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Autore: parveth    07/03/2014    1 recensioni
Rachel,' una giovane giornalista freelance che scrive su riviste giovanili occupandosi principalmente di bullismo si trasferisce al 221b di Baker street proprio sopra all'appartamento del piu' noto detective privato della citta' e del mondo intero, cosa succedera?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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take a chance on him Dopo quel pranzo movimentato Rachel non si era piu' fatta vedere a parte una mattina in cui l'avevano incrociata casualmente sulle scale e lei li aveva salutati certo ma il "buongiorno" rivolto a Watson era stato caloroso tanto quanto il "salve" rivolto a Sherlock era stato freddo anzi a dir poco glaciale ed il medico stesso si era sentito rabbrividire a quello sguardo.

Piu' di una volta aveva tentato di convincere l'amico a chiederle scusa ma lui non voleva sentire ragioni ed ovviamente la ragazza rimaneva sulle sue posizioni: in fondo non era lei ad essere in torto.

Persino mrs Hudson aveva captato qualcosa ma non si era azzardata a chiedere nulla limitandosi a dire in occasione del pagamento dell'affitto "il signor Holmes a volte sa essere estremamente irritante ma e' una brava persona anche se un po' eccentrica" e fu proprio quella frase buttata li' che fece prendere a Rachel una decisione.

Cosi' una sera dopo aver cenato era scesa al piano di sotto ed aveva suonato il campanello.

"Vorrei parlarvi" aveva detto a John che era andato ad aprirle.

Entrando nel salotto e vedendo Sherlock abbandonato sul divano in vestaglia con la solita espressione serafica sul volto si senti' prudere le mani dalla voglia di dargli un bello scrollone ma si trattenne e comincio' a parlare.


"Quando venne il momento d'iscrivermi alle superiori sia io che i miei genitori pensammo subito a Londra, il guaio era che nella mia scuola non era previsto alcun alloggio per gli studenti e cosi' fummo costretti a cercarmi un appartamento altrove...devo dire che fui fortunata: dopo circa tre settimane trovai un avviso in rete di una ragazza, Nancy, studentessa di psicologia di quattro anni piu' di me che proponeva di dividere l'affitto di un piccolo appartamento, un po' come fate voi ora"

Nel frattempo si era accomodata su una sedia e John l'ascoltava con attenzione mentre Sherlock...era difficile dirlo, tuttavia lei continuo'.


"Io e Nancy ci trovammo splendidamente insieme ed io iniziai con serenita' l'anno scolastico...o almeno cosi pareva per i primi due mesi dopodiche' divenni oggetto delle attenzioni dei bulletti della scuola anzi delle bullette perche' li' erano le ragazze ad avere il primato..."

"Ma scusa"  l'interruppe John "se questo gruppetto t'infastidiva non erano certo invisibili, nessuno e' mai intervenuto? E perche' tu non  le hai mai denunciate?"

Rachel si alzo' e ando' verso la finestra tenendo le braccia incrociate "purtroppo erano furbe: agivano sempre quando non c'erano insegnanti nei paraggi o fuori dalla scuola, quanto al resto...non era cosi semplice, io ero molto diversa da come sono oggi, ero ingenua, debole, incapace di difendermi"

Sherlock l'osservava attentamente: la posa delle braccia rivelava chiusura eppure stava raccontando fatti che certamente erano stati molto piu' che spiacevoli per lei...quell'incongruenza lo incuriosi': significava forse che voleva narrargliene solo una parte?

"Un giorno dalle parole passarono alle vie di fatto e tornai a casa piena di lividi e graffi...avevo provato a difendermi ma eravamo cinque contro una...Nancy dopo essersi fatta raccontare tutto mi accompagno' alla polizia per denunciarle e cosi' feci...ma i giorni successivi non furono per niente facili, anche se erano state condannate al riformatorio avevano ancora parecchi amici a scuola ed io temevo per la mia incolumita'"


"Scoprii inoltre che non ero l'unica vittima, ve n'erano molte altre anche tra i maschi e cosi' unendoci riuscimmo a far fronte ai bulli rimasti finche' non c'infastidirono piu'...quando ci diplomammo fondammo la nostra associazione alla quale si uni' anche Nancy la quale fornisce assistenza psicologica  gratuita a chiunque si presenti".


"Dunque quello che avevo detto era vero...c'era un motivo ben preciso per il tuo impegno sociale"  comincio' Sherlock in tono esultante  ma si zitti' ad un'occhiataccia di John.

"E' vero...e le faccio i miei complimenti: e' il primo ad averlo intuito fino ad ora signor Holmes" rispose Rachel andando verso di lui con un lieve sorriso sulle labbra.

"Chiamami Sherlock e...scusami, non intendevo essere offensivo...quando intuisco qualcosa non posso fare a meno di dirlo"  disse tendendole la mano.


"Sono contenta che ci siamo chiariti" rispose Rachel stringendogliela sotto lo sguardo benevolo di John una volta di piu' orgoglioso del suo amico.


"Anche io sono contento di aver chiarito con lei ma questo non e' un buon motivo per tenere la musica cosi' alta!"  dichiaro' Sherlock il pomeriggio seguente mentre una canzone che nessuno dei due riusci' ad identificare rimbombava dal piano superiore.

"Ehi tu, spice girl!!! Vogliamo abbassare?? Ho bisogno di concentrarmi!!!"  urlo' uscendo  sul pianerottolo.

Poco dopo Rachel si affaccio' alla porta "oh scusa, faccio subito" disse con aria mesta.

"E' proprio vero che alle volte basta parlare e si risolve tutto" dichiaro' Sherlock soddisfatto mentre John gli lancio' un'occhiata come a dire "che ti avevo detto?"

Peccato per il fatto che la musica era stata abbassata ma non tanto da non farla udire anche a loro.

Con un balzo il detective fu di nuovo fuori dalla porta "allora??? vengo li??!" urlo' in tono esasperato mentre John non pote' fare a meno di soffocare una risata.
  
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