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Autore: R e d_V a m p i r e     08/03/2014    1 recensioni
«Certo che è strano.» ammise, dopo qualche istante di silenzio, guardando il bambino rincorrere la sua creatura lungo il vialetto «Non avevo mai visto uno stregone con un bambino. Non pensavo nemmeno che potessero essere dei buoni genitori.»
[IV°] [Shadowhunter!Magnus/Warlock!Alec - Sorpresa]
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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N
on è né la carne,
né il sangue ma il cuore,
che ci rende padri e figli.

 [J. Schiller]





Magnus era rimasto sinceramente sorpreso la prima volta che aveva visto Max.
Era piccolo e mingherlino, e teneva le manine strette ad un lembo del mantello di Alec; i suoi occhi a prima vista sembravano normali, ma se li guardavi meglio ti rendevi conto che non aveva iride ma solo il nero della pupilla nel biancore della sclera. Era persino buffo, con quel paio di occhialetti squadrati sul nasino all'insù, un'espressione seria e circospetta sul visetto infantile.
Aveva i capelli neri, con la frangia tenuta lunga per coprire l'altro Marchio: due piccole corna ossee leggermente ricurve ai lati della fronte.
Assomigliava, in qualche modo, terribilmente al ragazzo più grande, tanto che la domanda gli era uscita spontanea - ed, in fondo, il Cacciatore era abituato a fargli domande stupide quasi quanto il Nascosto ad udirne.
«E' tuo figlio?»
Lo stregone aveva inarcato elegantemente un sopracciglio, stringendo una mano artigliata sulla spalla del bambino senza però intaccare la stoffa che la copriva; spesso Magnus si chiedeva come facesse ad essere così delicato nonostante non dovesse essere affatto facile convivere con delle unghie del genere. E chissà quanto spendeva di manicure, poi!
«Mi chiedo... sai, mi chiedo se tu ogni tanto rifletti, prima di parlare.»
«Trovo che sia controproducente ed un inutile spreco di te-»
L'occhiataccia del Figlio di Lilith lo aveva convinto a chiudere la bocca e scoccare un'occhiata al ragazzino che aveva sbuffato una risatina, subito nascosta contro il fianco del più grande.
«Noi stregoni non possiamo avere figli.» e c'era qualcosa di strano nel modo in cui aveva detto, e non certamente dovuto al pensiero che l'altro potesse azzardarsi ad uscirsene con la storia della sterilità e dei muli - conosceva bene il Codice, del resto. Sembrava quasi covasse del dispiacere, in proposito. «Ma sì, lo è. Anche se non di sangue ovviamente. Max, su, saluta»
Il ragazzino, che non poteva avere più di nove anni, aveva scoccato un'occhiata curiosa allo sconosciuto.
Il modo in cui, poi, aveva sporto il capino da sotto il braccio del padre aveva ricordato a Magnus i cuccioli.
«Sei un Cacciatore?»
Il Nephilim aveva dovuto reprimere una risata mentre, invece, l'altro ragazzo sfiorava la nuca del figlio con un leggero scappellotto. C'era stato qualcosa di incredibilmente dolce e intimo, in quel gesto, tanto che per un istante gli era sembrato di rivedere il padre e se stesso da bambino. La sensazione, comunque, sembrava identica. «Maxwell...»
Il bimbo aveva arricciato il nasino, scontento, ma poi si era affrettato a rimediare facendo un cenno all'indonesiano. I suoi occhi particolari brillavano di impazienza e furberia infantile.
«Sono Max, molto piacere. Allora, sei o non sei un Cacciatore?»


«Magnus, guarda qui!»
La vocetta infantile ed eccitata del bambino fece buttare all'indietro il capo del Cacciatore sdraiato sull'erba, che si sosteneva sui gomiti, e prodursi in un buffo sorriso al contrario.
«Wow, campione, migliori a vista d'occhio!»
Il ragazzino ridacchiò, allegro, all'occhiolino del giovane, mentre un magnifico stallone che sembrava fatto di un vorticante fumo grigio nitriva, impennandosi sugli zoccoli che non toccavano terra, alle sue spalle.
L'aria di quell'ozioso pomeriggio primaverile era satura del profumo caramellato della magia e dell'odore, più delicato, dei primi boccioli decisi ad aprirsi timidamente al tiepido sole che sembrava intenzionato a giocare a nascondino con le nuvole, nel cielo su Central Park, ancora per un po'.
I mondani che passavano di lì non notavano niente ed era davvero divertente vedere le signorine tirarsi giù la gonna quando un improbabile vento la sollevava al loro passaggio; il cavallo del piccolo stregone cavalcava fra di loro secondo il volere del suo incantatore, creando armoniose ed incantevoli figure di vento e fumo.
«Max, non esagerare» non c'era risentimento nel tono con cui lo stregone adulto pronunciò quelle parole, era sommesso e dolce come sempre, velato più di preoccupazione che reale irritazione.
Alec stava appoggiato con la schiena al tronco nodoso di un vecchio albero, l'aria serena sul viso dai tratti delicati ed un leggero sorriso sulle labbra socchiuse. Il Nephilim si era ormai abituato al suo look quando era in ''borghese'', ripetendosi mentalmente che si trattasse di un finto-disordinato per evitare di cedere al bisogno impellente di trascinarselo in giro per negozi e rifargli il guardaroba. Tutto quello che indossava sembrava vecchio. A cominciare dalle felpe slabbrate e di un grigio slavato che doveva essere nero, un tempo, per continuare con i jeans logori e le scarpe da ginnastica mangiate dai cani; era un dettaglio che non avesse nessun quattro zampe nel suo appartamento, a meno che il piccolo Max non seguisse una strana dieta a base di plastica e cuoio.
Per qualche strana forma di compensazione, però, il figlio era sempre vestito insospettabilmente bene. Tanto che a Magnus era venuto il dubbio che fosse qualcun altro ad occuparsi del suo abbigliamento, se non lo stesso ragazzino. Non si sarebbe sorpreso più di tanto, conoscendone il genitore.
«Certo che è strano.» ammise, dopo qualche istante di silenzio, guardando il bambino rincorrere la sua creatura lungo il vialetto «Non avevo mai visto uno stregone con un bambino. Non pensavo nemmeno che potessero essere dei buoni genitori.»
Il Nascosto alzò lo sguardo dal libro dalla copertina rovinata che teneva aperto sulle ginocchia, scoccando un'occhiata indecifrabile al ragazzo ancora sdraiato per terra «Suppongo, dovrei prenderlo per un complimento.»
Aveva iniziato a tamburellare distrattamente con le dita della mano sinistra sulla pagina ingiallita, graffiando appena la carta con la punta degli artigli.
«Voi figli dell'Angelo non pensate a molte cose, è questo il vostro problema.» aggiunse, poi. C'era una sfumatura amara, nella sua voce.
Magnus si lasciò cadere su un fianco, così da poter guardare il ragazzo negli occhi. Dietro la frangia corvina, l'azzurro era diventato scuro come un mare prima della tempesta.
«Lo è. Un complimento, intendo. E forse è vero che abbiamo qualche pregiudizio... ma vedi, il fatto è anche che non possiamo basarci su molto altro.»
L'espressione sul viso dello stregone era ancora incomprensibile.
«Di pure che non volete trovare un modo per basarvi su altro. Avete tanta paura del Mondo Invisibile da avere contatti con questo solo quando dovete ammazzare un Nascosto o portare avanti una delle vostre indagini che quasi sicuramente termineranno, guarda caso, con la morte di un Nascosto» disse, facendo una piccola pausa, per poi riprendere «Non mi stupisco se certe cose ti sembrino così strane, Magnus. Non fraintendermi, sei un bravo ragazzo, ma sei stato cresciuto da loro»
«Potrei offendermi, sai, fiorellino? Stai praticamente dicendo che sono una sorta di caprone che segue ciecamente quello che gli viene detto e non è in grado di pensare con la sua testa - tra l'altro i caproni puzzano, quindi è anche un doppio insulto.»
Malgrado si conoscessero ormai da un po', e avesse avuto modo di passare un notevole quantitativo di tempo con un altro Bane prima di lui, Alec si sorprendeva sempre di come certe volte quel ragazzino gli risultasse del tutto incomprensibile.
Davvero, non riusciva a capire se se la fosse presa per le sue parole o stesse solo scherzando, come suo solito. Aveva, quella che certe volte era, un'irritante ironia di cui amava fare sfoggio in qualunque situazione, soprattutto se seria.
«Magnus, non sto scherzando.»
«Neanch'io» ribatté seriamente l'altro, puntellando il gomito sul terreno, dove era più morbido, per poter sostenersi il capo cosparso di glitter e scompigliato ad arte con il gel.
Il Nascosto lo guardò per un lungo istante, cercando in quelle iridi che sembravano quasi verdi, in quel momento, la risposta al dubbio che stesse dicendo la verità. Alla fine dovette convincersi che non mentiva, perchè chiuse il libro con entrambe le mani ed un piccolo sospiro.
«Non volevo offenderti. Non sto dicendo che non sei in grado di pensare con la tua testa, ma sei un membro attivo del Conclave. E il Conclave non ama particolarmente avere al suo interno dei dissidenti.»
Magnus fece spallucce, socchiudendo gli occhi «Adesso chi ha un cervello funzionante viene chiamato così? Non mi stupisco che i vecchi sembrino una bella collezione di manichini. Con lo stesso fascino, tra l'altro.»
«Magnus...» lo rimproverò lo stregone, appiattendo le labbra. Sembrava preoccupato.
«Che c'è?» sbuffò il più giovane, decidendosi a rotolare buffamente nell'erba fino a raggiungerlo ed appoggiare il mento sulle sue gambe.
Il Nascosto non riuscì a trattenere un sorriso, allungando una mano per togliergli un paio di fili d'erba rimasti impigliati fra i capelli.
«E' solo che quando parli così mi ricordi Valentine. E considerati tutti i problemi che ha dato, e sta dando, non vorrei che quei ''manichini'' decidessero di eliminare un possibile problema simile sul nascere, se ti sentissero.»
Il ragazzo Bane sgranò gli occhi, manifestando una preoccupazione che gli aveva visto ben poche volte.
Tentandolo quasi dall'accarezzargli i capelli per rassicurarlo.
«Tu mi stai davvero paragonando a quel tizio platinato? Davvero davvero? Per l'Angelo, Alec, il ''bello e dannato'' andava di moda nell'800!»
La mano che lo stregone aveva sollevato rimase immobile sopra il capo dell'altro per qualche secondo, come paralizzata, poi calò a stringere indice e pollice su una ciocca, tirandola senza gentilezza.
«Ahia
Il sorriso sulle labbra del Figlio di Lilith parlava di irritazione, e gli occhi azzurri brillarono per qualche istante di una luce innaturale e pericolosa. Almeno secondo il pensiero del torturato.
«Ahhh...» Magnus venne lasciato andare dopo qualche istante, ed Alec appoggiò il capo contro il tronco, stancamente, chiudendo gli occhi «...sei l'essere umano più assurdo che mi sia capitato di incontrare in tutta la mia esistenza, Magnus Bane. E no, non è un complimento» aggiunse, riaprendo un occhio in tempo per vedere il sorriso del Cacciatore trasformarsi in un broncio, al suo commento.
La smorfia però durò poco, e Magnus strinse delicatamente una mano dell'altro, rigirandola piano fra le dita e poi portandosela alle labbra, sfiorandone le nocche attento a non ferirsi. «Come mai hai preso con te Max?»
Il rossore che era affluito alle guance chiare dello stregone, al gesto, non diede cenno di andarsene, ma quello liberò comunque con gentilezza la mano dalla presa dell'altro.
«Non è il posto adatto per parlarne.» rispose, esitante «Te ne-»
«Papà, sono stanchissimissimo!»
L'arrivo del bambino sembrò sollevare da un grosso peso il Sommo Stregone di Brooklyn, che accettò con un sorriso che il piccolo gli si gettasse letteralmente in grembo, allacciandogli le braccia al collo e appoggiando il testolino sulla sua spalla. Non lo riprese nemmeno per aver fatto cadere il libro per terra, o perchè aveva accidentalmente colpito con la punta della scarpa Magnus alla fronte.
«Non me ne sorprendo. Quante volte ti ho detto di non usare così a lungo la magia?» anche se aveva un tono di rimprovero, come quello di tutti i genitori preoccupati per il proprio figlio, Alec accarezzava dolcemente la schiena del bambino per aiutarlo a regolare il respiro affaticato.
Magnus, che si era messo seduto ed era impegnato a massaggiarsi la zona colpita, non poté fare a meno di sorridere con un po' di nostalgia nell'assistere ad un quadretto così familiare. Alec sembrava amare davvero molto quel bambino, proprio come un qualsiasi padre. E, del resto, Max guardava il genitore adottivo con quella luce particolare negli occhi che hanno i bambini quando guardano le persone più importanti della loro vita: un misto di fiducia incondizionata, amore e venerazione.
Si sentì quasi di troppo, in quel momento.
«Coff coff, allora piccioncini che ne dite di tornare a casa? Se accettate un terzo incomodo, vi prometto che vi preparo una cenetta da leccarvi i baffi e qualsiasi altro vostro pelo corporeo.»
Il piccolo stregone che si era appeso al padre quando questo si era alzato, trattenendolo fra le braccia, scoccò un'occhiata perplessa al Cacciatore, prima di sporgersi a sussurrare qualcosa all'orecchio del genitore.
«Perché ci ha chiamati uccelli? E perchè parla di peli?»
Alec ridacchiò, sistemandosi meglio il figlio tra le braccia ed ingnorando lo sguardo perplesso di Magnus.
«Non lo so, Max, forse gli è andata l'erba al cervello.»
prima che il Nephilim potesse ribattere in qualsiasi modo, si incamminò lungo il viale, fingendo indifferenza. «Allora, andiamo o no?»


Alec si chinò a togliere delicatamente gli occhiali al bambino, rannicchiato sotto le pesanti coperte raffiguranti chissà quale personaggio dei fumetti, posandoli sul comodino di fianco al lettino a forma di macchinina da corsa. Max lo aveva desiderato così tanto che alla fine aveva deciso di relagarglielo, nonostante avesse sempre paura che il bambino potesse incantarlo ed andarsene in giro a sbattere contro i muri. Era già successo una volta, ed aveva trovato la casa sottosopra; il piccolino aveva giurato che non l'avrebbe fatto più, guardandolo con i suoi migliori occhi da cucciolo, ma conoscendo quel monello sapeva che le sue promesse avevano sempre qualche cavillo.
«Sembra che i miei nachos gli siano piaciuti.» Magnus, appoggiato allo stipite della porta, sorrideva tranquillamente.
Continuò a sorridere anche quando si ritrovò con un cuscino magicamente spiaccicato in faccia, mentre lo stregone era ancora intento a rimboccare le coperte al figlio. «Oh, certo. E sono piaciuti anche al divano. E il pavimento.»
Il Nephilim arricciò il naso prendendo il cuscino fra le mani ed avvicinandosi piano, senza far rumore per non svegliare il bambino grazie alla runa del silenzio posta sulla caviglia, sistemandolo poi insieme agli altri ai piedi del letto.
«Tsè, è solo invidia perchè non riesci a preparare nachos più buoni dei miei.»
Alec scosse il capo, sorridendo rassegnato. Non aveva ben compreso nemmeno come facesse a conoscere una ricetta del genere, che di sicuro non era indonesiana. Ma aveva capito che con Magnus tutto era possibile.
«Selamat tidur*,  campione»
Non era preparato, però, a sentire il cuore stringersi in una morsa alla vista del suo ragazzo chinato a baciare sulla fronte suo figlio.
E a pensare che, forse, quel giovane Cacciatore sbruffone e narcisista avrebbe potuto fare davvero la differenza.


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»Angolino di Red«

*dovrebbe essere ''buonanotte'' in indonesiano (io mai sicura di nulla, eh)

Dopo aver a lungo rimuginato su questo capitolo, alla fine è stato partorito. Come avrete notato non avevo parlato di Max con i Lightwood... ed ecco perché.
La sua morte è stata forse la scena in cui ho pianto di più, anche se non si è vista. Ma, davvero, povero cucciolo non meritava di finire così.
Il piccolo Max stregone mi ispira così tanta tenerezza, e me ne ispira moltissima anche Alec papà.
Credo di non dover dire più nulla, perché non sarebbe nulla di sensato, tranne ringraziare unicorn_inthemind per essere passata a leggiucchiare anche qua. Felice che l'idea ti piaccia e che trovi Alec IC anche in questa particolare veste, ed anche per ringraziarti (?) *ruffiana mode:on* ecco qui il nuovo capitolo. Spero che il piccolo warlock!Max sia un buon balsamo per i feels distrutti dalla sua triste fine.
Al prossimo capitolo (quando sarà, non prometto nulla).
Baci,

Red
   
 
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