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Autore: LaraPink777    05/03/2014    3 recensioni
Una tranquilla nottata di pattuglia si trasforma nel peggiore dei loro incubi.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Shredder/Shrell/ Oroku Saki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Buio 1

I do not own Teenage Mutant Ninja Turtles. Nickelodeon does.

 

N/A Ciao gente. Questa è stata la mia prima fanfiction. L’avevo scritta e pubblicata di fretta, come una specie di divertente esperimento (anche linguistico, poiché cambio di capitolo in capitolo il PoV, la persona, lo stile ed il tempo narrativo). Adesso, sto revisionando i vari capitoli: senza cambiare nulla della storia (che resta un po’ più fumettistica ed ingenua rispetto alle altre che seguono), sto correggendo alcuni piccoli errori di forma, aggiungendo e togliendo solo qualche periodo qua e là. Mi scuso con chi avesse già letto la prima, frettolosa, stesura.
Un abbraccio mastodontico :*


PdV di Raffaello. Prima persona.

 

Buio.

Dolore.

Dolore alle braccia. Mal di testa.

La mia mente confusa ha messo a fuoco queste sensazioni, mentre riprendevo conoscenza. Dove mi trovavo? Cos’era successo? E perché mi facevano male le braccia?

Ho aperto gli occhi, con fatica; le tempie battevano con ferocia sotto il tessuto della maschera. Non sono riuscito a vedere niente intorno a me; ancora stordito, ho sbattuto più volte le palpebre, secche e pesanti come il marmo. Ero al buio? Evidentemente sì. Ho provato a muovermi, lottando per scuotermi dal torpore, che mi invitava a ritornare nella calda incoscienza.

Ho preso consapevolezza del mio corpo. Non ero sdraiato, no… Ero in piedi… No. Non ero neanche in piedi. Ho provato a muovere le braccia ed ho capito: ero appeso per i polsi tramite qualcosa di freddo. Catene, probabilmente. Il metallo stringeva dove il polso si attacca alla mano e faceva dannatamente male. E le braccia, poi… Sentivo i muscoli urlare da quanto erano stirati, e pulsare dolorosamente dall’attaccatura del guscio ai polsi. Mai avuto un risveglio peggiore in vita mia.

Ho preso un paio di respiri profondi, per cercare di fare mente locale, ed ho iniziato a ricordare. Il tetto, il Piede, i miei fratelli accanto a me, la battaglia.

A mano a mano che le immagini tornavano alla mia mente, ho sentito crescere in me l’agitazione. Durante la pattuglia, qualcosa era andato storto. Una specie di macchina ci aveva sparato addosso una miriade di freccette; io ed i miei fratelli eravamo scattati in posizione difensiva. La pioggia di piccoli aghi ci aveva raggiunto, su quel tetto: i miei sai erano troppo corti per evitarli tutti, e si erano conficcati nelle mie gambe…

Ero stato catturato! Ero stato drogato e catturato!

 Ho ispirato rumorosamente. La realizzazione di quello che era successo mi ha fatto perdere un battito al cuore, che poi ha iniziato a battere come se volesse scappare dal mio guscio.

Calmati Raph, non farti prendere dal panico, respira

Dov’erano i miei fratelli? Erano stati presi anche loro? Ho richiuso gli occhi, con forza, ed ho cercato di concentrarmi sul mio respiro. Calmo, dovevo restare calmo, e cercare innanzitutto di capire dove fossi. Ho continuato a muovermi, adesso un po’ più forte, cercando di divincolarmi; le catene hanno prodotto un lieve tintinnio rompendo il silenzio.

E quasi subito, nel buio, ho udito un rumore proprio accanto a me.

Ho sobbalzato, girando la testa di scatto e cercando inutilmente di guardare, per capire cosa fosse stato. Era stato… un rantolo? Un altro rumore, una specie di lamento. I battiti del mio cuore sono aumentati ancora un po’ d’intensità. C’era qualcuno vicino a me.

“Ehi? Chi sei?” La mia gola grattava e la domanda è venuta fuori più rauca e timorosa di quanto volessi.

“Mhmm… R… Raph?”

La voce era impastata, ma era una voce conosciuta. “Mikey?”

“D… dove siamo Raph? Che succede? Le mie braccia… Raph?” La tonalità della voce di mio fratello minore andava alzandosi: iniziava a farsi prendere dal panico.

“Calmati Mikey, sono qui. Non so cosa sia successo, credo che siamo stati catturati dal Piede”. Questo sembrava ovvio.

Quindi, anche Mikey era stato preso; questo rendeva, se possibile, le cose ancora peggiori. E Leo e Donnie, erano stati catturati anche loro? Per quel che ne sapevo, potevano essere nella stessa stanza. Dannazione, non si vedeva niente. Dov’erano gli altri miei due fratelli? Non vi è niente di peggio che sentirsi impotenti; una rabbia sorda, la mia solita compagna di vita, ha cominciato a salirmi nel petto. Mikey era impaurito, al buio...

“Stai bene, Mikey?”

“Mhmm… Sì Raph. Ho solo un dolore alle braccia. Tu stai bene?”

“Sì Mikey. Ricordi cos’è successo?”

“C’era una… una spara freccette? Mi hanno colpito… Ho ruotato i miei “bambini”  ma non sono riuscito a proteggermi le gambe. Erano sedativi, Raph?”

“Ovvio, testa di legno, non era certo una seduta di agopuntura.”

Mikey ha fatto un suono, non ho capito bene se fosse una specie di risata od uno sbuffo. Forse avevo sbagliato a rispondere così, ma speravo che dire qualche cavolata potesse distrarre la piccola testa di legno. Lo sentivo, diamine, era terrorizzato. Non aveva detto niente d’insensato,nessuna uscita alla Mikey. Saperlo legato e spaventato mi ha fatto venire il sangue alla testa. Carogne, fare questo a mio fratello; lui ha sempre avuto paura del buio.

Ho iniziato a ragionare sulle nostre possibilità. Quindi neanche i nunchaku di Mikey erano bastati a ripararlo completamente dalla pioggia di quelle maledette freccette. Le armi di Leo e Donnie erano più lunghe, però. Forse loro…

All’improvviso una lieve luminescenza si è diffusa nella stanza da una fessura in basso. Qualcuno doveva aver aperto una luce appena fuori dalla porta. Sì, adesso ho potuto intravedere una porta nella parete proprio di fronte, e notare che ero incatenato, accanto a Mikey, in una stanza piuttosto piccola; non c’era nessun’altro oltre a me e lui.

Forse siamo stati catturati solo noi. Ti prego, fai che sia così.

Ho sentito dei passi avvicinarsi, e poi il rumore della serratura che veniva sbloccata. La porta si è spalancata di colpo, irrorando di luce la stanzetta buia, ed ho dovuto stringere per un attimo gli occhi, accecato.

Riaprendoli, ancora abbagliato, ho intravisto una forma in controluce che si è avvicinata di qualche passo.

La figura è venuta davanti a noi. Si è fermata, ci ha guardato, e dagli occhi che si intravedevano sotto la maschera ho capito che stava sorridendo. Il bastardo.

 

  
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