia testa, ma si verificò essere vero quando tornando in cucina sentii trafficare con i piatti e le posate e vidi Liam intento a travasare dei mirtilli da una scatoletta di plastica dentro ad una ciotolina di vetro.
-Buongiorno.- esordì vedendomi, -Ti sei cambiata, ma stavi bene.- notò guardandomi meglio mentre mi sedevo al tavolo della cucina.
-Liam, come è possibile che tu sia qui?- domandai ancora confusa dalla sua presenza davanti a me, -Insomma, dopo ieri sera pensavo che non ci saremmo più visti, a dir la verità- aggiunsi, ripensando alle emozioni che avevo provato dopo il nostro “saluto”.
Liam si sedette di fronte a me, spingendomi incontro un piatto con disposti sopra svariati pancake e una dei due bicchieri di caffè. Poi prese fiato e corrugò la fronte, socchiudendo gli occhi, come avevo ormai imparato faceva quando pensava a cosa dire.
-So di non essere stato il massimo della gentilezza quando ti ho lasciata al QQ da sola. Ma Niall tende a degenerare facilmente quando beve. Non sai le volte che ho dovuto tirarlo fuori da una rissa o che l’ho dovuto far dormire da me perché sua madre non lo scoprisse a vomitare in bagno tutto quello che aveva bevuto. Non so perché faccia così, semplicemente non se ne rende conto quando passa il limite. A parte ieri sera ovviamente. Insomma, da quando sta con Jane le cose sono iniziate a migliorare, ma devo comunque stargli dietro e non posso distrarmi più di tanto se esco con lui.- disse Liam, guardandosi le mani, invece di guardare me. Stetti in silenzio, attendendo che continuasse.
-A dire il vero speravo che con il messaggio che ti ho mandato dopo aver portato Niall a casa le cose fossero un po’ cambiate. Insomma, non volevo davvero andarmene senza dirti nulla, ma l’ho fatto e poi me ne sono pentito.- riprese, questa volta alzando nervosamente lo sguardo verso di me.
Non sapevo bene cosa pensare. Insomma, facciamo un breve bilancio: questo ragazzo non ne voleva sapere nulla di uscire con me. Mi disprezzava perché ero ricca. Ma era venuto a un appuntamento e mezzo con me (la passeggiata al parco vale per mezzo). Mi prendeva in giro perché non avevo diciott’anni mentre lui sì. Mi aveva baciata come se mi amasse e poi mi aveva lasciata come una scema senza dirmi nulla.
Adesso però Liam era nella mia cucina, aveva portato la colazione e tentava di giustificarsi.
-Cosa vuol dire tutto questo per te, Liam?- gli chiesi, senza fare lo scherzo del nome e cognome perché stavolta non avevo voglia di scherzare. Volevo che chiarissimo questa faccenda in maniera più seria se non in maniera definitiva.
A quel punto Liam mi guardò finalmente negli occhi e vi lessi tanta insicurezza, cosa che non gli si addiceva per come lo conoscevo io. Inclinò la testa di lato e spostò una mano verso le mie che erano appoggiate sul tavolo. Sembrava volesse accarezzarmi, ma non lo fece. Chissà cosa lo tratteneva.
-Non ne sono sicuro. Sto davvero cambiando idea su di te, Selene. E credo mi piaccia stare con te. Ma non so ancora cosa voglio.- confessò, con una sorta di dolore nel nocciola dei suoi occhi.
Allungai io le mani per prendere la sua e tentare di rassicurarlo.
-Sto per rischiare il tutto e per tutto con te, Liam Payne, ma sappi che non ci sto ad essere trattata male.- chiarii come premessa, poi presi fiato, -Mi piaci davvero tanto e lo sai. Ma non voglio che te ne approfitti, che mi prendi in giro. Con me si fanno le cose per bene.- conclusi, stringendo la sua mano e mantenendo il mio sguardo saldo nel suo.
-Mi paiono condizioni del tutto sensate.- commentò Liam, regalandomi un accenno di sorriso, -Allora vediamo come vanno le cose, senza pressione?- mi domandò, aggiustandosi sulla sedia.
Annuii e sorrisi a mia volta. –Intanto vediamo come sono questi pancake e se parti con il piede giusto, ok?- lo provocai, prendendo un pezzetto di frittella.
-Speriamo bene allora!- commentò, servendosi a sua volta.
 
Non pensavo che fare colazione con Liam si sarebbe rivelato essere una situazione così piacevole. Mi raccontò di un sacco di serate in cui Niall il Biondo era stato sbronzo e si era messo a vaneggiare. Mi raccontò nel dettaglio le parole che gli erano uscite dalla bocca, cose tipo “Qui è pieno di comunisti! E i comunisti rubano le biciclette!”, considerato che erano in un vicolo completamente vuoto, mi fece ridere parecchio.
La cosa che mi stupì più di tutte fu che non fece l’ameba come suo solito, anzi, invece di stare sulle sue, tentò di farmi parlare, di coinvolgermi nei suoi racconti.
-Dai, descrivimi un po’ Bess. Ormai l’ho incontrata già due volte, ma non mi sono fatto una bellissima impressione. Ci deve essere un motivo per cui siete tanto amiche, no?- mi chiese, raccogliendo le briciole sul suo piatto. Ci pensai un attimo, perché non volevo che si facesse un’opinione ancora peggiore di come era in realtà.
-Vedi, Bess è una persona molto complessa. Non le piace interagire con tutti. . . o meglio, non le piace che tutti conoscano la sua “vera natura”. Non so se mi spiego.- iniziai, per continuare poco dopo visto che Liam mi annuiva,- Sin da quando siamo piccole c’è sempre stato questo legame fortissimo perché non ci assomigliavamo più di tanto. Insomma sì, siamo due persone piuttosto espansive, veniamo dagli stessi ambienti, ci piacciono gli stessi stilisti, ma per quello che riguarda per esempio gli interessi culturali, non ci avviciniamo neanche lontanamente. Io sono molto per la letteratura classica, ma niente poesie. Lei è per le riviste. A me piacciono i film “normali” anche impegnati, ma niente di che, mentre Bess è mezza fissata con i film stranieri, tipo francesi. Insomma, non so se hai presente quelle amicizie che non hai idea di come siano nate, ma sai che non potresti stare senza?- chiesi a Liam, guardandolo accigliata. Io volevo un mondo di bene a Bess, ma sembrava strano non sapere cosa dire su di lei al ragazzo che mi piaceva.
-Come avrai capito, casa mia non è molto frequentata, o meglio, la mia famiglia non è troppo unita.- dissi, capendo che era di questo che dovevo parlare, - Invece Bess c’è sempre stata per me. È come una sorella e quando mia madre partiva per i suoi folli viaggi quando ero piccola, erano i momenti più belli, perché passava Bess a prendermi con il suo autista e stavamo da lei a giocare con le bambole, travestendoci, truccandoci. Ero con lei quando mi è caduto il primo dente.- dissi, ripensando a quegli stupendi momenti della nostra infanzia.
Ero con lei anche quando mi era venuto il ciclo la prima volta, ma non mi sembrava il caso di dirlo al ragazzo più carino e interessante che fosse mai entrato in casa mia.
Sospirai al ricordo e Liam mi prese la mano. –Non si direbbe una persona così protettiva. Ma se siete amiche, mi fido del tuo giudizio.- commentò, sorridendomi leggermente. Gli sorrisi in risposta.
-Allora, sarebbe molto carino se rimanessimo qui a fissarci negli occhi l’un l’altro, ma io ho un po’ da fare oggi,- dissi, dopo un po’, pensando al tema su I Miserabili che dovevo finire per il martedì successivo, -Non sei l’unico che va a scuola qui,- gli feci presente, scherzando, senza però effettivamente spostarmi dalla tavola.
Liam annuì a poi corrugò la fronte, inclinando leggermente la testa.
-Veramente, mi stavo chiedendo se ti andasse di venire con me a fare una passeggiata e passare magari al campo di calcio della Beaker High.- mi disse, passando una mano sul tavolo, come per spolverarlo.
-È una sorta di appuntamento domenicale?- gli domandai maliziosa, -Se vuoi metterla così, credo che lo sia. Anche se alla Beaker High c’è Niall che gioca e farà un po’ da terzo in comodo- mi informò, buttando là l’informazione sul Biondo.
Annuii lentamente.
-Ok, credo possa andar bene lo stesso, lasciami preparare un secondo.
Andai in camera a scegliere delle scarpe comode e degli abiti piuttosto casual e quando tornai in cucina a cercare la borsa che avevo usato venerdì per la scuola, non c’era più traccia di Liam.
-Liam Payne?! Dove sei finito?- esclamai ad alta voce, pensando a dove potesse essersi cacciato in pochi attimi e sperando vivamente che non fosse fuggito senza dirmi niente, cosa che sarebbe stata dannatamente nel suo stile da stronzetto.
Mi diressi in salotto e da lì sentii un leggero tramestio nello studio biblioteca.
Entrai, sperando con tutto il cuore che Liam non avesse trovato i libri di Twilight dove al tempo in cui li avevo letti, avevo scritto commenti piuttosto imbarazzanti su Edward Cullen e insulti vari a Bella Swan.
Lo trovai invece intento a scrutare i titoli da lontano, per riuscire a vedere tutti i libri.
La biblioteca che mia madre aveva fatto costruire con la casa, al momento del divorzio da mio padre, era composta da due pareti poste ai lati di una finestra.
-Hai un biblioteca piuttosto piccola per una casa così grande, sai?- mi fece notare Liam, senza distogliere gli occhi dallo scaffale a tutta parete. Sorrisi e feci spallucce, facendo mentalmente un sospiro di sollievo.
Evidentemente non aveva scoperto il retro della biblioteca, ovvero lo studio, dove altre tre pareti erano riempite di libri non miei, che comprendevano varie prime edizioni del valore di un fantastiliardo. Che culo.
-Oh, be’, ho sempre pensato che stando così, le due pareti si potessero guardare negli occhi e i libri sulle mensole sarebbero stati faccia a faccia, come per raccontare le proprie storie e condividere emozioni durante la notte.- dissi, confessando quel pensiero che avevo maturato quando mia madre mi aveva chiesto che cosa avrei voluto nella nuova casa, a cinque anni.
-Allora anche a te piace la notte. . .- mi incalzò Liam Payne, avvicinandosi a me che ero rimasta sulla soglia della stanza. E mentre quel ragazzo così affascinante camminava nella mia direzione, sentii le scintille che preannunciano il momento perfetto per un bacio. E anche Liam sembrava pensarla alla stessa maniera. Ma chi dei due avrebbe coperto quella breve distanza fra i nostri volti, per rendere partecipi i libri della mia biblioteca anche delle emozioni implicate in quel contatto magico e romantico?
E proprio nell’istante clou della nostra intesa, sentii il suono di un clacson nel vialetto di casa mia.
  
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