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Autore: Layla    07/03/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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10) I miei  "amici" di lassù.

 

Dopo aver letto il messaggio di Johnny i miei sogni sono popolati da strane creature.
Mi immagino due creature verdi piene di tentacoli, con la testa infilata in una specie di acquario e che sbavano da paura, ho visto troppo i Simpson ultimamente.
Fatto sta che continuo a svegliarmi e a riaddormentarmi e la mattina dopo sono uno straccio, forse è meglio che vada da Jo per parlare.
“Hai un aspetto orribile.”
Commenta mia sorella.
“Johnny mi ha dato una notizia non esattamente positiva. Ha detto che lunedì a scuola ce en saranno altri due come me.”
“Ah, cazzo!”
“Voglio parlargli.”
“Se pensi che ti possa aiutare.”
Il mio cellulare suona per l’arrivo di un messaggio, è Tom che mi augura il buongiorno, io gli rispondo raccontandogli cosa è successo e che vado da Johnny.
Poco dopo lui mi risponde che va bene e di stare calma, spero non si sia arrabbiato perché vado dal mio migliore amico, quei due non si stanno simpatici.
Sono entrambi gelosi di me, che situazione.
Mi vesto, esco e, come quando sono corsa da lui per dirgli di Tom, trovo Anne nell’appartamento di Johnny.
“Forse è meglio che me ne vada.”
Sospira lei, lui non la ferma, anche se vedo che vorrebbe farlo.
Quando la porta si chiude alle spalle di Anne guardo il mio amico.
“Perché non l’hai fermata?”
“Perché non so se sia una buona idea dirle cosa siamo, potrebbe non prenderla bene.”
Io scuoto la testa.
“Tu hai solo paura, ma io sono stanca di sprecare fiato e parole per dirti di essere più onesto con te stesso e con lei. Non sono qui nemmeno per questo, voglio informazioni più precise su quello che mi hai scritto ieri sera.”
“Lo sapevo che saresti venuta per quello, forse è meglio andare alla casa nel deserto.”
“Va bene.”
Usciamo dal suo appartamento e saliamo in  macchina, lui non dice nulla lungo il percorso e nemmeno quando camminiamo sotto il sole cocente del deserto.
Entrati dentro la caverna ci dirigiamo verso la colonna centrale, dove si è attivato una specie di radar, due puntini verdi si stanno avvicinando a Poway, entro la giornata saranno in città.
“Per te come saranno?”
“Simili agli umani per non attirare l’attenzione, li riconosceremo senz’altro.”
“Se lo dici tu, io ho un po’ paura sinceramente.”
Lui scrolla le spalle.
“Sono alleati, non nemici e poi finalmente capiremo la missione, magari loro sanno già dove sono quelli da eliminare.”
Io sospiro, ho paura, non c’è niente da fare.
“Non avere paura, ci sono io con te e ci sono anche Isabel e Tom. Lo so che per te non è facile accettare questa situazione, ma noi siamo quello che siamo, possiamo nasconderci e quasi dimenticarci, ma prima poi dobbiamo farci i conti.
Noi siamo diversi.”
“Lo so che siamo diversi, ma io ho paura per tutti quelli a cui voglio bene.”
“Andrà bene, Chia. Andrò tutto bene, adesso vai a casa, mangia con i tuoi ed esci con Tom oggi.
Cerca di lasciare fuori la tua paranoia, è inutile che tu stia male prima del tempo.”
“Hai ragione, Johnny. Grazie, ti voglio bene.”
“Di niente, sei mia sorella, no?”
Lo abbraccio.
“Già.”
Rimaniamo un altro po’ nella casa nel deserto e poi ce ne andiamo, quando arrivo a casa mia vengo investita dall’odore di cibo: mamma sta preparando l’arrosto e mi viene da sorridere, sa di famiglia e lei non lo sa.
“Sono tornata!”
Urlo.
“Bentornata, cara! Potresti preparare la tavola?”
“Sì, mamma!”
In silenzio appendo il cappotto e lascio la borsa vicino all’ingresso per fare quello che mi ha detto, in fondo mi piacciono i momenti in famiglia, mi rassicurano.
Il pranzo è tranquillo, i miei sono contenti che i miei voti siano tornati alti e che lo siano anche  quelli di Izzie, progettano di mandarci in qualche college buono e non in un college di provincia.
Speriamo di non dover deludere le loro aspettative, ma ho l’impressione che succederà e che non dipenderà da noi.
Al pomeriggio esco a fare un giro con Tom, lui ha la tavola da skate con sé quindi credo che andremo allo skate park, ci azzecco in piano.
Il mio ragazzo mi lascia da sola ai margini della pista, saluta Mark, un piccoletto che credo si chiami Scott e Anne poi si lancia nelle sue evoluzioni.
Io lo guardo incantata, nonostante sia più coordinata della maggior parte degli esseri umani, non ho mai provato a fare skate.
Come sono bravi! Un po’ li invidio.
Dopo un po’una figura si siede accanto a me: è Anne.
“Scusa per avervi interrotto stamattina.”
Le dico imbarazzata, lei scuote la testa.
“Me ne stavo andando, le scopate della notte se ne vanno alla mattina.”
Io sospiro.
“Se solo riuscissi a far parlare Johnny staremmo tutti meglio, ma è così testardo!”
Anne scuote di nuovo la testa.
“Se non gli viene significa che il sentimento che prova per me non è così forte, sono io quella che lo ama di più e si illude di venire un giorno ricambiata. Se lo sapesse Mark farebbe scoppiare il finimondo.”
“Io non gli dirò nulla.”
“Grazie!”
Sorride e torna in pista.
Verso le cinque escono tutti e Tom mi schiocca un bacio sulle tempie.
“Scusa se ti ho fatto passare un pomeriggio seduta a fare nulla.”
“Non fa niente. Vi va una crepes?”
Annuiscono tutti e io mi alzo e vado con Anne al chiosco che ho visto poco lontano, ordiniamo sei crepes e aspettiamo pazientemente che ci servano.
I ragazzi la divorano immediatamente: sono sudati e affamati.
“Beh, forse è meglio che io vada a casa.”
Dico io a un certo punto alzandomi.
“Perché?”
“Perché domani ho una verifica di algebra particolarmente difficile e non sono sicura di aver studiato abbastanza.”
Mi salutano tutti, Tom prende il suo skate sottobraccio e viene via con me.
“Non pensavo che quelli come te non avessero problemi con la matematica.”
“Beh, ti sbagli. Io ne ho, devo fare molta fatica per assorbire le nozioni.”
“Se vuoi domani e  la prossima volta ti do una mano io, me la cavo.”
Io sorrido.
“Grazie, è molto gentile da parte tua.”
“È il minimo, non devi ringraziarmi.”
“Non tutti fanno copiare. Dai, Tom lo sai, c’è gente che si farebbe trapassare da una baionetta piuttosto che suggerirti.”
Lui ride.
“Anche questo è  vero. Sbaglio o stiamo ignorando di proposito un argomento?”
Io arrossisco.
“Sì, ne sto evitando accuratamente uno: quelli che arriveranno a scuola domani.”
“Oh, loro.”
Io annuisco.
“Loro! Ho paura che siamo degli strani polipi verdi con un vaso in testa per respirare.”
“Guardi troppo i Simpson, non pensi che così verrebbero notati e non è quello che vogliono?”
“Hai ragione, ma sai che non muoio dalla voglia di incontrarli.”
“Lo so, ma io e Johnny ci siamo, non sei da sola.
Ricordatelo.”
“Grazie mille per avermelo ricordato.”
Gli sorrido, ormai siamo arrivati davanti a casa mia, un vento freddo muove le foglie dell’acero del mio giardino, non mi ero accorta del cambio di temperatura.
“Beh, siamo arrivati.”
Io mi alzo sulle punte  dei piedi e lo bacio.
“Buona serata, Tom.”
“Buona serata anche a te e vedi di ripassare per la verifica, almeno non pensi ad altro.”
“Signorsì!”
Rispondo divertita, poi rimango per un po’ a guardare la sua figura allontanarsi e rimpicciolirsi, finché non mi decido a entrare.
A casa c’è un certo tepore, quindi vado a sbirciare in sala: mio padre ha acceso il camino e ora si sta rilassando leggendo un libro sulla poltrona più vicina al fuoco.
“Ciao, papà.
Mamma e Isabel dove sono?”
“Al centro commerciale.”
“Ok, ti lascio tranquillo. Buona lettura!”
Salgo in camera mia e mi butto sul letto, gli appunti di algebra sono sul comodino, in un solo movimento fluido li prendo in mano e comincio a leggerli.
Continuo per un’ora, alla fine ho un gran mal di testa e l’amara consapevolezza che questa roba non mi entrerà mai in testa.
Odio la matematica in tutte le sue branche!
Alle sette scendo in cucina e comincio a preparare qualcosa, visto che di mamma e mia sorella non c’è traccia. Preparo cotolette per tutti, so che sono capaci di mettere d’accordo ogni palato.
Izzie e mamma arrivano proprio mentre le sto per servire in tavola, così si tolgono semplicemente i cappotti e depositano le borse da qualche parte e si siedono subito a tavola.
Che pace!
Perché dovrei desiderare di sconvolgerla?
 

Lunedì mattina arriva troppo presto, non sono pronta.
Mi lavo e mi vesto di malavoglia, vorrei non andare a scuola oggi, ma non avrebbe senso prima o poi li incontrerei comunque.
Izzie mi guarda in silenzio, percepisce la mia tensione e il mio nervosismo, ma non sa cosa dirmi per calmarmi.
Arriviamo a scuola e subito percepisco qualcosa di strano, in qualche modo li sento avvicinarsi, Johnny non si sbagliava.
Entriamo e io mi dirigo al mio armadietto, si stanno avvicinando sempre più, alzo gli occhi e vedo due persone che non avevo mai visto prima percorrere il corridoio.
Sono un ragazzo e una ragazza.
Lei non è molto alta, ha la carnagione ambrata e lunghi capelli viola, lui invece è mediamente alto, pallido e con dei capelli neri scompigliati.
Eccoli.
La ragazza mi guarda e sento che mi riconosce, anche perché si avvicinano a me e a mia sorella.
“Ciao, io sono Keisha e lui è mio fratello Joel. Siamo nuovi, potresti aiutarci a trovare l’aula di letteratura?”
“Sì, certo. Io sono Chia e questa è mia sorella Isabel, saremo liete di aiutarvi.”
“Lei non è una di noi.”
La voce di Joel è bassa, ma perfettamente udibile.
“No, ma sa quindi rilassati o attirerai l’attenzione.”
Sul volto di Joel appare un ghigni poco carino, inizio a non sopportarlo.
“Chi altro sa?”
“Il mio ragazzo.”
“Chi altri potrebbe venirne a conoscenza?”
“Il ragazzo di mia sorella, la ragazza che piace a Johnny.”
“Incoscienti.”
“Siamo solo umani.”
Rispondo torva.
Lui vorrebbe ribattere qualcosa, ma sua sorella si mette in mezzo.
“Buono Joel, Chia ha ragione, rilassati. Ci noterebbero se ci mettessimo subito a litigare.”
Joel tace arrabbiato, questa Keisha mi sta simpatica!
Ci avviamo insieme verso l’aula di letteratura chiacchierando, Tom ci aspetta dentro e capisce al volo la situazione.
“Ciao, io sono Tom, il ragazzo di Chia.”
“Io sono Keisha e lui è Joel.”
Le presentazioni sono fatte, ora inizia l’avventura vera e propria e la lezione di letteratura. Il professore fa presentare Keisha e Joel davanti a tutti, Joel è visibilmente irritato, si capisce lontano un miglio che la cosa non gli fa piacere.
Vengono costretti a presentarsi anche alle lezioni successive e all’ora di pranzo temo che Joel ucciderà qualcuno.
Per fortuna non succede nulla e quando finiscono le lezioni pomeridiane andiamo tutti alla casa nel deserto dove conosceranno anche Johnny. Spero che non si mettano a litigare, anche se conoscendo lui dubito che succederà. Il mio amico non vede l’ora di incontrare altri alieni come noi e di fare amicizia con loro.
La porta si apre sul consueto spettacolo di Johnny che guarda la tv sul divano, con una bottiglia di birra da una parte e un sacchetto di patatine dall’altra.
“Ti sei rammollito, generale Rath!”
Quell’odioso di Joel è il primo ad aprire bocca e fa sobbalzare Johnny.
“Cosa diavolo vuoi, ragazzino?”
Gli chiede duro.
“Che torni ai tuoi antichi fasti, ti riprenda la tua donna e cacci questa feccia terrestre inutile. È la nostra missione, non la loro.”
Io stringo i pugni.
“Joel, Keisha vi invito a uscire da questa casa, non siete più i benvenuti.”
“Ma la missione...”
“Fatela da soli se credete di essere così bravi, io e Johnny non vi daremo nessun aiuto, andatevene.”
“Traditrice!”
Urla Joel, nonostante sua sorella cerchi in ogni modo di trattenerlo.
“FUORI!”
Il mio urlo attiva qualcosa presente nella stanza perché una forza sconosciuta solleva Joel e Keisha di peso e li butta fuori, sulla roccia dura della scalinata esterna.
Johnny mi guarda sorpreso, non mi ha mai vista così arrabbiata.
“No, Johnny non dire nulla.
Nessuno parla così dei miei amici e della mia famiglia in mia presenza, nemmeno quel piccolo arrogante e presuntuoso di Joel, se vuole che li aiutiamo deve darsi una calmata o per me se ne può tornare a casa sua!”
Johnny rimane muto, mi guarda in modo strano.
“Johnny, si può sapere cos’hai?
Perché mi guardi così?”
“Perché, non so se tu te ne sia accorta, emani un’aura di potere che si può quasi toccare. È come se la principessa che eri nell’altra vita sia emersa improvvisamente.”
Io sbuffo.
“Principessa… Ma per favore.”
Rispondo io digrignando i denti.
“Johnny ha ragione.”
Azzarda timidamente Tom.
“E anche se fosse? Chissene frega!
Quei due non entreranno qui fino a quando Joel non si darà una calmata e la stanza ubbidisce a me!”
Johnny si avvicina alla colonna centrale.
“Sono ancora qui fuori.”
“Che ci rimangano, qui non entreranno.”
Mi siedo sul divano non prima di aver tolto una coca dal frigo. Johnny si siede vicino a me.
“Andiamo, magari non l’ha fatto a posta, è alieno, non sa come ci si comporta.”
Io scoppio a ridere.
“Keisha è stata perfettamente in grado di essere gentile e cortese, Joel l’ha fatto a posta. Forse vuole dimostrare di essere una specie di capo, ma io non ho bisogno di gente così e ti ripeto che se la pensa così la sua cazzo di missione può farla da solo.”
“Io sono con Chia.”
Sia Tom che Izzie mi appoggiano, Jo scuote la testa, sconfitto. Sono certa che sia deluso, forse si aspettava un qualcosa di strappalacrime – a mo’ di famiglia riunita – non un litigio.
“Se ne stanno andando.”
Annuncia alla fine, depresso.
“Grande, adesso posso andare a casa a mangiare, senza uno stronzetto che mi dica cosa fare.”
Io, mia sorella e Tom usciamo dalla casa e raggiungiamo la mia macchina, io sto ancora ribollendo di rabbia per come ha apostrofato Izzie  e Tom: lo strozzerei.
In macchina c’è un silenzio carico di tensione, nessuno fa niente per spezzarlo, nemmeno quel chiacchierone del mio ragazzo.
Lo lascio a casa sua e poi mi dirigo verso casa mia.
“Izzie.”
“Sì?”
“Sappi che non la penso come Joel.”
“Questo si era capito, non ti devi preoccupare. Mi dispiace che sia andata così male, spero vi chiarirete.”
“Io invece spero che se ne tornino al mio pianeta e che esploda così non mi devo più preoccupare di quello che succede lassù. Non è più la mia vita.
Sono morta una volta per loro, non intendo ripetermi.”
Lei sospira.
“Prova a parlare con Keisha, lei non mi sembra cattiva.”
Io rimango in silenzio, se Joel non ha fatto altro che mandarmi vibrazioni negative, Keisha invece non è stata così negativa e sembrava dispiaciuta del comportamento del fratello.
Forse le parlerò, non ora perché sono ancora così arrabbiata da non essere in grado di reggere una conversazione civile con qualcuno.
“Se vuoi un consiglio, cerca di ricomporre la tua espressione in qualcosa che si avvicina alla normalità. Adesso hai uno sguardo omicida che fa paura.”
Io sbuffo, ma mia sorella ha ragione.
Arrivate a casa, mi prendo cinque minuti buoni per respirare profondamente, alla fine dell’esercizio la mia faccia è tornata quasi normale.
Entriamo in casa e sentiamo la risata di mia madre, quella che adotta quando conversa educatamente con qualcuno, io e Izzie ci guardiamo: forse qualche sua amica è venuta  a trovarla?
Andiamo in salotto e i miei pugni si stringono di nuovo in una presa ferrea: sta parlando con Keisha.
Cosa vuole?
“Oh, Isabel, Chiara, siete arrivate.”
“Sì, mamma.”
Rispondo fredda io.
“Lei è Keisha, è nuova qui e vorrebbe avere da voi i compiti di matematica.”
Che patetica scusa!
In ogni caso le porgo un foglio su cui ho scribacchiato quello che le serve.
“Copiali.”
“Non sarebbe educato farla salire in camera tua?”
“Va bene.”
Rispondo sempre più fredda. Io, mia sorella e l’aliena saliamo verso la mia camera e quando siamo tutte dentro chiudo la porta e mi volto ad affrontarla con il volto deformato dalla rabbia.
“Cosa diavolo vuoi?
Insultarci direttamente a casa mia?
Non sei la benvenuta qui, esattamente come non sei la benvenuta nella casa nel deserto.”
Keisha alza le mani in segno di resa.
“Non sono qui per insultare nessuno.”
“E allora cosa vuoi?”
Le chiedo sulla difensiva.
Non mi piacciono queste situazioni, mi piace avere il controllo, ma qui è ovvio che è Keisha ad avere il coltello dalla parte del manico.
Cosa diavolo vuole?

Angolo di Layla

Grazie a DeliciousApplePie per la recensione.

Se interessa a qualcuno ho aggiunto un nuovo capitolo a questa collezione di shot, diciamo.  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2489638



Qualcuno di voi ha tumblr?
   
 
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