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Autore: Torbida_jokes    09/03/2014    6 recensioni
''L’unica persona capace di rassicurarmi non può farlo. La vita l’ha lasciata andare troppo presto. L’ha allontanata dalla sua famiglia, dai suoi conoscenti, dai suoi compagni... L’ha allontanata da me, disintegrandomi completamente.
Senza quella persona, io sono solo un cumulo di cenere che non si porta via neppure il vento.''
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘’Takuto, lui si chiama Ranmaru. Fate amicizia.’’
‘’Takuto, ti va di giocare con me?’’
‘’Takuto, sei davvero divertente!’’
‘’Takuto, saremo nella stessa classe alle medie!’’
‘’Takuto, sei bravissimo a suonare il piano!’’
‘’Takuto, sai che sei il mio migliore amico?’’
‘’Takuto, hai mandato il pallone in strada, non devi calciare così forte! Vado a prenderlo io.’'

‘’RANMARU, ATTENTO !’’
 
 

Mi trovo seduto sul terrazzo della scuola, mordicchiando un panino al salame. E’ l’ora di pranzo.
L’aria è fresca e frizzante, e si insinua leggera sotto i vestiti preannunciando l’inizio di una nuova stagione. Intorno a me, orde di studenti ridono e chiacchierano a tutto spiano.
Ma le loro voci mi giungono estranee, lontane, quasi fossero echi. Suoni che mi galleggiano attorno la testa senza toccarmi, e io non faccio alcuno sforzo per accorciare quella distanza. Mi sento mancare la forza necessaria per provarci.
 
‘’E’ davvero questo che si prova quando ci si abitua alla solitudine?’’
‘’Non dire così.’’
 
Sobbalzo, per poco il pane non mi sfugge di mano. Mi guardo intorno, allarmato, il corpo percosso da brividi.
Nessuno.
Nessuno è abbastanza vicino a me da potermi parlare.
Ma certo, mi dico con un sorriso amaro. Me lo sono immaginato. Dopotutto, chi è che mi parlerebbe?
Non sono forse Takuto Shindou, il ragazzo asociale che non spiccica parola neanche sotto tortura?
Ma non sono sempre stato così.
C’è stato un tempo in cui parlavo, e qualche volta facevo – se si può considerare tale quel leggero ripiegamento agli angoli della bocca – un sorriso.
Frequentavo persino il club di musica della scuola. Suonavo il pianoforte, e mi piaceva.
Le dita premute con decisione sui tasti bianchi e neri, il susseguirsi di melodie dolci e gravi, il muoversi sinuoso delle mani esperte, mentre la musica segue, avvolge e travolge subito dopo, in un vortice macabro e meraviglioso. Una belva misteriosa incredibilmente docile, ma impossibile da domare.
 
‘’Dovresti riprendere a suonare, sai?’’
 
Il pezzo di pane che stavo ingoiando mi va di traverso, e per poco non soffoco. Provo a ricompormi il prima possibile per cercare, di nuovo, la fonte di parole spuntate dal nulla, ma scopro ancora una volta che ne sono prive.
Sto diventando pazzo, penso. Sto decisamente diventando pazzo.
Forse ho talmente bisogno di conforto che mi creo da solo delle voci che mi parlano.
Conforto.
Chi è che potrebbe davvero darmelo? Per la seconda volta, la risposta è nessuno.
L’unica persona capace di rassicurarmi non può farlo. La vita l’ha lasciata andare troppo presto. L’ha allontanata dalla sua famiglia, dai suoi conoscenti, dai suoi compagni... L’ha allontanata da me, disintegrandomi completamente.
 
Senza quella persona, io sono solo un cumulo di cenere che non si porta via neppure il vento.
 
Giunta all’aldilà, passata a miglior vita, andata in paradiso... Io non uso questi vocaboli pieni di false speranze. Per me basta dire che ‘’non c’è più’’.
Perché lui non è qui con me, e questa è la sola cosa certa e reale.
 
‘’Ahahahahahahahah!’’
 
Quella risata mi esplode nella testa. Non è come le frasi che ho sentito poco prima, trasparenti e sconosciute.
Questa mi suona distinta, corporea, sonora. Questa è una vera e propria voce che mi rimbomba nelle pareti del cervello, come se qualcuno mi stesse gridando dritto nell’orecchio.
Ma la cosa che più mi sconvolge, è che mi sembra di averla già sentita. E sono ancora più sconvolto nello scoprire che ho ragione, quando parla subito dopo.
 
‘’Ma sentilo! Suvvia, smettila con questi pensieri pessimisti!’’
 
Lui.
Lui che era conforto, aiuto, consiglio.
Lui che era pace dopo la guerra, sole dopo la pioggia, sorriso dopo le lacrime.
Lui che era un abbraccio, un rimprovero, un incitamento.
Lui che era soprattutto un amico.
Lui, Ranmaru Kirino.
 
‘’Ranmaru...’’ mormoro.
E’ inevitabile, le lacrime cominciano a solcarmi copiose le guance, e dopo pochi secondi vengo scosso dai singhiozzi.
’Hey.’’  
‘’Ranmaru...’’ ripeto. E’ l’unica parola che mi sento di dire.
’Takuto.’’ mi sento rispondere. Sembra risoluto. ‘’Cosa diavolo stai facendo?’'
‘’Io... io sto...’’ Giusto, cosa sto facendo? Sto piangendo come un bambino davanti a tutti, per un fenomeno sovrannaturale e impossibile. Ma a questo mi sento disposto a credere, almeno per un istante.
‘’Scusa, se... se non riesco a smettere di piangere.’’ mi esce.
‘’Non mi riferisco a questo.’’ sbuffa. ‘’Mi riferisco a quello che stai combinando nella vita. Ma ti sei visto? Fai bene a definirti un cumulo di cenere.’’
Mi asciugo le lacrime con la maglia, mi sforzo di calmare i singulti, ma non parlo. Non perché non voglia, come sempre, ma perché davvero non so cosa dire. Non posso fare altro che ascoltare quel rimprovero, e rendermi amaramente conto di averlo deluso.
‘’Sembri più morto di me.’’ aggiunge dopo un po’.
E improvvisamente, dopo tanti mesi, tanto tempo, prendo a ridere. Una di quelle risate genuine, che manifestavo solo con lui, con Ranmaru. Nella mia testa, lo sento fare lo stesso.
‘’Cosa devo fare?’’ gli chiedo. ‘’Tu mi manchi tantissimo. Non so come ricominciare.’’
Strano a dirsi, ma è come se lo sentissi sorridere comprensivo. Forse i suoi sorrisi erano talmente dolci e sinceri da essere percepiti ad occhi chiusi, ed io non me n’ero mai accorto.
‘’Prendi un bel respiro.’’
Respiro profondamente.
‘’Alzati.’’
Mi alzo. Una pausa.
‘’E ora?’’
‘’E ora... Piega gli angoli della bocca più forte che puoi e vivi come se non avessi mai smesso di farlo.’’
Nella mia testa, sento i suoi passi echeggiare, e man mano farsi sempre più distanti.
Non provo a fermarlo, so che è giusto così. Sono lì in piedi, aspettando che i suoi passi si spengano, finché un’improvvisa sensazione di leggerezza mi comunica che Ranmaru Kirino se n’è andato definitivamente.
‘’D’accordo...’’ sussurro in risposta.
 
E sotto gli occhi di tutti, dal cumulo di cenere qual sono, rinasco come una fenice. 
 
 
 
--Angolo dell’autrice—
‘Giorno a tutti! Mi sono appena iscritta. ^ w ^
Anzitutto volevo avvisare che questa è la prima oneshoot in assoluto che inizio e porto a termine, quindi mi sento realizzata dal principio. x°°°
L’ho scritta due giorni fa in un momento di tristezza, e ho scelto come protagonisti Shindou e Kirino proprio perché sarebbe stato presto il TakuRan day. (03/09, yeyeyeee~)
Spero che vi piaccia il mio esordio in questo sito, anche se non sono per niente esperta nello scrivere. ; w ; ‘’
Buona giornata.~ 
  
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