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Autore: Ginny McCartney    07/03/2014    1 recensioni
Tutta Panen è in fremito per i 74° Hunger Games che sono alle porte. Intanto, nel Distretto 13, una ragazza, Iris Anderson, è pronta a rompere la sua monotonia. Scoprirà che non è la sola ad essere pronta, non è la sola a voler sfidare Capitol City e il suo distretto che continua a nascondersi.
Scoprirà come un'idea, può essere l'inizio di una ribellione.
*Parallela alla storia - Missing Moments |Prospettiva dal Distretto 13|
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Le sfumature del grigio

Il via vai è continuo: ci sono barelle trasportanti feriti, gente che discute piani, armieri che vanno evidentemente di fretta, alcune persone che semplicemente trottano per il campo.
Io e Nate rimaniamo spaesati e non abbiamo idea né di dove andare né di chi cercare, non conosciamo nemmeno l’aria che stiamo respirando a pieni polmoni. Si avvicina poi a noi un ragazzo alto e robusto, ha i capelli biondi e gli occhi verdemare, indossa una canottiera scura e dei pantaloni neri che sorreggono due pistole grazie alla cintura, poi un fucile agganciato alla schiena. La circonferenza del suo braccio è maggiore a quella del mio e di Nate messi insieme: sinceramente, m’incute molta paura. Ma sono sollevata che qualcuno sembra interessarsi a noi.
-13, da chi siete accompagnati?- Ci chiede e la sua voce è molto calda, ma così dura e diretta da venire considerata fredda. Io e Nate ci scambiamo uno sguardo che non scappa al ragazzo, e capisce così in fretta che mi fa sperare in una sua spiccata intelligenza sotto quei muscoli.
-Ah, abbiamo dei veri e propri sopravvissuti qui. Nessuno dei nostri vi ha salvato, avete raggiunto la divisione da soli, non è così?- Adesso che sorride e sembra ammirarci mi fa meno paura, ma solo un po’. Nostri? Divisione? Ho bisogno di mettere le cose in chiaro, quindi prendo coraggio e inizio a parlare:
-Si… cioè, no… cioè…- Ma che mi prende? –Noi… mio padre conosceva questo posto, ci ha detto di venire qui. -
-Oh, figlia di una spia immagino… Qual è il suo nome?- Figurare mio padre come una spia mi fa venire da ridere ma provo a trattenermi.
-Carl Anderson.- Il ragazzo s’irrigidisce.
-Oh, il Primo Ministro in persona. E come faceva un Grigio come lui a sapere della nostra divisione? Ti conviene trovare una scusa migliore ragazzina, perché ti assicuro che tuo padre è l’ultima faccia che vorrei avere davanti nella mia divisione…-.
Mi gira la testa: Grigio? E’ così che ci chiamano? Mia divisione? Immagino che lui sia tipo il capo di questo posto, di questa divisione… Non ho idea del perché mio padre conoscesse un posto del genere! Come potrei spiegarlo ad un tipo che non conosco e, per di più, m’inquieta non poco?
-Siete voi i ribelli, non è così? Se non ve ne foste accorti, siamo appena scappati dalle persone che combattete, non immaginavo che per prendere parte ad una rivolta si dovessero dare spiegazioni.- Adesso è Nate a fronteggiare il capo.
-Voi? Vorreste prendere parte alla rivolta? Non sembrate molto in forma…-
-Di sicuro la mia gamba ha visto tempi migliori…- Senza il suo viso di fronte al mio avevo ripreso a provare dolore, e questa frase mi è uscita più forte di quanto volessi. Lui sembra accorgersene solo ora ma quella vista non lo scompone per niente, anzi, m’ignora del tutto.
-Qual è il tuo nome?-
-Nate Stafford.-
-Uhm, strano nome per uno del 13. E’ molto usato nel…- S’interrompe perché un ragazzo arriva urlando e chiedendo aiuto, più che altro per la ragazza gravemente ferita che porta sulle spalle.
-Lux!- Alza lo sguardo stralunato e quando mi vede s’illumina, prima di rabbuiarsi nuovamente. Nate e il ragazzo corrono ad aiutarlo e quest’ultimo guida tutti nel capannone più grande, è beige e dall’odore che si sente sin da fuori la porta, è facile capire che è l’ospedale della divisione. Entriamo e la vista è orribile: ci sono feriti ovunque ed i letti, gli attrezzi, i medici stessi, sembrano tutti molto arrangiati. La ragazza viene messa su un lenzuolo avente due bastoni ai lati, per poterlo trasportare, e portata in fondo alla camerata dove non ci permettono di andare. A giudicare della sua condizione di probabile dissanguamento e dal caos che regna laggiù, direi che è dove portano i feriti più gravi. Rimaniamo fermi qualche secondo prima dell’invito per niente gentile di un’infermiera a toglierci dai piedi. Tutti, tranne me. Mentre gli altri sono costretti ad andarsene in fretta, l’infermiera mi ha già fatto sedere a terra e sta già armeggiando con la mia gamba. Fa molto male ma quando alzo lo sguardo e vedo persone strepitare dal dolore, feriti così gravi da non avere alcuna speranza, medici che chiudono gli occhi di cadaveri e li portano fuori, tutto il dolore fisico si allevia e si getta in quello morale. Passano un po’ di tempo e parecchi punti  prima che l’infermiera (che mi ha detto di chiamarsi Climpsy, a mio parere un po’ troppo giovane per un lavoro del genere) mi possa dare un bastone e portarmi fuori, dove incontro Lux, che subito abbraccio, e Nate. Mi basta guardarlo per far capire a mio fratello che ha molte cose da spiegarmi, ho troppi pezzi di un puzzle che non so comporre e lui può aiutarmi, proprio come facevamo da piccoli.
-Beh, Nate mi ha detto che sai di papà quindi… una cosa in meno da spiegare. Quando mi sono allontanato dal suo corpo, la prima persona che dovevo trovare era mamma. Non ci crederai mai, ma l’ho trovata al campo di addestramento: distribuiva armi a delle persone vestite con abiti scuri e impartiva ordini a tutti loro. Non sembrava lei: la sua voce era sicura e decisa, sapeva davvero quello che faceva mentre tastava e selezionava le armi, non la smetteva di parlare. Vedendomi mi è venuta incontro e mi ha preso il viso tra le mani, ma io l’ho fermata e le ho detto di papà. Non so cosa mi aspettavo di preciso, ma ero stranito dal fatto che lei avesse solo scosso la testa prima di iniziare a parlare, dicendomi di prendere delle armi e venire a cercarti. Mi ha ordinato di stare calmo e venire qui nel bosco, come aveva già fatto Nate. Le ho chiesto quando sarebbe venuta ma… non lo farà. Non ha avuto tempo di spiegare o di sentire le mie contraddizioni, mi ha solo detto che è lì che serve il suo contributo. Oh, e che dovevo ricordarmi di salutarle il suo fiorellino, Iris.- Abbiamo entrambi le lacrime agli occhi, Nate ascolta attento e addolorato. –A quel punto sono dovuto davvero andare via e ti ho cercato ovunque, ma c’erano sparatorie tra Guardie e ribelli ad ogni angolo. Invece di te, ho trovato Galen. Te la ricordi? La mia amica della prima scuola! Aveva una grave ferita alla testa, probabilmente una sprangata, ed una pallottola conficcata poco sotto il ginocchio, aveva già perso molto sangue quando sono arrivato così l’ho presa in spalla e mi sono diretto in fretta quanto potevo verso la Terza Uscita.- Così la ragazza ferita è Galen, è irriconoscibile in quello stato. Ma anche in una situazione del genere, solo un pazzo prenderebbe la Terza Uscita. Nel nostro Distretto ci sono tre modi per arrivare all’esterno: l’entrata principale, le secondarie (più piccole, usate solo in caso di emergenza) e la Terza uscita. Consiste in un’incavatura nel terreno che fece molto tempo fa qualcuno, ma passa per l’impianto elettrico e si rischia di morire, più o meno succede il 60% delle volte. Lo so bene perché ogni anno qualcuno decide di tentare e ci rimane secco, perciò la conoscono tutti; eppure nessuna autorità ha mai provato a coprirla, forse perché è così pericolosa che risulta il modo più semplice e legale di uccidere dei ribelli che cercano la fuga.
-Cosa? Sei impazzito?-
-Non avevo scelta! E poi… adesso sono qui, no? Che importa?- Ho così tante domande, dolore e stanchezza che litigare con mio fratello è l’ultima cosa che voglio.
-Hey Lux, non è che per caso hai visto mio zio?- Ma Nate riceve una negazione a testa bassa come risposta –D’accordo, non mi resta che sperare che arrivi per la riunione-.
-La riunione?- Evidentemente mentre venivo curata mi sono persa qualcosa.
-Si, l’ha detto il Comandante Seger, quel ragazzo con cui abbiamo parlato prima. Stasera si terrà una riunione con tutti noi del 13, si decideranno i compiti di ognuno e il luogo del prossimo spostamento. Non fare quella faccia sorpresa! Non immaginavi mica che dopo tutto quello che è successo, saremmo rimasti così vicini al 13?- Nate ha ragione, tuttavia io non ci avevo pensato. Siamo già più lontani da casa nostra di quanto siamo mai stati, quanto arriveremo lontano?
-Hey, biondino! Si sono liberati dei posti, vieni a farti controllare le ferite. E dopo voglio anche te, rosso, quella scottatura sulla spalla non è una cosetta da niente.- Climpsy mi sta davvero simpatica, cercava di tenermi allegra mentre mi metteva i punti e trovava il modo di farmi distrarre. Nate entra dentro il tendone ed io fisso la spalla di mio fratello: -Non avresti dovuto…-.
-Credo che sia stato lui a scavarla, sai?- Penso a mio padre che scava nel terreno creando la Terza Uscita, penso alla sua cicatrice da bruciatura sulla gamba, e trovo l’ipotesi di Lux molto probabile. Poi ricordo il Carl Anderson Primo Ministro e mi rendo conto di una cosa, non ho idea di chi fosse mio padre. Pensavo solo che fosse grigio, come mia madre, un po’ come mio fratello, come tutto il mio Distretto. Avevo così torto?
-Iris…- Ricomincia Lux –Nel bosco, ho visto il loro campo di fiori. E sono bellissimi…-
Guardiamo entrambi indietro, e capiamo che laggiù ce n’erano di diverse, di sfumature di grigio.



Lettori, mi inginocchio e imploro il vostro perdono... So che era tantissimo che non aggiornavo ma tra la scuola, il blocco dello scrittore e tante altre cose, non ho proprio potuto. Però adesso mi sento molto ispirata ed ho già il prossimo capitolo pronto, prometto che farò del mio meglio.
Dopo tutto questo tempo ho deciso di mettere le cose in chiaro con questo capitolo particolarmente lungo, ma non vi ci abbituate ;) Spero che vi piaccia. Il prossimo sarà decisamente più calmo e sarà dedicato alla spiegazione di come è nata la prima divisione. Grazie per leggere :D

 
  
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