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Autore: Reagan_    08/03/2014    1 recensioni
Ci si può innamorare senza riserve e senza motivo? Anche quando si è diversi, opposti?
Georgiana Sullivan è una analista finanziaria, cresciuta in una famiglia benestante della New York dei grattacieli.
Donald Jeter è un medico afromericano specializzando in chirurgia che si divide fra il lavoro, lo studio e il volontariato nel suo vecchio quartiere degradato.
Diversi eppure innamorati.
Opposti eppure simili.
Nella New York delle luci e delle risate offuscate dal buio della Guerra Fredda.
Storia che partecipa al "Slice of Life" Challenge.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
Link Challenge:http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt: Vacanze
Titolo: Maggio 1974 - Possibili Vacanze
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):1626


Madri e casalinghe sono gli unici lavoratori che non hanno mai vacanze.
Anne Morrow Lindbergh

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Possibili Vacanze




Le giornate si erano fatte calde a New York, maggio aveva visto poche e sparute piogge e moltissimi giorni di sole.
Georgiana aveva preso l'abitudine di passeggiare a lungo per le stradine alberate del suo quartiere spingendo la carrozzina e cercando di recuperare qualche rimasuglio di energia. Il piccolo ma molto vispo Glenn John Jeter a soli tre mesi di vita avevano distrutto completamente le forze di sua madre, fra pianti continui, coliche e prime risate. La maternità era stata a lungo un'idea vaga e alquanto mitizzata. Non conservava molti ricordi di sua madre durante la sua prima infanzia, rammentava la sua tata, la signorina Kendall che l'aveva cresciuta fino alle scuole elementari. Donald pur non opponendosi a una possibile assunzione di una tata, lo trovava abominevole e spesso le lasciava riviste piene zeppe di interviste a psicologi e pedagogisti che sconsigliavano questa pratica, così Georgiana lasciò perdere.
Rallentò un attimo non appena vide una Ford scura con una leggera ammaccatura sul lato sinistro, era convinta che fosse Donald ma l'auto continuò la sua corsa e imboccò la strada che portava verso Manhattan.
Georgiana si rese conto di quanto dipendesse da suo marito e la cosa per un attimo la spaventò. Non aveva mai sognato una vita del genere, sposata e con prole, qualche impegno mondano e nel cassetto una laurea importante da sfoggiare giusto ogni tanto per far colpo sui colleghi del coniuge.
Si morse il labbro e spinse con più energia la carrozzina verso il viale di casa e si domandò se non fosse una madre snaturata e in contraddizione.
Adorava suo figlio, fin dal momento in cui il suo piccolo e caldo corpicino era stato posato sul suo grembo, se n'era innamorata profondamente. La pelle di un tenue caramello, gli occhi scuri e profondi di Donald, i capelli neri e quelle labbra carnose e sempre storte in un sorriso o in un pianto, l'avevano conquistata. Ogni tanto si alzava di notte e si sedeva su una piccola sedia vicino alla culla per vederlo dormire sereno e si meravigliava della grandezza del miracolo della vita.
Il parto non era stato facile, soprattutto verso la fine, tuttavia in pochi giorni il corpo aveva dimenticato ogni dolore, la pancia era scomparsa e aveva acquistato nuove forme di cui Donald si era ossessivamente impuntato. Se notava qualche etto in meno o una sua ritrosia a mangiare, aggrottava la fronte e non faceva altro che decantare la forma piena del suo seno, la sinuosa curva del fianco e la leggera sporgenza del ventre, trovava persino sensuale le smagliature che spesso seguiva con un dito cercando di coinvolgerla in qualche coccola più spinta.
La maternità non solo la stava privando del sonno e della sanità mentale ma doveva ammettere con sé stessa di non avere più quella libido quasi automatica che prima aveva. Per non parlare della pila di libri, riviste e dispense che James Pittsbourg continuava a mandare e che si accumulavano nel suo studio.
Si fermò davanti a casa sua e la osservò con occhio critico notando il bianco spento delle tende del piano terra. Si appuntò mentalmente di cambiare le tende subito dopo la settimana infernale del galà di beneficenza dell'ospedale di Donald.



Donald si versò un paio di dita di whisky e gettò uno sguardo verso Georgiana che piegava il bucato di Glenn seduta a terra.
-Sta crescendo in fretta, eh?- disse sedendosi sul divano. Blossom Dearie cantava alla radio con la sua voce delicata e il mondo, agli occhi di Donald, sembrava perfetto.
-Già.- rispose con un tono stanco Georgiana. -Joelle dice che mi passerà volentieri un paio di scarpine dopo il ballo.- si alzò con le braccia cariche di piccoli vestiti e maglie sportive e le posò nella cesta pronta a salire al secondo piano e a sistemarle nei rispettivi armadi ma il pianto di Glenn la fermò.
-Portalo qui, tesoro, così gioco con il mio ometto.-
Georgiana aggrottò la fronte, lasciò la cesta e si diresse verso il piccolo box dove Glenn si agitava e cercava attenzione. Lo prese delicatamente, godendosi il suo odore particolare e la dolcezza delle guance, lo cullò appena chiedendogli perché si fosse svegliato così improvvisamente, lo aveva appena nutrito e cambiato ed era convinta che avrebbe dormito per qualche ora mentre lei si dedicava alle faccende di casa.
Donald alzò le braccia e lo avvolse facendogli strane facce.
-Il mio bambino!- esclamò il padre. -Sei proprio un bel ometto.- disse mentre lo stendeva sul suo petto. Donald allungò il braccio verso sua moglie che li osservava assorta. Georgiana si sedette accanto a lui e chiuse gli occhi.
-Come mai sei così stanca?- gli domandò baciandole una tempia.
La donna non rispose e rimase a lungo in silenzio. -Non … Non dorme molto durante il giorno e non riesco a recuperare le mie ore di sonno.- rispose Georgiana. -Non ti preoccupare, è normale.- disse minimizzando e lasciandosi stringere dal marito e sorridendogli.
-Dopo il galà avrò più tempo da dedicare a voi. Potremmo andare da qualche parte, magari nel Long Island? Oppure a Boston, dove vuoi tu insomma.- propose Donald con gli occhi fissi sulle smorfie simpatiche di Glenn.
Georgiana evitò di rispondere, avrebbe voluto chiedere a chi avrebbero lasciato il piccolo Glenn ma era sicura che Donald non si riferisse solamente a loro due.
O urlargli che una madre non avrebbe mai avuto una vera vacanza ma solo un cambio di residenza temporaneo delle sue faccende.
Strofinò la sua fronte contro la spalla di Donald e gli disse solamente che aveva sonno e si sarebbe gettata sul letto. Suo marito la guardò andare via e si chiese cosa nascondesse quella stanchezza. Non appena finita quella settimana l'avrebbe costretta a fare qualche esame e si promise che sarebbe stato più presente.



-E il premio “Miglior Comico da Sala Operatoria” va … -
Donald fissò incantato sua moglie.
I capelli castani erano acconciati in un morbido chignon che lasciava libero qualche ciocca, gli occhi risaltavano grazie al fine trucco, le labbra rosse erano accattivanti così come il bellissimo abito a ruota in velluto nero. Uno dei suoi colleghi si alzò e ritirò la piccola statuetta in ferro e vetro e si avvicinò al piccolo microfono per esibirsi in lunghe ed estenuanti barzellette e battute, sua moglie scese con attenzione le scale a causa dei tacchi alti e sottili e si sedette accanto a lui.
La cosa che lo mandava su di giri era vedere gli sguardi perplessi ed invidiosi delle persone sedute in quella grande sala.
Chirurghi, professori e imprenditori del settore sanitario ancora si domandavano come avesse fatto un “negro” qualunque a diventare un medico e soprattutto ad accalappiare una delle donne più affascinanti della città. Georgiana gli sorrise e strinse appena il suo braccio.
Era la prima volta che si trovavano da soli, che uscivano senza il piccolo Glenn ed erano circondati da adulti senza bambini e si stava godendo la serata, tuttavia Georgiana non era abbastanza loquace.
Ogni tanto interveniva con qualche collega e gli sorrideva educata ma per lo più rimaneva in silenzio.
-Ho una curiosità, dove vi siete incontrati signora Jeter?- domandò uno dei borsisti di chirurgia ortopedica.
Georgiana granò gli occhi e sembrò voler temporeggiare. -Ehm, a una festa di un'amica comune. Mi ha aiutato ad infilarmi la giacca.- disse sorridendogli.
Donald le prese una mano e baciò quelle dita che conosceva bene.
Quando la cena divenne danzante, Georgiana accolse la cosa con gioia, poteva isolarsi nella danza lenta e parlare solo se interpellata. Gli ormoni erano ancora scombussolati e faceva fatica a tenere il ritmo delle conversazioni, per non parlare della frenesia con cui Donald la presentava alle persone e si gettava in battute e sorsi di forti alcolici. Quella nuova abitudine, probabilmente copiata da qualche suo superiore, lo rendeva, alla sera, irascibile e scontroso. Era persino in grado di insistere nel voler guidare o fare il bagno a loro figlio. Ballò a lungo e deliziò alcuni colleghi di Donald con qualche battuta e stette a lungo alla larga dalle altre donne che spesso la fulminavano con sguardi feroci e cattivi. Inconsciamente aveva seguito la filosofia di sua madre che impediva la troppa interazione fra donne durante gli eventi formali ed ora si ritrovava in un angolo a fissare suo marito ridacchiare con i suoi colleghi e le altre consorti.



-Merda! Giuro che non berrò mai più del punch corretto con quella schifezza che ha portato Jackman!- esclamò Donald baciando la spalla di Georgiana mentre lei cercava di recuperare parte del suo pigiama. -Tu sei stata … Wow! Bellissima e persino quel frocio di Tuscotte ti ha fatto gli occhi dolci. Sondra, la capo-infermiera, era livida di rabbia di solito tubano come piccioncini … - tentò di baciarle le labbra ma incontrò solamente il collo di Georgiana che si era voltata verso la sua parte di letto.
-Voglio dormire.- gli disse. -Glenn si sveglierà fra qualche ora.-
Donald le accarezzò la schiena. -Questo nuovo contratto mi porterà più giorni di vacanza. Direi che potremmo azzardare persino l'Europa. Che ne dici di Londra? O Parigi?- si tolse l'orologio e si sdraiò sulla schiena pensieroso. -Quello che ci vuole è una bella vacanza di famiglia, la prima di tante.- disse lui con un tono dolce.
-Madri e casalinghe non vanno mai in vacanza, Donald.- rispose con tono secco Georgiana racchiudendosi in posizione fetale e coprendosi con più lenzuola possibili.
Donald fissò quelle spalle che ben conosceva e rimase a lungo con la bocca spalancata e i pensieri confusi dall'alcool.
Spense la luce e scombussolato si sistemò nella sua parte di letto.
-Lo sai che ti amo e che apprezzo ogni cosa che fai … - disse Donald.
Georgiana s'irrigidì ma decise di non rispondere ed un gelido silenzio scese sulle loro vite.







   
 
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