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Autore: Harrys_bravery    05/03/2014    15 recensioni
Louis e Harry sono ufficialmente fidanzati, e vivono sereni nell' appartamento che condividono a Londra. A portare brio ed allegria nella loro vita, ci pensa Ally, la dolcissima bambina che ha la fortuna di possedere due papà così speciali. Eppure, Harry ancora non è riuscito a rivelare a sua madre la verità: lui e Louis hanno una figlia. Harry riuscirà a confesssare tutto ai suoi? E ad Ally piaceranno i nonni e la zia?
Dal testo:
"Mia madre mi ammazza se scopre che le ho tenuto nascosta l’esistenza si Ally fino ad ora, ma non potrà farlo se la piccola le farà gli occhi dolci: lo sai, no? Quelli da gattino, quando ti guarda col labbruccio in fuori e sbatte le ciglia” Louis ridacchiò prima di precisare “Questo è sfruttamento di minori, potrei denunciarti”.
Singlefather!Louis; Teacher!Harry; Sequel di "Be with me so happily".
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice

Salve gente! :) Sono tornata, con questa Spin-off/ Sequel della mia Os precedente. A seguito di tutte le meravigliose recensioni ricevute (e le minacce di morte, nel caso non avssi continuato), ho deciso di postare questo breve Sequel :). Per chi si dovesse trovare qui per la prima volta, la storia di partenza è Be with me so happily , le due storie sono indipendenti in realtà, ma questa fa velati riferimenti alla precedente e quindi consiglierei di leggerla (In più Ally rende entrambe le storie stupende). Non aspettatevi granchè da questa Os, è solo che non mi andava di lasciare tutti quelli che hanno commentato e che mi hanno mandato messaggi personali, a bocca asciutta. Detto ciò, ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito, aggiunto a preferite/ricordate/seguite le mie storie precedenti, soprattutto l'ultima (siete davvero tantissimi e io vi amo tutti, aw!). Per chi volesse contattarmi, basta mandarmi un messaggio personale su Efp, oppure chiedermi (sempre in privato) il nick twitter, come qualcuno ha già fatto. Non so quando potrò tornare a pubblicare, lo studio mi sta uccidendo, ma ho in mente una Larry rossa, che spero possa interessarvi ;). Non vi anticipo nulla! Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi si prenderà tempo per lasciarmi una recensione ammesso che ci sarà qualcuno. E un grazie speciale a coloro che mi hanno aggiunta tra i loro autori preferiti. Buona lettura, e a presto! :)



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Right Home


“Ally torna qui!” furono queste le parole che accolsero Harry, non appena mise piede in casa. Il riccio aveva avuto una riunione a scuola con tutti gli altri insegnanti, e prima di rincasare aveva pensato di fermarsi a fare un po’ di spesa, consapevole che il suo fidanzato non l’ avesse fatta (come tutti gli altri giorni d’altronde). Posò i sacchetti della spesa vicino alla porta, appendendo poi il cappotto all’ attaccapanni, con un’ aria interrogativa dovuta al trambusto che arrivava dal piano di sopra. “Allison Tomlinson! Vieni immediatamente qui!” la voce di Louis rimbombò nel salotto, e Harry stava seriamente iniziando a preoccuparsi, se non fosse che in quel momento una piccola peste con indosso solo le mutandine rosa (con tanto di fiocchetto bianco al centro) e capelli lunghi spettinati fece la sua apparizione sulla cima delle scale. “Papà!” urlò la bambina non appena lo vide; saltò di corsa gli ultimi gradini che la separavano da Harry e si rifugiò tra le braccia forti del riccio, già pronto a sollevarla. “Che succede, tesoro?” chiese mentre la piccola gli lasciava una serie infinita di baci sulle guance. In quel momento anche Louis apparve sulla cima delle scale, le maniche del maglione arrotolate fino ai gomiti, il cordless attaccato all’ orecchio e ben saldo nella sua mano, ed un’ espressione piuttosto alterata in viso (che comunque si addolcì non appena vide il suo fidanzato coccolare sua figlia). “Sei tornato” biascicò scendendo le scale, poi rivolto al telefono “Sì, è Harry”, una pausa, “Sì Lottie, gli dirò che lo ami” ripeté alzando gli occhi al cielo mentre il riccio se la rideva. “Adesso, davvero devo chiudere. Ally non vuole fare il bagno e se resta ancora un po’ in mutandine prenderà un malanno”, spiegò al telefono, “Ci vediamo presto, Lottie! Salutami mamma e tutte le altre”. Riagganciò, per poter raggiungere Harry e stampargli il bacio del bentornato a casa sulle labbra rosse come ciliegie. “Perché zia Lottie dice di amare papà Harry?” chiese la piccola con il visino crucciato. “Perché è pazza” sbuffò Louis seccato, per poi avvicinarsi alle labbra del riccio e aggiungere un “insomma, lo sanno tutti che sei mio” che fece ridacchiare Harry, prima di ricambiare il bacio. “Mi spieghi cosa fai in giro con le mutandine a Febbraio!?” Ally si accoccolò meglio, posando la testolina nell’ incavo del collo di papà Harry e soffiò “non voglio fare il bagno”. “La vasca è pronta, l’ acqua è calda, c’è tanto sapone come piace a lei e perfino le paperette di gomma; ma niente! Ha deciso che non vuole fare il bagnetto” Louis aveva le mani sui fianchi, come la peggiore delle casalinghe frustrate; Harry sorrise tra sé e sé notandolo. Non sapeva bene quando la sua vita fosse diventata… Bè, così, ma gli piaceva da morire. “Allora principessa? Qual è il problema?” tentò il più piccolo tra i due papà, addolcendo il tono severo della sua voce con una buona dose di carezze sui capelli lisci e lunghi. “Papà Lou non vuole che Benny faccia il bagno con me” rivelò imbronciata, facendo sbuffare il maggiore. Harry, che per fortuna era più paziente, provò a convincerla aumentando al contempo la presa sulle sue cosce piccine ed infreddolite: “Se il coniglietto Benny si bagna, non si asciuga mica velocemente come te! E significa che stanotte non potrà dormire insieme a te. Dai amore, andiamo a fare il bagnetto tutti insieme così io intanto ti lavo i capelli e ti faccio una bella treccina, in questo modo quando li asciughiamo saranno ondulati”. Louis poté vedere il viso di Ally illuminarsi, letteralmente, mentre annuiva felice ormai convinta e pronta a fare il bagnetto; osservò con occhi traboccanti d’amore il sui fidanzato, che a sua volta gli riservò un sorriso tutto fossette. Dio, era perfetto! Louis lo amava così tanto! L’idillio HarryHarryHarry in cui era caduto fu bruscamente interrotto dalla proposta “Papà, ma poi posso rimettere queste mutandine?”. Harry scoppiò a ridere, mentre Louis si preparò all’ ennesima battaglia per convincere sua figlia.
 
 
“Dorme?” Louis annuì stancamente, sdraiandosi sul letto matrimoniale accanto ad Harry. “Dio, sono esausto. È diventata troppo grande, sai? Non riesco più a cullarla per troppo tempo… Mi sento le braccia a pezzi” , e prima ancora che il maggiore glielo chiedesse, Harry prese a massaggiargli le spalle e a fargli spazio nel letto; “Domani ci penso io” promise. Louis si abbandonò alle carezze e alle cure di Harry, permettendosi di mostrare le piccole debolezze che era costretto a celare durante il mattino, strisciò il naso sul collo del riccio prima di dirgli “Ha chiamato tua mamma prima”. Un lamento malcelato sfuggì alle labbra del riccio e Louis ridacchiò. “Ally aveva già il telefono in mano pronta a rispondere, non sai che salto ho dovuto fare per toglierglielo dalle mani” Harry gli mordicchiò il lobo dell’ orecchio bofonchiando un “Mio eroe!” carico di ironia, tanto quanto d’ amore. Harry non aveva detto a sua madre di Ally, non voleva affrettare i tempi, non voleva che le cose fossero troppo serie, e non voleva che Anne morisse d’ infarto. Sì, l’ultima cosa l’avrebbe evitata volentieri. Louis aveva accettato e, anche se all’ inizio si era opposto e c’erano state una valanga di discussioni, voleva che fosse Harry a scegliere il momento migliore. Anne era perfettamente a conoscenza del fatto che il figlio fosse fidanzato con un contabile dagli occhi (“Vedessi che occhi, mamma!”) azzurri, che vivevano insieme nel suo appartamento… Fondamentalmente, l’unica informazione che le mancava era il tornado dai capelli lunghi e una leggera fissa per il rosa che dormiva profondamente nella stanza accanto. Non che questa “bugia” , o come preferiva dire Harry occultamento di verità, fosse reciproca, anzi! Harry era stato già diverse volte a casa dei genitori di Louis a Doncaster, aveva conosciuto anche tutte le sue sorelle e Lottie aveva sviluppato una sorta di amore platonico nei suoi confronti che faceva ingelosire Louis ( che puntualmente quando tornavano a casa a Londra si divertiva a ricordare ad Harry di chi fosse realmente. Il letto ne è un vago testimone). Ally se la spassava quando stava da nonna Jay, e più di una volta aveva chiesto innocentemente ad Harry se avesse un’altra nonna, e nel caso, quando gliel’ avrebbero presentata. “Penso che se glielo dico per telefono, mia madre morirà di crepacuore” considerò Harry sovrappensiero; Louis intrecciò le gambe con quelle infinitamente lunghe del suo fidanzato e “Che intenzioni hai?” domandò. “Sai, visto che siamo liberi questo week-end pensavo che potessimo andare ad Holmes Chapel dai miei. Mia madre mi ammazza se scopre che le ho tenuto nascosta l’esistenza si Ally fino ad ora, ma non potrà farlo se la piccola le farà gli occhi dolci: lo sai, no? Quelli da gattino, quando ti guarda col labbruccio in fuori e sbatte le ciglia” Louis ridacchiò prima di precisare “Questo è sfruttamento di minori, potrei denunciarti”. Harry aveva già un sorriso malizioso stampato in faccia, quando “Cosa devo fare per comprarmi il tuo silenzio?” sussurrò accarezzandogli il sedere tondo. Louis scoppiò a ridere e spense la luce, spogliandosi già del maglioncino.
 
 
“Sì mamma. Te l’ ho già detto… No, no! Sì, veniamo questo sabato, Gemma ci sarà vero? Mh. Louis dorme ancora. Sì, sta bene. No, mamma e comunque non sono domande da fare queste! Sono cose tra me e lui, ecco” Louis sollevò una sola palpebra per guardare la sveglia: le sette del mattino. Stava per girarsi e soffocare Harry con un cuscino, ma si accorse che forse il riccio poteva tornargli comodo per il futuro. Si stiracchiò impercettibilmente, completamente ignorato dal fidanzato e cominciò ad origliare la sua telefonata. “Va bene. Sono solo un paio d’ore in macchina, mamma! No, Louis non chiederà a papà la mia mano! Che diavolo..!?” il maggiore tentò di soffocare una risata nel cuscino, ma non passò inosservato. “Sì, adesso ti lascio mamma, perché Louis sta dormendo e voglio cogliere l’occasione per sciogliere del veleno nel suo latte” il liscio scattò sull’ attenti, ancora fingendo di dormire, con le spalle irrigidite e i sensi all’ erta; “Così impara ad origliare” specificò Harry. Ormai colto in flagrante, Louis si voltò e gli fece una smorfia che il riccio levò posando un dolce bacio sulle sue labbra. “Ciao Anne” urlò Louis con la sua voce ancora roca per il sonno, “Ciao tesoro!” sentì la risposta. Harry sbuffò, sua madre trattava meglio il suo fidanzato che lui. “Allora ci vediamo sabato, mh?” Harry concluse la chiamata, e cominciò a coccolare un Louis al settimo cielo all’ idea di conoscere i suoi, Oh mio Dio!, suoceri. “Dov’ è che andiamo sabato?” domandò con voce piccola piccola Ally, affacciandosi dalla porta e strofinandosi l’ occhietto con la manica del pigiamino, mentre con l’ altra mano teneva una delle orecchie di Benny. Louis la tirò su nel lettone insieme a lui ed Harry, e il riccio rivelò “A conoscere nonna  Anne, nonno Robin e zia Gemma! Ti va, piccolina?”. Ally lanciò Benny in aria e cominciò a saltellare sul letto “Sì, sì che bello, che bello!”. “Ally se cadi ti farai male…” la avvertì Louis, sempre più preoccupato del dovuto; “Zitto e baciami, Tomlinson. Perché quello di prima non era certo un degno bacio del buongiorno”. Allison si unì alle coccole, mettendosi al centro esatto tra i suoi genitori e mostrando a papà Lou i suoi capelli ondulati, con un certo orgoglio.
 
 
Louis era un po’ agitato quella mattina. Finalmente il fatidico sabato era arrivato, e la felicità era stata rimpiazzata dall’ ansia. “Se non gli piaccio? Se pensano che io stia cercando di incastrarti solo perché voglio qualcuno che mantenga mia figlia?” Harry lo guardò stralunato, “Dio, Lou! Un’ ipotesi del genere non sfiorerà  nemmeno i pensieri dei miei genitori! Come ti viene in mente?”. Louis arrossì, ma continuò a torturare il bordo del maglioncino di Harry che indossava (e che arrivava ben oltre le sue anche). Il fatto è che ci teneva a fare bella figura, perché… perché amava Harry, tanto per dirne una, ma soprattutto perché sarebbero convolati a nozze prima o poi. I due non avevano affatto dimenticato la letterina di Ally il giorno di Natale, avevano semplicemente promesso alla bambina che prima si sarebbero sposati, così Harry avrebbe acquisito tutti i diritti di paternità, e poi avrebbe avuto un fratellino (per il momento si era dovuta accontentare della Barbie infermiera che aveva chiesto). E Louis voleva davvero sposare Harry, solo che cercavano di non affrettare le cose. “Hei, amore!” lo richiamò il riccio vedendolo un po’ crucciato, “ti adoreranno”; Louis lo baciò per tutta risposta. “Papà! Credi che ai nonni piacerà questo vestitino?” Ally fece una piroetta sul posto, facendo brillare tutti i lustrini del suo abitino rosa e bianco; “oppure devo mettere una gonna? Oppure posso mettere il costume di carnevale. Che ne dici se metto il tutù che uso a danza?”. “Vacci piano tigre!” l’ammonì Harry, prendendola tra le braccia,  “Sei perfetta” e come da copione si finse imbarazzata. “E se il nonno invece preferisce un maschietto perché vuole giocare a calcio? Sì, a voi maschi piace e io davvero non posso farlo o mi sporcherò tutto il vestito…” Louis le tappò la bocca con la mano, non voleva aggiungere tensione al suo già evidente stato di agitazione. “Ma si può sapere cosa avete voi Tomlinson oggi? Gli piacerete esattamente come siete piaciuti a me” sentenziò Harry mentre Louis prendeva Ally dalle sue braccia e ruotava gli occhi al cielo. “Sentilo! Voi Tomlinson! Ti ricordo che anche tu tra un po’ sarai un Tomlinson quindi ti conviene cominciare a farci l’ abitudine” Harry sgranò gli occhi, “Credevo che una volta sposati avresti preso il mio cognome, perché andiamo! Louis Styles suona molto meglio di Harry Tomlinson!”. “Cosa? Papà io ho appena imparato a scrivere il mio cognome, non posso cambiarlo!” si lamentò anche Ally, mentre Louis la posizionava sui sedili posteriori e le allacciava la cintura di sicurezza. “Ne riparleremo, ok?” tagliò corto il riccio sedendosi al posto del guidatore. “Ma come siamo acidi… Cos’ è sei nervoso?” fece ironico Louis, sporgendosi dal sedile anteriore del passeggero per lasciare un bacio sulla spalla del fidanzato. “Sto solo pensando a come evitare che mia madre abbia bisogno del massaggio cardiaco, grazie tante” Harry ingranò la marcia e partì tra gli urletti estasiati di Ally, che contenta batteva le manine paffute. “Dai amore, lo hai detto anche tu, no? Una volta vista Allison si scioglierà” sentenziò convinto il maggiore, mentre sintonizzava la radio su una stazione decente. “Ciao mamma, questo è Louis, oh! E questa è mia figlia… Come dici? Non te ne ho mai parlato? Caspita mi sarà proprio passato di mente! Ma cosa pretendi? In fondo è solo mia figlia!” il riccio tamburellava nervoso le dita sul volante, mentre aspettava che il semaforo diventasse verde. Louis gli accarezzò il ginocchio e la coscia, prima di rassicurarlo con un “Andrà tutto bene”. “Sì, hai ragione amore… L’importante è presentare la piccola in modo soft e delicato. Hai capito principessa? Farai la brava, sì?” Ally sollevò lo sguardo dal coniglietto Benny con cui stava giocando per proferire le fatidiche parole: “Ma papà Harry! Io sono brava”. “Sono spacciato, non è vero?” chiese fintamente melodrammatico il riccio; “Senza alcuna speranza” concordò Louis lasciandogli un bacio leggero sulla guancia.
 
 
Dopo un’ ora e mezza in auto, Louis aveva esaurito le canzoncine e i giochi improvvisati per intrattenere Ally, che in quel momento gli stava tirando i capelli dal sedile posteriore. “Papà! Posso farti un codino?”; il maggiore sospirò rassegnato sporgendo più indietro la testa. Harry gli lanciò uno sguardo di scuse attraverso lo specchietto, ma Louis commentò “Almeno sarà impegnata per dieci minuti”. Allison li stava stremando. Non era abituata a stare tanto tempo senza far nulla e, attiva com’ era, aveva cominciato ad urlare, a volersi slacciare la cintura di sicurezza o a voler camminare. “Siamo quasi arrivati, comunque” li informò il riccio, imboccando una stradina. “Sia ringraziato il cielo! Ahi! Ally fai piano!” la piccola lasciò un bacino sulla testa del padre; “Scusa papi”. Di lì a venti minuti, Harry parcheggiò nel viale di una villetta dai mattoncini rossi e il tetto spiovente, simile a tutte quelle che la precedevano e seguivano. “Siamo arrivati!” annunciò Harry. Allison era incollata al sedile, e si teneva con entrambe le mani: “Non voglio scendere. Ho paura di non piacere ai nonni”. Louis sbuffò intrufolando un braccio tra i due sedili anteriori per accarezzarle le ginocchia minute, “ma ti sei vista, tesoro? Sei una principessa! E tutti amano le principesse”. “Non farle montare la testa, Lou. Non vedrà un ragazzo prima dei vent’anni”; “Vent’anni è un po’ troppo non trovi?”. Ally s’ intromise dicendo “Io voglio trovare un principe azzurro alto come papà Harry e con gli occhi come quelli di papà Louis!”; Harry guardò il suo fidanzato sollevando un sopracciglio con fare eloquente, aggiungendo “Vent’anni è anche troppo presto”. Scesero dall’ auto, e Louis fece il giro per tirare fuori con la forza un’ Ally ancorata ai sedili. “Allora, principessa” la istruì Harry con tanto di indice puntato su di lei, proprio come faceva con i suoi alunni, “tu stai buona buona dietro papà Louis, noi spieghiamo la situazione alla nonna e poi te la facciamo conoscere. Tutto chiaro?”, la piccola annuì. Il riccio intrecciò le sue dita con quelle di Louis e tutti e tre insieme si avvicinarono alla porta d’ingresso, Ally intimorita (neanche ad aprire ci fosse la strega di Hansel e Gretel) si nascose dietro le gambe di papà Louis, che con la mano libera le accarezzò la testa cercando di tranquillizzarla. Quando la porta si spalancò, rivelò la figura di una donna graziosa e gentile, dai lunghi capelli neri e occhi verdi (che Louis conosceva talmente bene, per tutte le volte in cui si era specchiato in quelli identici del fidanzato). “Harry!”, Anne si fiondò tra le braccia del figlio che non vedeva da un po’, poi si accorse del maggiore; “E… Louis!” commentò stringendo anche lui in un abbraccio. “ È un piacere conoscerti, Anne” fece il liscio, tutto imbarazzato. La donna lo ignorò bellamente, voltandosi verso Harry e sussurrando “Avevi ragione! Ha davvero degli occhi meravigliosi!”. Ally sporse un po’ la testolina da dietro le gambe di Louis, per osservare l’ interno della casa: qualcosa, un tintinnio, aveva attirato la sua attenzione. Così, prima ancora che Harry avesse potuto introdurre l’ argomento CiaoMammaQuestaèMiaFiglia, o fatto sedere sua madre per evitare che svenisse, Allison urlò  “Gatto!” facendosi spazio a spallate tra le gambe dei suoi genitori, superando la nonna e fiondandosi in casa a correre dietro alla palla di pelo bianca che passeggiava tranquilla nel salone. “Ally! Torna immediatamente qui!” la riprese Louis sotto lo sguardo attonito di Anne, perché suo figlio avrebbe dovuto portare con sé una bambina effettivamente? “Non hai nemmeno chiesto il permesso per entrare! Non è mica casa tua!” continuò Louis. La piccola si immobilizzò sul posto, si portò dietro l’ orecchio una ciocca di capelli e sbuffando chiese “Papà Harry, posso entrare in casa, vero?”. Solo in quel momento il riccio realizzò che avrebbe dovuto portare sua madre da un buon dentista, per riuscire a riavvitarle la mandibola che ormai aveva toccato il pavimento. “Papà..?” bisbigliò confusa Anne. “Certo che puoi entrare, amore” la rassicurò il più giovane dei due papà, ed Ally riprese la sua corsa disperata dietro Dusty, il gatto. “Che significa?” trovò il coraggio di domandare sua madre. “Se ci lasci entrare ti spieghiamo tutto” le rispose Harry. Anne si scostò, lasciandoli passare dalla porta che richiuse poi alle sue spalle. “Era abbastanza soft e delicata come presentazione?” ridacchiò Louis; “Sta’ zitto, Lou!”.
 
 
“Harry come hai potuto adottare una bambina senza dirmi niente? C’è altro che dovrei sapere?! Tipo, che ne so, che vi siete sposati di nascosto a Las Vegas?” Anne era solo leggermente arrabbiata. Nonostante tutto, però, la padrona di casa non aveva dimenticato le buone maniere: si era premurata di fare sedere quel disgraziato di mio figlio (a detta sua) e il suo fidanzato sul divano, offrendo loro l’ aperitivo che aveva preparato, mentre Ally trotterellava allegra dietro Dusty. “Mamma non ho adottato nessuno, e per quanto riguarda il matrimonio… Louis ti avevo detto che Las Vegas non era una buona idea!”, il maggiore scoppiò a ridere guadagnandosi l’occhiata infuriata di Anne che “Harold Edward Styles!” lo richiamò severa. “No, Ally è mia figlia, in realtà…” cominciò a spiegare Louis. Dopo una serie infinita di spiegazioni, di imprecazioni e scuse bisbigliate qua e la da parte di Harry, Anne parve capire. “Comunque, non capisco perché tu non me l’abbia detto subito!”; parve, appunto. “La colpa è stata anche mia” mentì Louis, che da sempre aveva voluto che i genitori di Harry sapessero la verità, “Volevo che tutto funzionasse, per il bene di Ally. Insomma se qualcosa fosse andata nel verso sbagliato, avrebbe già risentito del distacco con Harry, non volevo aggiungere altra gente che peggiorasse la situazione. Al contempo, non volevo obbligare Haz”. Il riccio prese la mano di Louis, ringraziandolo con uno sguardo carico d’amore, e se la portò alle labbra baciandone le nocche. “Papà possiamo prendere anche noi un gatto, sì?” domandò Ally, posando la manina sul ginocchio di Harry. “Credo che papà Louis caccerebbe tutti e tre!” rivelò prendendola in braccio e facendola sedere sulle ginocchia. Anne la fissava incantata, con gli occhioni lucidi: quella era a tutti gli effetti sua nipote, la prima che aveva per giunta… Chiamava suo figlio, papà! “Vuoi conoscere una persona, amore?” domandò gentile Louis, accarezzando la testolina di Ally, che annuì. “Questa è nonna Anne” introdusse Harry, ed esattamente come le era stato insegnato, la piccola allungò la manina per incontrare quella della nonna. “Ciao, piccola. Come ti chiami?” chiese la donna un po’ timorosa. “Sono Allison, però tutti mi chiamano Ally. Ho sei anni. Oh! Hai i capelli bellissimi come papà Harry!” tutti ridacchiarono a quell’ esclamazione e Anne esalò un “Dio, è bellissima!” che fece tirare un sospiro di sollievo a tutti quanti. “Posso chiamarti nonna, sì? No perché, nonna Jay dice che la parola nonna è per vecchi ma io non credo” Louis alzò gli occhi al cielo, mentre Harry strinse fiero ed inorgoglito i fianchetti della bambina. “Puoi chiamarmi nonna, sì” acconsentì Anne, “E io posso chiamarti Ally?”; la piccola annuì senza pensarci due volte. “Nonna, ma lo sai che vado a danza? Oh il mio colore preferito è il rosa… Sai che papà Harry fa delle torte buonissime? E nonna, il gatto possiamo chiamarlo Polly?” ormai Allison era un fiume in piena ed Anne ne era completamente travolta, così Harry la posò gentilmente sulle ginocchia di sua madre per conoscersi meglio e si dileguò al piano di sopra con Louis. “Non è andata poi così male” considerò Louis, posandogli un dolce bacio a stampo. “Aspetta che lo sappia mio padre. Come minimo mi castra!” il maggiore lo guardò storto per poi avvicinarsi e posare le mani sui suoi fianchi esalando “Bè, questo potrebbe essere un problema”. Harry lo allontanò ridacchiando e “vieni, ti faccio vedere la mia vecchia camera” gli disse incitandolo a seguirlo. La stanza di Harry era molto sobria in realtà, più di quanto Louis avrebbe mai potuto immaginare, con le pareti azzurre ed i mobili in legno di ciliegio. C’era una scrivania sulla destra e sulla sinistra il letto, di fronte (attaccato al muro opposto, in modo da fronteggiare il letto) un poster di David Beckham, e poi un enorme armadio a muro. Harry si lasciò cadere sul letto con un tonfo; “Beckham, eh?” domandò Louis retorico. “Credo che sia grazie a lui se ho scoperto di essere gay. Tutti i miei coetanei guardavano le donnine mentre si… Bè lo sai. Io invece guardavo lui, comodamente sdraiato sul mio letto” Louis sbuffò sedendosi accanto a lui, e Harry gli afferrò i fianchi con un braccio muscoloso, mordicchiandogli poi lo stomaco. “Ah! Questo letto! Mi manca un letto singolo sai?” , Louis si inacidì un po’ commentando “Se il matrimoniale non ti sta bene, abbiamo un ottimo divano al piano inferiore di casa nostra”. Harry se la rise, prima di specificare “è questione di legame affettivo. Sai quante cose ho fatto in questo letto?”, poi tirando Louis e facendolo sdraiare al suo fianco sussurrò nel suo orecchio “Tu non ne hai idea”. “L’unica cosa di cui questo letto è testimone, sei tu che te la spassi con FedericaLaManoAmica osservando quel poster” sentenziò Louis, sicuro di sé. “Ma qui ho imparato a toccare i punti giusti” soffiò Harry, mordendo il labbro inferiore di Louis e facendo scivolare una mano tra le sue cosce. “Papà! Anche io voglio vedere la tua stanza” l’urletto di Ally che saliva le scale li fece allontanare immediatamente, ma Harry specificò “A casa te lo dimostro” e Louis gli tirò un morso giocoso sulle fossette.
 
 
Ally era letteralmente, completamente, dentro l’armadio di Harry. “Ci sono le tue vecchie T-Shirt. Eri un tipo molto Indie…” notò Louis, mentre Ally si infilava la maglia nera con lo stemma dei Ramones, che le andava ben oltre i piedi, le maniche (corte per Harry) che coprivano le sue braccia e nascondevano anche le punte delle sue piccole dita. “A quel tempo era di moda, che vuoi? Nel tuo vecchio armadio c’erano solo maglie a righe e un paio di pantaloni rossi davvero troppo gay” rispose piccato Harry. “Mamma, sono a casa!” una voce femminile tuonò dal piano di sotto. “Harry è già arrivato? Mi hanno trattenuto all’ università, non sai che noia. Non trovano chissà quale documento per la tesi”. “È arrivata Gemma” annunciò Harry, mentre Ally si tuffava ancora una volta nell’ armadio di suo padre, “preparati a battutine a doppio senso, palpatine indecenti e sproloqui su quanto lei sia migliore di me”. “Harry!” in un attimo Gemma gli fu addosso, sbaciucchiandolo “Come sta la mia passivella preferita?” domandò strisciando la sua guancia con quella del fratello. “Gemma!” si lamentò il riccio, mentre Louis se la rideva. “E tu devi essere il TopMan! L’hai capita? Eh? Eh?” la ragazza occhieggiò in direzione del maggiore, mentre Harry si spalmava il palmo della mano in faccia. “Sono Louis” si presentò il liscio porgendole la mano. Un rumore proveniente dall’ armadio attirò l’attenzione di tutti, ma Gemma minimizzò “ è Dusty. Si infila sempre in posti poco probabili. Allora? Com’ è andato il viaggio?”. Ma Harry aveva smesso di ascoltarla, anzi si era chinato verso l’ armadio da cui provenivano colpetti di tosse e ne aveva tirato fuori… Oh aspetta! È una bambina quella?! “Amore, finirai per mangiare la polvere” la riprese Harry, sotto lo sguardo stralunato della sorella. “Zia Gemma!” urlò la bambina sporgendo le braccia nella direzione della ragazza, che si indicò il petto con un indice mormorando “Zia?”. Ally ritrasse le mani un po’ delusa e si accucciò tra le braccia di Harry bisbigliando “Papi, non credo di piacere alla zia” con aria triste. “Sono zia. Oh mio Dio! Sono zia!” trillò felice Gemma, “Vieni qui, pasticcino!”. La prese in braccio, spogliandola della maglia di Harry, “Papà ti fa mettere quella robaccia? No, no. Ci pensa la zia a te. Anzi! Sai cosa facciamo oggi pomeriggio? Shopping! Ti compro un vestitino nuovo e anche delle bambole”. “Gemma, non è necessario. Davvero!” tentò Louis, che venne subito zittito da un’ occhiata di fuoco accompagnata da “Mi avete tenuto nascosta mia nipote, non la vedo praticamente mai, lasciate che la vizi un po’!”. Louis tirò un sospiro di sollievo, appoggiandosi al petto caldo e forte di Harry, mentre Gemma chiacchierava amabilmente con la piccola. Harry gli cinse i fianchi con le sue braccia e gli lasciò un bacio dietro l’ orecchio. “Lo sai che ti amo?” mormorò il riccio. “Lo sai che lo faccio anch’io?”.
 
 
Anche Robin, una volta rincasato dal lavoro, aveva conosciuto la piccola Ally. Harry e Louis avevano spiegato la situazione per l’ennesima volta mentre Anne preparava la tavola. Allison gironzolava intorno alla nonna che ogni tanto le passava qualcosa che stava preparando, e lei la mangiucchiava tutta felice. “Guarda qui” disse Gemma, sollevando Ally e mettendola in piedi su una sedia, Harry incurvò un sopracciglio. “Chi è la tua zia preferita, pasticcino?” domandò con un sorrisino furbo ad incresparle il volto. “Zia Gemma!” rispose senza esitazione la piccola. Harry e Robin scoppiarono a ridere mentre Louis soffiò un “Questo non dirlo a zia Lottie e le altre, ok?”. Allison aveva in poco tempo guadagnato la simpatia, e l’affetto incondizionato di tutti. I genitori di Harry gli avevano perdonato il cosiddetto occultamento di verità, e gli avevano fatto promettere che avrebbe portato Louis ed Ally più spesso, per trascorrere del tempo insieme. Nel pomeriggio Harry era riuscito a riposarsi un po’, stanco per aver guidato diverse ore, mentre Louis aiutava Anne a sistemare la cucina e Gemma portava la piccola al centro commerciale. “Papà! La zia mi ha comprato Barbie veterinaria! E anche una gonna nuova!” urlò elettrizzata Ally, rincasando con Gemma al seguito che aveva in mano pacchi, pacchetti e buste di ogni genere. “Hai ringraziato?” le domandò Louis togliendole cappottino e sciarpa. “Sì, papi. Perché sono una brava bambina!”, Anne si intenerì e le schioccò un bacio sulla fronte, prima di concordare “Sì, che lo sei”. Trascorsero dell’ altro tempo insieme, quando Harry si fu svegliato tra le chiacchiere, le risate e la dimostrazione pratica di Ally dei suoi passi di danza preferiti. Quando fu il momento dei saluti, perché cominciava ad essere buio e loro dovevano fare due ore di strada, tutti spupazzarono Ally, anche nonno Robin, di solito irremovibile ed impassibile. Anne abbracciò forte tutti e tre e gli fece promettere di tornare presto a trovarli, e non riuscì a nascondere la commozione quando Ally le riservò un allegro “Ciao nonna! A presto!” accompagnato da un bacio dolce sulla guancia. “Ci sentiamo tutti i giorni per telefono!” le assicurò sorridente zia Gemma, “Quando papà Harry ti fa arrabbiare, chiamami. Perché io sono più grande e gli posso fare una bella strigliata”. Allison lasciò un bacio anche sulle guance di sua zia, per poi andare a tormentare di pizzicotti il pancione del nonno, così come lo aveva definito. Terminati i saluti, Louis infilò la piccola in macchina e le allacciò la cintura di sicurezza. Una volta partiti, Harry si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, quasi avesse trattenuto il fiato fino a quel momento, “Non è andata male”, considerò. “Scherzi? È andata benissimo Haz! Non si sono arrabbiati troppo per la storia di Ally e in più mi trovano carino e divertente” fece Louis, con un entusiasmo paragonabile solo a quello di Ally. “E io ho pure una bambola nuova!” Louis ed Harry risero, mentre Ally cominciava a canticchiare una delle canzoni che papà Lou le aveva insegnato durante il viaggio d’ andata.
 
 
“Fai piano, amore” gli sussurrò Louis, una volta aperta la porta del loro appartamento, per evitare che il corpicino di Ally, ben saldo tra le braccia del riccio, urtasse qualcosa e che la piccola si svegliasse. “Accendi la luce, Lou” mormorò Harry che arrancava nella semioscurità dell’ appartamento. Louis lasciò tutte le buste sul divano, mentre (con la luce ormai accesa) Harry si dirigeva a passo spedito di sopra, verso la cameretta di Ally. Quando il maggiore lo raggiunse, Allison aveva aperto solo un occhietto e ancora nel dormiveglia mormorava frasi sconnesse, mentre Harry le infilava il pigiamino. “Notte papi. Notte anche a te papà” mormorò Ally, girandosi dal lato opposto non appena Harry la mise sotto le coperte. “Notte, amore” Le sussurrò il riccio accarezzandole i capelli, mentre Louis si abbassò a lasciarle un bacio sulla fronte. “Hai ragione, sai? Sta diventando davvero pesante” considerò Harry una volta raggiunta la loro stanza, lanciandosi al centro esatto del letto matrimoniale. “Cresce così in fretta…” mormorò Louis che aveva cominciato a spogliarsi, per indossare il pigiama. “Sì, ma tu vieni qui adesso. Non dovevo dimostrarti un paio di cosette?” gli ricordò Harry con un sorrisino malizioso ad illuminargli il volto. Il maggiore si sedette sul letto, a torso nudo, accarezzando i capelli del suo fidanzato; si schiarì la gola, e con aria solenne pronunciò “Harry Styles, vuoi essere mio stanotte?”. Il riccio se lo tirò addosso, baciandolo con passione e leggerezza, prima di aggiungere “Harry Tomlinson vuole essere tuo per sempre”. Louis puntò i gomiti ai rispettivi lati della testa del più piccolo, “Così qualcuno ha fatto una scelta sul cognome, mh?”. “Ally ha appena imparato a scriverlo! Che padre sarei?” si difese Harry, ridacchiando. “Sei un padre meraviglioso”, lo rassicurò Louis. “In primavera?” propose il liscio, e non ci fu bisogno che specificasse che si trattava del loro matrimonio, perché Harry lo sapeva già. “Mi piacerebbe tantissimo che fosse in primavera! Ti immagini? Tutti quegli alberi in fiore…” sospirò con aria sognante il più piccolo. “E primavera sia!” Louis suggellò la promessa con un bacio. Bè, non solo con un bacio… Harry aveva imparato davvero tante cose guardando fisso il poster di David Beckham, ma questa è un’ altra storia. Quando, ormai stremati, si trovarono l’ uno avvinghiato all’ altro, con i corpi intrecciati e le labbra a contatto Louis rivelò “In primavera… Perché mi piacerebbe che il bambino nascesse in inverno”. Harry sollevò di poco la testa per osservarlo meglio, gli occhi lucidi di emozione che si riflettevano in quelli altrettanto umidi di Lou, “Dio, se Ti amo, Louis!” e lo baciò di nuovo, forte, per suggellare un’ altra promessa.
THE END
 
  
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