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Autore: Sognatrice_2000    08/03/2014    1 recensioni
Cosa è accaduto veramente tra Shiho e Gin,prima che la scienziata abbandonasse l'organizzazione?
Un giorno,dopo un inaspettato incontro per le vie del centro,entrambi rievocheranno i loro ricordi,accorgendosi che dentro di loro continuano a palpitare leforti emozioni del passato.
Ai dovrà affrontare una scelta difficile,che metterà in discussione il suo futuro,ma che sarà resa più piacevole dall'amore di una persona speciale.
(GinxSherry)
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Fasci di luce del mattino inondavano la camera da letto di Ai. La bambina era già sveglia da un pezzo,per poter preparare la colazione e vestirsi con calma per andare a scuola. Non si sentiva ancora molto bene,le ferite sul corpo non si erano rimarginate completamente e camminava quasi zoppicando,ma era impaziente di tornare alla vita di tutti i giorni.  Gin continuava a dormire nel suo letto,mentre lei si affaccendava intorno ai fornelli. Nella casa regnava un grande silenzio,si sentiva solo il borbottio della caffettiera : il dottor Agasa era partito molto presto,per riuscire ad imbarcarsi in tempo sul primo volo per Osaka,dove si teneva un’importante fiera della scienza,a cui voleva assolutamente partecipare.
Gli dispiaceva un po’ lasciare da sola Ai,ma sapeva che se la sarebbe cavata benissimo anche senza di lui. Dopotutto era ormai un’adulta,nonostante il suo aspetto da bambina.
La cosa strana era che la sera prima aveva trovato la camera di Ai chiusa a chiave,così non aveva potuto salutarla. Le aveva lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina,nel quale si scusava per la partenza frettolosa e ribadiva che sarebbe tornato un paio di giorni dopo.
 
Le lancette dell’orologio scorrevano tranquillamente,con un leggero ticchettio. Il quadrante bianco segnava le sette e mezza. Ai aveva già fatto colazione,perciò si apprestò a sparecchiare  e a dirigersi in bagno.
Fece una doccia veloce,e si vestì con un maglioncino di lana rossa, abbinato una gonna del medesimo colore.
Si tolse l’asciugamano che le avvolgeva i capelli bagnati,rivelando una chioma ramata che riluceva di riflessi biondi a causa dei raggi solari che invadevano il piccolo bagno. Alcuni ciuffi sbarazzini le coprivano quasi gli occhi,facendo apparire il suo sguardo misterioso e enigmatico.
Li scostò con un gesto della mano,inserendo nella presa di corrente l’asciugacapelli e lasciandosi investire da quel getto di aria tiepida.
In quel momento non potè fare a meno di riflettere quanto fosse simile quella situazione a ciò che era avvenuto quasi un anno prima : anche in quell’occasione Gin era a casa sua,che dormiva nella sua stanza,e anche in quell’occasione era mattina presto,e lei stava facendo la doccia. Le sembrò quasi di rivivere quegli stessi,orribili momenti che non riusciva a scordare.
Scosse la testa con un sospiro,facendo agitare lievemente le sue ciocche grosse e lucide.  Voleva cancellare del tutto quell’episodio dalla sua mente,era certa che non si sarebbe mai più ripetuto.
Spense il phon,pettinandosi rapidamente con una spazzola rosa,e uscì dalla stanza,nella quale era rimasto un intenso ma piacevole profumo di bagnoschiuma,e sulla superficie dello specchio vi erano numerose goccioline di vapore,che si stavano già trasformando in acqua.
Tornò in cucina,prendendo un piattino sul quale vi erano dei biscotti e una tazza di caffè che aveva precedentemente preparato,e si diresse verso la sua camera.
Con sua grande sorpresa,quando entrò notò che Gin si era svegliato,ma era ancora sdraiato,con la schiena affondata nel morbido materasso  .
”Buongiorno. Come va stamani,ti senti meglio?”lo salutò,posando il piatto e la tazza sul comodino di fianco al letto.
“Buongiorno,Sherry”disse lui,abbozzando un sorriso “non ti preoccupare,ho solo un po’ di tosse …”
“Ma chi credi di prendere in giro?”lo rimproverò affettuosamente Ai ”si vede benissimo che non stai affatto bene … ”
“E da cosa lo vedi,scusa?”ribattè Gin in tono di sfida,ma anche velatamente divertito.
“Mi sembra ovvio. Si capisce dal colorito del viso,dal modo in cui tossisci,e hai anche gli occhi lucidi … non so se ti sei guardato allo specchio”lo canzonò con un risolino.
“Piantala,Sherry,non è niente … “un forte colpo di tosse interruppe bruscamente la frase.
”Lo vedi?”ribadì ancora lei “dovresti fidarti di più di me,ho studiato medicina per anni e queste cose le capisco … ”
“E guardandomi cosa capisci?”le chiese nuovamente lui. Suo malgrado gli piaceva essere viziato e coccolato da Sherry,ma doveva riconoscere che era troppo orgoglioso per rimanere a letto per una banalità come quella.
“Che ti prenderai una polmonite se non stai a letto e non ti riposi”con quel tono perentorio Ai non ammetteva repliche.
“La solita esagerata … “aggiunse poi Gin sbuffando.
“Non voglio sentire storie. Ti ho preparato la colazione”indicò le cose che aveva posato sul comodino “adesso devo andare a scuola,è tardi”la voce di Ai era fredda,ma allo stesso tempo nascondeva una nota di dolcezza e di preoccupazione.
“Non trattarmi come se avessi due anni … “borbottò lui,leggermente infastidito.
“E tu non ti lamentare troppo”lo rimbeccò lei”resta qui e riposati. Non potrà farti che bene.”
 Gli si avvicinò,rimboccandogli il lenzuolo sotto il mento,e sfiorò le sue labbra con lieve bacio.
Gin sentì che la sua pelle sapeva di balsamo alla rosa. Il profumo era più intenso del solito,segno che aveva fatto da poco la doccia. Lo inspirò estasiato,mentre i capelli della bambina,ancora caldi, gli sfioravano la fronte.
Dopo pochi secondi Ai si allontanò da lui,mettendosi lo zaino in spalla.
“Tornerò per l’ora di pranzo. Mi raccomando,resta a letto”disse ancora.
Stava aprendo la porta,quando si sentì chiamare da lui.
” Sherry … ?”
“Cosa c’è ?”si voltò appena,incrociando il suo sguardo.
“Ieri sera eri molto turbata per quell’incubo. Adesso ti è passata,non è vero?”
Ai volse il busto completamente,stupita e impreparata per quelle parole.
Dopodiché sorrise,anche se lo sguardo era teso.
“So benissimo che è sciocco avere tanta paura per un sogno,ma le stesse cose sarebbero potute succedere nella realtà … “gli occhi le si appannarono rapidamente al solo pensiero.
“Vieni qui … “Gin allargò le braccia con tenerezza,e la piccola vi sprofondò letteralmente.
”Nessuno ti farà mai del male,non ti devi preoccupare … “quelle parole sussurrate al suo orecchio con voce calma e profonda,ma allo stesso dolcissima,rasserenarono del tutto Ai.
Si sciolse a malincuore da quell’abbraccio,rivolgendogli un altro sorriso,stavolta molto più luminoso.
“Grazie. Adesso devo proprio andare,sono quasi le otto. A più tardi”gli fece una leggera carezza sulla guancia,prima di uscire come un razzo.
Alla porta,dove vi era uno spazio più basso per indossare le scarpe,si sfilò le pantofole e al suo posto mise un paio di stivaletti neri.
Dall’attaccapanni grigio prese il suo cappottino,anch’esso rosso,lo abbottonò con cura e infine uscì.
Dovette quasi correre per arrivare in orario. Una volta percorso il vialetto alberato,si ritrovò davanti all’edificio.
Sospirò di sollievo ed entrò,fino a giungere alla propria aula. Stranamente la maestra non era ancora arrivata,ma i compagni c’erano già tutti. Erano raccolti in capannelli,chiacchierando allegramente intorno ai banchi.
Alcuni,invece,ripassavano la lezione con lo sguardo chino sul libro di matematica,la materia della prima ora,mentre altri ancora guardavano con aria distratta fuori dalla finestra,osservando il giardino e il campetto di calcio.
Con il fiato corto,posò la cartella sul piano lucido del banco,accanto a quello di Conan.
“Buongiorno,Ai”le disse il bambino,osservandola incuriosito dal suo insolito comportamento. Di solito era sempre in anticipo,seduta al suo banco immobile e compita, senza il minimo battito di ciglia. Non l’aveva mai vista così agitata e concitata.
“Buongiorno”lo salutò freddamente come sempre,sedendosi sulla sedia di legno ed estraendo il libro di matematica e l’astuccio dallo zaino.
“Che c’è,perché mi guardi in quel modo?”domandò Ai,accorgendosi dello strano sguardo di Conan.
La fissava con due occhi imperscrutabili,pensierosi,mentre sulla sua fronte si formavano delle piccole rughe.
“Volevo chiederti una cosa,Ai … in questi ultimi giorni sei stata molto strana,prima eri felice,poi triste … è forse successo qualcosa?”chiese,un po’ incerto.
Ai tenne lo sguardo fisso sul proprio banco,senza apparentemente mostrare il minimo turbamento.
“Non vedo cosa potrebbe essere successo … è tutto come al solito”mentì.
Ma il piccolo detective era troppo intelligente per cascarci. Sapeva riconoscere subito quando le persone mentivano,era come un sesto senso speciale.
“Ai,dì la verità …  mi stai nascondendo qualcosa?”la fissò con sguardo penetrante,attendendo ansioso una risposta.
“No, cosa stai dicendo!? Che segreto dovrei avere? ”la voce e le parole esprimevano una pacatezza assoluta,eppure Conan intravide un tremolio nelle sue pupille azzurre.
Quella conversazione però fu momentaneamente troncata dall’arrivo dell’insegnante. Ma questo non poteva certo fermare la curiosità e la determinazione di Shinichi : le avrebbe parlato nuovamente durante l’intervallo,e forse sarebbe riuscito a carpirle qualcosa,anche un minimo indizio.
Quelle prime due ore Ai fingeva di essere attenta alla lezione,ma in realtà nella sua testolina si affollavano ben altri pensieri : ripensava alle parole di Gin,che l’aspettava a casa ammalato, ripensava ad ogni momento trascorso con lui.
Il ricordo improvviso del sogno che aveva fatto la sera precedente le fece venire un brivido lungo la schiena.
“Ai, va tutto bene?”
Il tono preoccupato di Conan irruppe tra i suoi pensieri,facendola trasalire.
“Certo”assunse un’espressione tranquilla e convinta,cercando di darsi un contegno.
“Sicura? Sei molto pallida … ”
“Non preoccuparti,non ho niente … “disse,posando nuovamente gli occhi sul libro di testo, scorrendo le parole.
Conan non sembrò molto convinto,ma non voleva insistere ulteriormente,così lasciò perdere.
Finalmente suonò la campanella che indicava l’inizio dell’intervallo. I bambini si precipitarono fuori dalla porta,schiamazzando felici. In pochi secondi il corridoio pullulava di bambini vocianti.
Il bambino si avvicinò ad Ai,avanzando tra i banchi. L’aula era vuota,c’erano solo loro due. Il silenzio era quasi innaturale,impregnato di tensione che si poteva quasi toccare con mano.
La bambina era seduta sul suo banco,i pugni sul viso che le reggevano le guance,lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava più agitata del solito.
“Senti,Ai,sei sicura che vada tutto bene?”le chiese per l’ennesime volta.
”Ti ho già detto di sì … cosa non capisci nella frase “va tutto bene? “replicò un po’ seccata,guardandolo male.
A quel punto Conan si rese conto che non aveva senso insistere,e perciò cambiò argomento.
“Ho saputo che il dottor Agasa è partito per Osaka … quando tornerà?”
“Tra due giorni.”
“Non ti sentirai sola? Se vuoi,puoi venire a casa di Goro,non credo sia un problema”propose Conan.
“No,grazie,ma non importa … non sono sola “subito dopo si morse la lingua,accorgendosi di aver parlato troppo. Sperò  con tutto il cuore che Shinichi non avesse capito.
“Cosa intendi dire?”Conan si era insospettito dopo quelle parole.
“Cioè,io ci sono abituata,non è un problema … me la so cavare anche da sola,non preoccuparti “ rispose evasivamente,cercando di apparire disinvolta.
Ma orma il tarlo del dubbio si era insinuato nella mente del giovane detective. Chi poteva esserci insieme a lei? Gli dispiaceva dubitare di Ai,ma voleva scoprire la verità a tutti i costi.
Nella sua mente prese forma un’idea che gli sembrò geniale,ma se ne vergognò subito dopo. Avrebbe voluto dire che non si fidava di lei,ma ormai doveva togliersi il dubbio che si era insinuato nella sua mente. Lo avrebbe fatto solamente per rendersi conto che quello che pensava non poteva corrispondere alla verità.
Si battè il palmo della mano sulla fronte,come se si fosse ricordato all’improvviso di una cosa molto importante.
“Che sbadato che sono! Ieri,quando siamo andati tutti a casa del dottore per festeggiare il tuo rientro dall’ospedale,ho dimenticato una cosa … potrei venire a prenderla oggi pomeriggio? “ cercò di sembrare apparentemente naturale,parlando con un tono di voce del tutto innocente.
“Non è necessario,posso prenderla io … che cos’è? “Ai sembrò insospettita,ma soprattutto voleva tenerlo il più lontano possibile da quella casa.
Conan capì al volo quella sua strana reazione. Forse,adesso che il dottor Agasa era partito,c’era qualcosa che non doveva fargli vedere,che doveva assolutamente tenere nascosto?
Non era solamente frutto della sua fantasia,ne era certo. C’era qualcosa di più,anche se non sapeva cosa.
“ Il fatto è che non so di preciso dov’è … “rise ,quella risatina squillante da bambino piccolo che di solito faceva per non insinuare nessun dubbio nelle persone che gli parlavano ”non è un problema se vengo subito dopo la fine delle lezioni?”
A quel punto Ai capì che aveva iniziato a sospettare qualcosa,e che era meglio fargli credere che fosse tutto a posto.
“Va bene,puoi venire. Ma devo sbrigare alcune faccende,la casa è un po’ in disordine … facciamo verso le quattro,ok?”rispose,dicendogli la prima scusa che gli era venuta in mente, per cercare di guadagnare un po’ di tempo.
Il volto del bambino fu illuminato da un grande sorriso.
“Va benissimo. Allora alle quattro”in quel preciso istante suonò la campanella,che annunciava la fine dell’intervallo.
I bambini tornarono velocemente in classe,e il resto della mattina Conan e Ai la passarono senza scambiarsi una sola parola.
Lei sembrava persa in pensieri inafferrabili,così tanto che non si accorse dello sguardo insistente del suo compagno di banco. Conan non si lasciava sfuggire neppure un suo minimo movimento, notando continuamente che in lei c’era qualcosa di strano.
Più di una volta osservava fuori dalla finestra con sguardo sognante,altre volte invece ,quando scriveva,arrossiva di botto e la calligrafia si inceppava. Aveva quel comportamento tipico di chi è innamorato,ma Conan,troppo occupato a ragionare e a formulare una deduzione logica,non riuscì a capirlo. In amore la razionalità era davvero  inutile.
Lei stessa se ne stupiva,gli sembrava di aver perso tutta la sua maturità e la sua freddezza.
Quando finalmente le lezioni finirono,entrambi sospirarono di sollievo. Ai raccolse le sue cose frettolosamente, indossò il cappotto,e salutò Conan frettolosamente,per evitare altre domande indiscrete.
I suoi passi sul viale alberato che portava verso casa erano lenti e tranquilli,mentre inspirava a pieni polmoni quell’aria fredda, ma allo stesso tempo dolce,che profumava di fiori freschi. Dalle finestre aperte delle case arrivava anche un delizioso profumino di cibo appena cotto : probabilmente le mamme avevano già preparato il pranzo per i loro figli.
Dopo qualche minuto,si ritrovò davanti alla sua abitazione. Spinse il pesante cancelletto di ferro, facendolo cigolare. Entrò in casa,sfilandosi all’ingresso le scarpe e indossando le pantofole. Appese la giacca all’attaccapanni e posò lo zaino a terra,in un angolo.
“Sono tornata!”disse a voce alta per farsi sentire.
Dato che non ottenne risposta,si avviò preoccupata verso la sua camera. Quando aprì la porta, però, la sua espressione mutò rapidamente in un dolce sorriso.
Gin dormiva tranquillamente,un braccio posato sul cuscino e la  folta chioma bionda che si spargeva morbidamente intorno alle sue spalle.
Sembrava così indifeso,che la bambina non potè trattenere una tenera carezza sui suoi capelli. Gli lanciò un’ultima occhiata,poi uscì silenziosamente,dirigendosi in cucina.
Indossò un grembiule rosa,rimboccando le lunghe maniche del suo maglioncino ed iniziando ad armeggiare tra vari pentoloni. Aveva scelto di preparare un tipico piatto giapponese,la zuppa di miso. Sapeva che aveva particolari proprietà curative,ed inoltre lei era particolarmente brava nel prepararla.
Una ventina di minuti dopo fu pronta,e Ai spense il fuoco,versandola in una piccola scodella. Prese un cucchiaio,un bicchiere e una bottiglia d’acqua,e mise tutto su un vassoio dalla forma rettangolare.
Si diresse nuovamente nella sua stanza,notando che l’uomo dormiva ancora.
A quel punto gli si avvicinò e lo baciò dolcemente per svegliarlo.
“E’ ora di pranzo …,su svegliati pigrone “mormorò piano al suo orecchio.
Qualche secondo dopo Gin sollevò piano le palpebre,fissandola stupita.
“Sherry … sei già tornata?”
” Hai il sonno pesante,vedo. È quasi mezz’ora che sono a casa, e in tutto questo tempo ti ho preparato da mangiare. Se vuoi che ti aiuti,posso farlo … “Ai sembrava divertirsi un sacco a stuzzicarlo,perché sapeva che detestava con tutto sé stesso essere considerato un malatino bisognoso di cure continue.
“Assolutamente no”ribattè lui subito dopo,mettendosi a sedere.
“Come vuoi”aggiunse Ai ridacchiando ”ma devi mangiare tutto,mi raccomando.”
L’ultima frase suonava come quella di una madre apprensiva,cosa che fece sorridere Gin.
“Ah,dimenticavo”disse Ai prima di uscire “oggi pomeriggio verrà qui un mio compagno di classe. Ha dimenticato un oggetto e ha insistito per venire a prenderlo. Mentre lui è qui,chiuderò a chiave la camera,ma tu non dovrai fare assolutamente alcun rumore. Nessuno deve sapere che tu sei in questa casa”si raccomandò.
“Questo bambino è venuto qui altre volte?”s’informò Gin.
Ai rise lievemente.
“Non sarai mica geloso? Tanto a lui piace un’altra … “affermò sorridente.
“Nient’affatto,ero solo curioso. Adesso vorrei mangiare,se non ti dispiace”rispose lui prontamente.
Ai gli passò il vassoio,tornando nuovamente in cucina per apparecchiare la tavola,dato che lei non aveva ancora mangiato.
Qualche minuto più tardi tornò in camera per prendere il vassoio,notando che la scodella era del tutto vuota.
“A quanto pare l’appetito non ti manca … “osservò ironicamente,afferrandolo con entrambe le mani.
“ Era tutto buonissimo,soprattutto perché a prepararlo sei stata tu,Sherry”le disse lui,guardandola negli occhi.
Ai percepì chiaramente un vuoto allo stomaco e i battiti del suo cuore aumentarono vertiginosamente, lasciandola senza fiato.
“Avvicinati un attimo … “sussurrò lui.
La bambina si sentì come ipnotizzata,si era persa completamente nei suoi bellissimi occhi verdi. Mosse qualche passo nella sua direzione,fino a ritrovarsi di fianco al letto.
Lui le afferrò di scatto le guance con entrambe le mani,baciandola con passione. Ai sussultò, piegandosi in avanti e facendo cadere il vassoio dalle sue mani.
Gin si scostò,spingendola verso il suo corpo e abbracciandola forte.
“Cosa ti prende?”bisbigliò Ai,immobilizzata da quella presa che le impediva di compiere qualsiasi movimento.
“Sherry,ti ringrazio per tutto quello che stai facendo … sei più bella quando ti dai tanto da fare per me,hai un’espressione adorabile ”esitò qualche istante” Sai,prima avevi ragione … sono geloso di te,tu sei come un tesoro da preservare con cura … il mio tesoro,e non permetterò a nessuno di averti a parte me “fu la sua risposta.
Ai arrossì lievemente. Gin … geloso di lei?
”Dai,adesso lasciami “balbettò ”ho ancora molte cose da fare e … “il suo discorso venne interrotto da un’improvvisa domanda di Gin.
“Mi prometti che amerai soltanto me e che non mi abbandonerai mai più?”la sua voce era terribilmente seria , cosa che stupì molto Ai.
”Che domande mi fai? Sai già la risposta … come mai questi dubbi?”gli chiese,stringendosi a lui.
“In questi giorni ho capito che non posso più fare a meno di te,non ci riuscirei mai. Voglio averti accanto a me per sempre … “
“Puoi contarci”rispose Ai,con la voce mozzata per l’emozione.
Si alzò,raccogliendo il vassoio e accarezzandogli affettuosamente il petto.
“Adesso vado,ma se hai bisogno di qualcosa puoi chiamarmi”disse,dandogli un ultimo bacio.
Uscì dalla stanza,mangiando velocemente la prima cosa che aveva trovato nel frigo e lavando accuratamente tutte le stoviglie.
Il resto del tempo lo trascorse rimuginando sul fatto che Conan sarebbe venuto lì quel pomeriggio. Avrebbe dovuto rifiutare,era estremamente rischioso,ma ormai era troppo tardi per pentirsene.
Suo malgrado,un sorrisino illuminò per qualche istante il suo volto,immaginando la faccia sconvolta che Shinichi avrebbe fatto nel vedere il suo eterno nemico,colui che l’aveva fatto tornare all’età di sette anni.
Subito dopo,si affrettò a riscuotersi.  Conan non avrebbe mai dovuto sapere niente.
Lo avrebbe impedito a tutti i costi.
 
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Gli occhi azzurri del piccolo Conan guizzarono tra gli oggetti nei vari cassetti. In quel momento,era in casa da solo : Ran era andata a lezione di karate,e Goro era momentaneamente fuori per indagare su un caso.
“Accidenti,dov’è? Non posso averla persa proprio adesso che mi serve … ”borbottava il bambino, affannato,mentre spostava libri,quaderni e cianfrusaglie nella cassettiera della sua camera.
Ad un tratto,i suoi occhi si illuminarono. Sotto un libro di Sherlock Holmes,dalla copertina rilegata in rosso,estrasse un minuscolo oggetto.
I raggi del sole filtrarono obliquamente attraverso i vetri trasparenti della finestra,illuminando ciò che Conan teneva tra le dita sottili della sua mano.  Tra l’indice e il pollice brillò una piccola microspia,che aveva sempre con sé per ogni necessità.
Un bagliore di incertezza fece capolino per qualche istante nei suoi occhi : stava sbagliando ad agire così,stava sbagliando a dubitare di Ai?
Si sentiva in colpa,ma era l’unico modo per scoprire cosa gli nascondesse la bambina. Di certo lei non gliel’avrebbe mai detto di sua spontanea volontà.
Era troppo furbo per non accorgersi di nulla.
Guardò l’orologio : le quattro meno un quarto. Era l’ora di uscire di casa. Le dita gli tremavano leggermente per l’adrenalina,ma si costrinse a calmarsi.
Con un gesto deciso infilò la microspia in una delle enormi tasche della sua felpa e si precipitò fuori dalla porta.
Alle quattro precise,era davanti al cancello di casa Agasa. Indugiò ancora,le dita posate sul tasto del campanello,ma senza osare premerlo.
Non era forse meglio che i suoi dubbi rimanessero tali,piuttosto che vederli concretizzati?
Si stupì di quel pensiero. Ciò che si era sempre ripetuto,in quegli anni in cui aveva svolto la sua professione di detective,era che la verità doveva essere sempre scoperta.
Per quanto potesse essere incredibile,dolorosa e impossibile,era suo dovere scoprirla.
L’indice premette con delicatezza sul pulsante,provocando un leggero trillo che fu udibile dall’esterno.
“Chi è? “sentì la voce della bambina,che tradiva la sua tensione.
“Sono io,Conan”rispose lui,mordendosi il labbro per mantenere la calma.
“Ti apro subito” Ai fece scattare il cancelletto dall’interno,seppure con un po’ di riluttanza.
Conan entrò in casa,chiudendo la porta alle sue spalle e salutando allegramente la sua amica.
“Scusami tanto per il disturbo,sono stato davvero uno sciocco a dimenticare qui il mio skateboard “aggiunse ridendo.
Era una bugia,il suo skateboard a energia solare che usava per inseguire i criminali era davvero lì, ma perché aveva bisogno di qualche riparazioni,e non per una sua distrazione.
Per fortuna Ai non lo sapeva.
“Certo che potevi aspettare qualche giorno … era così indispensabile? “domandò Ai,guardandolo torva.
Conan sorrise. Si aspettava un commento del genere da parte sua.
“Hai ragione,ma potrebbe sempre servirmi … “gli rispose soltanto.
“Non importa”Ai alzò le spalle “ho molto da fare,quindi adesso ti lascio. L’hai lasciato qui nel soggiorno?”si informò.
“Sì …  credo sia qui” il suo sguardo spaziò nella stanza.
“Ok,io torno nel laboratorio. Ci vediamo domani a scuola”detto questo,Ai scese le scale che la conducevano al laboratorio sotterraneo,dove era solita lavorare e condurre i suoi esperimenti.
Sentì la voce del detective alle sue spalle.
”A presto,Ai. Non ti preoccupare,lo prendo e vado via … ”
Non doveva lavorare o cose simili,non sarebbe mai riuscita a concentrarsi. Aveva semplicemente bisogno di inventare una scusa per non rimanere faccia a faccia con Shinichi,per evitare che lui si accorgesse del suo turbamento.
Nel frattempo,Conan si avvicinò cautamente ad una poltrona,accovacciandosi sul retro ed estraendo una gomma da masticare da un involucro colorato. Vi avvolse la microspia e,dopo aver lanciato un’ultima occhiata furtiva nei paraggi per assicurarsi che nessuno potesse vederlo,la appiccicò sulla stoffa di pelle.
Era di certo un buon posto,avrebbe potuto ascoltare qualsiasi conversazione o rumore da lì. Era paradossale e anche buffo che lui usasse quella strategia che aveva attuato tante volte in passato per smascherare pericolosi criminali con la sua amica Ai.
Fingendo la massima indifferenza,si alzò e prese lo skateboard,uscendo velocemente.
Quando Ai sentì il rumore della porta che si chiudeva,trasse un enorme sospiro di sollievo e il battito affannato del suo cuore pian piano si calmò.
Shinichi di sicuro non si era insospettito,non c’erano stati rumori o suoni di alcun genere,tra quelle pareti regnava il silenzio più assoluto.
Non poteva sapere che di lì a poco avrebbe inevitabilmente scoperto ogni cosa.
 
 
 
Conan si mise a correre non appena girò l’angolo,azionando il dispositivo collegato alla microspia che aveva nei suoi occhiali da vista.
Una delle sue lenti si illuminò di celeste,localizzando un puntino rosso in mezzo ad una fitta rete di strade. Per il momento non sentiva assolutamente nulla,ma non poteva abbassare la guardia.
In ogni caso,avrebbe tenuto acceso tutto il giorno il suo dispositivo di rintracciamento,anche una volta arrivato a casa. Solo lui avrebbe potuto sentire le voci,e ciò lo tranquillizzò.
Non l’avrebbe persa di vista un solo istante.
 
 
 
Il cielo stava iniziando ad assumere una colorazione bluastra,i lampioni illuminavano le strade con la loro fioca luce e le persone iniziavano a rincasare,dato che a quell’ora iniziava a fare molto freddo.
Era ancora pieno inverno,e non appena faceva buio un vento gelido spazzava le strade,mentre grossi fiocchi di neve ricoprivano tutto di un soffice manto candido.
Nel salotto della casa in cui viveva Ai,la luce era accesa,e la bambina,comodamente seduta sul divano,stava sfogliando un libro di medicina piuttosto spesso. Prima di preparare la cena,aveva deciso di studiare qualche formula che le serviva per completare l’antidoto contro l’APTX4869.
Ciuffi di capelli le ricadevano continuamente davanti agli occhi,che ogni tanto scostava infastidita con la mano destra,le cui dita erano occupate a stringere una matita dalla punta sottile, con la quale ogni tanto appuntava qualche calcolo.
Indossava il suo solito camice bianco su misura,ma nonostante tutto le maniche erano leggermente larghe. Sospirò,chiudendo il libro. Per quel giorno aveva finito,era decisamente stanca. Posò quel pesante volume sul tavolino di vetro davanti a lei,chiudendo gli occhi per un istante,cercando di fare ordine tra i suoi pensieri. Erano già le sette di sera,adesso avrebbe dovuto cucinare e poi …
D’improvviso i suoi pensieri vennero interrotti. Avvertì due mani forti e allo stesso tempo sensuali avvolgerle il corpo da dietro,scivolando delicatamente lungo i suoi fianchi.
Sobbalzò,mentre un lungo brivido le percorse la schiena. Riaprì gli occhi, girando la testa lentamente e distinguendo la sagoma di Gin in piedi dietro di lei.
“E così la mia piccola grande scienziata continua a studiare anche adesso … “disse lui,sporgendosi e schioccando un bacio sul collo della bambina.
“Ti senti meglio adesso?”chiese Ai,un po’ apprensiva.
“Sì,non ti preoccupare … cosa c’è stasera per cena?”Gin si sedette accanto a lei,prendendo  una ciocca di capelli ramati della bambina e avvolgendola intorno al suo dito.
“Tu cosa vorresti?”Ai gli regalò un grande sorriso.
“Per me è uguale,basta che sia tu a prepararlo … “ricambiò dolcemente il suo sorriso.
“Allora sarà una sorpresa …. cucinerò qualcosa di speciale”disse Ai,volgendo il suo sguardo verso di lui. Era davvero bello quando sorrideva.
Gin le cinse le spalle con un braccio,attirandola delicatamente a sé.
“Sherry,sei la ragazza più dolce e più bella che possa esistere … ti amo tantissimo”sussurrò.
“Anche io, Gin … “fu la risposta della bambina,che ricambiò il suo abbraccio.
Era convinta che al mondo non esistesse niente di più bello che essere amati. Forse perché Ai non aveva mai ricevuto pienamente l’affetto di cui aveva bisogno,e ne sentiva un bisogno enorme.
Tutto il resto non contava. Non contava che lui fosse un assassino,non contava ciò che le aveva  fatto,non importava cosa avrebbe detto Conan se l’avesse scoperto.
Ciò che provava in quel momento erano esattamente gli stessi sentimenti del passato. Non erano cambiati minimamente. Solo una cosa contava per lei : loro due erano lì,insieme. E sperava che fosse così per sempre.
 
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Conan strinse forte la mano sulla lente degli occhiali dalla quale poteva sentire le voci. Ebbe un vuoto totale e sbarrò gli occhi. Il suo cervello smise di ascoltare non appena sentì le ultime parole che aveva pronunciato Ai.
Che cosa significava? Perché Gin era a casa del dottor Agasa,e perché la sua amica gli aveva detto quelle parole?
Era impossibile. Assolutamente impossibile.
Non riusciva a credere che una ragazza razionale come lei fosse così ingenua,ma soprattutto non riusciva a credere che un uomo come Gin fosse capace di dire quelle parole.
Aveva percepito nella sua voce una nota di affetto e di amore che l’aveva lasciato senza parole.
 Eppure le sue orecchie avevano sentito benissimo,non era stata un’allucinazione.
Ecco spiegato il motivo per cui era così strana negli ultimi tempi. Sapeva che ciò che faceva era sbagliato.
Le nocche del piccolo detective diventarono bianche da quanta pressione faceva sulla lente. Cercò di calmarsi,appoggiando la schiena al muro e lasciando ricadere il braccio.
Si massaggiò le tempie,confuso.
“Che cosa?! Gin … e Ai? Non è possibile … cosa sta succedendo in quella casa?”bisbigliò con un filo di voce.
Trasse un sospiro profondo e le sue iridi azzurre vennero illuminate da uno strano bagliore. Qualcosa che non aveva mai provato prima in vita sua.
Non era incertezza,non era dispiacere perché Ai gli aveva mentito. Era rabbia e rancore,mista all’incredulità più assoluta.
Se da un lato non riusciva a concepire come una persona potesse provare compassione e persino amore per un criminale,dall’altro era profondamente irritato.
Inoltre lui non era un semplice criminale,aveva ucciso la sorella di Ai,e Conan,se fosse stato al posto suo,non l’avrebbe mai perdonato per questo.
Ai ,adesso, ai suoi occhi era come una traditrice. Aveva tradito la sua fiducia,gli aveva detto un sacco di volte che non amava più Gin,mentre era l’esatto opposto.
 Ma stavolta nascondersi non le sarebbe servito più nulla. Conan voleva affrontarla faccia a faccia, per avere una spiegazione. Per lui non c’era niente di logico in tutto ciò che stava accadendo.
In quel momento,voleva fissare Ai negli occhi,per farsi dire tutto ciò che lei gli aveva taciuto fino ad ora.
La verità non era ancora stata svelata del tutto. Sulla terrazza dell’ospedale gliene aveva rivelata solo metà.
E lui avrebbe preteso di conoscere ciò che mancava. Il prima possibile.
No,quelli non erano gli occhi di Conan,del dolce bambino innocente.
Erano gli occhi di Shinichi,gli occhi velati di una preoccupazione adulta. Occhi che chiedevano verità,non più menzogne. Il tempo delle bugie era finito da tempo : lo scontro finale si avvicinava sempre di più,inesorabilmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo :
 
“Ai,adesso dovrai spiegarmi tutto,dall’inizio alla fine … “
”Sono una sciocca,lo so,ma lo amo … nonostante tutto quello che mi ha fatto”
“Tu sei pazza … come puoi amare un uomo così crudele?! Nel caso tu l’avessi dimenticato, è stato lui ad uccidere Akemi … e nonostante questo non puoi fare a meno di lui? Non puoi fare a meno di chi ti ha privato di uno degli affetti più cari della tua vita?”
“Non osare trattare così la mia Sherry … si può sapere chi diavolo sei?”
“Shinichi Kudo … e sono un detective”
 
                                                                                                                                                                                                                                                                 
 
 
 
  
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