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Autore: Switch    07/03/2014    7 recensioni
*(2003 TMNT! No 2012!)*
Dalla storia:
“Sai, maestro? La verità è che ho sempre combattuto. Ho combattuto per rabbia, per paura, per vendetta, per noia, per avere dell'eccitazione, per cercare risposte, per cercare un proposito, per cercare me stesso. Per provare a me stesso che ero il migliore. Adesso è diverso. Voglio combattere solo per aiutarla a proteggersi.”
Raphael è sempre stato il più rabbioso e collerico, tra tutti i suoi fratelli. Perché si è sempre sentito diverso dal resto del mondo e vuole solo trovare il suo perché.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Passate le vacanze, le lezioni ricominciarono senza attesa, pochi giorni dopo il capodanno, in un Gennaio freddo e grigio.

Durante la prima lezione Raphael si ritrovò nel villino, da solo per la prima volta. Aveva annunciato la sua presenza all'ingresso, ma non ricevendo risposta era entrato dentro, osservandosi guardingo attorno. Sguainò i Sai, certo che ci fosse qualcosa che non andava. C'era un po' troppo silenzio.
Isabel?” chiamò circospetto, passando di stanza in stanza. Salì al piano superiore, lentamente, continuando ad invocare il suo nome, sempre più preoccupato. Nessuna replica, la sua voce riecheggiò nella casa vuota, con una eco allarmante.

Un rumore attutito, dal piano di sotto, lo allertò. Scivolò silenziosamente, pronto a sferrare il suo attacco contro chiunque, quando Isabel apparve trafelata in salotto, correndogli incontro.
Ho immaginato fossi già arrivato, scusa!” disse, sciogliendo la sciarpa dal collo e gettandola in fretta sul divano. Sembrava a disagio e c'era qualcosa che non andava in lei.
Che cosa...”
Guarda!” annunciò lei trionfante, trafficando con i bottoni del cappotto, aprendolo infine sul petto.
Ehy, ti avverto, la devi smettere di...”
La testa di un piccolo gattino nero spuntò dai lembi, guardandosi attorno con curiosità; miagolò piano nella sua direzione, poi si riaccoccolò sul seno di Isabel, con un ronzio soddisfatto.
Ecco cosa non andava: il suo seno. Era sempre prosperoso, ma non in maniera esagerata come in quel momento. Non aveva appena pensato al suo seno, ripetendo nella mente la parola seno, per almeno tre volte. Seno. Quattro, dannazione.

Sono uscita per fare una passeggiata e l'ho trovato tutto solo, abbandonato in una scatola di cartone: mi ha seguito, anche se era sfinito, infreddolito e affamato. Non potevo lasciarlo lì fuori, tutto solo” raccontò lei, sfilando il cappotto e adagiando il gattino sul tavolo. Quello miagolò infastidito e la seguì barcollante, protestando la sua indignazione, con versetti strazianti. Isabel gli sorrise dolcemente, prendendolo in braccio.
Dovresti essere meno pretenzioso, sai?” gli sussurrò, grattandogli le orecchie. Sembrava davvero felice al sentire le fusa del micio, tutte per lei.
Non so se sia lecito per me, ma vorrei tenerlo” continuò, guardandolo infine negli occhi. E lui non poté fare a meno di notare che scintillavano. Voleva davvero tenere quell'esserino, qualcuno che dipendesse da lei, qualcuno che potesse amare senza paura.
Poteva permetterglielo?

Gli metterò un collare magico per permettergli di entrare e uscire come vuole. Lo chiamerò Shadow. Guarda com'è nero! Non sono sicura se sia il suo colore o se sia solo sporco” chiosò contenta, correndo a lavarlo nonostante le proteste feline.

Isabel stava cambiando. Mesi prima avrebbe affidato il gattino a qualche centro, conscia di non potersi affezionare; in quel momento, l'idea di avere un essere che dipendeva da lei non sembrava terrorizzarla più tanto. Forse, se avesse giocato bene le sue carte, sarebbe riuscito a convincerla a rimanere con loro, a farsi aiutare.
Raffaello! Vieni a darmi una mano!” lo chiamò la ragazza, prima di ridere e sgridare il gatto, con un tono non troppo serio. La scoprì ricoperta di schiuma da testa a piedi, mentre il felino le passava le zampette in faccia, scoppiando le bolle di sapone. Gli sorrise colpevole, quando lo notò, facendogli un gradevole effetto.
Voleva davvero che Isabel restasse. Stare con lei lo faceva sentire rilassato. Stare con lei lo faceva sentire bene.


Quel piccolo gattino era davvero il segno di un cambiamento positivo in Isabel, anche se lei non se n'era accorta. Non era solo più rilassata, ma anche più espansiva: usciva dal villino praticamente ogni mattina, faceva una passeggiata per i quartieri limitrofi, andava dal panettiere all'angolo per comprare pane fresco, salutava con un cenno cortese il libraio dal quale comprava di tanto in tanto un nuovo tomo, sorrideva imbarazzata al ragazzo del bar che le offriva una brioche assieme al cappuccino. Tutto col piccolo Shadow alle calcagna o sottobraccio, dato che il felino non voleva mai staccarsi da lei.

Raph poteva solo osservare quei cambiamenti da lontano, com'era giusto: era un mutante, non poteva uscire alla luce del sole, di prima mattina, solo per poter fare due passi con lei o fare colazione al bar. Però... però lo desiderava. Desiderava poter uscire con lei tranquillamente, poter guardare quell'aria rilassata da vicino, legittimamente, e non come uno spione, nascosto tra i gargoyle di un palazzo.
Perché era tutto così complicato?

A pomeriggio inoltrato si presentò a casa di Isabel, vestito con una tenuta in pelle nera: neri i pantaloni, neri gli stivali, nerissima la giacca; perfino i guanti erano in pelle, lucidi e serici.
Oh, mi chiedevo che fine avessi fat... e a cosa dobbiamo il completo da Terminator?” domandò sorpresa la ragazza quando lo raggiunse nell'ingresso e notò l'abbigliamento inusuale. Non era di molto diverso dalla tuta che indossava solitamente, l'aderenza era uguale, il colore anche, ma il taglio e le varie borchie lo rendevano più aggressivo... e attraente. Aveva appena pensato che Raphael fosse attraente?
Vieni con me.”

Fu l'unica risposta che ricevette, prima di venire afferrata per un polso e trascinata letteralmente fuori dalla propria casa.
Aspetta! Le scarpe!”
Riuscì ad infilarle in fretta e furia, ma se fosse stato per lui probabilmente sarebbe potuta uscire anche scalza. Sembrava smaniare dall'urgenza di mostrarle qualcosa.

Mi vuoi spiegare cosa... oh.”

Rimase ad osservare spaesata la grossa moto parcheggiata all'entrata del giardino, come se fosse un leone feroce pronto ad azzannarla.
Andiamo a fare un giro” disse semplicemente lui, porgendole un casco. Isabel non lo prese, lo guardò come se fosse la testa di un animale morto, con disgusto e paura.
Oh, no! Sono talmente scioccata dalla proposta, che non mi viene nemmeno in mente di chiederti come tu abbia una moto!”
Aspetta, hai paura di salirci sopra?”
Paura... non lo so. Non sono mai andata in moto prima, ma così a prima vista... non mi dà sicurezza. Cadrei e mi spezzerei l'osso del collo.”
Credi che ti farei mai cadere?”

Lei arrossì, colpita dalla domanda, dal sapore troppo romantico per loro due, quasi alla “ti fidi di me?” di Jack e Rose di Titanic.
Mmm, penso che potresti se pensassi che possa essere divertente” sibilò sarcastica, per scacciare quell'imbarazzo che sentiva.
Raph alzò gli occhi al cielo, chiedendo pazienza a qualche misteriosa entità sovrannaturale.

Ti devo portare in un posto. Andiamo, fidati.”
E non possiamo andare a piedi?”
No, è lontano. Ma è ora che tu esca da questo quartiere, non credi?”

Isabel si mordicchiò il labbro, pensierosa. La moto le faceva paura, alta ed elaborata, con tutte quelle parti lucenti che spuntavano da ogni parte, ma si fidava di Raph e voleva davvero vedere dove lui intendesse portarla.
Va bene, aspettami” concesse alla fine, vinta dalla curiosità.

Ritornò dentro casa per qualche secondo poi uscì con addosso un grosso e pesante giubbotto in pelle, probabilmente recuperato da qualche armadio di suo padre.
Raph le calcò il casco in testa, -che non fece altro che contribuire a renderla buffa,- poi salì sulla moto. Isabel rimase lì impalata a guardarlo, con le mani che spuntavano a malapena dalle maniche del giubbotto.

Non so come salire” confessò a malincuore, grata che il casco nascondesse il suo imbarazzo. Raph voleva schiaffarsi una mano in faccia, ma anche nel suo caso il casco fu provvidenziale. Scese dalla moto, afferrò la ragazza per la vita e la adagiò sul sellino di dietro con un solo gesto: Isabel rimase poggiata tesa e rigida, come se fosse a cavalcioni di un drago e non di un normale veicolo.

Poi sentirono un miagolio infastidito. Shadow si stava strusciando contro le ruote, manifestando palesemente la sua intenzione a salire. Raph lo afferrò per la collottola, portandolo ad altezza del suo viso e sollevò la visiera.
Non so chi sia peggio tra voi due: la padrona fifona o il gatto ficcanaso.”
Aprì la zip del giubbotto, e ci nascose il felino dentro, che miagolò soddisfatto in risposta. Risalì in moto e girò la chiave: il motore rombò come un tuono e Isabel strillò, sorpresa.

Ti consiglio di tenerti forte!”

Partì a razzo, quasi nello stesso istante in cui lei allungò le mani per potersi tenere contro le sue spalle, urlando come una matta. La moto sfilò velocemente tra macchine e camion, percorrendo le vie della città come una sfocata macchia nera; Raph rideva e Isabel strillava, artigliandogli le spalle per la paura.
Forse non le piaceva davvero andare in moto.
Si allontanarono da New York e dalla posizione del sole Isabel riuscì a intuire che si dirigevano verso sud: a poco a poco l'agitazione scemò, insieme alla paura, soprattutto quando si accorse della bravura di Raph nel guidare la moto. Si rilassò, allentando la presa, lasciandosi semplicemente andare contro la sua schiena.

Quando arrivarono a destinazione il sole stava tramontando, rendendo il cielo rosso e screziato, sfumato nell'arancio. Raph fermò la moto. E lei la vide: l'enorme distesa d'acqua, immensa, impetuosa, blu, solcata da cavalloni enormi.
Scese dalla moto con passi malfermi, emozionata, e si sfilò il casco per poterla guardare meglio: l'aria fredda contro la pelle del viso frizzava, rendendo quel momento ancora più vero e perfetto. Corse verso la spiaggia, come una bambina alla sua prima gita al mare, lasciandosi poi cadere sulla sabbia: sfilò i guanti e ne prese manciate, facendola cadere in mucchi, divertita.

Questo è tuo” la riscosse Raph, passandole un miagolante Shadow, che ondeggiava la codina pigramente, in attesa. Si pulì le mani contro il pantalone e afferrò il micio, stringendoselo contro. Raph si sedette al suo fianco, lo sguardo sulle onde alte e fredde e lei si voltò a osservarlo.
Mi hai portato al mare! Non riesco a crederci! Come ti è venuto in mente?”
Oceano, non mare.”

Già, come gli era venuto in mente? Poteva rispondere sinceramente e dirle che era l'unico posto in cui potevano stare insieme alla luce del sole, senza nessuno attorno? Che era stato tutto un piano per poter passare del tempo assieme che non fosse al villino nascosto da tutto e tutti? Che desiderava solo stare anche pochi minuti con lei, all'aperto, come due persone normali?
No, non avrebbe potuto. Continuò a guardare di fronte a sé, ascoltando il rumore delle onde infrangersi sul bagnasciuga, giocando distrattamente con la sabbia.

Poi sentì uno strattone e per qualche secondo la sua vista sfocò, ritornando subito normale: Isabel gli aveva sfilato via la maschera e la faceva girare attorno al dito, con un ghigno soddisfatto.
Ok, prima di arrabbiarmi ti do la possibilità di spiegarmi perché lo hai fatto. Poi mi arrabbierò comunque, sappilo.”
Lei, invece di dargli una buona e soddisfacente spiegazione, si alzò e gli si piazzò di fronte, fissandolo intensamente, sempre più vicina.

C'è una cosa che devo capire. Sta fermo.”

Gli occhi di Isabel lo scrutarono, profondamente, e si sentì di colpo imbarazzato, scoperto, nudo, come se lei stesse leggendo nella sua anima. Chiuse i suoi, per riflesso, con un violento batticuore sottopelle.
No! Riaprili” strillò arrabbiata Isabel.
No. Non mi piace che mi si fissi. Mi dà fastidio. E perdo la pazienza facilmente.”
Ma voglio capire di che colore sono. È da natale che me lo chiedo. Per favore” bisbigliò implorante, come se fosse una cosa di estrema e vitale importanza.

Il tono supplichevole funzionò a meraviglia e Raph aprì gli occhi, seppure titubante; rincontrò quelli di lei, che lo guardarono con una luce contenta e insieme curiosa.
Castani. Sono castani” rispose, lasciandosi esaminare, col magone. Lei avvicinò ancora di più il viso, affilando lo sguardo a causa del sole in faccia. Era premuta contro le sue gambe, con le mani sulle sue ginocchia, assorta. Il vento le arrivava dalle spalle, scompigliandole i capelli, che finivano irrimediabilmente sul viso; più di una volta lei cercò di riportarli al loro posto, anche se combatteva chiaramente una battaglia persa.

No, sono verde scuro. Color bottiglia” lo contradisse, sicura.
I suoi occhi erano di un caldo color castagna alla luce del sole, come se avessero rubato il colore del tramonto; non se n'era mai accorto prima, ma erano davvero belli, difficili da evitare di guardare. E dato che era sottoposto all'esame, perché non avrebbe dovuto ricambiare il favore? Anche se stare lì con gli sguardi incollati era davvero troppo pericoloso.

Sono castani.”
Verde scuro.”
Castani” ripeté, esasperato. Voleva davvero pretendere di sapere meglio di lui il colore dei suoi occhi?
Allungò una mano, inconsciamente, e riportò una ciocca fluttuante dietro il suo orecchio, indugiando solo per un secondo col tocco, sorpreso della morbidezza dei suoi capelli e della sua pelle dietro l'orecchio, che sembrava quasi di seta. Isabel spalancò gli occhi, stupita, ma non si scostò. Sorrise imbarazzata, invece.

Mmm... diciamo che sembrano castani al chiuso e verde scuro alla luce del sole?” disse poco dopo, insistendo sulle sue argomentazioni.
D'accordo. Sei soddisfatta ora? La mia maschera, grazie.”

Isabel si scostò e si sedette di nuovo al suo fianco, poggiando Shadow sulle gambe.
No. Non voglio ridartela. Voglio poterti guardare negli occhi quando ti parlo: la maschera li nasconde e non mi piace. Rimarrai senza” decretò, seria, giocando col micio per non doverlo guardare in viso e tradire i suoi pensieri.
Con questa scusa me ne hai già rubata una a natale” la sgridò lui, molto poco convincente. Le parole di Isabel gli avevano fatto più piacere di quanto avrebbe dovuto provare senza sentirsi in colpa. Come se lei accettasse sempre di più ciò che era davvero, senza paura.
Non te l'ho rubata! Solo che l'ho tenuta per tutto il tempo... devo lavarla prima di ridartela. E questa la riavrai una volta a casa, se mi prometti che non indosserai mai più una maschera quando sei con me.”

Aveva gridato un po', per sovrastare il rumore della risacca e del vento, più accorata di quanto volesse suonare.
Questo è un ricatto. E chi ti dice che io non abbia un armadio pieno di bandane rosse per sostituire quella?”
Raph aveva già deciso che avrebbe acconsentito alla sua richiesta, se la cosa era così importante e le faceva piacere, ma non rinunciò comunque a darle un po' di fastidio. Ma poi, perché la faccenda era così importante per lei?

Già, conoscendoti è plausibile. Che poi, devi proprio dirmelo: perché porti una maschera? Quale identità segreta devi nascondere?”
Rise della sua domanda, senza averlo preventivato; la faccia seriamente comica con cui lei l'aveva posta era stata davvero il massimo.

Oh, sai, senza maschera sono molto più cattivo... è come un sigillo: se non la porto per più di mezz'ora viene fuori la mia vera natura malvagia! E tu sai che sta per scadere il tempo?”

Isabel gli fece una linguaccia, poco convinta, sventolando la bandana di qua e di là. Shadow miagolò, seguendo il moto ondulatorio con attenzione, con la coda che si fletteva in attesa: saltò agilmente, la morse e la strattonò dalla sua mano, correndo via sulla sabbia.
Perché persino il tuo gatto è strano?” le chiese meravigliato, con un sorriso incredulo. Ma Isabel non lo stava ascoltando: era corsa dietro al micio, che correva ovunque facendola disperare, con la sua bandana al vento.

Rise e rise, davanti ai suoi goffi tentativi di catturare lo scattante felino e quelli per farsi aiutare da lui, per un tempo interminabile: la spiaggia era piena del suo suono delle sue risate e degli strilli a tratti divertiti, a tratti esasperati di Isabel, che si mescolavano al fragore delle onde e al sibilo del vento, mentre il sole diventava uno spicchio sempre più sottile, cedendo alla notte.

Isabel alla fine si lasciò andare sulla sabbia, esausta, riprendendo fiato. Shadow le salì sulla pancia e lasciò cadere la maschera sul suo seno, acciambellandosi, facendo poi le fusa.
Tutto qui? Bastava che mi sdraiassi? Sei fregato miciomiao, sei proprio nei guai!”
Gli grattò le orecchie con forza, beccandosi un soffio indignato, seguito da fusa ronzanti.

Raph apparì nel suo campo visivo, ridendosela della grossa.
Ora che hai preso la piccola pantera è proprio ora di tornare a casa.”
Porse la mano per aiutarla ad alzarsi, mentre con l'altra prelevava un indignato Shadow dalla sua pancia. Isabel la afferrò, fermamente, e si tirò su, poi si scosse via la sabbia di dosso, con vigore.

Grazie mille per il tuo aiuto!”
Non ti serviva! Te la sei cavata benissimo! Il tuo placcaggio è stato spettacolare! Ma darei una controllata al micio, è di sicuro un po' matto.”
Deve essere la tua vicinanza!”

Ripercorsero la strada fino alla moto, ormai attorniati dall'oscurità. Entrambi si diedero un'occhiata attorno, poi sollevarono lo sguardo, sulle stelle pulsanti, che si riflettevano sullo specchio d'acqua sottostante, in silenzio. Godettero della visione per qualche istante, senza voglia di interrompere quel momento con parole vane, appagati solo della reciproca vicinanza e della particolarità di quel fuggevole istante.
Rimontarono in sella e partirono, senza però sottofondo di urla. Isabel si stava decisamente abituando al rombo della moto e al modo in cui scivolava quasi senza gravità sull'asfalto, seguendo ogni minima indicazione data dal corpo di Raph.

Lei non doveva far altro che tenersi e godersi il viaggio. Si lasciò andare di nuovo contro la sua schiena e chiuse gli occhi, prestando attenzione al minimo cambiamento nell'andamento con il suo solo corpo: a volte Raph si inclinava sul manubrio, trascinandola con sé, e allora andavano più veloci, tanto che riusciva a sentire il vento premere contro la visiera e i loro corpi, con forza, cercando di contrastare la loro fame di velocità. Lei continuò a rendersi senza peso né volontà, come se fosse un'appendice di Raph, in sincrono perfetto coi suoi movimenti; si lasciò semplicemente cullare, dal rombo e dal moto ondulatorio mentre scivolavano tra il traffico.

Quando arrivarono al villino era notte fonda e forse aveva persino dormito, tanto le era sembrato corto il ritorno. Scese con molta più sicurezza, percependo comunque con gratitudine il familiare tocco del terreno sotto i piedi. Sì, la moto non era così malvagia, ma niente era meglio dello stare fermamente ancorata al suolo.
Questo è sempre tuo” le disse Raph dopo che lei ebbe sfilato il casco, mentre cercava inutilmente di rimettere a posto i capelli sparati in ogni direzione. Shadow miagolò dal giubbotto, nella sua direzione, aspettando di essere preso.
E questa è tua” rispose lei, porgendogli la bandana, che aveva tenuto legata al collo per non perderla. Lui le passò il micio, ma non prese la maschera dalle sue mani.
Puoi tenerla.”
Ne hai davvero un armadio pieno?” rise Isabel, capendo benissimo che lui accettava la sua richiesta di non portare più la maschera quando stavano assieme.
Un cassetto. Pienissimo.”

Fece per partire, ma Isabel poggiò una mano sul suo braccio, bloccandolo.
Grazie per la giornata. Mi sono divertita molto. E' stata... strana, ma decisamente bella.”
Lui rispose con un'alzata di spalle, nascondendo l'imbarazzo. Poi partì sgommando, risucchiato nella notte in pochi istanti.

Isabel guardò Shadow, poi gli poggiò la maschera sul musetto, facendolo diventare un gatto ninja.
Che ne dici, miciomiao? Non è la persona più strana che tu abbia mai conosciuto?”
Il gatto fece un buffo verso in risposta, poi cercò di allungare una zampina per togliersi la bandana da sopra il muso.

Hai ragione, è anche la più straordinaria che io abbia mai incontrato. Ma che rimanga un segreto tra di noi, gattaccio.”
Lo grattò dietro le orecchie e lo riportò a casa, con un sorriso felice sul volto.



L'ultima cosa che Raph aveva visto prima di sparire oltre alla barriera era stata Isabel, nello specchietto della moto, che lo guardava andare via, ritta e sorridente sotto il portico del villino, con Shadow in braccio e la sua maschera stretta in una mano.

Svoltò a destra e si immise nella strada principale, scartando un paio di macchine; girò la manopola dell'acceleratore a fondo e si inclinò il più possibile in avanti, fondendosi col vento: era ormai solo una macchia oscura e informe agli occhi dei Newyorkesi, un'ombra sfuggente nella notte.
Assaporò fino all'ultima goccia la inebriante sensazione di adrenalina che gli scorreva nelle vene, mentre divorava l'asfalto, sparendo dalla città in pochi istanti. Il rombo del motore lo accompagnò per tutto il tempo, impedendo ai suoi pensieri di manifestarsi, di prendere possesso della sua mente.

Si fermò su quella stessa spiaggia dalla quale se n'era andato poco prima. Scese con un gesto fluido e sfilò il casco; si ricordò di non avere la maschera e per qualche ragione, rise della cosa.
Si incamminò verso la spiaggia, buia e solitaria, silenziosa: nel chiarore delle stelle e uno spicchio di luna, perfino il suono delle onde risultava ovattato, niente più di un sottofondo per i suoi pensieri. Si sedette sulla sabbia, esattamente nello stesso punto in cui si erano seduti prima: il ricordo di quella serata gli attraversò la mente e sorrise, senza volerlo. Si lasciò cadere all'indietro e rimase sdraiato a guardare il cielo, trapunto di stelle, ignorando il battito furioso del suo cuore. Ma quello continuò a battere contro le sue costole, senza tregua, ad ogni frammento di quella giornata che gli passava davanti agli occhi.

Rise ancora, al ricordo della fuga di Shadow e dell'inseguimento di Isabel, seria e mezzo esasperata, con quel sorriso che le sfuggiva ogni tanto, quando non poteva nascondere il fatto che si stava divertendo. Poi si era voltata verso di lui, per chiedere il suo aiuto e controllare che non l'avesse vista sorridere, con gli occhi che scintillavano di divertimento.

Per un istante, piccolo e insignificante, Raph aveva desiderato che il tempo si fermasse: aveva davvero desiderato stare su quella spiaggia per sempre, congelati in quell'attimo perfetto con Isabel, e il suo cuore aveva gioito di quel desiderio. Anche se sapeva che era sbagliato.
Ma come poteva, qualcosa che lo rendeva così felice, essere sbagliata?




Note:

Ciao, carissime! Sprizzo amore e felicità da ogni più piccolissimo poro! Perché? Quattro, dico quattro recensioni all'ultimo capitolo e nuove persone che hanno messo la storia tra i preferiti. Sono quasi caduta dalla sedia quando le ho lette e me ne vado in giro con un sorrisone da ebete!

Grazie! Sono così felice che la storia stia piacendo! *_____________* Grazie, grazie grazie, grazie! A MC1119, Malanova, LisaBelle_96 e CatWarrior.

Il tira e molla tra Raph e Isabel continua, anche se entrambi sanno che è sbagliato. Come finirà?
Il flash back finirà tra tre capitoli e poi si entra nella storia.

Ah! La moto di Raph è più simile a quella di quando era Nightwatcher, nera ed elaborata, che a quella della serie 2003, rossa e da corsa.

A presto!

Spargo affetto e abbracci per tutti!


  
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