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Autore: Sariel    27/06/2008    7 recensioni
Continuai a fissare la strada, quella sottile striscia grigiastra che tagliava l’Arizona, e intravidi in lontananza una stazione di servizio. Controllai la cartina- il posto si chiamava Picacho Peak- e decisi di fermarmi. Doveva essere quello il posto. Avevo cercato per giorni, senza ottenere nulla.
Ma ora ero certa che avrei trovato qualcosa, anche se le altre anime avevano rinunciato ad aiutarmi nella ricerca.
[Missing Moment di The Host.]
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note autrice: ecco un’altra one-shot su The Host. Sono contenta di vedere la sezione riempirsi *_* Continuate così <3
Comunque vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito le mie altre fiction, siete davvero gentili. Spero davvero che vi piaccia anche questa.
E’ incentrata sulla Cercatrice, sul suo viaggio per arrivare alla Viandante, fino al momento della cattura. Quindi, missing moment.
Commenti e consigli come sempre graditi.


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Fear ~
-SEEKER-

Guardai il panorama desolato che circondava l’autostrada. Sbuffai, premendo con forza l’acceleratore. Stavo superando il limite di velocità ma non sarebbe stato un problema. Non mi avrebbero fermato. Superai l’ennesima serie di rocce grezze e scure, che lasciarono nuovamente spazio al deserto.
Continuai a fissare la strada, quella sottile striscia grigiastra che tagliava l’Arizona, e intravidi in lontananza una stazione di servizio. Controllai la cartina- il posto si chiamava Picacho Peak- e decisi di fermarmi. Doveva essere quello il posto. Avevo cercato per giorni, senza ottenere nulla.
Ma ora ero certa che avrei trovato qualcosa, anche se le altre anime avevano rinunciato ad aiutarmi nella ricerca.
“Non troverai nulla”. Sussurrò lei.
- Chiudi quella dannata bocca.- intimai, a denti stretti.
Spostai il piede dal’acceleratore e rallentai, fermandomi davanti al chiosco ai piedi dell’altura. Scesi dalla macchina e l’aria secca e calda mi colpì, mozzandomi quasi il respiro. Aprii leggermente il colletto della giacca nera.
Raggiunsi a grandi passi il chiosco e vi entrai, fissando l’uomo al bancone. L’aria condizionata all’interno del locale non cambiava la situazione e il caldo era ancora insopportabile.
Mi avviai decisa verso di lui. Non appena gli fui vicina mi accolse con un sorriso.
- Salve.
- Salve.- gli risposi, cordiale.
- Posso fare qualcosa per lei?
- Sto cercando una persona- cominciai. - e penso che possa essere passata di qui, non molto tempo fa.- conclusi, nella speranza che l’uomo si ricordasse di lei. Quanto tempo era passato?
Quando aveva deciso di rinunciare al suo viaggio verso Tucson?
Continuando a cercare avevo perso la cognizione del tempo, e questo dipendeva anche dal trovarmi in mezzo ad una landa desolata al centro dell’Arizona.
- Si chiama Viandante, il suo ospite è una giovane ragazza sui vent’anni, pelle olivastra e capelli castani. So che non è molto ma devo assolutamente trovarla.
“Non la troverai”. La sua voce mi innervosì.
“Ti ho detto di stare zitta.” Le ripetei, minacciosa.
“E io non lo farò.” La sua risatina mi riempì la testa. “Non mi distruggerai.”
“Invece sì. Ti ucciderò, Lacey.”
“Voglio proprio vedere come farai, mia cara Cercatrice.”
- …ed è uscita dicendo che sarebbe andata a fare trekking. Le ho detto di tornare presto ma da allora non l’ho più rivista.-
Le parole dell’uomo al bancone mi fecero ritornare alla realtà.
- Come? Quando è successo?
- Un po’ di tempo fa, non ricordo di preciso quando. Qui non passa molta gente quindi ricordo quella ragazza. Ma non so proprio dirle quando è passata da Picacho Peak.
- Grazie mille.
Feci per voltarmi ma ricominciò a parlare.
- Ha fatto qualcosa di male?- chiese, preoccupato.
“Certo che no. E’ solo la Cercatrice che la vuole trovare.” La voce acuta di Lacey riempì nuovamente la mia mente.
- No, non si preoccupi.- dissi. Le anime non fanno mai nulla di sbagliato, tranne lei. E io, pronta a tutto pur di trovarla.
- Non le conviene cercarla in mezzo al deserto vestita così. - mi consigliò l’uomo, premuroso. --Con quei vestiti non farà altro che attirare il calore.-
Gli rivolsi un cenno e uscii.
Raggiunsi velocemente il fuoristrada. Ero vicina. Da settimane ormai andavo da San Diego a Tucson, per trovarla.
“Perché sei così testarda?” il tono di Lacey era pervaso di ironia. “E’ morta, arrenditi una buona volta.”
Inserii la chiave nel quadro e accesi il motore.
- Non è morta. - affermai, decisa, mentre la rabbia cresceva dentro di me. - E tu stai zitta, ora ne ho davvero abbastanza.-
“Allora uccidimi, squagliatela.”
Sussultai a quella parola.
- Scordatelo. Non scapperò. Non ti lascerò vincere. Ti ucciderò, ti annienterò. Stanne certa. E non avrò bisogno di lasciare il tuo corpo. -
“Sai, rispondere a quello che dico non ti aiuterà. E non puoi ignorarmi. Non riuscirai a uccidermi, Cercatrice.” Un’altra risata acuta. “Sei debole, Cercatrice. Chissà come reagirà il Guaritore quando saprà il tuo segreto.”
Per un istante persi il controllo del fuoristrada, concentrata com’ero sulle parole di Lacey, la mia ospite. Un senso di disgusto accompagnò quella parola.
Non la volevo. Non era forte, si lagnava sempre. E sin dall’inizio era rimasta nella mia mente, come una mina pronta ad esplodere.
Più tentavo di cacciarla, più lei era decisa a rimanere, ad attaccarsi al suo corpo, per proteggerlo. Per molto tempo avevo creduto che l’unica opzione era squagliarmela, un gesto troppo infimo per me, una Cercatrice sicura e testarda.
E quando la Viandante mi si parò davanti, capii che avrei potuto lasciare quel corpo senza problemi. Prendere il suo corpo, raccogliere i suoi ricordi e scovare altri umani. E tutto questo mi avrebbe aiutato a staccarmi da quella lagna di Lacey senza dare nell’occhio, senza sembrare una codarda.
Per un istante non sentii più la presenza dell’ospite e potei concentrarmi sulla strada. Il sole aveva cominciato a calare, tingendo di rosso sangue il cielo e illuminando le pareti dell’altura di fronte a me in modo sinistro.

*

Passarono giorni dal mio arrivo a Picacho Peak. Camminai sotto il sole cocente per ore, senza arrendermi, e come unica compagnia la voce insistente di Lacey che mi torturava.
Non sapevo cosa era peggio: trovarsi in mezzo al nulla e alla calura senza viveri o sentire in continuazione la sua voce acuta che si lagnava o che mi lanciava frecciatine.
Dopo quello che sembrò il quinto giorno di viaggio, nel bel mezzo del deserto, e mentre i miei muscoli urlavano dal dolore pensai per la prima volta di lasciare perdere.
All’orizzonte tutto mi appariva straniero, anonimo. Dietro di me si estendeva il deserto, rosso per la luce del tramonto. Davanti a me due vette gemelle della mesa, che sembravano fluttuare sulla sabbia del deserto come un miraggio.
“Dovresti arrenderti.”
- E morire?- risposi, ironica. Dalla mia gola, talmente secca dopo aver respirato per tutto quel tempo l’aria calda e secca del deserto, uscì solamente un suono distorto.
Lacey rise. “Sai, mi fai pena. Ma preferisco vederti morire, piuttosto che sentirmi triste per te.”
Tossii, ma la voce non tornò.
“Preferisco morire così, piuttosto che squagliarmela.” Le risposi, mentalmente.
Mi trascinai per qualche metro, mentre il sole spariva del tutto ad ovest. Presi l’ultima bottiglia che mi era rimasta e bevetti, svuotandola del tutto.
Ora era davvero la fine.
Mentre le tenebre accoglievano nel loro abbraccio il nulla in cui mi trovavo, accesi la pila che avevo portato con me, illuminando il cammino davanti ai miei piedi.
Fu solo circa un’ora dopo, un’ora di vagabondaggio sulla sabbia, che le sentii.
Voci. Voci umane. Non di anime, ne ero certa. Nessuna anima si sarebbe sognata di vivere in un luogo del genere. Noi anime siamo socievoli, vogliamo stare in mezzo ai nostri simili.
Spensi la pila e mi avvicinai al luogo da cui provenivano le voci.
Portai rapida la mano verso la pistola, pronta ad attaccare. Ero debole, il mio corpo quasi più non rispondeva ai miei comandi ma una nuova speranza nacque in me.
E io, alimentata da quella nuova piccola fiamma, non potevo rinunciare.
“Non farlo.” La voce di Lacey mi pregò in tono supplice. “Lasciali stare.”
“Faccio solo il mio dovere.” Con la mano libera afferrai la pila, pronta a illuminare i volti degli umani.
“No!” urlò, ma non la sentii.
Mi lanciai in avanti e il fascio di luce illuminò le figure davanti a me ma non mi soffermai a guardarli.
Qualcuno urlò, una donna, un altro si lanciò verso di me, pronto a proteggerla. Lanciai a terra la pila, che illuminò i piedi degli altri presenti. Otto, dieci, dodici. Li contai velocemente.
Erano troppi. La persona che intanto si era lanciata verso di me mi afferrò per la giacca, mentre io fissavo gli altri, e mi lanciò a terra. Mi aggrappai alla sua maglia e lo trascinai sulla sabbia compatta con me.
Lo sentii afferrarmi per il collo e graffiarmi la pelle mentre le voci degli altri si fecero concitate. Qualcuno si avvicinò, con la mia pila in mano, e mi illuminò gli occhi. Urlai e li maledii, mentre colui che mi teneva per il collo non mollava la presa.
Alzai lentamente la mano che impugnava la pistola e la puntai diritta davanti a me. Sentii il mio assalitore smettere di respirare quando sentì il metallo freddo dell’arma sulla sua testa.
- Non far- lo sentii pregare ma premetti il grilletto.
Il suono dello sparo riecheggiò nel vuoto, facendo calare il silenzio. Anche Lacey non disse nulla. Una sostanza liquida mi colpi il volto, mentre il corpo esamine di colui che mi aveva buttato a terra cadeva scomposto alla mia sinistra.
Mi passai la mano sulla faccia, pulendomi dal suo sangue.
La donna che prima aveva urlato ruppe il silenzio, dopo quella che sembrò un’eternità.
-Wes!- urlò, disperata. -No, Wes!-
Il suo urlo straziante fu l’ultima cosa che sentii.
Mentre tentavo di rialzarmi, sentii una mano sulla mia bocca, seguita da un odore pungente.
E in un attimo il buio mi avvolse.
  
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