Titolo: Sì Isao, sei
proprio un Telepate Fiammeggiante. Personaggi: Isao Kako. Generi: introspettivo, angst. Traccia: Ah, this wraith I am/so many
aeons ago since/I suffer eternally/the inevitable did unfold (The Chaos
Path - Arcturus), orfana. Scritta per il Limitaprompt della Piscina di
Prompt, con la limitazione una storia che inizi con la prima riga di
una canzone e finisca con l’ultima riga della stessa canzone.
La verità
mi fa male, lo so. Molto male. Se non fossi morto mi suiciderei, ma
d’altro canto se non fossi morto non conoscerei la
verità e di conseguenza non starei così male. Mi sembra giusto, sono
poco più di una coscienza rarefatta e mi lancio in
disquisizioni filosofiche di alto livello, almeno alto per uno come me
che non è mai stato una cima. E quale sarebbe,
questa tremenda verità che riesce a ferire cosi tanto quel
poco che rimane di me? Oh, nulla di particolare. Solo la consapevolezza
che la ragazza che mi piace mi ha ucciso per vendicarsi. Per come sono messo
adesso tanto vale essere onesto: me la sono cercata. Non sono stato
esattamente un gentiluomo quando ho cercato di violentarla. Come, mi chiedete
quanti anni ho... avevo? Tredici, come lei. Quindi siamo, o eravamo,
rispettivamente un quasi stupratore e un’assassina. Dico
eravamo perché, per quel che ne posso sapere nella mia poco
confortevole posizione di anima in pena che galleggia
nell’aria, potrebbe essere a sua volta morta in questo
momento. Un grande, gigantesco
schifo. Ecco in cosa eravamo invischiati. Il gioco. Quella merda
di gioco che ha condannato me, lei e gli altri tredici a morte certa.
Sì, se anche lei non mi avesse spinto il suo coltello nel
collo sarei crepato ugualmente, pilotando quel gigantesco robottone. E
io non volevo farlo, non volevo, non volevo... cazzo se non volevo!
Attorno a me Maki, Komo, Moji e tutti gli altri avevano accettato la
notizia con passività, quasi non gli importasse. Ma santo cielo, ero
davvero l’unico a capire la gravità della
situazione? Ero davvero l’unico che trovava ingiusto il
destino messo sulle nostre fragili spalle di ragazzini? Ero
l’unico a incazzarsi di fronte alla prospettiva di morire,
forse per niente? Beh, se devo essere onesto ricordo bene come Nakama
sia leggermente sbottata, quand’è stato il suo
turno, ma si è trattata di un’eccezione. Come una
piantina di peperoncino messicano che cresce in mezzo a dei tulipani.
Da quando sono morto mi è venuto un senso
dell’umorismo inconsueto e una fissazione per i paragoni
strani. L’inevitabile
è comunque successo. In modo diverso da quello preventivato
nel mio caso, ma per succedere è successo. Dovevo morire e
sono morto. Potrei essere stato seguito a ruota dall’intero
universomondo, ma sai cosa? Chissenefotte. Sono sempre stato egoista,
dote ben manifestata nei miei ultimi giorni, e del resto della terra
non m’interessa nulla di nulla. Al momento, ripensando al
come, non m’interessa un fico secco neanche di lei e di cosa
le può essere successo. O meglio, di
com’è morta. Perché, se già
non è accaduto, accadrà a breve. Noialtri quindici
eravamo una schiera di cadaveri che camminavano, niente di
più. Dovevamo fare il nostro compito di bravi soldatini
ubbidienti, farci il mazzo con quel giocattolone alto X mila metri e
poi cascare per terra, magari col sorriso sulle labbra. Ebbene stronzi,
avete vinto. Avrete me e tutti gli altri sul vostro bel vassoio
d’argento. Voglio almeno sperare che sarete contenti,
perché se avete da ridire giuro che vengo a prendervi e... Ok Isao, calmati. Stai
straparlando. Dove minchia vuoi andare ridotto così, che al
primo soffio di vento voli via? Poi faccio tanto il
superuomo ma non posso prendermi per il culo così a lungo:
di lei mi importa eccome. E mi si spezza quello che una volta sarebbe
stato il mio cuore, a pensare alla brutta fine che le è
stata riservata. Poi mi si spezza qualcos’altro a pensare
alla mia, di pessima fine. Bastardi. E poi torno a
soffrire, per me e non solo per me. È una spirale continua,
un’orrida alternanza di incazzatura e dolore... per quanto
uno nella mia situazione possa soffrire. Credo sia colpa di un qualche
voodoo di magia nera, altrimenti non me lo spiego. Finirà mai?
Facilmente no, vedendo la mia strabordante fortuna in vita. Quindi
allegria, ho davanti a me un’eternità di
depressione. Non ho idea da quanto
sono qui, ovunque sia qui. Potrei essere schioppato da dieci minuti
come da un secolo e mezzo, non lo so proprio. La cognizione del tempo
va a donnine di facili costumi, sapete com’è. Non ho idea se sono
solo o meno. Magari io sono il culone del lotto e sono quello che
può dire di essere sopravvissuto in qualche modo. Se
così fosse invidio terribilmente Ushiro e gli altri,
maledetti fortunati immersi nell’oblio. Non ho idea di un
cazzo, tanto per cambiare. Almeno mia sorella non è qui a
prendermi per il culo come suo solito, e non c’è
neanche Kirie a poterlo fare. Se non altro sono solo con me stesso e
con il ricordo di come sono morto da idiota. Già, non credo
di poter essere ricordato come uno degli eroi che hanno salvato il
mondo. Tsk. Neanche
nell’atto della morte, nonostante tutto, riesco a mantenere
un minimo di decenza. Devo sempre passare per il pagliaccio della
situazione, quello incapace di avere un po’ di
responsabilità e di buonsenso. Complimenti Isao,
morte degna di te. Però ne
volete sapere una, miei simpatici compagni? E la vuoi sapere
specialmente tu, Chizuru cara? Non mi pento di quanto ho fatto. Troppo
tardi, troppo inutile, troppo dispendioso farlo. E non me ne verrebbe
in tasca nulla. Certo che, per essere
un cacchio di spirito, ciancio davvero un sacco. Ma no, non mi rimangio
quanto ho appena detto... pensato... quel cazzo che è. Non
mi pento di niente. Ero terrorizzato, nessuno attorno a me faceva il
minimo sforzo per capirmi e cercare di starmi vicino. Non pretendevo
tanto, solo una spalla amica su cui potermi sfogare e che non si
sarebbe lamentata se mi fosse partito un pugno dal nervoso. Ma niente,
solo sguardi sprezzanti e prese per il culo, in particolar modo da
parte di mia sorella e da quello che avrebbe dovuto essere uno dei
migliori amici. Vaffanculo, Kirie. Vai
a ‘fanculo. Tu e le tue battutine di merda. Se potessi ti
farei vedere quanto veloce so correre e farti correre, ciccione con lo
sguardo da fesso. No, taci. Taci, vocina
che non so da dove diavolo salta fuori. Taci. Ho detto che non me ne
pento. Non me ne pento. Non me ne pento, stronza! Chizuru. Nessuno mi
può giudicare, nemmeno tu.