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Autore: MiaBlack    05/03/2014    21 recensioni
E SE.... Felicity e Oliver si conoscessero da prima dell'isola?
dal testo
"Cara signorina Smoak Siamo lieti di informarla che la sua domanda di ammissione anticipata é stata accettata si dovrà presentare in data..."
"-Tu? Senti, vedo il modo in cui lo guardi, ma tu non sei il suo tipo di ragazza, ti conviene lasciar perdere… - "
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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carpe diem: “Tutto accade per una ragione”

 
 Un detto recita:
“Tutto accade per una ragione”
E io mi sto domandando per quale dannata ragione sia successo questo a me, chiusa nella mia auto con questo dannato foglio in mano a sperare che sia uno scherzo di cattivo gusto . Forse è meglio se inizio a raccontarvi tutto dall’inizio, invece di partire come mio solito dalla fine.
Prima di tutto mi presento, sono Felicity Smoak ho diciassette anni e frequento il mio pseudo ultimo anno del liceo. Vengo tutte le mattine da tre anni a questa parte al liceo di Starling City, per frequentare questa scuola devi avere genitori ricchi o che lavorino per dei ricchi. La mia famiglia è tutt’altro che ricca, la mia iscrizione a questo liceo è stata fonte di molte discussioni tra me e mia madre, ma una madre orgogliosa è difficile da arrestare, infatti sono qui solo grazie al duro lavoro di mia madre e del mio occasionale lavoro part-time. Ma tutti i nostri sacrifici saranno ricompensati quando il MIT mi ammetterà e otterrò la borsa di studio a cui sto puntando da… da quando ho memoria praticamente.
 
Tutto è iniziato cinque mesi fa:
Sono comodamente seduta in aula di informatica e contemplo il panorama fuori dalla finestra, la penna picchietta il quaderno per gli appunti completamente bianco.
La mia mente è assorbita dal mio unico problema: la borsa di studio. Questo è il mio  problema principale, okay no, ne ho un altro,  ovvero l’ammissione anticipata al MIT, sto aspettando di ricevere la conferma dell’ammissione, finire il liceo un anno in anticipo e andarmene da questa città sarebbe la cosa più fantastica del mondo e questo potrà accadere solo se riesco ad ottenere la borsa di studio, non posso permettermi l’iscrizione al MIT,  potrei puntare ad un college statale qui in zona, ma non è quello che voglio. La mia vita dipende dalla commissione che decide chi è lo studente più meritevole, questo gruppo di persone si riunirà tra due mesi esatti e il mio curriculum non è completo, manca qualcosa di eclatante, devo fare qualcosa di importante di sensazionale per essere scelta. Il consulente scolastico mi ha proposto di scrivere un tema, che di sensazionale non ha nulla, ma anche se fossi la versione femminile e Americana di Dante Alighieri dubito che un tema riuscirebbe a farmi ottenere i soldi.
Abbasso lo sguardo sul foglio e scrivo rapidamente una frase: “Perché dare la borsa di studio a me… di Felicity Smoak” rileggo la frase e storco il naso, pessimo titolo, pessima idea, pessimo tutto.
-Dannazione… - sibilo mentre traccio una riga sulle parole appena scritte con stizza e rabbia, non arriverò mai ad una conclusione se continuo così, alzo lo sguardo mezza classe mi sta fissando, mezza classe, questo corso è seguito solo da otto persone compresa me di cui sette sono maschi e indovinate chi è l’unica ragazza? Io, esatto!  Il professore mi guarda sorpreso, ma non dice niente e continua la sua spiegazione come se nulla fosse, non fatevi un idea sbagliata di me, non sono la cocca del professore e non sono secchiona, sono solo dotata, la mia mente lavora in modo diverso quando si parla di computer, il professore non mi ha ripreso semplicemente perché sono un genio in questa materia e quello che sta spiegando già lo so, senza sapere come faccio a saperlo… ecco ci risiamo, io straparlo, quando sono nervosa o in imbarazzo la mia bocca inizia ad emettere parole senza farle passare prima dal cervello, così dico tutto quello che capita finendo col fare figure veramente pessime.
-Signorina Smoak!- mi riscuoto dal mio stato di disattenzione e guardo il professore che mi guarda portando gli occhi al soffitto, anche lui non mi sopporta più, in mano ha un biglietto di carta e la porta è aperta, qualcuno è entrato e io nemmeno me ne sono accorta.
-Il consulente scolastico ti vuole vedere, vai… - ci può essere un solo motivo per cui il consulente mi vuole vedere ed è: l’ammissione! Raccatto la mia roba ed esco di corsa, non mi interessa se tutta la classe pensa che io sia una sfigata, se tutto va come voglio nemmeno si ricorderanno della mia esistenza.
Cammino velocemente per il corridoio, tutti sono in classe e non c’è nessuno a giro oltre a me, questo mi risparmia la fatica di scansare  una mandria di animali che  arriva dal senso opposto.
L’ansia mi sta uccidendo, ormai manca poco intravedo la porta del consulente, ci sono, la porta è sempre più vicina, eccomi, sono talmente agitata da non fermarmi neanche a bussare, spalanco la porta con la grazia di un elefante, ed entro.
 -Signor Palmer!- il pover’uomo sobbalza terrorizzato e mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite, gli occhiali solitamente sempre composti sul suo naso penzolano torti sul naso aquilino.
-Signorina Smoak. Entri e si sieda.- sorrido imbarazzata e faccio come mi ha detto, chiudo la porta e mi accomodo, l’agitazione mi sta uccidendo, il consulente continua a fare quello che stava facendo prima della mia entrata poco elegante nella stanza, mi sta palesemente ignorando.
-Scusi signor Palmer mi può dire perché mi ha fatto chiamare? É arrivata la risposta del MIT?- chiedo agitata, lui mi guarda e non risponde, sospira e girando su se stesso grazie alla sedia, prende qualcosa sul mobile dietro di lui, nonostante il fisico magro, privo di qualsiasi tipo di massa, magra o grassa, non riesco a vedere cosa abbia afferrato.
-Questa e la riporta.- finalmente si volta e vedo che ha in mano una grande busta di quelle marroni giallognole, sulla parte frontale in alto, scritto in grande con un inchiostro nero che risalta su quel orrendo colore della carta, c 'é l’intestazione: MIT, ci siamo la mia vita dipende da quello che c è scritto li dentro, essendo una busta grande dovrebbe contenere notizie positive. Le mani mi tremano sono consumata dall’ansia, apro lentamente la busta, chiudo gli occhi e infilo la mano dentro, la mia mano tocca diversi fogli li sfilo tutti insieme.
-Pensi di aprire gli occhi o riesci a leggere anche con gli occhi chiusi? - la voce sarcastica del consulente mi irrita, se la sua vita é insoddisfacente non se la deve prendere con me solo perché la mia sta per avere la svolta che desideravo. Gli rifilo il mio sguardo brevettato da “non è simpatico”.
Prendo un profondo respiro per farmi coraggio e guardo il primo foglio del blocco, c é una lettera:
 
Cara signorina Smoak
Siamo lieti di informarla che la sua domanda di ammissione anticipata é stata accettata si dovrà presentare in data...
 
 -Si!- esulto, vittoria! Ce l’ho fatta!
 -Deduco che é stata ammessa.- smetto di leggere il resto dei dettagli non mi interessano in questo momento. La mia gioia è però subito arrestata dalla consapevolezza, se non ottengo la borsa di studio non potrò andare al MIT questo ottobre.
-Signor Palmer, mi aiuti, devo avere quella borsa di studio in tutti i modi! – sorride comprensivo, credo che se potesse anche lui se ne andrebbe da questo posto.
-Purtroppo c’è poco da fare, la commissione sta esaminando i curriculum suo e del signor Walter, i vostri punti sono uguali, quindi non so che consigliarle, l’unica cosa che mi viene in mente in questo momento… -
-Me lo dica, farò di tutto per averla. – lo interrompo, qualunque tipo di cosa che non sia un tema a me va bene.
-Dicevo, che l’unica cosa che è possibile fare ora è il tutor se ne ha voglia. – lo guardo, seguire un bambino o una bambina può essere impegnativo, ma non sarebbe il primo, so già che posso farcela senza danneggiare il mio rendimento.
-Va bene, sarà delle elementari? – chiedo, forse potrebbe essere quel dolcissimo bambino a cui o fatto da tutor l’anno scorso era un amore ed era intelligentissimo.
-No, veramente è un ragazzo un anno più grande di lei… - lo guardo, un anno più grande di me?
-Rischia la bocciatura, la sua è una famiglia molto importante e vorrebbero che passasse, se riuscirà a fargli passare l’anno è probabile che durante il consiglio intercedino per lei. –
-Accetto. – non ho altre possibilità o così o così, speriamo che almeno il ragazzo sia collaborativo.
-Sapevo che avresti accettato, lo faccio entrare così te lo presento… - si alza e si affaccia fuori dall’ufficio, quando sono arrivato non ho visto nessuno che stava aspettando seduto sulla panchina, allungo il collo cercando di scorgere chi sia il ragazzo oltre la porta, ma la mia fatica viene vanificata dalle parole del signor Palmer.
-Prego signor Queen si accomodi. – sbarro gli occhi, non so se essere sorpresa, spaventata o eccitata, forse dovrei esserle tutte e tre insieme, il ragazzo fa la sua entrata e vi assicuro che la fa con classe e stile tanto che mi incanto a guardarlo come una povera ebete.
-Signorina Smoak, lui è Oliver Queen, dovrà aiutarlo con l’esame di algebra. – annuisco continuando a guardare il ragazzo, tutti a scuola sanno chi è Oliver Queen, il bello e dannato della scuola, suo padre è il proprietario della Queen Consolidated non sono milionari, sono direttamente miliardari, ma Oliver non è famoso solo per questo, oltre ad essere ricco sfondato è anche bello, bel fisico, ottenuto senza sforzi, capelli biondi, occhi blu, ripeto blu, non azzurri, non turchesi i suoi occhi sono blu e sono fantastici, l’unica pecca è che è dannatamente pieno di se, cambia la ragazza con la stessa frequenza con cui io mi faccio la doccia e me ne faccio una al giorno se vi interessa saperlo, e per finire è sempre, sempre ma sempre nei guai, le ultime notizie l’hanno visto arrestato per aver urinato su un poliziotto, direi che questo ragazzo mi darà molti problemi.
-Bene, siete grandi a sufficienza per potervi accordare da soli, andate pure, ormai le lezioni sono finite non occorre che torniate in classe. – Palmer ci sbatte fuori dal suo ufficio, siamo in corridoio e ci guardiamo, io sono decisamente a disagio.
-Senti, io… - inizio, ma qualcuno ci interrompe.
-OLIVER! – il ragazzo sentendosi chiamare si volta a vedere chi sta arrivando e sorride riconoscendo l’amico di scorribande, ci mancava solo Merlino-Merlyn, accoppiata peggiore non c’è, due ragazzi ricchi che amano divertirsi e fare casino senza preoccuparsi delle conseguenze, tanto c’è papà che paga. Sbuffo mentre i due parlano della loro uscita di questa sera, mi stanno ignorando, Oliver si è perfino dimenticato che stavamo parlando o che almeno ci stavo provando.
-Scusa! – li interrompo, si voltano Merlyn sembra vedermi per la prima volta, mentre Queen si ricorda in quell’istante che ci sono anche io.
-Senti, probabilmente questa idea di Palmer non ti piace e ammetto che nemmeno a me fa impazzire, ma visto che ormai è andata così direi di collaborare, domani alle tre in biblioteca. – gli propongo.
-Si certo… -
-A domani. – me ne vado sentendo chiaramente Merlyn chiedergli chi io sia, Queen rispondere con uno sbuffato “nessuno”.
 
Il giorno dopo a dieci alle tre sono già in biblioteca, con me ho tutti i miei appunti e qualche mio vecchio libro. Mentre aspetto mi metto a finire il mio programma al computer, il tempo passa e io nemmeno me ne accorgo tanto sono presa dal mio lavoro, alla fine abbasso gli occhi sull’orologio in fondo allo schermo.
-Le cinque e mezzo? – non è possibile, alzo lo sguardo e mi guardo attorno, ormai la biblioteca si è completamente svuotata ci sono si e no cinque o sei persone e nessuna di loro è Oliver, dovevo aspettarmelo che mi desse buca. Decisamente scocciata mi alzo e me ne vado portandomi dietro le mie cose, per fortuna domani ho un corso di storia con lui alla quarta ora, così potrò sfogarmi per avermi fatto perdere tutto un pomeriggio, ma chi si crede di essere, solo perché fa Queen di cognome, non vuol dire che sia la Regina ne che io sia al suo servizio, ma perché Palmer non mi ha dato un moccioso delle elementari che con la minaccia ben impostata l’avrei tenuto sotto controllo tutto il tempo.
 
Ora di storia, entro in classe e lui ancora non è arrivato, ovviamente, Mr Queen è il ragazzo dell’ultimo secondo, nemmeno minuto, secondo, entra mentre sta suonando la campanella e i professori non dicono mai niente. La campanella suona e come per magia Oliver entra in classe accompagnato dal fedele compagno di scorribande Merlyn.
Passo tutta l’ora a pensare a cosa dirgli, voglio risultare brillante e simpatica, non un acida zitella. Quando la campanella suona nonostante ci sia stata un ora a pensarci non ho una frase intelligente da dire, così dico quello che mi passa per la testa.
-Queen! Dovevamo vederci ieri alle tre! – tutta la classe si volta a guardarmi, non ho parlato a voce alta, ho direttamente urlato come una gallina che viene spennata. Ma almeno ho ottenuto l’attenzione del ragazzo.
-Ecco cosa mi ero dimenticato. – lo guardo nell’attesa che aggiunga, scusa, ma dopo diversi secondi di silenzio da parte sua capisco che non arriverà mai quella parola, così conto fino a tre per calmarmi e ripropongo un altro incontro.
-Okay quando? –
-Oggi! – non ho tempo da perdere, lui mi guarda non si aspettava quella risposta, va beh che solitamente la gente si approfitta di me per la mia incapacità di dire di no, ma non sono stupida come tutta la scuola crede.
-Io… Avrei da fare… -
-Anche io ieri. Quindi che facciamo? Quello che rischia di essere bocciato sei tu, non io. – evito accuratamente di dirgli che dalla sua promozione dipende il mio futuro, non è il tipo di ragazzo che pensa agli altri, anzi forse per dispetto si applicherebbe per sbagliare tutto il test finale di algebra.
Ci stiamo fissando negli occhi,una cosa che ho imparato lavorando con i bambini è che in questi casi se vuoi vincere la sfida devi mantenere il contatto visivo, il primo che lo scioglie ha perso, incrocio le braccia al petto e inclino leggermente la testa alzando le sopracciglia, per quanto mi riguardi potremmo stare qui così tutto il giorno, ho anni di esperienza in guerra fredda.
-E va bene, ma devo tornare a casa, quindi studiamo da me. Problemi? – mi chiede, faccio segno di no con la testa, sono appena stata invitata a casa di Oliver Queen, quante altre volte mi potrà capitare una cosa del genere.
-Bene, sai dove abito? – annuisco tutti sanno dove abita, in quella favolosa villa stile antico con quel giardino che potrebbe essere definito parco nazionale, se non vi fosse chiaro Oliver abita in una catapecchia.
-Bene… - si volta fa un paio di passi e poi torna indietro.
-Hai bisogno di un passaggio? – si informa, rimango sorpresa da questa domanda.
-Emh… no… macchina… cioè ho la mia macchina, grazie. – ve l’ho detto che sono un genio del balbettare, ma è stata colpa sua, non mi aspettavo che mi chiedesse se avevo bisogno di un passaggio.
-Okay, ci vediamo a casa mia, vieni quando vuoi. – ora si volta e se ne va insieme a Tommy Merlyn, mi riscuoto dal mio stato di shock e torno alla vita reale, sono in ritardo per la prossima lezione, per fortuna ho il corso di informatica  avanzato, il prof non mi dirà niente se arrivo in ritardo.
 
Finita la scuola mi sono fermata a mangiare un panino.
Finito il mio pranzo mi sono diretta verso la villa Queen, o forse è meglio chiamarlo castello, in fondo le regine stanno nei castelli.
Arrivo davanti al cancello e rimango a bocca aperta:  il cancello è in solido ferro battuto lavorato, all’interno attorno al cancello c’è una siepe alta che impedisce ai curiosi di sbirciare dentro la casa, anche se uno per riuscire a vedere dentro dovrebbe avere la vista di un aquila, da qui, riesco appena ad intravedere la casa. Guardo il piccolo orologio che ho al polso sono le due e mezzo, prendo coraggio e suono al citofono, una voce gracchiante mi chiede chi sono e cosa voglio, si aspettano che qualcuno risponda che è un ladro e che vuole svaligiare casa? Perché fanno queste domande assurde?  Mi aprono il cancello e io entro con la mia auto, percorro il lunghissimo vialetto, attorno a me non c’è un giardino, questo è un parco! Lo so, ve l’ho già detto ma, cavolo dovreste vederlo è enorme e c’è anche la piscina, se rinasco voglio rinascere ricca, o forse mi basterebbe sposare un miliardario. No non sono il tipo di persona che sposa qualcuno per i soldi, ma potrei sempre hackerare qualche banca e svuotare un paio di conti, giusto per essere gentile svuoterei il conto di Tommy Merlyn e quello di Walter che sta provando a fregarmi la borsa di studio.
Durante i miei deliri mentali arrivo davanti a casa, fuori c’è un uomo che mi prende la macchina per parcheggiarla, sarò anche donna ma so parcheggiare un auto, comunque non dico niente lascio le chiavi a lui ed entro. L’ingresso della casa è grande e spazioso ma soprattutto è splendido, pavimento in marmo, finestre ampie e luminose, ai muri sono appesi quadri, non sono un esperta nel settore ma sono più che sicura che costino milioni di dollari. Mi guardo attorno, non c’è nessuno e io non ho la minima idea di dove andare, alla mia destra ci sono delle scale e sulla sinistra c’è un arco.
-E tu chi sei? – mi volto dietro di me c’è una bambina che mi guarda curiosa, i suoi occhioni sono un mix tra il verde e il grigio, e mi fissano scrutandomi attentamente.
-Ciao, sono Felicity, tu invece chi sei? – le chiedo.
-Io sono Thea! – esclama con un sorriso che mi contagia.
-Molto piacere. –
-Sei qui per vedere il mio fratellone? – annuisco, sapevo che Oliver aveva una sorellina più piccola, ma non immaginavo che fosse così carina.
-Speedy?! Che fine hai fatto! Torna qua! – Oliver entra nell’ingresso e si ferma sorpreso.
-Ciao. – lo saluto io.
-Ehy, non sapevo che eri arrivata. – Thea passa il suo sguardo da me al fratello come se si stesse disputando una partita di tennis.
-Sono arrivato ora… -
-Okay, un attimo e iniziamo. Speedy, ora ho da fare, fai la brava. -
-Uffy! – sbuffa la bambina.
-Signorina Thea,  venga! – una cameriera anche lei comparsa da chissà dove la chiama, Thea continua a guardarci sospettosa, ma poi alza le spalle e se ne va.
-Andiamo. –
-E’ carina tua sorella.- dico mentre seguo Oliver su per le scale. Mi guarda alzando un sopracciglio.
-Carina come un uragano. – mi risponde sbuffando, sta cercando di fare il duro scocciato, ma non gli riesce, soprattutto visto il sorrisetto dolce che ha sulle labbra.
-Beh, è comunque carina, mi sarebbe piaciuto anche a me un fratello o una sorella. – rispondo, la conversazione finisce li.
Entriamo in camera sua e rimango ancora una volta a bocca aperta, non solo in senso letterario, ma proprio figurato, questa stanza è grande quanto camera mia e la sala assieme. Cercando di nascondere la mia sorpresa per le dimensioni e l’arredamento, sofisticato e costoso, mi accomodo alla scrivania che è usata come ripiano per appoggiare vestiti e altre cose inutili su una scrivania, Oliver sposta un po’ della roba e mi fa spazio.
-Okay, cosa non ti riesce di algebra? – chiedo guadandolo, devo sapere da dove partire, algebra è come un castello di carte se ti manga anche solo un pezzo alla base, non vai da nessuna parte.
-Tutto.- mi risponde lui, impossibile, lo guardo come se fosse un idiota.
-Fammi vedere il programma. – mi passa il libro.
-Okay grazie. – ribatto sarcastica, alla fine riesco a farlo collaborare e mi apre il libro sulle disequazioni fratte e i sistemi. Almeno questo è un punto da cui partire. Inizio con un paio di esempi mostrandogli i procedimenti uno dopo l’altro con calma e cercando di usare le parole più facili che conosco.
Dopo due ore, ho finito la voce e la pazienza. Oliver Queen non è solo scarso in algebra è negato, completamente incapace, l’unica cosa che ho ottenuto in questo tempo è la comparsa di un emicrania che mi spacca la testa e la voglia di deturpare quel faccino da angelo che si ritrova.
-Okay, per oggi basta. Ti lascio tre esercizi, falli da solo, puoi?-  gli scarabocchio i tre esercizi, sono stata anche buona visto che sono facili, lui mi guardo con uno sguardo che fa paura, nemmeno gli avessi torturato la sorella e sacrificato il gatto a satana.
-Quando ci rivediamo? – gli chiedo mentre mi accompagna verso l’uscita e meno male lo ha fatto altrimenti mi sarei già persa un infinità di volte.
-Giovedì?-
-Sei serio? Oggi è giovedì, vuoi aspettare una settimana? – chiedo.
-E’ un problema mio se non passo… - ovvio cosa mi dovevo aspettare da uno come lui.
-Bene a giovedì. Biblioteca o preferisci qui da te, così che nessuno dei tuoi amici ti possa vedere? – ci ho preso, non si è presentato ieri perché non voleva farsi vedere mentre gli davo ripetizioni.
-Qui se non ti dispiace è più confortevole della biblioteca di scuola. –
-Non mi cambia niente. – rispondo e me ne vado, non credevo che la bassa opinione che avevo di lui potesse peggiorare e invece è successo.
 
Siamo quasi a fine mese e provate ad indovinare quante volte ci siamo visti con il signor Queen? Bravi avete indovinato, solo quella volta, il giovedì dopo quando sono andata a casa sua lui non c’era, Thea mi ha detto che era da Tommy.
Oggi ci sono gli esami e Oliver boccerà, non credete che io non ci abbia provato, la mia borsa di studio dipende dal suo risultato, l’ho praticamente pedinato per tutta la scuola ricordandogli quelle dannate lezioni, ma lui mi ha ignorato, le sue stupide oche starnazzanti mi hanno deriso in tutti i modi, ormai non posso farci nulla, la commissione si riunirà tra qualche settimana e decideranno a chi assegnarla, la scuola finirà invece tra tre mesi, a questo punto o dovuto cambiare i miei piani per il prossimo anno, la speranza di avere quella borsa di studio non  è morta, ma sono realista, così ho già un piano:  invece di iniziare subito il MIT cercherò un lavoro per potermi pagare la retta e l’iscrizione la farò l’anno seguente, dovrò continuare a lavorare, ma non importa avrò quella laurea.
 
***
 
Il tempo è passato e ovviamente come avevo previsto la borsa di studio è stata data a Walter, che sia maledetto, quel cretino non ha bisogno di una borsa di studio, ha soldi da buttare eppure l’hanno data a lui.
Sto uscendo dall’ufficio del signor Palmer, quando la notizia è stata resa ufficiale mi ha chiamato nel suo ufficio e ci siamo messi a discutere, purtroppo non ci sono altre borse di studio disponibili e così gli ho spiegato il mio piano, è stato molto disponibile, mi ha scritto una lettera di raccomandazione e insieme stiamo vagliando le opportunità lavorative che mi si prospettano, ho chiesto una lettera di raccomandazione anche dal professore di informatica così da allegarla al mio curriculum per trovare lavoro nel capo informatico, ma per ora ho ricevuto solo rifiuti.
-La ringrazio signor Palmer. –
-Mi spiace Felicity, vorrei poter fare di più. –
-Non si preoccupi. – esco e per poco mi scontro con Oliver Queen e la sua cricca di idioti, mi guarda sorpreso ma io lo supero senza salutarlo, per colpa di quell’idiota non ho ottenuto quello che volevo.
 
Il pranzo ha il sapore amaro della sconfitta e dire che ho comprato il gelato alla menta per addolcire questa giornata infernale.
-Felicity proprio la ragazza che cercavo. – alzo appena lo sguardo e vedo Oliver Queen che si degna a parlare con me, lo ignoro esattamente come ha fatto lui, non si merita la mia attenzione.
-Mi stai ignorando? Non è carino. –
-Da che pulpito. – risposto fingendomi indifferente mentre prendo un'altra cucchiaiata di gelato.
-E’ buono? – mi chiede lui sedendosi davanti a me, ignoralo Felicity, ignoralo e lui se ne andrà, vedo la sua mano avvicinarsi al cucchiaino per prenderlo.
-Ti stacco la mano se ci provi. – uomo avvisato mezzo salvato. Mi guarda sorpreso, non credo che si aspettasse una risposta di questo tipo, ma purtroppo oggi non sono di buon umore, sarà perché sono in quel periodo del mese, sarà perché mi hanno respinto l’ennesima richiesta di lavoro, so solo che sono talmente acida che potrei sciogliere anche il ferro.
-Sei qui ad allietarmi con la tua presenza per un motivo preciso o solo perché non hai niente di meglio da fare? Non hai una nuova auto da distruggere o una qualche cheerleader da abbordare oppure non so, un po’ di soldi da spendere come più ti aggrada. – metto in bocca un altro po’ di gelato, niente questo coso oggi non serve a niente, eppure il gelato è da sempre la migliore cura contro la depressione.
-Okay, sei di pessimo umore, ma vorrei che tu mi ascoltassi. – inizia lui, allora è veramente qui per qualcosa e io che pensavo volesse solo trasformare la mia giornata da schifosa ad infernale.
-Perché dovrei? –
-Ho bisogno che mi aiuti, devo passare gli esami finali. – mi sta prendendo per il culo? Se è uno scherzo non è divertente.
-Sono stata un mese a cercare di aiutarti, mentre tu e i tuoi stupidi amici mi prendevate in giro, arrangiati. – rispondo rabbiosa, la sindrome premestruale scatenerà la terza guerra mondiale ne sono assolutamente convinta.
-Ciao Felicity! Come stai? Hai saputo vero? La borsa di studio è stata assegnata a me. Come pensi di andare al MIT? – Walter sceglie questo preciso momento per venire a vantarsi per la borsa di studio e pensare che ero convinta di aver toccato il fondo con Oliver ma a quanto pare si può sempre iniziare a scavare.
-Già congratulazioni. – rispondo tendendo le labbra in un sorriso, se invece di scavare la mia fossa ne scavassi una per lui sarebbe meglio, almeno da morto non gli servirebbe la borsa di studio.
-Peccato che tu non sia riuscita a far passare l’esame al tuo allievo, forse saresti riuscita ad ottenerla.-
-Grazie Walter, tu si che sai sempre cosa dire. –
-Ciao. –
-Addio. – sibilo in risposta, mi volto e trovo le due pozze blu di Oliver che mi fissano, anche uno ottuso come lui può arrivare alla giusta deduzione.
-Quindi… mi dispiace.. – ha appena detto che gli dispiace? Non gli credo.
-Non me ne faccio nulla delle tue scuse. – ribatto alzandomi  portando via il mio gelato e la mia borsa con i libri, non voglio stare qui a sentirlo parlare.
-Aspetta, ti prego. Ho veramente bisogno del tuo aiuto.-
-Perché dovrei farlo? Mi sono offerta mi hai snobbato, per colpa tua ho perso l’opportunità di andare all’università. – basta, mi volto e me ne vado, ma Oliver Queen ha i suoi metodi per attirare le persone, metodi a cui nemmeno io so resistere.
-Se mi aiuti a passare, il MIT te lo paga la Queen Consolidated. – mi fermo e lo guardo, non ho sentito bene, mi vuole pagare l’università?
-Come? –
-Hai sentito bene, mio padre vuole istituire una borsa di studio, perché non darla a te. –
-Per istituire una borsa di studio, genio, ci vogliono mesi, non è una cosa che può fare dall’oggi al domani solo perché ha un figlio pigro che non vuole studiare. –
-Le pratiche per la borsa di studio sono già pronte devono solo firmarle davanti ad un avvocato, in caso non partisse, te la pago io la retta. –
-Costa cinquantacinquemila dollari ad anno, vuoi veramente usare il tuo fondo fiduciario così? Passare gli esami finali valgono duecentoventimila dollari? –
-Tu non ti preoccupare, ci stai? – okay datemi della pazza, ma cosa ho da perderci?
-Okay, ma si fa come dico io! – annuisce convinto mentre mi porge la mano per suggellare il patto, gliela stringo, speriamo bene. Ora il mio gelato ha nuovamente il gusto che ha sempre avuto, forse è vero quando mangi il gelato tutto nella tua vita va meglio.
 
Abbiamo deciso di vederci questo stesso pomeriggio a casa di Oliver, suono il campanello e questa volta è lui che viene ad aprirmi la porta seguito come un ombra dalla sorella.
-Ciao. –
-Ciao, vieni. – anche questa volta andiamo in camera sua a studiare, la scrivania è già pronta per ospitare la nostra sessione di studio.
-Okay, in che materie sei carente? – chiedo, se rischia la bocciatura algebra sarà solo la punta dell’iceberg.
-Algebra, storia, diritto ed economia e letteratura. –
-Stai scherzando? –
-No. – beh se riesco a farlo passare tutti quei soldi me li sono realmente meritati.
-Bene, oggi iniziamo con algebra. Fai questo. – da alcuni miei inserti prendo un foglio di esercizi, l’ho fatto durante l’ora di informatica, su quel foglio c’è tutto il suo programma di quest’anno, almeno potrò capire dove si è arenato, poi stilerò una cosa del genere anche per le altre materie.
-Che roba è? –
-Il programma di quest’anno, voglio vedere dove hai le prime lacune, così iniziamo da li, è inutile che ti spieghi la fine se non sai fare i passaggi precedenti. – la risposta sembra soddisfarlo perché si mette al lavoro. Lavoro che non dura tanto, infatti si ferma poco dopo.
-Okay, non ci capisco niente. –
-Dove? – orrore! Si è fermato a metà del secondo esercizio, almeno non ha lacune dell’anno precedente, non avrei avuto abbastanza tempo ne pazienza per fargli il riepilogo di due anni.
 
***
 
Continua….
 
Okay lo so che doveva essere una one shot, ma giuro che è lunga solo due capitoli. È relativamente corta se pensate all’altra one shot che ne ha circa trenta… ^.^
Cosa ne pensate? Vi piace l’idea di loro che si incontrano prima dell’isola.
Allora deduzione rapida rapida:
Thea nella prima stagione gli viene regalata la macchina quindi direi che ha sui 16 anni (visto che loro guidano a quell’età) quindi cinque anni in meno sono 11
Felicity dice lei stessa di averne 24 però diciamo che ora per ragioni di copione ne avrà 17
Oliver in una puntata mentre ci mostra la sua partenza dice di non essere ammesso al college, secondo il loro sistema scolastico loro finiscono il liceo a 17/18 anni (un anno prima di noi) quindi io deduco che abbia 18 anni prima dell’isola.
Sarah l’ho sempre pensata più grande di Laurel ma dice che è più piccola… -.- non ci capisco niente perché non possono mettere le età chiare! Uffy.
   
 
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