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Autore: Firnen bjartskular    08/03/2014    2 recensioni
Un punto verde baluginó all'orizzonte.
Non poteva essere lei, non poteva essere tornata così, senza preavviso per rompere la pace e il debole equilibrio che si erano formati negli anni in cui avevano perso il contatto, eppure il suo amore per lei restava immutato, un sentimento profondo e sincero, un ardore forse anche aumentato nel corso degli anni con il desiderio di vederla
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Breoal'
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Risveglio
Eragon aprì gli occhi, ma dovette subito richiuderli per la troppa luce. Quando si fu abituato al cambiamento li riaprì. Si trovava in un'ampia stanza poligonale, era riccamente decorata con enormi affreschi e particolari in oro. Ricordava di aver già visto quel luogo, ma il disordine della sua mente non gli permetteva di formulare pensieri coerenti. La testa gli doleva terribilmente e le orecchie ronzavano.
- Piccolo mio, come stai?
Chiese Saphira in tono apprensivo
- Mi sentivo meglio prima
Rispose lui ironico
- Dove siamo?
Aggiunse poi
- A Ilirea. Murtagh, Arategh e Jalika vi hanno portato qui dopo... "L'incidente" 
Il pensiero di Eragon corse subito ad Arya: dov'era? Come stava?
Evidentemente la dragonessa percepì le sue preoccupazioni e gli disse
- Arya si trova in una delle sale nel corridoio centrale
Saphira gli mandò l'immagine di come arrivarci. Eragon si alzò di scatto, ma un capogiro lo colse alla sprovvista, così il cavaliere si tenne al letto attendendo che la stanza smettesse di girare.
Si diresse nella piccola stanza da bagno, si lavò e si vestì. Quando vide la sua immagine riflessa nell'acqua di un catino, trattenne a stento una smorfia di disgusto: un'ispida barbetta stava iniziando a prendere forma sul mento. Si rase con l'ausilio della magia, e si incamminò lungo un'ampio corridoio.
Giunse davanti a una porta semiaperta dalla quale stava uscendo Murtagh
- Come stà? 
Gli disse con uno scintillio di speranza negli occhi. Il fratello lo fissò a lungo, come per volergli penetrare nell'anima.
- Non bene
Rispose in fine
- La febbre continua a salire e non da segni di vita. Negli ultimi tre giorni non si é mossa. Orik, Islanzadi e Nasuada sono molto preoccupati. 
Eragon avrebbe voluto gioire al pensiero di rivedere i suoi più cari amici, ma in quel momento, proprio non ci riusciva, così si limitò ad abbassare gli occhi e aprire la porta.
La stanza era simile alla sua. Su un letto addossato alla parete, Arya giaceva inerte, sua madre le teneva stretta la mano.
Eragon si avvicinò, in un gesto istintivo, poggiò la mano sulla spalla di Islanzadi, che lo sorprese abbracciandolo. 
Appena l'elfa si accorse di quel che aveva fatto, si affrettò a ricomporsi.
- Eragon ti sei svegliato. 
Disse tenendo basso lo sguardo
- I guaritori dicono che se non si sveglierà al più presto, non ce la farà
Proseguì con voce rotta dal pianto
- Ecco, io ti volevo ringraziare, per quello che hai fatto. Non sono in grado di comprenderlo appieno, ma te ne sarò per sempre grata, anche se dovesse...
- Non devi pensarlo
La interruppe il cavaliere
- Sono sicuro che supererà anche questa.
Detto ciò, si avvicinò ad una sedia vicino al letto, si sedette, prese la mano di Arya e la baciò.
Eragon intonò una dolce melodia, nella quale trasmetteva alla sua amata l'intensità dei suoi sentimenti, il suo desiderio di rivederla sorridere e correre accanto a lui.

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Arya era in un luogo buio e tetro, una fitta nebbia non le permetteva di vedere a più di un palmo dal suo naso. 
Da un lato una calda luce bianca, che tentava in tutti i modi di avvolgerla con i suoi tentacoli, dall'altro, un profondo crepaccio, tanto profondo da non riuscire a vederne il fondo. Un oscuro baratro dal quale fuoriuscivano getti di vapore bollente. 
Per quanto cercasse di raggiungere la luce, scivolava sempre di più verso il baratro. Sempre di più, sempre di più, finchè non si ritrovò a cadere. Si aggrappò con tutte le forze al ciglio del burrone, ma qualcosa la tirava verso il fondo. Proprio mentre stava per arrendersi e lasciare la presa, sentì una dolce cantilena. La melodia infuse in lei, nuova volglia di combattere, di vivere, la rassicurò, e ogni traccia di paura sparì. 
Facendo appello alle ultime energie rimaste, fece leva sulle braccia e si alzò in piedi, si mise a correre nella nebbia, con un unico obbiettivo: raggiungere la luce. 
Con la coda dell'occhio vide neri tentacoli avanzare verso di lei, nel tentativo di ghermirla, così accelerò il passo. Un'esplosione di luce la costrinse a portare una mano davanti agli occhi, poi un forte calore la pervase. Arya si beò di quel momento di tranquillità, un bagliore ancora più forte la investì.

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Quando Eragon finì di cantare, aveva gli occhi di Orik e Nasuada puntati addosso. I due infatti, non essendo esperti di tradizioni elfiche, non avevano iea del motivo per il quale il cavaliere, al capezzale di un malato, si fosse messo a cantare.
Orik gli si avvicinò e gli poggiò una delle  tozze manine sulla gamba - altezza massima che poteva raggiungere - e gli disse con voce estremamente preoccupata
- Eragon, fratello, capisco che sei scovolto, ma non credo sia il momento di...
Ma il cavaliere blu non prestava ascolto alle parole del re dei nani. La sua attenzione era stata catturata da un impercettibile movimento.
La regina degli elfi aveva aperto gli occhi. 
- Arya!
Esclamò incredulo il cavaliere.
- Per servirla ammazzaspettri
Rispose lei ironica, mettendosi a sedere sul letto
- Bambina mia!
Esclamò Islanzadi correndo ad abbracciare la figlia. Arya arrossì vistosamente, vedendo Nasuada ridere sotto i baffi per l'appellativo.
Fìrnen si parò davanti un'ampia finestra, osservando la sala con uno degli enormi occhi smeraldo
- Cucciola! Come ti senti?
Chiese il drago
- Ora sto bene


Per almeno un'ora i cinque restatono a conversare, ma poi lasciarono da sola Arya.
Aveva un disperato bisogno di riposare.


La regina dormì per quasi altre tre ore, finchè non sentì l'irrefrenabile impulso di alzarsi. Si lavò e si mise una tunica verde acqua. Uscita dalla stanza si fiondò nel corridoio, sotto gli sguardi straniti dei presenti, che si vedevano sfrecciare davanti un'elfa, o meglio la regina degli elfi, che fino a poche ore addietro, era in un coma profondo.
Arya percorse in pochi minuti tutto il palazzo, fino ad uscire in città. 
Il mercato era affollatissimo. Una lunga fila di bancarelle si estendeva  alla sua destra, fino alla fine del suo campo visivo. Forse erano ore e ore che girava per la città, o forse anche solo pochi secondi, fatto sta che, senza accorgersene, si stava inoltrando nella campagna, fuori dalle mura di Ilirea. 
Lì la natura era incontaminata, e lei vi era in perfetta sintonia, come se ne fosse stata parte. Margherite dai candidi petali presero a sbocciare al passaggio di Arya. Le piante sembravano ravvivarsi.
- Fìrnen, ti va di fare un volo?
Il drago smeraldo non se lo fece ripetere due volte, e, maestoso più che mai, atterrò davanti al suo cavaliere
- Non aspettavo altro!
Disse con voce eccitata.
Arya montò agilmente in sella. Con due potenti battiti d'ali, Fìrnen si librò nel cielo terso, volteggiando tra gli stormi di uccelli. Quella volta non fu come tutte le altre, quella volta Arya si sentiva parte del suo drago, sentva tutte le sensazioni di Fìrnen come fossero sue, sentiva le ali sbattere violentemente, la coda muoversi come per fare da timone, chiuse gli occhi, quando li riaprì, la sua visione era più ampia, le sfumatore di verde erano accentuate, mentre il giallo e l'azzurro sbiaditi.
- Ma tu vedi sempre così?
Esclamò Arya incredula
- Sì
Il drago si lanciò in una veloce picchiata. Il vento le sferzò il volto. L'elfa trovò il coraggio di alzare le braccia, perse la presa sulla punta cervicale e urlò di gioia.
Vide Saphira volarle incontro, e si affrettò a recidere il legame con Fìrnen e separare le loro identità che si erano fuse. 
A sei iarde da terra, si slacciò le cinghie delle gambe e fece un alto balzo. Atterrò in piedi dopo aver fatto una capriola in aria. Eragon fece lo stesso. 
L'elfa gli corse incontro e lo abbracciò, talmente forte che lo fece cadere a terra.
- Yunod, così mi soffochi!
- Elrun- ono Eragon, io non sò come tu abbia fatto, ma...
Eragon le poggiò un dito sulle labbra zittendola
- Non dire nulla, l'ho fatto e basta.
Arya annuì, poi con voce grave disse
- Non si finisce nel vuoto, tutto quel che crediamo sono falsità. Si finisce e basta. 
- shhhh
Eragon la baciò sulle labbra
- Ben tornata fra noi
- É bello essere vivi, non sai quanto
L'elfa si alzò e sorrise
- Chi arriva per ultimo alle mura paga da bere
Urlò correndo.
Eragon rimase un po' interdetto.
Ogni traccia di freddezza sembrava sparita nella personalità della sua amata. Forse la morte le aveva insegnato molto più di quello che aveva appreso nella sua lunga vita.
  
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