Ciao a tutte!
Sono davvero dispiaciuta di
non aver postato questo capitolo Lunedì, come avevo promesso.
Purtroppo però, alcuni
fattori indipendenti dalla mia volontà mi hanno impedito di
accedere al mio PC,
a Internet e a tutto ciò ad esso collegato.
Spero che non accada mai più
… Anche perché non voglio finire al centro grandi
ustionati …
E sì, perché dovete sapere
che ha letteralmente preso FUOCO l’alimentatore del mio
piccolo Edward ( Elric
… Questo è il nome del mio amatissimo PC XD )
Il rischio di diventare
cenere era relativamente alto, dato che, al momento
dell’incidente mi trovavo
sul divano, in mezzo ai fogli della relazione di mia sorella (che
sarebbe stata
solo felice di veder bruciati loro e me … ) .
A parte lo spavento e la
scottatura alla mano ( dovevo pur staccarlo quel maledetto spinotto dal
PC,
prima che anche quello passasse a miglior vita … ) e
all’aver telefonato di
sera tardi alla Clari in preda ad una crisi isterica dicendole che il
mio dito
era nero e puzzava di plastica bruciata, devo dire che tutto sommato mi
è
andata abbastanza bene ...
Prima che si esaurisse
l’energia, ho salvato i capitoli già scritti (
sono arrivata al 10 ) su una
chiavetta. Vi scrivo queste righe dal PC di mia sorella che non ha la
connessione.
Mi dispiace di non poter
ringraziare le persone che mi hanno recensito lo scorso capitolo e
coloro che
abbiano inserito la storia tra i preferiti. Sfortunatamente, non ho
momentaneamente accesso
a tali dati.
Per trovare un alimentatore compatibile però,
ho fatto molta fatica.
Mi hanno detto che quel tipo
di alimentatore è VECCHIO, che non è
più in vendita perché il mio PC ha QUASI
UN ANNO! Ma siamo scemi? Non è possibile! È
SCANDALOSO. Farlo arrivare dalla
ditta madre costerebbe 210 euro!!! Sono nera di rabbia.
Dato che gli alimentatori
universali non andavano bene, ne ho dovuto ordinare uno compatibile, e
ho
dovuto aspettare un bel po’.
Sono inorridita dal sistema
consumistico in cui ci ritroviamo a vivere e a cui spesso siamo
costretti a
sottostare. Se non fossi riuscita a trovare un altro alimentatore
compatibile, avrei
dovuto cambiare PC, nonostante il mio sia perfettamente funzionante. MI
SAREI
RIFIUTATA. Sono veramente allibita.
Scusate per questo piccolo
sfogo, ma oggi volevo spiegarvi il motivo, più che valido,
del mio ritardo.
Scusate ancora per l’inconveniente XD Grazie e a presto.
Una ancora spaventata (per la
fiammata) e costernata (per tutto il resto) Cassandra.
PS: Se avete letto The Host,andate a dare un'occhiata alla mia ficcy! Grazie ancora, e Ciao!
Ti
chiedo anche di
avere fiducia in me.
Qualunque cosa tu
senta, tu veda, sappi che ti amo e che il mio amore per te non
potrà mai avere
fine.
Qualunque cosa succeda,
ricordalo: Io ti sarò sempre fedele con l’anima e
con il cuore.
Entrambi appartengono a
te e a te soltanto.
Aspettami.
Tornerò da te appena
potrò. Spero di ricevere presto una tua risposta e ricorda
cosa ti ho chiesto
di promettermi. Rimani a casa, con la nostra famiglia. Non venire a
cercarmi.
Ti amo tantissimo.
Ti bacio e ti abbraccio
…
Per sempre
tua,
Isabella
Sentivo
la voce di Bella
ripetermi quelle parole nella testa.
Io e miei familiari eravamo
seduti intorno al tavolo della cucina. In centro ad esso, la lettera di
mia moglie.
Mi sembrava di impazzire.
Nella casa, regnava il silenzio.
Mi sporsi e l’afferrai, per
rileggerla per l’ennesima volta.
Con le dita sfiorai le
increspature della carta, là dove le sue lacrime erano
cadute e avevano bagnato
il foglio. Nonostante fosse passata per tante mani, riuscivo ancora a
percepire
il profumo, leggero, di Bella impregnare la lettera.
La
portai vicino al volto e
chiusi gli occhi.
Sentì una sedia grattare
contro il pavimento.
< Edward … > Carlisle
mi aveva appoggiato la mano sulla spalla, interrompendo i miei pensieri
tormentati.
< Edward, non disperarti.
>
Mi voltai e lo fulminai con
lo sguardo.
< Adesso cercheremo una
soluzione. MI metterò direttamente in contatto con i
Volturi. Per sapere almeno
cosa vogliono. Cercare di trovare un compromesso. Per intanto cerca di
stare
calmo. Dobbiamo agire con discrezione. Pensa al fatto che sta bene
… Concentrati
su questo … >
Il suo tono calmo e pacato,
distaccato, mi dava i nervi e mi fece adirare, facendo esplodere la
rabbia e la
frustrazione che cercavo di trattenere e domare.
Mi
alzai di scatto dalla
sedia e cominciai ad urlargli contro:
< Ma non lo hai capito? Ma
sei cieco o cosa? Bella non sta bene. Non mi avrebbe mai scritto delle
cose del
genere! Non si sarebbe mai firmata Isabella! >
< Edward, l’ha scritta lei
la lettera, questo è certo. >
< Sì, questo sì! Ma ti
dico che è stata obbligata a scrivere queste cose! Le ultime
parole non hanno
senso! Sa benissimo che io avrò sempre fiducia in lei
…
Non ha senso, NON HA
SENSO! >
< Edward, è spaventata …
cerca di capire. Teme che tu possa compiere qualche sciocchezza
… e anche noi,
abbiamo lo stesso timore … >
Mi appoggiai con la schiena
contro il muro e, sempre tenendo la lettera stretta tra le dita, mi
portai le
mani al volto.
Singhiozzavo senza poter
versare le lacrime del mio dolore.
<
Edward, è già un passo
avanti … aver ricevuto sue notizie. Significa che sta bene.
Non hanno dato
l’ordine di ucciderla. Alice questo lo avrebbe visto di
sicuro. Sta abbastanza
bene da riuscire a scrivere. >
Quando pronunciò il nome di
Alice, mi voltai verso di lei.
Mia
sorella, dal canto suo,
se ne stava seduta in silenzio fissando il pavimento. La sua mano
intrecciata a
quella di Jasper che, di tanto in tanto, si chinava per darle un bacio
sulla
guancia o accarezzarle i capelli.
I nostri occhi si
incontrarono per un attimo e poi lei li chiuse. Appoggiandosi alla
spalla di mio
fratello.
Da quando Bella era stata
rapita, Alice aveva perso tutta la fiducia in se stessa.
Era in uno stato simile alla
depressione, che contribuiva ad affievolire il suo dono. Non riusciva a
concentrarsi.
Aveva
delle visioni confuse.
Una stanza, un bagno … tanti libri e un camino.
Bella, sdraiata in un grande
letto dalle coperte rosse, in lacrime, che si rifiutava di mangiare
…
Aro che ordinava che le
venisse portato del cibo.
Tutto
era sfocato. Riuscivo a
leggerlo nella sua mente. Le visioni inoltre duravano appena qualche
attimo.
Come se Aro cercasse di non prendere decisioni se non per il futuro
più
prossimo. Per non farsi scoprire da noi. Per quanto riguardava Bella,
Alice ne
era certa. Aveva paura e non sapeva cosa fare. La sua incertezza
però ci
impediva di vederla.
L’idea di saperla sola e
terrorizzata mi levava il fiato.
Me la vedevo rannicchiata su
quel letto, con le gambe al petto e le braccia intorno alle ginocchia.
Avevo paura e quell’immagine
mi straziava il cuore. Non capivo cosa potessero volere da lei.
Così indifesa, così umana …
Mi sentivo le gambe cedere.
L’unica cosa che desideravo era saperla al sicuro tra le mie
braccia.
Eppure, di lei avevo avuto
pochissime notizie.
La
sera stessa del rapimento,
Felix si era presentato a casa nostra.
Ci aveva detto soltanto:
< Sta bene. Non abbiamo
intenzione di farle del male. Vogliamo che voi non interferiate con il
nostro
lavoro, quindi, per favore, siete pregati di non creare disordini.
>
< Possiamo parlarle? >
Aveva chiesto Carlisle con falsa tranquillità.
< No. > Era stata la
sua risposta secca.
A quel punto io non ressi e,
alzatomi in piedi, gli avevo ringhiato contro:
< Come faccio a sapere che
è viva, che sta bene, che non le farete niente? Come posso
averne la certezza?
Fatemi venire con voi in Italia o ci verrò per conto mio.
Esigo di riaverla.
Non avete alcun diritto … >
< Questo non è possibile.
Il massimo che vi possiamo concedere, è lo scambio di alcune
lettere. Ve ne
faremo pervenire una della vostra umana non appena ci sarà
possibile. >
Così ci aveva detto, prima di
sparire nell’oscurità, lasciandomi persino
più angosciato di prima.
Per quanto avessi scrutato
nella sua mente, non ero riuscito a trovare niente. Lui non
l’aveva vista.
Tutto era stato organizzato
con cura.
Lo
stesso Felix si era
ripresentato a casa nostra, nel cuore della notte, cinque giorni dopo.
Ci aveva recapitato quella
lettera.
< Tornerò domani mattina,
per prendere la vostra risposta. > E se ne era andato,
inghiottito dalla foresta.
Le
avevo rilette non so
quante volte quelle maledette, pochissime righe. Mi aggrappavo alla
speranza
che quei disordinati segni sulla carta mi davano. Viva …
Salva … Al sicuro …
Cercavo di interpretare ogni
sua parola, di cogliere ogni indizio, ogni macchia su quella pagina.
Avevo percepito il suo
terrore nelle parole che aveva usato, nelle sbavature
dell’inchiostro. Le sue
mani tremavano mentre scriveva. Le mie dita si fermavano in
prossimità delle
tracce delle sue lacrime.
Non riuscivo più a resistere.
Mi sentivo la testa scoppiare.
E
poi, quelle parole …
Qualunque
cosa tu
senta, tu veda, sappi che ti amo e che il mio amore per te non
potrà mai avere
fine.
Qualunque cosa succeda,
ricordalo: Io ti sarò sempre fedele con l’anima e
con il cuore.
Non
riuscivo a decifrarne il
senso.
Ero certo che Bella non me le
avesse scritte a caso.
Doveva avere un buon motivo scrivermi
delle cose del genere.
Sapeva che io l’amavo e che
l’avrei amata sempre, che io stesso ero certo che mi sarebbe
sempre stata
fedele.
Sicuramente, aveva appreso
qualcosa di cui io non ero a conoscenza. Qualcosa che non voleva che io
scoprissi.
Ero sicuro che lei conoscesse
le intenzioni di Aro. Ne ero certo.
Quando
avevo chiesto il
motivo del rapimento, la risposta di Felix era stata soltanto:
< Non ne sono a
conoscenza. E comunque, non sarei stato autorizzato rivelartelo.
>
Quello che più mi
innervosiva, era che era sincero. La sua mente era limpida, franca.
Bella
invece sapeva. Glie lo
avevano detto … e per questo ora mi scriveva quelle parole?
L’avevano obbligata?
Minacciata? Perché chiedermi di avere fiducia in lei?
Era a conoscenza di qualcosa
per cui temeva che non l’avrei più amata, che
avrei potuto dubitare di lei?
Come se fosse possibile …
Strinsi
il foglio al mio
petto e cercai di fare mente locale.
Non potevo lasciarla lì, in
loro balia. Rischiava la vita ogni minuto che restava in quel luogo
antico e
segreto. In quella città tanto lontana da me …
Uscii dalla stanza sbattendo
la porta. Vidi Alice sobbalzare e poi abbracciare Jasper, in preda ad
un pianto
arido.
Esme
mi raggiunse e mi cinse
in un abbraccio materno. Mi abbandonai alle sue carezze.
Dopo qualche minuto, mi prese
le mani e mi sussurrò:
< Dobbiamo scrivere la
risposta. Vieni. >
E mi riportò in cucina.
Carlisle aveva già preparato tutto. Afferrai la penna e mi
sedetti davanti al
foglio.
Appoggiai la punta sulla
carta e attesi qualche istante.
< Devi rassicurarla.
Adesso sarà sicuramente spaventata. Non lasciar trasparire
la tua angoscia. Devi
trasmetterle calma, convincerla a pensare solo alla sua
incolumità. >
Annuii.
Dopo
aver inspirato
profondamente cominciai a scrivere:
Sapere
che stai bene mi rassicura. Mi porta un sollievo che neanche riesci ad
immaginare.
Questa
è l’unica cosa per me importante. Saperti viva e
in salute.
Non
devi preoccuparti per i tuoi genitori. Carlisle ed Esme sono loro molto
vicini.
Sono provati per le ricerche, ma molto fiduciosi. Ci occuperemo noi di
loro.
Anche
i miei pensieri sono costantemente rivolti a te. Ogni istante.
Siamo
tutti in apprensione per te.
Ti
giuro che non commetterò azioni che possano mettere a
rischio la mia incolumità
e quella delle nostre famiglie. Non devi stare in ansia per me.
Non
devi avere paura. Non voglio che ti agiti inutilmente.
Cercherò
di venire da te con l’autorizzazione dei Volturi. Sono
disposto a scendere a
patti con loro e farò tutto il possibile per poter farti
tornare a casa.
Non
posso che sperare che le tue parole siano veritiere.
Che
tu stia realmente bene.
Hai
ragione, non riesco a comprendere la tua richiesta ma, come ho
già avuto modo
di dimostrarti, ho fiducia nel tuo buonsenso e rispetto le tue
decisioni. So
che agisci sapendo quello che fai e spero con tutto me stesso che tu
sia al
sicuro.
Devi
fare ogni cosa in tuo potere per salvaguardare la tua
incolumità. Non
preoccuparti di cosa potrei pensare io o chiunque altro. Devi pensare a
te
stessa.
Il
mio unico desiderio è poter stringerti di nuovo tra le mie
braccia, sana e
salva. Se perché questo si avveri è necessario
che io attenda, attenderò,
sebbene starti lontano sia una sofferenza.
Non
riesco a capire come tu possa chiedermi di avere fiducia in te,
qualunque cosa
accada.
Sai
perfettamente che niente potrà mai scalfire il mio amore per
te. Niente mai.
Qualunque
cosa tu decida di fare, sappi che io ti appoggerò sempre.
Abbi cura di te. Sei
ciò che mi è di più caro al mondo. Non
sopporterei di perderti.
Ti
amo tanto intensamente da non poter esprimerlo.
Ti
amo e nulla potrà mai farmi cambiare idea.
Ti
prego, sta tranquilla e pensa a solo a te stessa.
Amore
mio, ti bacio e ti stringo forte tra le mie braccia.
Edward
Lasciai cadere la penna e
osservai il foglio, le parole scritte nella mia calligrafia che a lei
piaceva
tanto.
Carlisle, in piedi dietro di
me stava rileggendo e controllando. Mi voltai ad osservarlo e lui
annuì.
Piegai la lettera e la
chiusi, insieme a un fazzoletto di stoffa, con il mio odore, in una
busta che
Carlisle sigillò.
Come potevo prometterle che
sarei rimasto a casa quando ero certo che prima o poi sarei corso in
Italia.
Restare a Forks mi faceva impazzire.
Improvvisamente, un odore
sgradevole mi raggiunse. Tutti storcemmo il naso.
<
Licantropi > Sussurrò
Emmett.
Lui e Jasper furono subito
alla porta e, dopo averla aperta, fecero entrare Sam e Jacob.
Quest’ultimo aveva un aspetto
selvaggio, nonostante le sembianze umane.
I capelli lunghi e
disordinati. Indosso, solo dei corti pantaloni laceri.
Mi
rivolsi sprezzante a lui:
< Sei tornato a casa,
cagnolino? >
Mi osservò con odio e mi sibilò:
< Ho visto cos’è successo
e sono tornato indietro. >
Non risposi e chiusi gli
occhi.
< Come hai potuto
permettere che la portassero via! >
Mi stava urlando contro.
L’istinto mi diceva di attaccarlo. Sollevai il labbro e
mostrai i denti.
In un attimo, me lo ritrovai
addosso.
L’urlo terrorizzato di Esme e
Rosalie mi perforò le orecchie.
Non
reagii alla furia di
Jacob che, dopo essermi saltato addosso, mi aveva scaraventato per
terra. I
suoi pugni non mi facevano male. Sentivo la sua rabbia e i suoi
pensieri.
Provava il mio stesso incontrollato dolore.
Sam
e carlisle me lo levarono
di dosso con notevole sforzo.
Con naturalezza, in pochi
secondi mi portai seduto e poi in piedi.
Sistemandomi gli abiti
sussurrai con voce bassa e roca:
< Hai finito? >
Non mi rispose. Stringeva i
pugni con rabbia e forza e il suo corpo era scosso dai tremori che
precedevano
la trasformazione. Sam gli poggiò una mano sul braccio e gli
intimò di
mantenere la calma.
Jacob annuì e mi fissò. Dai
suoi occhi scendevano copiose le lacrime.
Lo
invidiai.
A me, piangere per la donna
che amavo non era concesso.
Carlisle
li fece accomodare
in cucina ed Esme offrì loro da bere. Con una manata, Jacob
buttò il bicchiere
a terra, rovesciando acqua ovunque. Si prese il capo tra le mani e,
ringhiando,
chiese:
< Cosa le faranno? >
Fui io a rispondere con un
sussurro:
< Non lo sappiamo. > Il
dolore nella mia voce era talmente evidente che Jacob, gli occhi
arrossati e
gonfi, sollevò lo sguardo e mi fissò.
Non so cosa vide dipinto sul
mio volto, ma improvvisamente smise di ringhiare e scosse la testa, poi
disse:
<
A Charlie e Reneè cosa
avete detto? I Tg dicono che è stata rapita …
>
< Loro non sanno niente.
Le indagini non tralasciano nessun ambito tradizionale. Anche se
l’ipotesi che
sostengono è quella del rapimento a scopo di estorsione
… Ovviamente, non hanno
prove. Il che è meglio per tutti. Chi potrebbe mai
sospettare la realtà?
In questo modo Charlie è al
sicuro.I volturi non lasciano mai prove del loro passaggio.
Anzi, è evidente che avevano
fretta, se no non avrebbero mai agito in maniera tanto avventata.
Rapirla in
pieno giorno in mezzo ad altra gente. >
Carlisle fissava Jacob negli
occhi mentre parlava. Mio padre sembrava tranquillo.
I suoi pensieri mi dicevano
tutto il contrario.
<
Sappiamo che sta bene.
Ci hanno fatto avere una sua lettera. Edward, fa loro vedere la lettera
… >
Riluttante, porsi il foglio a
Sam che lo passò a Jacob. Lui la lesse e poi me la
restituii. Il volto era una
maschera di angoscia.
In
quel momento, Alice
sussultò. Jasper la cinse tra le sue braccia e la sostenne.
Vidi Charlie nella sua testa
… tre istanti dopo mia sorella disse: < Il telefono
… Charlie … >
E infatti … non passarono che
pochi minuti che il telefono suonò.
Carlisle
lo afferrò più in
fretta di me. Mi fece segno di stare zitto e lontano.
< Pronto? >
< Carlisle? > La voce
dell’ispettore di polizia era stanca, affaticata. In quei
giorni era sempre in
centrale. Praticamente non dormiva. Si dedicava anima e corpo nelle
ricerche di
sua figlia, della mia Bella. Forse, da un certo punto di vista, era
meglio che
non sapesse la realtà … era viva, questo forse lo
avrebbe rassicurato, ma per
il resto …
< Sì, sono io. Notizie,
Charlie? >
< Sì … > Sembrava a
metà tra il sollevato e il distrutto. < Hanno
rinvenuto i documenti di
Bella. In una casella della posta a Providence,
nel Deleware. Ci siamo messi in contatto con la
polizia locale.
Vi chiamavo solo per informarvi
… Scusa per l’ora … >
Stava per
mettersi a piangere.
Carlisle, facendo finta di
niente, disse :
< Ti ringrazio. Non
preoccuparti … tanto non riuscivo a dormire. Chiama pure, a
qualsiasi ora, per
qualsiasi cosa …
Per i documenti … È pur
sempre una traccia. Lo dirò ad Edward, appena si sveglia.
> Mentiva, in
tutti i sensi, ma Charlie non poteva saperlo.
< Come sta lui? >
Charlie fece quella domanda e si sentiva che era molto dispiaciuto.
< Ha
elaborato il trauma? >
Carlisle rimase in silenzio
per alcuni istanti e poi rispose: < Ci stiamo lavorando.
È un duro colpo per
tutti, ma di sicuro lui è quello tra noi che soffre
maggiormente. Ora
comunque
sta un po’ meglio … > sospirò e
poi si salutarono. Era notte inoltrata.
< Edward … > La voce di
Sam ruppe il silenzio che si era creato.
< Jacob tornerà da Billy.
Allo sceriffo diremo che è tornato dopo aver saputo di Bella
dai telegiornali …
>
< Certo. > Annuii e mi
appoggiai al muro, la testa fra le mani.
< Edward … >
< Sì? >
< Mi dispiace, davvero …
>
< Grazie Sam. >
Risposi, alzando lo sguardo e fissandolo negli occhi.
< È la verità … >
Lui
e Jacob uscirono e io
strinsi la lettera al petto, in prossimità del mio cuore,
immobile e muto.
La
sua padrona era lontana e
io, rischiavo di peggiorare la situazione per poterla riavere con me.
Ero
terrorizzato dalle parole che mi aveva destinato.
< Amore … > Sussurrai
alla notte < Amore, cosa devo fare? Come puoi chiedermi di
restare qui,
mentre la tua vita è in pericolo? Come puoi chiedermi
questo? Cosa sai che io
non so? >
Ma
purtroppo nell’oscurità
non c’era la risposta. Lì non avrei udito la voce
di Bella … Per farlo, avrei
dovuto andare in Italia. E sapevo bene che ormai era solo questione di
tempo.
Prima o poi, avrei preso un dannatissimo aereo per Roma e sarei andato
da lei …
Non
sapevo per quanto sarei
riuscito a restare con Carlisle e gli altri, impregnandomi in ricerche
senza
senso.
< Non dobbiamo destare
sospetti. > Mi ripetevano tutti. < Per il bene di Bella.
> Sembrava
quasi un ritornello, di solito condito con un abbraccio di Esme o una
stretta
di Emmett. I loro sguardi e il loro temporeggiare però non
avrebbe aiutato la
mia sposa.
Per il bene di Bella, io
avrei fatto qualcosa di molto più concreto. Sarei andato a
riprendermela non
appena le circostanze me lo avessero permesso. Non appena il mio
intervento non
avesse costituito un rischio per la sua incolumità.