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Autore: Tellie    08/03/2014    2 recensioni
«Dio, quanto mi sei mancato, Hazza.» gli scompigliò i capelli.
Avevo già sentito parlare di 'Hazza'. Louis mi aveva detto che era un soprannome che aveva dato al suo migliore amico in seconda superiore, mentre lui veniva chiamato 'Boo-Bear' per qualche strano motivo.
«Erika, vieni» mi fece cenno di avvicinarmi «Harry, questa è Erika, la mia ragazza; Erika questo è Harry, il mio migliore amico.»
«Piacere Harry, Louis mi ha parlato di te.» gli strinsi la mano,sorridendogli.
«Piacere mio, Louis non la smetteva di parlare di te quando ci sentivamo.» mi avvertì,mettendo in mostra delle tenere fossette che ho avuto l'occasione di notare solo ora.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trentesimo capitolo.




Amor c’ha null’amato, amar perdona
Mi prese del costui piacer sì forte
Che, come vedi, ancor non m’abbandona.
(Divina Commedia, Canto V Inferno, Paolo e Francesca)




Poggiai la testa sul palmo della mano, abbandonandomi sul banco. Letteratura italiana non era così terribile, ma Dante Alighieri era una cosa che sopportavo fino ad un certo punto. Feci vagare lo sguardo sulla pagina, svogliatamente, cercando di mettere a fuoco i versi, le parole, le lettere.
«Chi vuole provare a fare la parafrasi di questi tre versi?» domandò la professoressa,
Cercai di reprimere uno sbadiglio dietro la mano destra, buttando l’occhio sui tre versi, cercando di non rifletterci troppo.
«Erika, vuoi provarci tu?» propose, guardandomi con un sorriso gentile «aiutati con le note in fondo alla pagina.»
Annuii svogliatamente, sistemandomi meglio gli occhiali sul naso.
«Questa è la seconda terzina che inizia con la parola ‘amore’. ‘’amor c’ha nullo amato amar perdona’’, l’amore che non permette a nessuna persona amata di non ricambiare,‘’mi prese del costui piacer sì forte’’, mi prese di costui, quindi Paolo, un piacere così forte, ‘’che come vedi ancor non m’abbandona’’, qui si rivolge a Dante dicendogli che l’amore per Paolo è ancora forte dentro di lei, che non l’abbandona ancora, quindi Francesca è ancora innamorata di lui.» mi fermai, non appena pronunciai le ultime parole.
«Brava. Adesso continuiamo.» aggiunse la donna, rivolgendosi a qualcun’altro.
Ero rimasta immobile a fissare l’ultimo verso che avevo parafrasato, lo sguardo incredulo, la matita fra le dita che voleva scrivere la prosa, ma che non ce la faceva. Il mio corpo si rifiutava di associare qualsiasi cosa a lui, solo che lui faceva sempre lo stesso effetto. Il mio cervello però aveva il controllo su tutto, quindi elaborava e di conseguenza il corpo eseguiva. La mia mente non poté evitare di fare un collegamento: possibile che ne fossi ancora innamorata?


«Sei uno stronzo!» urlai, incrociando le braccia al petto.
Lo vidi fermarsi, respirando a pieni polmoni, tornando indietro, il sorrisetto bastardo stampato sul viso.
«Non ti sopporto quando fai così.» lo guardai male.
Si lasciò andare ad una risata. «Forza piaga, riprenditi la tua ciambella.» Zayn mi porse il mio cibo, che affrettai a togliergli dalle mani per infilarla in borsa, prima che potesse cambiare idea e riprendersela.
«Questo non cambia il fatto che io ti odio, nonostante tu me l’abbia comprata.» borbottai, avanzando nel vialetto, consapevole che ciò che avevo appena detto era tutto falso.
Rise di nuovo –consapevole anche lui della falsità delle mie parole-, seguendomi. Tirai fuori il telo, gettando lo zaino a terra; lo sistemai sul prato, sedendomici, ed il moro mi affiancò. Divorai la mia ciambella, di modo che non avrebbe potuto prenderne neanche un pezzo, scoprendo poi che se l’era comprata anche lui, perciò tutta la foga che avevo usato non era servita a niente. Lo vidi ridacchiare silenziosamente.
«Idiota.» gli tirai una spinta, al che iniziò a ridere ancor più fragorosamente.
Era sdraiato sulla schiena, si teneva la pancia e continuava a ridere come un imbecille. Scossi la testa, facendomi contagiare leggermente, finendo per ridere anche io. Una volta che finì mi guardò negli occhi, sempre sdraiato, con il sorriso sulle labbra.
«Sei unica.» pronunciò, alzandosi con il busto per poi tornare a sedere.
«Lo prendo come un complimento.» ribattei offesa, guardando dall’altra parte.
«Sei permalosa» sbuffò «e questo come lo prendi?»
«Come un dato di fatto» lo guardai «devi ringraziarmi. Se avessi dato peso alla maggior parte delle tue parole, adesso non saremmo neanche amici.»
«Oh, ma falla finita.» ridacchiò, prendendomi di peso e mettendomi fra le sue gambe, la mia schiena a toccare il suo petto.
«Hai iniziato tu.» mi difesi, rifugiandomi di più fra le sue braccia.
Non potevo mentire, ci stavo bene. Quelle braccia che mi avevano stretto così tante volte.. Ci avevo fatto l’abitudine. Zayn era, ormai, un porto sicuro nella mia vita, sapevo che su di lui potevo sempre contare: lui, nonostante lo conoscessi da meno tempo, non se n’era ancora andato.
Certe volte pensavo che, un giorno o l’altro, durante le superiori, se ne sarebbe andato e non mi avrebbe più parlato, e ogni giorno aspettavo che succedesse –non perché non avessi fiducia in lui, ci mancherebbe, ma ero io che ero così terribilmente ansiosa e condizionata dalle cose che mi succedevano, che dubitavo di ogni cosa-: ma non era ancora successo, e questo significava sicuramente qualcosa.
«A che pensi?» domandò, accendendosi una sigaretta «sei silenziosa.»
«Niente di che,» ammisi «penso che ti voglio bene.»
Rimase sorpreso –lo sentii sobbalzare- dalla mia dichiarazione. Di solito, non esternavo i miei sentimenti facilmente, ero piuttosto riservata, e volevo conservare dentro di me le mie osservazioni, dato che non sempre mi erano state d’aiuto.
«Anch’io, piccola elfa, anch’io.» mi passò una mano fra i capelli, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi passò la sigaretta, al che feci un paio di tiri e gliela resi: era sempre così, fra me e lui, ci smezzavamo le sigarette, tanto ormai avevamo condiviso tutto. Sorrisi, anche se lui non poteva vedermi. Mi piaceva ricevere attenzioni da Zayn, era sempre stato così premuroso e gentile nei miei confronti, e inizialmente non gli ho dato l’importanza che meritava. Ma ora avrei rimediato sicuramente al mio errore.  
Poggiai la testa sulla sua spalla, godendomi l’aria calda. Per essere ancora inverno, seppur in dirittura d’arrivo, c’era un piacevole solicino che illuminava la città e che riscaldava, perciò si stava bene anche senza cappotto. Osservai la gente nel parco: c’era chi camminava, chi correva con la musica nelle cuffie, chi portava i bambini a giocare, chi passeggiava mano nella mano. Misi a fuoco le ultime due persone, per pura curiosità, scoprendo che era meglio se non l’avessi fatto.
Fumai nervosamente l’ultima parte della sigaretta, lanciandola ai miei piedi e spegnendola con uno di essi. Non potevo sperare che Zayn non capisse il motivo di tanto nervosismo, mi conosceva meglio delle sue tasche, anche se comunque sembrava che non se ne fosse accorto.
«Hey, che stronza che sei! Potevi farmela finire!» borbottò fintamente arrabbiato, ridacchiando contro il mio collo.
Sta’ tranquilla. Rilassati. Fa’ finta che non ci sia mi stavo ripetendo come una litania, anche se non sembrava funzionare.
Ma in tutti i posti della città, proprio al parco di venerdì pomeriggio dovevano venire quei due? I diretti interesssati si sistemarono in una panchina poco più in là di me e il moro, proprio di fronte a noi, in modo che potessi vedere esattamente ciò che stavano facendo –lo avevano fatto apposta? Lo sguardo di Louis saettò in girò per il parco, il che mi fece distogliere il mio, sperando che non mi notasse. Zayn strofinò il naso contro l’incavo del mio collo, inspirando il mio profumo.
Chiusi gli occhi, cercando di liberare la testa da tutti i pensieri che vi si erano affollati, e provai veramente a scacciarli, come da una folata di vento. Respirai a pieni polmoni, provando a riaprire gli occhi. La coda dell’occhio di Louis era rivolta verso di me, il che mi sorprese non poco, ma ciò che fece dopo mutò il mio sguardo da sorpreso a totalmente incazzato: era praticamente saltato addosso ad Harry, baciandolo con foga, il quale aveva risposto immediatamente. Scossi la testa, sia per il suo comportamento, sia per rispondere alle carezze che Zayn aveva deciso di dedicarmi. Poggiò il mento sulla mia spalla, lasciando inizialmente dei baci leggeri sul mio collo e successivamente sulla mia guancia, che poi diventarono sempre più rumorosi, facendo schioccare le sue labbra sulla mia pelle, facendomi contemporaneamente il solletico ai fianchi.
Ridacchiai, cercando di togliermi le sue mani di dosso.
«Zayn, sei un coglione.» risi, provando a fermarlo, inutilmente.
Rise anche lui, facendomi sdraiare sul telo in modo da torturarmi ancora di più. Si era seduto sul mio bacino per tenermi ferma e per avere più controllo su di me. Io cercavo di dimenarmi dalla sua presa, ridendo e contorcendomi sempre di più: Zayn non aveva pietà. Continuò per un altro minuto buono, poi «Okay, può bastare.» decise, sdraiandosi con la testa sulla mia pancia. Calmai il respiro affannato, iniziando ad accarezzargli la cresta, sapendo quanto lo rilassasse.
Spostai per un attimo lo sguardo alla panchina su cui l’avevo posato poco prima, e Louis non si era mosso: ancora a cavalcioni su Harry, vedevo il suo braccio destro muoversi, la bocca sul collo del riccio. Alzò la testa per voltarla leggermente verso la mia direzione: non riuscivo a vedere bene, ma sapevo che stava sorridendo, come a rinfacciarmelo.
E’ così che vuoi giocare, Louis? Giochiamo allora, stiamo alle tue regole.





ovviamente, mi scuso per il ritardo, che ormai è una cosa normale, forse vi siete abituate, no? lol
anyway, mi scuso anche per gli eventuali errori, ma non ho ricontrollato perchè sto facendo asciugare lo smalto e posso scrivere anche poco, poi mi devo anche preparare e avrò lo stesso poco tempo.
quindi, sorratemi per tutto e grazie per le recensioni, as always c: xx
twitter: @xmarquezsmilee
tumblr: marcmarquezsmilee

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