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Autore: _Cthylla_    08/03/2014    4 recensioni
[ COMPLETA ]
Spezzato il patto, i problemi non sono ancora finiti per la nostra Emerald! Una svolta inaspettata nella sua vita e in quella di altre due ragazze, infatti...
Dal capitolo 6:
"Vuoto. Curioso.
Non appagata la giovane Lancaster tirò fuori l’intero cassetto per verificare se ci fosse qualcosa dietro, o sotto.
«niente. Eppure la cosa non mi convince…» bussò leggermente contro il fondo dell’armadio.
Che suonò a vuoto.
«ah-ha. Un doppio fondo. Mi sa che ho beccato il nascondiglio dei giocattoli» bisbigliò, tastando con le mani guantate per trovare l’apertura. Rimosso il pannello di legno però si trovò davanti una specie di cassaforte in acciaio con uno schermo ed una piccola tastiera alfanumerica sotto.
Ma che diavolo aveva Robin Mask da nascondere?!"
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kevin Mask, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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Era stato un caso. Un puro, semplice, stupido caso

«… shall I say, would it be a sin?...»

« …if I can’t help falling in love with you…»

Era stata di Terry l’idea di fare “l’ultimo campeggio notturno della stagione! Dai, che poi per un pezzo col freddo che verrà non se ne parla!”.

«like a river flows surely to the sea, darling so it goes, some things are meant to be…»

E così avevano fatto. Tutti I ragazzi della combriccola più Meat, Trixie e Chichi erano partiti alla volta del bosco vicino alla città, con tende, sacchi a pelo, provviste…per un bel pezzo l’unica cosa andata “storta” era stato il fatto che Kid si fosse rifiutato di mettere su tutto il baraccamento vicino al lago, col terrore che a qualcuno prendesse l’idea di costringerlo a farsi un bagno bello freddo, ma quanto al resto era andato tutto bene. Avevano mangiato, bevuto, messo su qualche rissa, fatto cavolate varie fino a che verso le una di notte -e solo perché costretti da Meat- avevano deciso di infilarsi in tende e sacchi a pelo e dormire.

«… take my hand…»

« take my whole life too…»

« For I can’t help falling in love with you…»

E poi, verso le una e mezza, avevano sentito la chitarra e le voci.

«like a river flows surely to the sea, darling so it goes, some things are meant to be…»

Il lago non era troppo distante da dove stavano loro, e nessuno aveva sonno. La decisione di andare a curiosare “si era presa da sola”, diciamo così.

«… take my hand…»

Con vari bisbigli nell’andare si erano tutti chiesti “chi sarà, chi non sarà”…la voce femminile in verità era parsa loro familiare, non aveva certo chissà quale estensione vocale ma non era affatto un brutto timbro, e le note fino a quel momento le aveva azzeccate tutte.

« take my whole life too…»

Stesso dicasi per la voce maschile, che non era Elvis ma non era nemmeno poi così male.

E così, nascosti meglio che potevano, erano arrivati sul posto.

Solo che quel che avevano visto li aveva lasciati di stucco.

« For I can’t help… falling…in love…with…»

Breve pausa di totale e completo silenzio.

«you».

E poi era scattata la tragedia perché, agli occhi dei ragazzi della Lega, quello tra Emerald e Connors non era stato un bacio esattamente casto.

Era stato Checkmate, che pur essendo allibito come tutti gli altri era riuscito a mantenere un minimo di controllo, a convincerli a gesti ad andare via e tornare al campo.

Meat era stato il secondo a riscuotersi, e gli aveva dato una mano a portare via tutti i ragazzi.

Il viaggio era stato fatto in totale silenzio, ma arrivati a destinazione…

«ma…allora. Prima cosa, Hammy dovrebbe essere sul pianeta Ercole» aveva detto molto piano Jeager «…ma siamo sicuri che fosse lei e non una che le somigliava?»

«no, no…lei era lei, ma più di tutto…cioè…» anche Dik Dik era ancora esterrefatto «lei sta con Kevin Mask. Quindi…che ci fa qui in piena notte con quel tizio e, soprattutto, perché diavolo si stanno baciando?!»

Giusta domanda, Dik Dik.

Come si era arrivati a quel punto…?

 

 

:: tre giorni prima ::

 

 

Erano passati dodici giorni da quando Kevin Mask aveva ricevuto dal padre sia l’offerta di riavere l’eredità che la notizia della profanazione della tomba di sua madre Alisa.

Ma lui non aveva smesso di pensare un solo secondo a questa due cose, aggiunte al fatto che Emerald non lo aveva ancora richiamato.

Dodici giorni, dannazione.

E lui di cose da dirle ne aveva diverse, poi. Prima di tutto, doveva assolutamente sapere se era vero che Howard c’entrava qualcosa con quella sporca faccenda al cimitero e, se si, perché diavolo l’aveva fatto.

Poi, tra le altre cose da fare assolutamente, doveva dirle che doveva far ritirare le truppe immediatamente. E non avrebbe ascoltato scuse. La pressione si stava facendo sentire troppo, sia su di lui che su Warsman. Già, non era tanto una questione di forza -nonostante i soldati fossero molto ben addestrati e molto ben armati- quei soldati rappresentavano, piuttosto, la brutale crudeltà psicologica per la quale Howard si era sempre distinto. Evidentemente sapeva, o quantomeno immaginava, che con tutto quel che era successo mesi prima i due chojiin non avrebbero avuto altra reazione se non quella di sentirsi costantemente sotto tiro.

Warsman da quegli uomini era stato preso, torturato, cacciato. Kevin Mask, quando aveva avuto a che fare con loro, si era visto portare via tutto.

E nessuno dei due voleva che tali cose si ripetessero.

Dire che avrebbero dovuto tirare fuori le palle era facile, ma tra il dire e il fare in questo caso c’era di mezzo un oceano.

E per finire lui ed Hammy dovevano chiarire una volta per tutte, possibilmente senza litigare, che i loro genitori dovevano rimanere FUORI dalla loro relazione, in ogni senso. Kevin l’offerta di Robin l’aveva rifiutata. Anche Emerald, allora, avrebbe dovuto dire a papy di smetterla di mettersi in mezzo.

Erano cose di cui andava discusso e che andavano sistemate, perché lì c’era in gioco la loro relazione, alla quale Kevin -si sa- teneva moltissimo. Vederla tornare mesi prima e poterla stringere finalmente tra le braccia, le primissime settimane insieme, quello era stato un periodo assolutamente da sogno. Era lui, era lei, erano loro, ed erano bellissimi insieme. E lui rivoleva quel periodo lì, quei “loro”.

Qualcuno forse avrebbe dovuto spiegare al ragazzo che una relazione amorosa non poteva essere sempre rose e fiori, e che soprattutto iniziando una convivenza era normale che le prime settimane insieme fossero “uh, ah, wow” e poi, man mano che anche i difetti più nascosti venivano a galla, qualcosina iniziasse a scricchiolare. Nulla di irrisolvibile se c’era la volontà di farlo da entrambe le parti, ma non poteva pretendere un amore fiabesco modello “vissero per sempre felici e contenti”; soprattutto in un contesto come quello in cui si trovavano.

«stanotte a dormire qualche ora ci sei riuscito».

Lui e Flash ormai andavano avanti più che altro a tazze immense di caffè.

«è perché riflettendoci su ho capito che non posso permettere che la presenza di quella gente mi condizioni troppo. Hanno tanta voglia di stare qui a vigilare? Che stiano pure!...non mi piace, ma una sorveglianza armata non è la cosa peggiore che mi sia successa. E fino ad ora non è successo assolutamente niente di strano» disse secco il russo bevendo il suo caffè «quindi si, ci ho dormito su».

Era lui quello psicologicamente più colpito, ed era sempre lui il primo che stava cercando di assimilare la cosa. Una faccenda che aveva un che di incredibile.

«quindi ti sta bene che quelli stiano qui, adesso?!»

«ovvio che no! Ma se tanto l’idea di rompere loro il collo uno per uno è fuori discussione visto che se anche dovessimo riuscirci il simpatico Howie» istintivamente sollevarono entrambi la testa e si guardarono attorno come accadeva ogni volta che lo chiamavano in quel modo o ne parlavano male «ne manderebbe qui il triplo, a questo punto l’unico modo in cui possiamo reagire è restare indifferenti. Come se non ci fossero. Come se non ci importasse. Per quanto se nel frattempo riuscissimo a far capire ad Emerald quel che deve capire sarebbe una cosa buona ed elimineremmo il problema per davvero».

«se, se, se! A me non piacciono i “se”! Io voglio fatti!»

«senti lo so che è dura, ma devi portare pazienza, perché adesso come adesso non possiamo fare altro!» guardò il telefono «specialmente se lei non richiama».

«beh non me ne frega più niente delle regole, se lei entro oggi non mi chiama io prendo vado lassù alla Scuola di Ercole e faccio un macello assurdo finché non mi ci fanno parlare!» sbottò Kevin, arrivato al punto di rottura «venti giorni con quello di là dalla strada, e che per di più ascolta Eminem a palla, sono già troppi!»

E ciò che Kevin non subodorava neppure era che l’americano non metteva a palla “Without Me” almeno una volta al giorno solo perché gli piaceva. No. Lo faceva anche perché “tante volte la bestia pur avendola sentita per due settimane di fila se la fosse dimenticata”…che dire, Connors qualche cosa dal suo capo l’aveva imparata.

«lascia perdere la musica!» ribatté Warsman, in tono ancor più secco di prima «quella è il meno».

«o in alternativa invece che andare alla Scuola di Ercole da Emerald vado direttamente dalla fonte di tutti i guai a Londra!!! Gli entro nella tenuta di soppiatto, lo cerco e-»

«pessima idea. Sia il solo volerlo incontrare che andare a cercarlo per la tenuta visto che c’è quel maledetto cavallo pazzo che-»

«…che c’è lì?»

«… un cavallo che al garrese è alto trenta centimetri più di te. E che quando si trova davanti qualcuno che non conosce lo assalta e lo insegue per tutta la tenuta con l’intento di farlo fuori arrivando a cercare di buttare giù gli alberi se un povero cristo tenta di rifugiarsi lassù!...»

Kevin gli diede una lunga occhiata.

Lunghissima.

Decisamente troppo lunga.

«ora che mi ricordo Emerald aveva accennato qualcosa a riguardo, quando siamo andati a casa sua. In particolare che questo cavallo ce l’hanno da nemmeno dieci anni, quando tu non frequentavi più casa Lancaster».

Ops. Aveva parlato troppo.

«infatti te lo dico perché lei me ne ha parlato così».

«ah si?...eppure da come ne parlavi sembrava quasi che tu avessi vissuto direttamente l’esperienza».

Oh no, decisamente quello non era il momento adatto per entrare in quel discorso…non che di momenti adatti ce ne fosse uno!

«sono un oratore non c’è male, che vuoi farci…»

Kevin però continuava a guardarlo fisso.

«sei stato a casa sua, vero?» disse piano l’inglese «altro che racconti».

«Kevin, ma perché avrei-»

«io lì per lì quando siete tornati, e caso strano tutti e due lo stesso giorno, non mi sono messo a riflettere. Ma appena ho cominciato a farlo non c’è voluto molto per rendermi conto che qualcosa non andava» disse «avete sempre avuto un rapporto estremamente strano, voi due, e questo lo so già da quando c’era il Torneo. Ammettilo» mise giù la tazza di caffè «in quei cinque mesi e mezzo tu ed Emerald vi siete visti eccome, e dev’essere stato nel brevissimo periodo in cui lei aveva fatto ritorno a Londra!»

“io l’avevo detto che è meglio che Kevin non sforzi troppo il suo bel cervellino perché altrimenti sarebbero stati guai! E adesso devo trovare qualcosa per…non posso dirgli che gli ultimi due mesi e mezzo non siamo tornati perché eravamo in giro per il mondo!” pensò.

«…si. Vero».

A quella conferma il ragazzo non parlò, come aspettando che continuasse.

«ma non c’è sotto chissà cosa. E che lei era tornata sono venuto a saperlo per puro caso, visto che ero andato da tuo padre. Ero lì, mi è giunta voce del suo ritorno e sono andato. Dovevo parlarle. Cerca di capire, lei…insomma, c’eri quando ha preso quel proiettile che avrebbe dovuto toccare a me. Volevo almeno vedere in che condizioni era, e così ho fatto» ammise «poi però lei come sai è ripartita, perché ci sono state quelle complicazioni di cui ci ha parlato. Ed anche io dopo quel giorno ho avuto diversi problemi. Che siamo tornati da te insieme però è stata una semplice coincidenza».

«tanti periodi complicati, va bene. Solo un paio di cose: perché sei andato da mio padre invece che tornare qui?» la voce del ragazzo era fredda come il ghiaccio «e poi, perché diavolo non mi hai fatto almeno uno straccio di telefonata dicendomi che stavi bene?! almeno in quel breve periodo “meno complicato” avresti potuto farlo!» sbottò «e lei idem!...ma questo ad Emerald l’avevo già detto, quando mi ha confermato che era tornata a Londra».

«non so cosa dirti se non che ho sbagliato e che mi dispiace. Come ho sbagliato a nasconderti di averla vista» lo guardò «ho creduto che non avresti capito perché ero andato a cercarla, pensando che ci fosse sotto chissà cosa».

«guarda che non sono così imbecille da non capire se mi si dice “sono andato a cercarla perché lei mi ha salvato la vita e volevo vedere se stava meglio”! Un motivo più valido di quello non esiste!...e invece nascondendomelo dei dubbi me l’hai fatti venire eccome, e decisamente non è il momento!» si prese la testa tra le mani «proprio no».

E dunque quello era decisamente anche il momento peggiore perché il telefono, con Emerald all’altro capo del filo, squillasse.

«si, chi è?» sbuffò Kevin seccato.

– …ultimamente ogni volta che chiamo ti trovo con le palle girate…

Breve attimo di sollievo per Kevin Mask, nel sentire la voce della sua ragazza dopo tredici giorni. Gli era mancata tantissimo, gli era mancato sentire la sua voce…

«ne ho tutti i motivi!»

Peccato che invece che dirle quello, tutta quella pressione psicologica lo stesse portando a protestare, polemizzare, sbottare e criticare fin da subito senza lasciarle dire praticamente niente.

hai tutto il diritto di incavolarti quanto ti pare per quel che ti pare e me ne puoi parlare tranquillamente, ma se quel che speri è che io ti lasci sfogare le tue frustrazioni su di me in uno dei pochi momenti in cui possiamo sentirci TE LO PUOI SCORDARE. Chiaro?

E quello decisamente non aiutava, in un rapporto. Perché per quanto Kevin avesse parecchi motivi per essere arrabbiato, c’era modo e modo di affrontare l’argomento. E argomenti come quelli poi dovevano essere discussi con calma.

Solo che…non era cosa!

«Emerald io te l’ho già detto e lo ripeto: questa storia dei genitori che si mettono in mezzo deve finire. Io voglio vivere la mia storia con te in santa pace senza che nessuno mi stia col fiato sul collo, e mi sembra il minimo».

col fiato sul collo non ti ci sta nessuno!

«oh si invece, sia tuo padre che il mio! Solo che tu non riesci a capirlo. Emerald, dodici giorni fa ha chiamato mio padre, e lo sai cos’è che ha detto?! Ha detto che tuo padre ha profanato la tomba di mia madre!!!»

Brevissimo attimo di silenzio dall’altra parte, imputabile -per quanto ne sapeva Kevin- anche solo alla sorpresa.

…ma che cavolo si era fumato?

…ok, bisogna ammettere che anche Hammy in quel caso avrebbe potuto essere più delicata. Specialmente sapendo che era vero.

«non parlarne in quel modo, va bene?! il fatto è che effettivamente la tomba è stata profanata, e mio padre secondo te che doveva pensare? Parlando francamente, a poter fare una cosa del genere è chiaro che secondo lui può essere stata una persona sola!...e io…sono convinto….che ci abbia azzeccato» disse, abbassando pian piano il tono «ma io non capisco perché».

…io…di questa faccenda non so nulla. Ma non credo che c’entri. Anche se comunque…Kevin…quando tornerò dovremo parlare parecchio.

«questo è sicuro» fece un sospiro «io a te tengo moltissimo, ma anche solo avere qui quelle truppe mi sta mandando fuori di testa, come tutto il resto, e adesso ci si è messo in mezzo pure mio padre…»

che ha fatto adesso? Ha tirato fuori un altro patto da sotto il cuscino?

«fai poco la spiritosa! Io non so se riesco ad andare avanti in queste condizioni, guardaci anche adesso, ogni volta che ci sentiamo finiamo a litigar, e se penso alla tomba, e al fatto che mio padre mi ha detto che se ti lasciassi mi restituirebbe l’eredità io davvero non so come potrò riuscire a continuare. E oltretutto c’è il fatto che tu non riesci ad uscire davvero dal nido, con papy che pensa sempre a tutto!»

non riesci ad andare avanti tu? Beh nemmeno per me è esattamente facile avere a che fare con un immaturo iperpossessivo che come vede un ragazzo avvicinarsi a me fa scenate da psicopatico!!!

« un che cosa?!! Mi hai appena dato dell’immaturo iperpossessivo?! Beh se permetti ho tutte le ragioni di fare scenate coi tuoi “Mikey qui e Mikey là e Jeager qui e Jeager là e Terry qui e Terry lì”, e se io sono un immaturo iperpossessivo allora tu sei una…una sciocca ragazzina viziata!»

Ed era inutile che Warsman cercasse di fargli intendere a gesti che stava facendo una gran cazzata, perché se voleva che tra loro due tornasse ad andare tutto bene e tutto il resto decisamente non era quello il modo.

sarò una ragazzina sciocca e viziata ma perlomeno non sono più ignorante di una capra come sei tu!!!

E quanto ad Hammy com’è fatta si sa: restituisce il doppio di quel che riceve. Sei gentile, lei è molto gentile. Non sei gentile…e lei è doppiamente non-gentile.

«ooh, scusami tanto se non sono in grado di fare commenti in latino! In compenso io posso vivere tranquillamente senza dover rendere conto a mio padre di tutto quello che faccio e dipendere dai soldi che mi mette in saccoccia!»

NON gli rendo conto di TUTTO quello che faccio o mi succede, credimi, perché se lo facessi probabilmente tu adesso non avresti più un padre da cui poter dipendere se mai lo volessi.

Ohi.

«già, giusto, visto che tuo padre è un pazzo criminale lo farebbe ammazzare!»

criminale il mio?! Il tuo tra poco mi stupra!

Ecco, era riuscita a farlo allibire il giusto.

«come…? No, impossibile!»

chiedilo a Ramenman, quando lo rivedi.

«…non è che a farlo ce l’hai portato tu?»

“ehm si, questo è molto probabile conoscendola, ma nella situazione in cui ci troviamo ora non era bene che le dicessi una cosa del genere razza di sciocco!” pensò Flash.

fammi capire, ti dico che tuo padre ha fatto una cosa del genere e tu te ne esci un questo?!...le ragazze non si violentano in nessunissimo caso! E poi quella che difende sempre papy sarei io?!

Per l’appunto.

«anche ponendo che quel che dici di mio padre sia vero il tuo resta sempre un pazzo criminale mezzo terrorista che ha quasi fatto un’esecuzione pubblica!!!»

Ma no, veramente?

MIO padre però al contrario del TUO non mi ha detto per vent’anni che mia m- – la sentirono interrompersi – ….seh, non è che semplicemente stai facendo tutte queste scene perché vuoi piantarmi in un patetico tentativo di riallacciare le relazioni con quel bel tomo di tuo padre e riottenere l’eredità?

Classico esempio di complete imbecillate dette nei momenti di rabbia. Imbecillate che però, in quel caso, portavano ad immensi casini.

«l’ho mandato al diavolo quando mi ha fatto quell’offerta!!! Ma che razza di persona credi che io sia?!! Tu non hai capito assolutamente niente di me, se te ne esci con una cosa del genere!»

io non lo so più che persona sei, mi ero messa con un ragazzo con cui stavo a meraviglia e adesso mi ritrovo uno che ne dice di tutti i colori sia di mio padre che di me, con cui non faccio altro che litigare ogni volta che ci sentiamo e con cui non riesco più a parlare perché ogni volta che ci provo vengo attaccata e tartassata su tutti i fronti. Io tra tre giorni volevo fuggire ancora e venire da te, proprio per vederti, per parlare viso a viso e cercare di fare qualcosa, ma a questo punto non so nemmeno se ne vale la pena perché non sei il solo che si è rotto i coglioni. Ciao.

«Emerald! Non-…ha…riattaccato».

Rimase lì per almeno un minuto a fissare il telefono come un cretino.

Ma che cavolo aveva fatto?!

Si era lasciato prendere dalla rabbia, il nervosismo, e tutto quel che aveva accumulato l’aveva buttato fuori in una volta. Con le stesse conseguenze di un’esplosione devastante, almeno per il loro rapporto.

«sinceramente tra te e lei non so chi è peggio» commentò Warsman «e di immaturi con padri che compiono azioni discutibili -con tutto il rispetto per il mio vecchio maestro- per come la penso io, ce ne sono due» sollevò due dita «tanto lei…quanto te».

«si, e a te chi diavolo ha chiesto niente?! sempre a sputare sentenze, come se fossi l’oracolo in Terra quando invece sei solo…»

«solo cosa? Un mostro? Una bestia, magari?»

Va bene, in quelle occasioni Kevin Mask si ricordava che per quanto riguardava l’utilizzo di un tono di voce completamente gelido e sarcastico aveva ancora molto da imparare.

«no. No, assolutamente. Non…» fece un sospiro nervoso «scusa».

Stavolta fu il russo a guardarlo a lungo.

«te la faccio passare solo perché al momento non riesci a ragionare come si deve a causa di tutto lo stress a cui sei sottoposto».

Per fortuna. Perdere anche Warsman avrebbe significato rimanere solo.

Si beh…è vero che Miss Mary era sempre lì, anche se da quando Hammy e Flash erano tornati non la vedeva quasi mai. Magari avrebbe dovuto farci un salto, prima o poi. Ad ogni modo…

«secondo te che voleva dire quello che ha detto Emerald?»

«riguardo a cosa?»

«l’ultima tirata prima di riattaccare. Nel senso…pensi che io e lei stiamo ancora insieme o secondo te mi ha piantato?»

Ecco, prima diceva e faceva le cose, e poi rifletteva. Kevin, razza di testa calda.

E lei idem, eh.

«beh…io non sono l’oracolo in Terra, no?»

«ah, ma andiamo! Voglio solo un’opinione!...e non perché se mi avesse piantato potrei riavere l’eredità, di quella non mi importa un accidenti, io è lei che voglio!»

Warsman avrebbe voluto che Kevin avesse un padre più “padre” invece che una specie di “padre padrone”, così almeno avrebbe potuto chiedere a lui cosa fare e cosa non fare. E invece era suo il compito di sostenere Kevin in qualcosa che…no, normalmente non gli sarebbe pesato nemmeno un po’, ma sentiva nella testa una vocina piccola piccola che gli bisbigliava che forse -e dico forse- se Kevin ed Hammy si fossero lasciati lei magari sarebbe ripartita un’altra volta ed anche lui a quel punto avrebbe potuto trovare una scusa per…

“silenzio, tu, se anche si lasciassero non potrei mai abbandonare a sé stesso questo povero ragazzo”.

Eppure la vocina portava con sé anche delle immagini lontane, ed un eco di parole più vicine nel tempo, quegli auguri di compleanno fatti nel bel mezzo di quella che somigliava quasi ad una coccola…

«…tu sei quello che era con Lancaster! che ci fai qui? Sei venuto a portare altri problemi?!»

Una voce ben conosciuta distolse Flash dai propri pensieri, e spinse Kevin ad alzarsi e guardare dalla finestra.

«qui ci vivo, ma qualunque cosa faccia comunque non ti riguarda…tsk…vaccaro beota di un texano».

«come mi hai chiamato, razza di yankee?!»

Kevin vide che là fuori c’era la combriccola al completo, venuta su quella strada a fare chissà che cosa -ma presumibilmente a rompere le scatole a lui- e che adesso se la stava vedendo con l’americano che guardava tutti quanti con un’aria tra il seccato e l’annoiato.

«vac-ca-ro. Lo so, una parola di tre sillabe è già complicata da assorbire per un rifiuto bianco del Sud, ma spero che almeno “beota” sarai in grado di comprenderlo. Adesso sparite, sto aspettando una telefonata importante».

Statunitensi del nord e del sud “non si stimavano poi così tanto”, era cosa risaputa.

Ed era cosa risaputa anche che Terry Kenyon aveva un temperamento facile all’infiammarsi.

«adesso ti faccio vedere io chi è il beota qui!» sentenziò Terry scagliandosi da solo contro l’altro americano, che come aspettandoselo si abbassò finendo quasi schiena a terra, e dandosi una bella spinta con la forza delle braccia, riuscì a picchiare il texano appena sotto il mento con un colpo di tallone degli stivali rinforzati.

Non essendo completamente scemo Connors sapeva che con quel tipo di gente o si mirava direttamente a punti deboli come quello o li si gambizzava subito con dei colpi di fucile, pistola e quant’altro.

«Terry…!!!»

Peccato che quella volta avesse fatto un piccolissimo errore di valutazione, in quanto

a) oltre al texano c’erano anche gli amichetti pronti a vendicarlo

b) la pistola l’aveva lasciata in casa!

Si, gli sarebbe bastato fare un fischio per far arrivare gli uomini che si era portato dietro, ma percepiva quella faccenda un po’come una questione personale…

E fu così che Kevin Mask, al sicuro in casa propria ad osservare la battaglia insieme a Warsman, dopo parecchi giorni riuscì a sentirsi quasi soddisfatto.

«andrei lì fuori anche io se non fosse che non ci tengo a mescolarmi con quel branco di scimmie…»

«ci tengo a farti notare una cosa…» Flash vide Dik Dik finire temporaneamente al tappeto «loro sono in gruppo, lui è uno solo, eppure gli sta tenendo testa dignitosamente. Con mia immensa soddisfazione però posso anche dire che è chiaro che finirà a perdere!»

Ed in fatti poco dopo fu Michael a finire al tappeto con un paio di costole incrinate, com’era prevedibile dato che si erano messi in cinque -escludendo Checkmate, Meat e le due ragazze- contro uno.

«adesso non fai più tanto lo spavaldo, eh yankee?!»

L’altro ebbe la sfacciataggine di sorridergli nonostante tutto. «in cinque contro uno è facile, e sei e sempre resterai un vaccaro beota che la prima donna che si è scopato è stata la mucca vicino a casa».

«io ti-»

Probabilmente fu solo lo squillo del cellulare a salvarlo dal finire all’ospedale o dal mettere da parte l’orgoglio e fare un fischio agli altri soldati.

«ah, Emerald, eccoti. Mi stavo preoccupando!»

«cosa, Hammy…»

Infatti per i ragazzi della Lega, ancora pronti alla rissa, sentire il nome della ragazza aveva rappresentato una sorta di calmante istantaneo. Infatti era proprio per lei che erano venuti su quella strada, con l’intento di chiedere notizie a Kevin visto che da ormai dodici giorni Hammy non si stava facendo sentire nemmeno con loro.

come mai?

«di solito quando dici “chiamo alla tal ora” sei precisa…» le fece notare Connors mentre si rialzava velocemente nonostante un po’di dolore al costato e rientrava in casa indietreggiando e facendo ai ragazzi un saluto sfrontato.

Chiuse la porta.

«beh…mi sa che ho capito perché Emerald non chiama più. Nel senso, se i minuti sono limitati e per parlare con suo padre e Kevin ne usa già più della metà, usando il resto per parlare con questo tizio non ne restano anche per noi» osservò Jeager, piuttosto…deluso.

«”vaccaro beota”…la prossima volta gli faccio ingoiare i denti» brontolò Terry mentre andavano tutti quanti via.

«si, la prossima volta però dovrai cercare di essere di nuovo insieme a noi considerando come ti ha atterrato» gli fece notare Dik Dik.

«ehi! Non so, ne vuoi un po’anche tu?!»

«MA VOLETE CALMARVI, MALEDIZIONE?!» urlò Meat «invece di stare a mettere su risse dovremmo cercare di capire che diavolo ci fa qui, perché di sicuro la sua presenza -e proprio nella stessa strada dove vive Kevin Mask- non può essere un caso!!!»

«Meat ha ragione. Dovremmo cercare di scoprire di più, ma a chi chiedere? Kevin e Warsman con noi non parlano volentieri, Emerald non telefona…» disse Chichi.

«magari potremmo cercare di scoprire qualcosa in un altro modo. Vi ricordate di quando Roxanne ci raccontava che Kevin era sempre a mangiare a casa sua? Tant’è vero che aveva perfino creduto che stesse dietro a sua madre?» ricordò loro Trixie, giudicando che ormai erano abbastanza lontani da non essere sentiti «magari Miss Mary potrebbe riuscire ad avvicinarlo e farsi dire che succede, e da lì verremmo a saperlo anche noi».

«buona idea!»

«giusto, è geniale» concordò Wally.

«forse questa è la via giusta, ottima idea sul serio!» esclamò Meat.

«…ma quindi Kevin stava dietro a Miss Mary?» se ne uscì Kid -che di tutto il discorso non aveva capito un cavolo- con aria estremamente stupida.

«NOOOOOOO-O!!!» gli urlarono tutti dandogli una potta in testa in simultanea.

«…e va bene, ho capito, non c’è bisogno di essere così cattivi con me!!!» piagnucolò il kinniku.

 

 

«a beh, giustamente appena litighiamo lei che fa? Chiama “Mikey”!» da soddisfatto Kevin era rapidamente passato ad essere schiumante di rabbia «e a questo punto ho anche capito chi ha chiamato in questi giorni al posto mio!!! Adesso è troppo, io vado lì e quel telefono glielo faccio mangiare!!!»

«bravo, così darai ad Emerald la conferma che sei proprio un iperpossessivo che fa scenate da psicopatico».

In preda alla rabbia l’inglese afferrò la prima cosa che gli finì tra le mani -un vasetto di coccio- e lo lanciò contro il muro rompendolo in mille pezzi, decidendo poi di fuggire di sopra nella propria stanza.

“sempre meglio che rischiare di finire impallinato” pensò il russo “e pur essendo vero che è troppo possessivo stavolta posso riuscire a capirlo un po’. Litigano ferocemente al punto che non si capisce più se stiano insieme o meno e lei nemmeno un minuto dopo che fa? Chiama proprio l’americano!”

Ad essere sincero anche lui provava una specie di irritazione al pensiero. Più che altro perché, di tutti, proprio a Michael Connors doveva chiamare?! Come se non avesse saputo benissimo cos’era quell’uomo!

Gli davano del mostro, ma pur essendo tutt’altro che santo lui non si sarebbe messo a torturare qualcuno per puro e semplice divertimento, con tanto di “Without Me” come sottofondo.

Eppure ad Emerald, pur sapendo questo e probabilmente anche altro, non sembrava importare. Aveva preso anche Connors così com’era, proprio come aveva fatto con lui stesso e con suo padre. A volte Flash non sapeva cosa pensare a riguardo, se considerarla mentalmente aperta o solo cieca di fronte al male. Forse era entrambe le cose, perché dire che fosse solo cieca di fronte al male avrebbe significato darle della stupida, e nonostante la chiamasse spesso in quel modo lui sapeva che Emerald non era proprio stupida. Pure se a volte ci si comportava. Ma a quale persona non capitava mai?

«più che il caffè oggi ci voleva la camomilla» mormorò.

 

 

«quindi avete litigato, eh?»

lascia perdere, ho un diavolo per capello e nemmeno tanta voglia di parlarne. Pensare che volevo fuggire di nuovo di qui tra tre giorni…

«perché?»

per cercare di parlare faccia a faccia con lui, ma a questo punto mi ha fatto passare tutta la voglia di vederlo. E anche per prendermi una pausa dal suo caro papà che ultimamente durante gli addestramenti sembra cercare di ammazzarmi. Come ieri, con quel bastone del cavolo. Certo, quando mi sono stufata ho staccato la base dal resto con un calcio e il “resto” in questione l’ho usato per fargli sputare le p-

«eddai miz, certe espressioni lasciale a me…»

“l’ ho abbattuto violentemente sui suoi testicoli” adducendo la scusa che -come prevedeva la sessione di addestramento- avrei voluto difendermi colpendolo in posti tipo l’addome, ma è che a volte sono ancora così imbranata…

«tuo padre l’aveva avvertito che ne avresti fatto carne trita se ci avesse provato, ma il padre dello stupid brat è stupido quanto il brat in questione!...comunque se hai proprio tanta voglia di staccare un po’ potremmo organizzarci ed andare da qualche parte io e te».

eh, giusto, why not? …magari per l’ultimo campeggio sotto le stelle della stagione. Tanto se parto a mezzanotte, per mezzanotte e mezzo sono lì.

Si accordarono così non pensando minimamente -nessuno dei due- che avrebbe potuto succedere qualsiasi cosa di diverso rispetto all’ultima volta che si erano visti. Solo che invece di guardare un horror avrebbero guardato le stelle.

Immemori -o meglio, anche qui, senza pensare- che era proprio in un’occasione simile a quella che a quindici anni Emerald aveva rivelato all’americano che era persa dietro a lui da quando di anni ne aveva sette, nonostante avesse avuto qualche altra storiellina di poco conto.

Non ci pensarono perché entrambi la ritenevano una faccenda ormai archiviata, lei ora era fidanzata e Michael continuava a pensare che un tipo come lui tutt’altro che pentito del sangue che aveva sulle mani non fosse l’ideale, per una ragazza come lei. Al di là dei tredici anni di differenza tra loro, dei quali non sarebbe importato a nessuno dei due.

«va bene allora, via, ci vediamo tra tre giorni a mezzanotte e mezzo e ce ne andiamo…mh…da quel che so dovrebbe esserci un bosco ad una mezz’ora da qui. Quello con lo stagno».

– eh! Ok, che come posto non è male per niente.

«bene…»

solo una cosa: porta le cicche perché col nervoso che ho addosso io necessito  di una sigaretta ed ho avuto la brillante idea di non portarmene dietro nemmeno mezza. E io che pensavo di essere riuscita a smettere del tutto…

«ma come, Robin Mask non ha nemmeno un sigaro?»

Breve silenzio dall’altra parte.

porco mondo, hai ragione! …di tutte le volte che sono stata nella sue stanza non ho mai guardato se aveva uno straccio di sigaro! E ma che tonta…

«non farti beccare…»

ma lascia perdere, che ormai è proprio guerra quassù, da dopo la sua conversazione con papà e soprattutto da quando ho scritto “spedisca su Nettuno pure questa adesso” sopra la sua bambola, dopo averla messa a cavalcioni su un vecchio manichino da allenamento.

«mffahahahahah a volta lasciatelo dire sei proprio una gran bastarda, miz».

E chiacchierarono finché i minuti che Hammy aveva a disposizione non finirono.

 

 

:: Londra ::

 

 

Per quanto Howard fosse un uomo che aveva sempre un milione di cose per la testa, non significava che in certi momenti di vita coniugale non riuscisse a metterle tutte quante da parte a favore della moglie. Soprattutto da dopo quei tre mesi di assenza più o meno ingiustificata per i quali si sentiva ancora in colpa esattamente come per quel colpo di pistola alla persona sbagliata.

Quello poi, l’avrebbe perseguitato vita natural durante anche se adesso era tornato tutto a posto.

Dunque questo lo portava, prima, durante e anche dopo, a dedicarsi mente corpo ed anima alla moglie ancor più di quanto facesse in precedenza, cosa che Janice aveva sempre ritenuto impossibile e che invece…

Da venticinque anni Janice, soprattutto in quelle occasioni, si era sempre sentita desiderata, amata, protetta, viziata e coccolata. Era stato così da quando lui l’aveva presa la sua prima volta in assoluto durante la prima notte di nozze, e niente era cambiato. Nemmeno quando era rimasta sterile a causa di una pericolosa infezione alle ovaie avuta dopo aver partorito Hammy. Infezione che lei aveva scioccamente sottovalutato, non curandosi come avrebbe dovuto.

Era vero che Howard da quando non sapevano ancora di che sesso sarebbe stato il nascituro non aveva fatto che dire -in barba al tramandare il cognome- “speriamo che sia femmina!”, venendo tra l’altro accontentato. Però le era dispiaciuto non potergli dare altri figli per colpa della propria imprudenza.

«sei pensierosa?»

«un po’» ammise lei, passando delicatamente il dito sul tatuaggio del simbolo cinese della forza che lui aveva sul fianco destro, appena sotto l’addome.

«probabilmente non riuscirò mai a farmi perdonare completamente da te per quel che è capitato» sospirò lui accarezzandole i morbidi capelli biondi «e come darti torto?»

«non ce l’ho con te» disse piano lei «è soltanto che io…vorrei sapere dove siete stati per quei tre mesi. Penso di averne il diritto. Howie» lo guardò «dovresti saperlo che non sono completamente idiota».

Lui la strinse di più a sé. «e infatti lo so. Non sei una sciocca. Solo che quando sei con le tue amiche perdi un po’ il controllo della lingua».

«però non mi metto a parlare di quel che mi racconti dei tuoi affari in giro per il mondo e la galassia».

Janice era pettegola. Molto pettegola. Inarrestabile ed imbattibile quando si trattava di sapere tutto di tutti in tutti i club e salotti dell’Inghilterra -cosa che spesso a dir la verità ad Howard aveva fatto anche comodo- e, si, quando era con le amiche spesso e volentieri tendeva a parlare un po'troppo.

Ma doveva anche riconoscerle che quel poco che le diceva dei propri affari solitamente non veniva riferito a nessuno.

Se non a sua madre e sua suocera.

Ecco, si, più che altro erano loro a non essere in grado di tenere la bocca chiusa nemmeno se gliel’avessero incollata col mastice.

«…o di questioni come quel patto».

Emerald tendeva a sottovalutare un po’sua madre, tanto da pensare che non fosse a conoscenza nemmeno di quella storia. Ma le cose non stavano esattamente così.

«Janice…»

«vorrei che ti fidassi di me come io di te».

Lungo momento di silenzio, senza però che le coccole si interrompessero insieme alle parole.

«come per quel patto. Non una parola a tua madre o alla mia».

Lei annuì. «dimmi tutto però. Oltre a quel che è successo in quel periodo voglio anche sapere perché Robin Mask è venuto qui giorni fa; l’ho sentito dire a Jordan giusto oggi pomeriggio».

«stesso discorso di sopra».

«giuro su quanto ho di più caro che non dirò una parola a nessuno. Ne sono in grado. Faticando, ma ne sono in grado».

Altro breve momento di silenzio.

«eravamo in una delle mie cliniche negli States. I medici sono riusciti a riparare i suoi tessuti danneggiati, ma avevano specificato che non sarebbero stati più forti come prima. E poi hanno proposto l’innesto di…naniti…che invece avrebbero potenziato tali tessuti. E lei ha scelto di sottoporsi all’intervento. A suo piacimento Emerald adesso può rendere la pelle del suo braccio destro molto più coriacea, e -ti faccio un esempio- potrebbe sfondare il muro con due o tre pugni» disse «l’unica pecca è che avere nei tessuti quei naniti la rende più sensibile alle scosse elettriche, ma tutto sommato non è un gran problema».

«e c’era bisogno di tutta questa segretezza?» Janice era un po’seccata «non è roba da poco ma non è neppure chissà cosa».

«è tecnologia considerata illegale, pur essendo perfettamente sicura».

«ma perché? Se ha questi effetti ed è davvero sicura come dici non vedo il problema».

Howard, sapendo che alla moglie non avrebbe dato fastidio, si accese un sigaro.

«il problema è che quei naniti semiorganici potrebbero mandare in rovina molte case farmaceutiche affiliate alla mia, visto che oltre a rinforzare i tessuti “mangiano” le cellule cancerogene».

«…sono una cura per il cancro?!...»

«una delle tante. Non credere che, anche qualche anno fa, i ricercatori di altre case farmaceutiche non abbiano trovato altre cure. È solo che non conviene loro metterle in commercio, tanto che se qualche notizia trapela smentiscono subito col dire “si, hanno detto che il farmaco X fa questo, ma in realtà la sua assunzione oltre a non risolvere il problema comporta conseguenze che bla, bla bla…”. Non sarà etico e non dico che mi piaccia, ma è così che funziona» finì in breve il sigaro «è un mondo spietato. Per questo evito di parlartene, preferendo dedicarmi a cose più piacevoli».

Già. Era un giro d’affari da miliardi di dollari, sterline e quant’altro. Incredibilmente redditizio, ma inadatto a chi non riusciva a capire che in quel giro non era contemplata alcuna morale.

«credo di capire» disse piano la donna «quindi adesso Hammy ha un braccio super potenziato».

«si».

«e riguardo a…Robin?»

«…ma devo proprio parlare anche di lui?» le chiese Mr. Lancaster col tono da “e dai, risparmiami!”.

«dato che siamo in tema di discorsi poco piacevoli…»

…e sui quali dopo quel che aveva sentito avrebbe decisamente tenuto la bocca chiusa con chiunque…

«te la faccio breve, Janice: pare che la compianta Alisa non sia poi così morta come Robin voleva far credere a tutti. Ma che sia su Nettuno insieme a nientemeno che Quarrelman, della serie “oltre al danno anche la beffa”…Janice, il discorso di prima vale anche per questo!» le ricordò vedendola sgranare gli occhi neri nella sua classica espressione da “o-mio-Dio devo subito dirlo a Helena, Katherine, Camilla, Nora e anche a Jasmine, ad Ernesta, Ermenegilda e famiglia…!”

«…oh, ma dai…anche di questo nemmeno una parolina?»

Howard sospirò. «non adesso, almeno. Anche se credo che tutta la faccenda verrà fuori a breve, visto che anche Hammy lo sa e al suo ritorno presumibilmente lo dirà a Kevin Mask».

«mh».

Di nuovo quell’espressione seccata sul viso di Janice.

«che hai, ora?» le chiese con dolcezza il marito.

«ho che se Emerald lo sa e tu lo sapevi probabilmente allora lo sa anche quel bifolco di Connors».

Questo fece alzare ad Howard gli occhi al cielo. «chiaro, visto che è lui che si trova a gestire diverse situazioni per conto mio e adesso nello specifico come sai si trova a Tokyo».

Anche Janice alzò gli occhi al cielo.

«io non capisco come possa piacerti al punto che…»

«ne abbiamo già parlato, non-»

«…se i suoi genitori non fossero stati ancora vivi, se non avessi voluto lasciare tutto ad Emerald ed io non fossi stata contraria l’avresti adottato tre anni dopo averlo preso nella security» lo guardò «e al punto che, non potendo fare questo, sono praticamente certa che tu speri che riesca ad entrare in famiglia per “vie traverse”. Ma perché? Eppure lo sai benissimo cos’è quell’uomo e cosa ha fatto».

“a dire il vero che cosa fa” la corresse mentalmente Howard.

«non sono vie poi così traverse. Ad Emerald lui è sempre piaciuto molto. E nell’antica Roma a volte si usava dare in spose le proprie figlie all’uomo migliore del proprio esercito…con la differenza che l’unica cosa che potrei “dare” io a qualcuno, qui, è la mia benedizione. Non spingerei Hammy a stare con lui, o lui a stare con lei, se non fosse quel che vogliono. Mi limiterei solo a dire “va bene”» disse «e se Emerald non fosse stata minorenne, allora, quel “va bene” l’avrei già detto cinque anni fa. Pur avendo fatto intuire al ragazzo che se tra qualche anno lei avesse manifestato ancora interesse…»

Non avrebbe saputo dire perché si fosse in un certo senso “affezionato” all’americano la prima volta che l’aveva visto in viso, quando il ragazzo aveva appena vent’anni e lui trentadue. Sapeva solo che era scattato qualcosa in lui che l’aveva portato vicino a considerarlo…una specie di figlio maschio che non aveva avuto? Mh, forse, o anche se non proprio quello comunque qualcuno che avrebbe gradito far entrare in famiglia. Quando poi aveva iniziato a piacere alla sua principessa, beh, era stato il colpo finale.

Non che fosse quello il motivo per il quale Connors era diventato suo uomo di fiducia, assolutamente no. Se era andata a finire così era stato per puro e semplice merito. Si era distinto per dedizione, lealtà, intelligenza, ed anche per la forza che non guastava mai.

«Howie, è un ex mercenario».

«chi è senza peccato scagli la prima pietra».

«è un arrogante senza scrupoli».

«errore. Se non è in missione non è completamente spietato, e inoltre di scrupoli se ne è fatto uno che è riuscito a colpirmi in modo particolare. Parlando di Emerald e di quel che lei gli disse cinque anni fa, se ne uscì col dire “se anche fosse stata maggiorenne non avrei mai potuto accontentare vostra figlia, signore. Merita di meglio. Un uomo come me, col mio passato, finirebbe solo a…sporcarla”. Disse così. Ed io ho pensato che se un cosiddetto “uomo senza scrupoli” dice qualcosa del genere di una persona, significa che a tale persona tiene molto. Il che è positivo, visto che la persona in questione è Hammy».

«ho capito. Ciò non toglie che adesso però lei sia impegnata con il figlio di Robin, il che significa che quell’interesse verso Connors è finito».

«con certe cose non si sa mai, Janice».

La donna si strinse nelle coperte. «con Kevin Mask però lei sembra fare sul serio».

«lo so, ma magari se Dio vuole…»

«…hai veramente chiesto l’aiuto della divina provvidenza?» allibì Janice «quel ragazzo allora proprio non ti piace».

«spero solo che Dio faccia quel che non posso né voglio fare io. Non mi metterò in mezzo ma non vuol dire che debba farmi piacere per forza Kevin Mask, da che mondo è mondo ognuno può avere tutte le simpatie e le antipatie che vuole».

«a me per esempio quel ragazzo non dispiace. Sarà che è della mia stessa opinione sui tedeschi. E poi, dopo quel che mi hai detto, mi ispira anche compassione poverino. Il padre gli ha mentito per tutta la vita dicendogli che sua madre è morta quando invece non lo è».

«questa però è colpa di Robin, non mia. In quella faccenda non c’entro assolutamente nient-agh! …perché l’hai fatto?» borbottò, dopo che sua moglie gli ebbe dato un debole pugno sul braccio.

«perché sei stato a letto con Alisa, tu».

«prima di conoscerti, però!» le ricordò lui «dopo averti vista tutte le altre hanno cessato di esistere, dovresti saperlo».

Janice incrociò le braccia con uno sguardo di rimprovero, un po’reale e molto no.

«però più di tre anni fa l’hai guardata, quella donna a Buenos Aires…»

«tu l’hai fissata ben più di quanto abbia fatto io: le hai tenuto gli occhi addosso tutto il tempo!».

«ero curiosa!» ribatté Janice «e poi è saltato fuori che era una motociclista, no?»

«appunto».

“a dire il vero pareva tutt’altro”.

Una sera, andati a cena in uno dei locali più “in” e costosi di Buenos Aires, ad un certo punto era entrata nella sala una bella donna insieme ad una sua -bella- amica. Niente di particolare, al mondo ce n’erano di donne molto belle ed eleganti, se non fosse stato per l’autentica aura di potere che emanava. E per lo sguardo in quegli occhi color ghiaccio, che lui conosceva bene perché era molto simile al proprio.

L’aveva guardata come tutti in quella stanza, distogliendo però definitivamente lo sguardo appena si era accorto che lei stava per ricambiare, ed era finita lì.

«però…resta il fatto che l’hai guardata».

Non riusciva a nascondere bene il sorrisetto invitante, Janice.

«se me lo permetti ti dimostrerò che sei l’unica donna che io desideri» disse dunque l’uomo «…di nuovo».

«dovrai metterci moltissimo impegno…»

 

 

:: tre giorni dopo -veramente quasi quattro- una del mattino ::

 

 

«che spettacolo però, eh?» disse Hammy, gli occhi rivolti verso il cielo.

A lei e Connors era andata bene. Non c’era una nuvola che fosse una, e in quel buio totale le stelle si vedevano una meraviglia, così come la sottile falce di luna crescente che si rifletteva nell’acqua dello stagno. Era un ambiente che sembrava quasi irreale, col silenzio che c’era; era l’ultima settimana di ottobre, e per quanto non fosse ancora troppo freddo da non poter campeggiare -uno dei pochi casi in cui il riscaldamento globale poteva tornare utile- lo era già abbastanza dal dissuadere i grilli dal mettersi a cantare.

«già…»

Avevano portato giusto un paio di coperte, considerando che Emerald per al massimo le quattro e mezza avrebbe dovuto essere di nuovo sul pianeta Ercole. Coperte, qualcosa da mangiare, la chitarra, le sigarette, una piccola lanterna di vetro di quelle con la candela dentro, un paio di torce…le pistole…e poi basta.

«che hai?» chiese Hammy al soldato vedendolo un po’pensieroso.

«è che in altre zone quando c’era un silenzio del genere era un segnaccio».

«a beh, giusto» Emerald si distese su una delle due coperte, accendendo la lanternina di vetro con l’accendino. Anche l’americano le si distese accanto.

«quella» indicò la stella polare «una volta mi ha guidato fino al campo base. Dopo un assalto ero stato lasciato indietro, e non avevo niente con me se non un paio di coltelli ed una pistola silenziata. Niente bussola, niente radar. Non avevo nemmeno l’acqua, pensa un po’. Seguendo quella però, alla fine, ce l’ho fatta. Anche se ho dovuto far fuori un po’di gente lungo la via».

«o loro o tu».

Breve pausa di silenzio durante la quale l’americano si voltò verso di lei.

«ogni volta che ci penso mi sembra incredibile».

«che cosa?»

«che pur sapendo quel che ho fatto, e che faccio, tu…insomma guardaci. Siamo qui soli, al buio, e credo che nessuno sappia dove sei e con chi. Io sono un ex mercenario. Eppure tu ti fidi».

«ci conosciamo da tredici anni Mikey, se non mi fidassi di te non potrei fidarmi di nessuno» replicò lei tranquillamente, guardandolo seria «ti conosco da molto più tempo di quanto conosca Kevin».

«eh, a proposito, novità con il little brat?»

Hammy scosse la testa. «no. Non l’ho nemmeno richiamato, non avevo voglia di litigarci un’altra volta. Porco mondo però, prima andava tutto bene…a parte la sua iperpossessività…e adesso come ci sentiamo per più di dieci secondi finiamo a mangiarci la faccia a vicenda» sospirò «ha perfino detto che non sa se riesce a portare avanti la nostra storia. E suo padre gli ha pure offerto di ridargli l’eredità, se mi mollasse».

«aah, ecco spiegato il motivo allora. Damn’ stupid brat».

«non è per quello, è che dice che io sono troppo attaccata a mio padre, che non vuole intorno te e gli altri, che sto  troppo con gli altri ragazzi…bla, bla, bla…» alzò gli occhi al cielo «capisci adesso?»

«ma che ci stai a fare? Meriti di meglio. Già…anche meglio di quel brat. Per nobile e sant’uomo che sia…»

«sant’uomo! Ma dove? Stava con i D.m.P., il cielo solo sa che cos’ha combinato in quel periodo!»

«ah davvero…»

Pareva proprio che ad Hammy piacessero i cattivi ragazzi, allora, se anche il moccioso aveva un pessimo passato alle spalle.

Solo che per Kevin il passato era passato.

Per lui, il passato in un certo senso era ancora il presente.

Si accesero entrambi una sigaretta.

«tu invece che mi racconti?»

«riguardo a cosa?»

«alle signore».

La domanda fece sorridere sfacciatamente l’americano. «come vuoi che vada, alla grande» disse, accarezzando i petali del fiore che le aveva messo tra i capelli prima «anche se nessuna è come la mia miz preferita».

Lei era arrossita, ma al buio non si vedeva. «quel “miz” tu proprio non riesci a levartelo eh?»

«scherzi? È uno dei miei tratti distintivi» il sorrisetto si allargò «miz».

Lei sbuffò e scosse la testa alzando gli occhi al cielo. «mi sa che dopo tredici anni non c’è speranza, è una di quelle cose che non cambieranno mai. Come il tuo repertorio di canzoni da suonare alla chitarra, più o meno».

«stavolta non posso darti ragione perché si da il caso che stia lavorando alla numero quattro» la corresse l’americano prendendo la chitarra «e con questa prevedo tante acchiappate».

«come se fossero già poche, seh…comunque…» si mise a gambe incrociate «di che si tratta? “Besame Mucho”, similia?»

«a dire il vero no».

Qualche secondo di silenzio e poi iniziò a suonare le prime note.

«ah…è Can’t help falling in love» disse piano Hammy.

«eh si…è proprio quella».

L’unico suono a parte quello della chitarra era quello della brezza tra i fili d’erba.

« wise men say only fools rush in…»

No, non era Il Re, però se la cavava. Fece per continuare, quando…

« …but I can’t help falling in love with you…»

Emerald l’aveva preceduto, rivelando che anche lei “se la cavava”.

Il soldato le diede una breve occhiata, fece un sorrisetto, e continuò.

« shall I say would it be a sin…?»

Eh.

Parole che stavano iniziando a farlo riflettere, mentre la guardava.

Che gli piacesse non era un mistero. Avrebbe dovuto davvero dire che era peccato, questo?...si, si, lo era, per tutti i motivi a cui aveva pensato spesso.

« if I can’t help falling in love with you…»

Emerald si diceva che due amici di vecchia data potevano cantare insieme. Che c’era di male? non era chissà quale peccato, tutt’altro.

Evidentemente però il suo viso era di opinione diversa, visto di che colore erano diventate le guance -e ringraziò che fosse buio-.

« Like a river flows surely to the sea, darling so it goes, some things… are meant to be…»

Come un fiume scorre sicuramente nel mare, anche altre cose Dovevano Essere.

C’erano cose contro le quali non si poteva combattere.

Contro le quali forse nessuno scrupolo poteva niente.

Però non erano giuste.

«take my hand…»

Forse era solo perché influenzata dalle parole della canzone Emerald che avrebbe voluto…seguirle, appunto. Che in un brutto momento come quello ci fosse qualcuno a tenerla per mano e che, di certo, non poteva essere Kevin visto che era lui stesso causa del “brutto momento” in questione.

«take my whole life too…»

Non era forse quel che faceva quella ragazza?

Prendere lui e la sua intera vita esattamente così com’erano?

Non le aveva mai nascosto cos’era, lei sapeva cosa faceva e cos’aveva fatto, e lui non aveva mai mentito parlando di pentimenti che non c’erano stati.

Eppure Emerald era lì.

« for I can’t help falling in love with you…»

Era successa una cosa analoga in passato, pur ricordandola in ogni dettaglio non l’aveva richiamata alla mente. Era successo verso le otto di sera, nella tenuta, accanto alla sorgente. Lui le aveva mostrato la sua “strategia acchiappa signore”…ed era stato allora che lei gli aveva rivelato la sua cotta per lui.

“cotta”…dai sette ai quindici anni! Era una cotta bella grossa.

E lui le aveva detto che non era il caso. Non con lei a quell’età, non lei che era la figlia del capo, non lui che “era quello sbagliato”.

E lei aveva capito. Ma le era sembrato come se a lui fosse dispiaciuto un po’ doverle dire di no.

« Like a river flows surely to the sea, darling so it goes, some things are meant to be…»

Si…si, era vero, non c’erano parole più vere di quelle in quel momento. Alcune cose semplicemente andavano così come dovevano andare, al di là del giusto, dello sbagliato, degli scrupoli, del meritarsele o meno. Non potevano essere evitate, succedevano e basta, come se fossero state scritte nel DNA, o fosse semplicemente destino.

«take my hand…»

E l’americano l’aveva presa, la sua mano.

«take my  whole life too…»

“e…la prenderò…” pensò Emerald. Un pensiero che andava al di là del raziocinio, della giustizia, degli impegni, di Kevin!

Si stavano guardando adesso, occhi neri persi in occhi smeraldini e viceversa.

« For I can’t help… falling…» le dita  di Connors avevano smesso di muoversi sulle corde, ma lei continuò a cantare. Esitante, ma continuò «…in love…with…»

Si interruppe. Ma quanto accidenti erano arrivati vicini?...

«you» concluse piano lui.

E nessuno dei due avrebbe saputo dire chi avesse iniziato, chi fosse stato ad avvicinarsi per primo, sapevano sono che i loro visi, le loro labbra, avevano finito per incontrarsi, le loro lingue ad intrecciarsi, i loro corpi ad abbracciarsi e…

E com’era iniziato poi era improvvisamente finito, con quel bacio.

Entrambi, staccatisi, si guardarono come a dire “ma che diavolo ho fatto?!”

“non posso. Non…posso. Lei merita di più. La cosa non è…fattibile”.

“…cazzo… ma teoricamente sarei fidanzata, io”.

Continuarono a guardarsi per un po’.

«ah…beh…a quanto pare la canzone funziona, Mikey» commentò la ragazza massaggiandosi la nuca.

«…pare proprio di si. Ma d’altra parte l’avevo detto che acchiappava. E non dico mica stupidaggini, io».

Breve pausa di silenzio.

«tu non hai fame?»

«non molta. Sei tu la mangiona qui, miz Lancaster, ma per fortuna ho abbondato con le scorte…»

Sembravano aver stipulato il tacito accordo di ignorare quanto era appena accaduto.

Però…era accaduto.

Se era accaduto, un motivo c’era.

E c’era anche chi aveva visto.

 

 

«ma secondo voi che dovremmo fare?» disse piano Trixie.

«non so voi ma io l’ambasciator che porta pena non lo faccio» disse subito Kid «a Kevin non dico una parola, non ci tengo a farmi picchiare!!!»

«però quel che abbiamo visto…l’abbiamo visto!» disse Wally.

«Hammy con quello yankee! Assurdo!» Terry scosse la testa «credevo che lo amasse, a Kevin, e il fatto che non è la persona più simpatica del mondo in questo caso non c’entra…»

«si, ma non possiamo nemmeno arrivare ed aprire bocca senza sapere bene come stanno le cose. Emerald non mi è mai sembrata tipo da tradire, se è qui con l’americano ed è successo quel che è successo ci dev’essere sotto dell’altro. Già solo il fatto che sia qui mentre dovrebbe essere alla Scuola di Ercole non è normale» disse Jeager «no, su: prima cerchiamo di sapere qualcosa di più, poi se mai…vedremo se è il caso di…» sbuffò «io comunque a Mask non lo dico sicuro. Non per paura, ma perché non mi riguarda. E mi viene da dire che se lei ha fatto così un motivo ci sarà».

Meat era il più sconvolto di tutti. Ma quella ragazza non riusciva a stare fuori dai casini nemmeno per una volta?!

Le cose su cui far luce aumentavano sempre di più, e fino a quel momento non gli era riuscito di ottenere una risposta che fosse una.

“oh, ragazzi…”

   
 
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