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Autore: Krealyus    07/03/2014    1 recensioni
Questi non sono missing moments, è una storia in cui i destini dei giovani Serpeverde si incrociano inesorabilmente, fino a fondersi col lato Oscuro. Mentre voi cercavate gli Horcrux, loro cercavano di vincere una battaglia.
Ce l'avranno fatta?
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Serpeverde | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy, Pansy/Theodore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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-Pans...-
-Non te l'aspettavi, vero? Beh, nemmeno io. Accidenti a te!- voleva sorridere, ma cercò di essere il più seria possibile, -non credere che sia tutto passato solo perchè ti ho baciato, Malfoy! Tu ed io abbiamo ancora molte cose di cui discutere, signorino. E spero che tu abbia un'alibi ben costruita! Non vorrei mai...che il palmo della mia mano colpisse con violenza la tua guancia!-
Scoppiò in una risata fragorosa, -dopotutto, le Sacre Leggi di Salazar non si possono infrangere...-
-Datti un contegno e torna tra noi, Parkinson- la rimbeccò Blaise, -o forse ti sei completamente dimenticata di essere circondata da altra gente?-
Si guardò attorno: la sala comune era effettivamente molto affollata, quella Domenica, ormai quasi sera. E lei odiava stare in luoghi pieni di gente. Si sentì soffocare. Si alzò di scatto, ed uscì.
-Dove stai andando? Sul serio, ragazza, controllati!-
-Non ti farà certo piacere sapere che non è affar tuo, ! Stai diventando peggio di Tiger, Goyle e della Bullstrode!-
Si mise a correre lungo i freddi corridoi dei sotterranei, fino alla scala che conduceva al pian terreno.
Non ci pensò molto, prima di percorrerla.
Il portone d'entrata al castello era spalancato. Uscì. La pioggia era cessata. Alcuni raggi dorati filtravano tra gli spaventosi nuvoloni neri. Un arcobaleno splendeva, lontano. Era quasi il tramonto, e Pansy non riuscì a distogliere lo sguardo da quell'incanto. Non smise di avanzare, e in pochissimo tempo si ritrovò al centro del parco che circondava la scuola.
Si sentì stranamente leggera. Sorrise, e si lasciò cadere dolcemente sull'erba ancora bagnata.
Aveva come la sensazione di avere tutto il Mondo nelle sue mani. Non quello reale, però.
Una dimensione fatta di sogni e speranze, una sensazione che la faceva stare davvero bene, dove potersi rifugiare ogni qualvolta ne avesse sentito il bisogno.
Pansy Parkinson era così rilassata, che si addormentò.

***

-Parkinson! Parkinson!-
Pansy aprì gli occhi e si mise a sedere.
-Zabini! Che diavolo ci fai qui?- chiese, acida.
-Per Salazar, son corso a controllare che fosse tutto a posto, e tu mi chiedi che faccio qui? Sei sempre una dolcezza- commentò.
-Perdonami, io...-
-Stavi dormendo. Non fai altro, ultimamente, a parte gridare come una pazza sclerata di starti alla larga a chiunque non sia Malfoy che sia a meno di mezzo metro dal tuo bel faccino. E comunque, non ti perdono. La prossima volta mando un Grifonfesso, a svegliarti. Potter, magari...- disse il ragazzo, tranquillamente.
Ma a Pansy saltarono subito alla mente de parole minacciose dell'Oscuro, con le quali l'aveva congedata dal loro ultimo incontro.
-Fottiti, Zabini. Con tanto, tanto amore!-
Lui si chiese cosa avesse fatto di male per meritarsi quell'ennesimo insulto, ma evitò di infierire nuovamente.
Rise, e si sedette vicino a Pansy. -Guarda che bella stellata- cercò di sviare il discorso, -osserva lo spettacolo in cielo e dimenticati, per un secondo, le tue maniere scortesi, Parkinson.-
Lei alzò gli occhi: Blaise aveva ragione, ma sapeva esattamente a dove voleva arrivare il Serpeverde.
Ghignò. Lo aveva in pugno, e non le sarebbe più sfuggito.
-Allora non sei così apatico come pensavo, Zabini...Il tuo cuore di pietra è capace di sciogliersi, di fronte a cotanta bellezza. Quante...Astorie, che splendono, stanotte.-
Lui non si scompose. Per lo meno, non esternò nessun cambiamento. Ma dentro bolliva come una pozione in un calderone.
-Ci saranno anche tante Astorie, ma io so che la costellazione che a te interessa di più è quella del "Draco"...-
Si punzecchiarono per parecchi istanti ancora, poi, dato l'orario, decisero di rientrare al castello.
Quella era una delle amicizie più longeve della loro generazione.
Si conoscevano sin dalla prima infanzia, erano cresciuti assieme e, nonostante l'abissale differenza di carattere, il forte legame che li univa e li rendeva quasi fratelli non si sarebbe mai dissolto.
-IDIOTA!- si urlarono a vicenda, prima di scoppiare, nuovamente a ridere di gusto, entrando in sala comune.
Non c'era nessun altro, quando rientrarono. 
Smisero di ridere e si accomodarono di fronte al fuoco, come al loro solito.
Lo sguardo di Zabini s'incupì tutto ad un tratto e, prima che Pansy potesse commentare a riguardo, parlò: -E' ora che tu mi spieghi due cosucce, Parkinson, perché ultimamente, credimi, non riesco proprio a capirti.-
Lei fece una smorfia. Nessuno la capiva perché nessuno doveva capirla, e ci sarebbe riuscita perfettamente a rimanere in incognito, se il suo migliore amico non l'avesse conosciuta così a fondo.
-Parla- disse soltanto, in un tono piatto e distaccato.
Era sempre doloroso spogliarsi della maschera di potere e sicurezza che negli anni aveva imparato ad indossare quasi perfettamente.
-Non mi è sfuggito il bagliore che ha attraversato il tuo sguardo, prima, quando ho nominato lo Sfregiato.-
Perché girarci attorno? Era sempre stato un tipo piuttosto schietto, Blaise Zabini. Una persona che passava gran parte del suo tempo per conto proprio, osservando la gente e cercando di scoprirne i segreti più oscuri. E, quasi sempre, ci azzeccava.
Pansy non disse nulla. Sapeva che il momento della resa dei conti sarebbe arrivato. Blaise non era affatto uno sciocco, anzi. Incrociò le braccia, e diede le spalle al ragazzo.
-Pensavo di avere imparato abbastanza bene a non esternare certi sentimenti- commentò, con un filo di risentimento nella voce.
-Sei preoccupata, Pans, lo capirebbe chiunque. Che c'è che non va?-
Ora sì che c'era dentro fino al midollo! Cercò di non urlare.
-Tu sai sempre tutto, Zabini, perché questa domanda?-
-Pans, questo non è un gioco. Anche Draco si è accorto che c'è qualcosa che ti turba...-
-E lo credo bene! Pensavo ci foste arrivati, l'altro giorno, quando mi avete trovata mezza morta su quel divano! Ah, no, era Nott. Strano che non ti abbia detto nulla...-
-Lui?-
-Certo! E' una cosa insana! Io devo...non posso parlare, perdonami.-
-Ancora con questa storia? SI' CHE PUOI!-
-Credi che non lo avrei già fatto? Credi che preferisca tenervi all'oscuro di tutto e fare da sola? No, Blaise. Tu...tu non ti rendi nemmeno conto di quanto vorrei il vostro aiuto!-
-Siamo qui per questo.-
-Senti, non è per nulla una situazione facile. Lascia perdere i casini tra di noi, quelli ci saranno sempre...sono arrivata a punto che solo Draco riesce a capire ciò che provo, essendoci passato prima di me. Ho già detto anche troppo. Vado a dormire, prima di scatenare il finimondo.-
-NO! Ora finisci il discorso, perché siamo qui tutti per te!-
Daphne, Draco, Theodore, Tiger e Goyle entrarono, e si sedettero attorno ai due ragazzi. C'era anche Astoria, ma preferì evitare l'intromissione. Gettò a terra la borsa piena di libri freschi di biblioteca, e si appoggiò alla fredda parete dietro di loro.
Pansy non aveva scelta.
-Questa conversazione nasce e muore qui, in questo istante. Se solo, uno di voi, si permette di....parlare, è la fine.-
Annuirono, attenti.
-Non potrete aiutare me, ma potreste essere in grado di salvare voi stessi. Sta per scoppiare una guerra, nella quale chiunque sarà coinvolto. E da quel giorno, la parola perdono sarà cancellata dalla faccia della Terra. Sparite, ora che siete ancora in tempo. Mettetevi al sicuro. Io...ho da fare.-
-No, noi restiamo. E combatteremo, fino all'ultimo.-

  
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