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Autore: _Trilly_    09/03/2014    7 recensioni
Trascorse le vacanze estive lontana dall’Argentina con il suo papà, Violetta è pronta ad affrontare un nuovo anno in piena libertà allo Studio 21, ma ritornata a casa, si rende conto che troppe cose sono cambiate: durante il suo periodo di assenza ha capito di non provare più nulla per Thomas, ritornato in Spagna, e di sentire invece la mancanza di Leon, per cui ha scoperto di provare ancora un sentimento molto forte. Quest’ultimo, dopo aver chiuso con lei ha cambiato vita, ritrovandosi ad essere una persona completamente diversa da quella che era. Le vacanze estive hanno cambiato anche Pablo e German, che hanno preso importanti decisioni che li porteranno lontano da Angie, che seppur ferita avrà modo di fare finalmente chiarezza nel suo cuore. Nuovi personaggi nel frattempo giungeranno a Buenos Aires con le loro vicende e con i loro inconfessabili segreti. Ci saranno amici e rivali, nuovi insegnanti e nuovi amori, che movimenteranno la vita nell’accademia più famosa di Buenos Aires e che porteranno dei profondi e irreparabili cambiamenti, tanto che le cose per i nostri amati personaggi non saranno più le stesse…
Leonetta e Pangie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Cos'è questo profumino?” Chiese Angie, curiosa, entrando in cucina. Il rumore di pentole l'aveva svegliata dal lungo e profondo sonno sui morbidi guanciali del lettone di Galindo ed era andata a controllare, passando però prima per il bagno, dove aveva fatto una doccia e indossato gli abiti del giorno prima. Sorrise, ripensando alla cenetta romantica che il moro aveva organizzato per loro e a come riuscisse ogni volta a sorprenderla. Pablo, impegnato davanti ai fornelli, le sorrise dolcemente. “Buongiorno, dormito bene?”
Lei annuì, ostentando ancora il luminoso sorriso con cui si era svegliata, abbracciandolo e lasciandogli un bacio sulle labbra. “Splendidamente.” Lo sguardo della bionda si posò poi su ciò che lui stava cucinando. “Crèpes?”
“Mi sono ricordato che le adori e così ho pensato di farti una sorpresa,” sussurrò Pablo, circondandole la vita con un braccio e attirandola a se. Angie gli gettò le braccia al collo e sorridendo, poggiò la fronte contro la sua. “Te lo hanno mai detto che sei il fidanzato più dolce del mondo?”
Pablo avvampò. “Quindi noi due...stiamo insieme?” Balbettò, imbarazzato, facendole scuotere la testa, divertita. “Per me si, ma non so per te.”
“Oh, ma anche per me si,” si affrettò a dire il moro. “Volevo solo esserne sicuro.”
Si sorrisero, lui impacciato e lei un po' imbarazzata. “Ce l'hai la nutella?” Chiese Angie, all'improvviso, voltandogli le spalle per nascondere la sua agitazione. Era la prima volta che ammettevano di essere fidanzati e ora che lei aveva la certezza di amarlo, non poteva fare a meno di avvertire del disagio. Erano stati amici per anni e ritrovarsi in quella stessa cucina come fidanzati era così strano, ma anche così bello e onestamente non sapeva come avesse fatto a vivere senza. “Nel mobile alla tua destra,” le disse Pablo, indicandoglielo con un cenno, mentre metteva in un piatto una crèpe ormai pronta. Angie prese il grosso barattolo e munita di coltello, iniziò a spalmare la nutella sulla crèpe, nel frattempo canticchiava tra se e se. Quasi senza rendersene conto, il moro si ritrovò a guardarla, rapito. Era così bella la sua Angie e la sua voce, era la melodia più dolce che avesse mai sentito.
“Pablo?” Lo richiamò Angie, schioccandogli le dita davanti agli occhi. “La tua crèpe, rischi di bruciarla,” aggiunse, divertita. Lui si riscosse, grattandosi nervosamente il capo. “Cosa? Ah, si.” Velocemente, spense il fuoco e rischiando di farla cadere a terra più volte, mise la crèpe nel piatto e si sedette accanto a lei.
La bionda nel frattempo, aveva iniziato a mangiare, ma al contempo non gli aveva staccato gli occhi di dosso, era così buffo e tenero allo stesso tempo il suo Pablo. Le faceva ancora strano definire Pablo 'suo', eppure era così. Loro stavano insieme ed erano felici, il pensiero di German era ormai lontano.
“Cosa c'è, Angie?” Le chiese lui, rendendosi conto che lo stesse fissando e intrecciando una mano con la sua. Il suo sorriso era così dolce, così premuroso e Angie si sentì amata come mai nessuno l'aveva fatta sentire. Ricambiò il suo sorriso, accarezzandogli la mano. “Stavo pensando a noi, riesci a credere che ora stiamo insieme?”
Pablo sorrise, inclinando il capo. “Se me lo avessero detto l'anno scorso in questo stesso periodo, penso che li avrei presi per pazzi, per te sono sempre stato solo un amico e quando è arrivato German, le mie possibilità si sono ridotte ancora di più sotto zero.”
“Così credevi e credevo anch'io, probabilmente,” ammise lei. “L'amore però è così imprevedibile, così complicato.”
“Puoi. Dirlo. Forte,” sussurrò lui, assottigliando la distanza tra di loro ad ogni parola, finché le loro labbra non si trovarono a un soffio. I suoi occhi scuri erano ormai persi nei grandi occhi verdi di lei, i loro cuori battevano a un ritmo forsennato e i respiri si fondevano l'uno con l'altro. Con lentezza Pablo posò la mano sulla sua guancia e finalmente fece congiungere le loro labbra. Si baciarono dolcemente, poi in maniera sempre più appassionata. Le mani di Angie scorrevano nei suoi capelli neri, quelle di lui invece, le accarezzavano il volto e i lunghi capelli biondi.
“Pablo, io,” sussurrò, ma lui la interruppe, poggiandole un dito sulle labbra. “Aspetta.” Prima che lei se ne rendesse conto, era già corso fuori dalla cucina. Tornò quasi subito, nascondendo qualcosa dietro la schiena.
“Cosa nascondi?” Chiese Angie, curiosa, tentando di sbirciare.
Pablo sorrise sibillino, tornando a sedersi e allo stesso tempo, continuando a non mostrarle quello che nascondesse.
“Allora?” Insistette la bionda, emozionata come una bambina. “Non tenermi sulle spine, non resisto più.”
“Angie,” iniziò lui, stringendole una mano, mentre l'altra restava dietro la schiena. “Da quando sei venuta qui a consolarmi, dopo quello che mi ha detto Jackie, sento che il vuoto dentro di me si è ridotto e... quando avrò ottenuto anche il perdono di Diego, credo che raggiungerò il massimo della felicità. Io ti amo, Angie,” aggiunse con gli occhi lucidi. “E proprio per questo, voglio darti una cosa che per me è molto importante.” Dicendo ciò, portò sul tavolo anche l'altra mano, nella quale stringeva una scatolina di velluto blu. Angie la prese con mani tremanti e l'aprì. All'interno c'era una sola piccola chiave d'argento.
“è la chiave di casa mia,” spiegò lui, con un filo di voce. “Voglio che vieni a vivere con me e che questa casa diventi anche tua.”
La bionda fissò la chiave e poi lui, commuovendosi fino alle lacrime. “Oh Pablo!” Esclamò, scoppiando a piangere tra le sue braccia. Pablo la strinse a se, accarezzandole il capo.
“Questo è un si?” Chiese, sorridendo. Angie sollevò lo sguardo, incrociando il suo. Oltre le lacrime, un grande e bellissimo sorriso illuminava il suo volto. “Ti amo anch'io, Pablo e si, voglio vivere con te.”
A quelle parole, anche Pablo si lasciò andare a un pianto di felicità e la baciò con passione. Si baciarono ancora e ancora e probabilmente avrebbero continuato a farlo, se non fosse suonato il campanello. “E ora chi è?” Sbuffò la Saramego, facendolo sorridere.
“Andiamo a vedere,” disse Pablo e insieme andarono alla porta. Tutti si aspettavano di trovare, ma non di certo Jackie. La bionda non avrebbe potuto essere più pallida e il modo in cui si torturava le mani, fece capire loro che fosse anche nervosa. Alla vista di Angie, un lampo attraversò il suo sguardo, poi però la ignorò, rivolgendosi a Pablo. “Devo parlarti.”
L'uomo annuì, invitandola ad entrare. “Si, penso proprio che dobbiamo parlare.” Dopotutto non potevano rimandare per sempre la questione 'Diego'. L'ultima volta era così sconvolto che aveva preferito aggredirla per poi andarsene, ma ora aveva bisogno di risposte. In silenzio raggiunsero il salotto, ormai rimesso a posto dopo la furia di Pablo di pochi giorni prima. Jackie si sedette su una delle poltrone, mentre Angie e Pablo si sedettero sul divano.
“Ho detto che voglio parlare con lui, non con te!” Sbottò Jackie, fulminando la Saramego con lo sguardo. Quest'ultima si accigliò, per nulla intimorita. “Io vivo qui, Jackie e me ne vado solo se me lo chiede Pablo.” Dicendo ciò, strinse la mano dell'uomo, che le sorrise dolcemente.
La Fernandez si indispettì e dopo aver lanciato un'altra occhiataccia ad Angie, guardò Pablo. “So che hai parlato con Diego.”
Lui annuì. “Te lo ha detto lui?” Jackie rise, amaramente. “Da quando mi ha affrontato quella sera, mi evita, ma sapevo che tu lo avresti trovato e così ti ho pedinato.”
Pablo strabuzzò gli occhi, sicuro di aver capito male. “Mi hai pedinato?”
L'insegnante di danza annuì. “Te l'ho detto, lui è arrabbiato con me e non si fa trovare. Volevo vederlo.”
“Evita anche me,” ammise Galindo. “Ha capito ancora prima che glielo dicessi ed è scappato via, sconvolto.”




“Non mi sembra vero che sono davvero qui,” mormorò Diego, camminando avanti e indietro sul marciapiede a pochi metri da casa Galindo, portandosi nervosamente la sigaretta alle labbra. Camilla e Violetta lo seguivano con lo sguardo, indecise sul da farsi, mai lo avevano visto così nervoso e non potevano dargli torto visto che di lì a poco avrebbe finalmente parlato con Pablo, suo padre. Leon, dal canto suo, tentava in tutti i modi di rassicurare l'amico, raccontandogli una serie di aneddoti riguardanti il direttore dello Studio. “Non poteva capitarti un padre migliore, te lo assicuro,” gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla. “Lo conosco da tanto tempo, è stato come un padre per ogni singolo ragazzo con cui ha avuto a che fare. Quando ho avuto bisogno, c'è stato.”
Lo spagnolo annuì distrattamente, perso in chissà quali pensieri. Era terrorizzato, era più che evidente e proprio per questo, Leon gli gettò la sigaretta a terra, beccandosi un'occhiataccia, che però ignorò, prendendolo per le spalle. “Guardami.” Diego sbuffò, poi però obbedì. “Stai tranquillo, Pablo già ti adora. Darebbe la vita per ogni suo studente, figuriamoci per suo figlio.”
“Leon ha ragione,” convenne Camilla, prendendo coraggio e avvicinandosi ai due. “Sai quante volte Pablo avrebbe potuto mandarmi via a causa delle mie insicurezze o delle liti con Ludmilla? Eppure sono ancora qui, segno che ha un gran cuore e sono sicura che non vede l'ora di offrirti il suo amore.”
“Nessuno ti capisce più di me,” aggiunse Violetta, con un sorriso rassicurante. “Quando ho scoperto che Angie fosse mia zia, avevo paura esattamente come te. Non facevo altro che chiedermi perché non me lo avesse detto prima e soprattutto, temevo che se avessi imparato a volerle bene lei avrebbe potuto abbandonarmi di nuovo.” Leon le strinse forte la mano e lo stesso fece Camilla, mentre Diego la guardava, insicuro. “E poi? Cosa ti ha portato a cambiare idea?”
La Castillo sorrise, rimembrando quel famoso giorno in camera sua quando lei e Angie avevano parlato e l'aveva accettata come zia. “Ho capito che lei non avesse colpa, sono state le paure di mio padre a tenerci lontane e poi...e poi non potevo perderla di nuovo, avevo bisogno di lei. Angie non è solo mia zia, è la mia famiglia, colei che per me ci sarà sempre.”
“Pablo può essere lo stesso per te,” sorrise Leon, stringendo forte a se Violetta, che poggiò la guancia contro il suo petto. “E anche Jackie. Fernandez ha rovinato le vostre vite, vi ha messi l'uno contro l'altro, vi ha fatto dubitare di voi stessi e... non potete continuare a permetterglielo.”
“Mettiti in gioco, corri il rischio.” Camilla strinse il polso del moro, sorridendogli rassicurante. “Puoi farlo, sai che ne sei capace. Sei la persona più forte che abbia mai conosciuto,” aggiunse, facendo nascere un mezzo sorriso sul volto del ragazzo. “Io al tuo posto non so se avrei trovato il coraggio di partire per una città sconosciuta, alla ricerca di due estranei. Questo dimostra quanto fegato tu abbia.”
“E non è una cosa da tutti,” sorrise Leon, dandogli una pacca sulla spalla.
Diego scosse la testa, divertito. “Ho potuto contare su amici fidati come voi e come Miguel, altrimenti non ce l'avrei fatta.”
“Ma smettila!” Sbottò Violetta, ruotando gli occhi. “Da quando tu sei modesto? Sei poco credibile.”
Leon scoppiò a ridere. “La mia ragazza ha ragione, tu e la modestia appartenete a due mondi diversi.”
“Diciamo pure che nel suo vocabolario non esista quella parola,” aggiunse Camilla, ridendo a sua volta. Diego spostò lo sguardo dall'uno all'altro, offeso. “Ma quanta cattiveria gratuita, grazie, davvero.” Si guardarono ancora, poi anche lui si unì alle risate, decisamente più leggero rispetto a poco prima. “Grazie,” mormorò alla fine, sorridendo agli amici e facendo scivolare la mano in quella di Camilla, che sobbalzò a quell'improvviso contatto, poi però sorrise, ricambiando la stretta. “Ne avevo bisogno.”
I tre sorrisero. “Vai tranquillo, io per te ci sarò sempre,” promise Leon. Quelle semplici parole portarono Diego a sorridere e a prendere per la prima volta l'iniziativa, stringendo l'amico in un forte abbraccio. “Sei un amico, Vargas, un vero amico.”
Sorpreso, il messicano contraccambiò l'abbraccio. “Anche tu lo sei, non ho dimenticato cos'hai fatto per me.” Entrambi sapevano che si riferisse a quando gli era stato accanto nel suo periodo buio, a quando aveva rinunciato a Violetta per la loro amicizia e infine addirittura li aveva aiutati a chiarire. Non c'era bisogno di parole, uno sguardo valeva molto di più.
“Grazie anche a te.” Sciolto l'abbraccio con il fido amico, Diego si rivolse a Violetta. “Non eri costretta a venire, non eri costretta ad aiutarmi.”
“E perché mai?” Ribatté, incredula lei. “Diego, tu mi hai aiutata a chiarire con Leon e...dopo tutto quello che abbiamo passato, ormai siamo amici.”
Lui sorrise. “Hai ragione, siamo amici.” L'abbracciò, rendendosi conto che i brividi che aveva avvertito un tempo, fossero spariti. Quasi non si era reso conto di aver smesso di provare qualcosa per Violetta, forse alla fin fine era stata davvero solo una semplice cotta.
Leon e la Castillo, dopo avergli fatto promettere di raccontare loro tutto dopo aver parlato con Pablo, se ne andarono mano nella mano, probabilmente diretti a fare una passeggiata romantica, lasciando strategicamente da soli Diego e Camilla, avevano capito che tra di loro ci fosse qualcosa.
“E a me non mi ringrazi?” La Torres gli allacciò le braccia al collo, ostentando un sorrisetto malandrino, che lui prontamente ricambiò, circondandole la vita e attirandola a se. “Grazie,” soffiò, a pochi centimetri dalle sue labbra, per poi baciarla. “Così va meglio, ma puoi provare ad essere più convincente,” lo provocò, passandosi la lingua sulle labbra.
Un lampo attraversò lo sguardo del ragazzo a quel gesto. “Non mi provocare, non ti conviene,” sghignazzò, facendo congiungere nuovamente le loro labbra.
“Ora vai,” disse Camilla alla fine, stringendogli forte le mani. “Avete tanto di cui parlare tu e Pablo.”
Diego annuì. “Dopo ti chiamo,” promise, abbracciandola. “Ovvio, io devo sapere tutto.”
“Sei una pettegola,” ghignò il ragazzo, beccandosi una pernacchia. “Antipatico.”
Si sorrisero e dopo essersi scambiati un ultimo bacio, Diego si incamminò verso il palazzo di casa Galindo, con il cuore che gli batteva a mille.




Pablo e Jackie avevano da poco iniziato a parlare, quando suonò nuovamente il campanello. “Vado io,” disse Angie, lasciandoli da soli in salotto e correndo verso la porta. Quando l'aprì, si ritrovò di fronte un agitato Diego e probabilmente, sarebbe rimasta a fissarlo impietrita per ore, se il ragazzo non avesse parlato.
“Ciao Angie, c'è Pablo?”
Lei sbiancò, poi annuì, nervosamente. “è in salotto e...”
“Diego.” Pablo e Jackie comparvero all'improvviso in fondo al corridoio e ora fissavano il giovane, sorpresi.
Lui deglutì, passandosi ansiosamente una mano nei capelli. Non aveva previsto che ci fosse anche Jackie, ma non poteva di certo tirarsi indietro e poi chissà, avrebbe potuto tentare di farsi spiegare alcune cose che ancora non gli erano chiare. Prendendo coraggio allora, li guardò fisso negli occhi. “Sono qui per parlare con te, Pablo, ma visto che ci sei anche tu, Jackie, parlerò con entrambi.”
Un sorriso illuminò i volti di Pablo e Jackie , mentre tutti e quattro andavano in salotto. Fino a pochi minuti prima, stavano parlando proprio di lui e ritrovarselo lì, disposto a parlare con loro, era la sorpresa più bella e inaspettata che potessero chiedere.
Diego si sedette proprio sulla poltrona che prima era occupata da Jackie e non faceva altro che torturarsi le mani e mordersi l'interno della guancia. Mai in vita sua si era sentito tanto nervoso. Quando era arrivato in quella città era più sicuro e determinato, convinto di ciò che facesse, ma man mano che aveva messo insieme i pezzi di quel complicatissimo puzzle, aveva iniziato ad avere paura e l'istinto di mollare tutto, era stato parecchio forte. Spesso si era chiesto chi potessero essere i suoi genitori, aveva ipotizzato i motivi che potevano averli spinti ad abbandonarlo, ma la realtà era stata più sorprendente di qualsiasi ipotesi. Il destino lo aveva portato ad iscriversi proprio nella scuola dove insegnavano, quante volte aveva parlato con loro, quante volte erano stati a stretto contatto. La verità era lì, davanti ai suoi occhi e forse per paura e per insicurezza, era stato sul punto di rinunciare a conoscerli. L'idea che potessero essere stati d'accordo con Joaquin, lo aveva tormentato giorno e notte, poi Jackie aveva ammesso di non sapere della vendita e di non averlo cercato e ancora, Pablo gli aveva assicurato di non sapere nemmeno della sua esistenza fino a poco tempo prima. Tutte quelle informazioni, quegli sguardi, quelle lacrime,lo avevano confuso e portato ad allontanarsi da entrambi. Come poteva essere sicuro che fossero sinceri e che soprattutto, non lo avrebbero abbandonato di nuovo? Le parole dei suoi amici, quelle di Leon su tutte e poi ovviamente quelle di Camilla e Violetta, gli avevano aperto gli occhi. Nella vita non c'erano certezze e bisognava correre il rischio se si voleva ottenere qualcosa. Proprio per quello, ora era lì, su quella poltrona. Basta fare stupide ipotesi, voleva la verità.
Guardò Pablo e Jackie, seduti sul divano a distanza di sicurezza e notò che lo stessero guardando a loro volta. Come lui erano nervosi e agitati, ma allo stesso tempo, sembravano scrutarlo per memorizzare ogni suo dettaglio. In fondo lo avevano finalmente di fronte consapevoli che fosse il loro figlio, anche per loro non doveva essere facile.
“Voglio sapere tutta la verità,” mormorò, prendendo un profondo respiro. “Conosco solo alcuni pezzi e non bastano per farmi fare chiarezza.”
Pablo e Jackie annuirono, poi fu proprio quest'ultima a prendere la parola. “Io credo di dovere delle spiegazioni ad entrambi, non permetterò a mio padre di ottenere quello che vuole, cioè, farmi odiare da voi.” Sotto lo sguardo attento dei due, proseguì. “Mio padre, Joaquin Fernandez, è nato e cresciuto nei bassifondi, ma ha sempre avuto l'ambizione di arricchirsi e tra una manipolazione e l'altra, è riuscito a convincere mio nonno a cedergli la locanda di famiglia, che lui stesso ha poi chiamato 'J.D.F.' che altro non è, che la sigla del suo nome. Quella locanda però, era un postaccio situato in un quartiere ancora più orribile. La gente che lo frequentava e che lo frequenta tutt'ora, è la peggiore specie in assoluto e il più delle volte gli chiedevano credito. Fu per questo che mio padre, quasi sul lastrico, iniziò a cercare una donna ricca da sposarsi e che gli consentisse di vivere come desiderava. La sua scelta ricadde su mia madre, Amelia, sorella minore di Antonio e futura ereditiera di un sostanzioso patrimonio. Il matrimonio dei miei genitori è stato un affare per mio padre e la coronazione di un sogno d'amore per mia madre. Sono cresciuta tra i litigi, le urla e le imposizioni di mio padre. Lui decideva, lui comandava, lui minacciava e mia madre, troppo debole e innamorata, obbediva. Man mano che crescevo, ha iniziato a fare lo stesso con me. La situazione è peggiorata quando mio nonno ha ceduto lo Studio ad Antonio e non a mia madre, credo che sin dall'inizio puntasse a metterci le sue manacce sopra. Le liti tra i miei sono state sempre più accese, sempre più violente e poi...” Jackie si interruppe, prendendosi il volto tra le mani e tirando su col naso. Un attimo dopo tornò a guardarli, i suoi occhi scuri erano visibilmente lucidi. “Da un giorno all'altro lei è andata via, stroncata da un attacco di cuore. Lei era così debole e cagionevole, ma ho sempre pensato che la colpa fosse di mio padre, lui la faceva sentire inutile, la maltrattava, la feriva, la umiliava. L'ho odiato con tutta me stessa e quando potevo, lasciavo quella prigione che casa mia era diventata e andavo in palestra. È lì che ho scoperto la passione per la danza e quando mio zio Antonio mi ha proposto di entrare allo Studio, ero euforica. Diventare una ballerina professionista era il sogno della mia vita, insieme a quello di farmi una famiglia tutta mia. Solo anni dopo, ho scoperto che mio padre avesse accettato che facessi le audizioni, perché sperava di utilizzare il mio talento per fare soldi. Allo Studio sono cresciuta molto, sia come ballerina che come persona e...”
“è stato proprio Antonio a farci lavorare insieme per la prima volta,” sussurrò Pablo, interrompendo l'improvviso silenzio lasciato da Jackie. “Io ero il classico figlio d'arte, mio padre era un musicista e mia madre cantava nei cori della chiesa. La musica era nel mio DNA, insomma. All'inizio io e Jackie non avevamo un buon rapporto, litigavamo per ogni cosa e lo stesso accadeva con il suo ragazzo. Ci siamo avvicinati lentamente e non so nemmeno io come, ci siamo innamorati, ma abbiamo tenuto la nostra storia segreta perché i nostri genitori si odiavano...o meglio, mio padre odiava Fernandez per questioni di soldi e...hai capito che tipo è, no?” Guardò Diego, che annuì. “Quindi vi vedevate di nascosto.”
“Si,” confermò Jackie. “Tutto è proseguito più o meno bene, finché non ho scoperto di essere incinta.” A quel punto la voce della donna iniziò a tentennare, consapevole di essere giunta alla questione più spinosa. Sia Pablo che Diego erano ancora più attenti, più ansiosi. Spostò lo sguardo sul pavimento, mentre artigliava le mani tremanti alle ginocchia. Il senso di colpa che l'aveva perseguitata per anni, era più vivido che mai. Una parte di lei avrebbe voluto scappare, ma non poteva, doveva essere forte, lo doveva fare per suo figlio. Per alcuni istanti, incrociò lo sguardo di Diego, così simile a Pablo, ma anche a lei. Chissà quanto avesse sofferto per la sua codardia, doveva rimediare o almeno doveva provarci. Guardò poi Pablo e comprese quanto a sua volta avesse sofferto a causa sua. Prima lo aveva lasciato senza una vera spiegazione, poi dopo anni usciva fuori che fosse padre senza saperlo. Chissà quanto lo avesse ferito e quanto ora la odiasse. Socchiuse gli occhi per alcuni istanti, poi iniziò a raccontare ciò che non aveva mai detto a nessuno. “Lui era così arrabbiato, voleva che abortissi, che gli dicessi chi fosse il padre. Avevo distrutto il suo piano di fare soldi e non me lo perdonava. Ero sola contro di lui e a nulla sono servite le mie parole. Gli avevo detto che volevo il bambino e che mi sarei sposata, ma non gli importava... voleva che diventassi una ballerina famosa così da farlo arricchire, la gravidanza era solo un ostacolo. Mi minacciò,” riuscì finalmente ad ammettere, guardando i due. “O accettavo di partire per la Spagna dove avrei partorito in segreto, per poi dare il bambino in adozione, o mi avrebbe costretta ad abortire.”
“Avresti potuto parlarmene!” Sbottò Pablo, passandosi nervosamente le mani nei capelli. “Avremmo potuto trovare una soluzione.”
Jackie rise, amaramente. “Che soluzione potevano trovare due ragazzini? Eravamo entrambi minorenni e senza un soldo.”
Lui sbuffò, poi non poté fare altro che annuire. “E quindi hai fatto credere a me e a tutti gli altri, che andassi in Spagna per lavoro per nascondere la gravidanza.”
“Preferivo che mio figlio venisse adottato, piuttosto che morisse,” annuì la donna.
Diego ci pensò qualche istante, poi decise di porgerle di nuovo la domanda che le aveva fatto la prima volta che avevano parlato, stavolta però in maniera più diretta. “Davvero non sapevi dell'atto di vendita?”
A quella domanda, anche Pablo guardò Jackie, interessato. “No,” ammise lei. “Non lo sapevo finché non me lo hai detto quella sera. Credevo ti avesse dato in adozione a una famiglia che desiderasse tanto un figlio e che ti volesse un gran bene. Più volte gli ho chiesto dove abitassi e se potevo vederti, ma lui mi ha detto che la tua nuova famiglia preferiva di no, perché non voleva confonderti e che tu eri felice.”
“Non è vero,” mormorò il giovane, scuotendo il capo. “Juan e Dora volevano un figlio, ma non avevano idea di cosa significasse prendersene cura. Una volta Dora mi dimenticò nella vasca da bagno per quasi tre ore, un'altra volta Juan mi perse nel supermercato e non dimentichiamo di quando mi fecero mangiare i piselli, senza verificare prima che non ne fossi allergico. Ho rischiato di avere uno shock anafilattico. Diciamo che sono state più le volte in cui ho rischiato di morire che quelle in cui sono stato bene,” concluse Diego, con una traccia di amarezza, non sapendo che quelle sue parole avessero accresciuto i sensi di colpa di Jackie e la rabbia di Pablo. “Fernandez è venuto spesso a verificare che stessi il più lontano possibile dalla verità, peccato che io abbia sentito alcune conversazioni e cercato qualche indizio qua e là, sono sempre stato un tipo curioso,” aggiunse, con un mezzo sorriso. “Comunque, ho capito che Juan e Dora non fossero la mia vera famiglia. Volevo scoprire chi fossero e con le poche informazioni che avevo e grazie all'aiuto del mio fratellastro Miguel, sono venuto qui a Buenos Aires. Tramite un avvocato ho saputo che il documento che avevo rubato a Juan, fosse un atto di vendita a nome di Fernandez ed è proprio da lui che sono partite le mie ricerche. Il resto già lo sapete, volevo conoscervi e capire perché mi avevate lasciato nelle mani di quei malati di mente.”
Diego proseguì, raccontando loro delle ricerche che insieme a Leon e Violetta aveva fatto, poi anche i due gli rivelarono di come Joaquin avesse fatto di tutto per metterli uno contro l'altro.
Angie nel frattempo, li osservava appoggiata allo stipite della porta. Nella mano stringeva ancora la piccola chiave d'argento, che Pablo le aveva regalato e istintivamente la strinse più forte. Era così felice di trasferirsi lì con l'uomo che amava e che a sua volta l'amava intensamente. Pablo era un uomo straordinario e ora che lo vedeva così agitato e allo stesso tempo così vivo, mentre parlava con quello che aveva scoperto essere suo figlio, lo era ancora di più. Anche se non aveva colpe, Angie era sicura che in fondo al suo cuore si sentisse ancora responsabile per la vita che aveva dovuto passare Diego, perché lui era fatto così, pensava prima agli altri e poi a se. Ascoltare le parole di Jackie, le aveva fatto comprendere quanto fosse stata sottomessa dal padre e quindi il perché di molti suoi comportamenti, tuttavia era convinta che la Fernandez avrebbe dovuto dire la verità a Pablo appena era giunta a Buenos Aires. Se non lo avesse fatto Joaquin per primo, Jackie avrebbe parlato? Certo, lei era l'ultima persona che poteva giudicare, visto che aveva aspettato un video di Ludmilla per dire a Violetta che fosse sua zia, però lo aveva fatto in buona fede, temeva di ferirla, temeva che German la riportasse via. Ma lei era davvero migliore di Jackie? In fondo anche lei aveva ferito Pablo. Scosse la testa, guardando la chiave stretta nella sua mano. Aveva sbagliato, ma aveva rimediato e ora anche Jackie lo stava facendo e se Pablo e Diego volevano perdonarla, lei lo avrebbe accettato, per amore di Pablo lo avrebbe fatto.
Solo in quel momento, si rese conto che nella stanza fosse calato il silenzio. Tutti e tre erano nervosi, a disagio quasi e sembravano non sapere cosa fare. Angie avrebbe voluto urlare loro di abbracciarsi, di fare finalmente pace, ma restava ad osservarli in silenzio, sicura che almeno uno di loro avrebbe fatto la cosa giusta. I minuti però scorrevano lenti ed inesorabili e le cose non cambiavano. Pablo si torturava le mani sempre più freneticamente, lo sguardo rivolto al pavimento. Jackie singhiozzava silenziosamente e a sua volta guardava a terra. Diego era quasi più nervoso di loro, si passava continuamente una mano nei capelli e il suo sguardo si alternava da Pablo a Jackie, aspettando forse un loro passo verso di lui. Ad interrompere quella sequenza ci pensò proprio Pablo, che scattò in piedi all'improvviso. Era ancora agitato, ma nei suoi occhi scuri ora lampeggiava una certa determinazione. Lentamente si avvicinò al giovane e sussurrò: “Diego.” Quando lui sollevò lo sguardo, incrociando il suo, proseguì. “Posso abbracciarti?”
Diego lo fissò per alcuni istanti e guidato solo dal cuore, si alzò. “Pablo.”
L'uomo sorrise timidamente e senza pensarci troppo, lo strinse in un forte abbraccio. Il ragazzo inizialmente restò rigido, poi a sorpresa ricambiò l'abbraccio.
“Non sarai più solo, te lo giuro,” sussurrò Pablo, stringendolo sempre più forte. “Sono disposto a tutto per recuperare questi diciotto anni di assenza, figlio mio.”
Diego non disse nulla, lasciandosi però sfuggire un singhiozzo. Stava abbracciando suo padre, lo stava facendo davvero. Scoppiò a piangere e Galindo fece lo stesso, continuando ad abbracciarlo. “D'ora in avanti potrai c..contare su di me,” singhiozzò ancora Pablo, accarezzandogli la schiena e i capelli. Il giovane annuì contro la sua spalla, mentre le lacrime scorrevano a fiumi sul suo volto. “Pablo,” riprovò, ma lui scosse la testa. “Non dire niente, figlio mio, non dire niente.”
I due continuarono ad abbracciarsi e a sussurrarsi parole all'orecchio, sotto lo sguardo di Angie e Jackie. Quest'ultima si era ormai asciugata le lacrime e guardava loro con invidia, si perché anche lei avrebbe voluto unirsi a quell'abbraccio, ma aveva paura. E se l'avessero respinta? Prese coraggio e si avvicinò a loro. Il primo a notarla fu Pablo, che sciolse l'abbraccio con il figlio e gli indicò la donna con un cenno. Diego si voltò verso di lei. “Jackie.”
“Ti prego, Diego, perdonami, perdona la mia codardia,” singhiozzò. “L'ultima cosa che avrei voluto è che tu soffrissi e...” S'interruppe di colpo, quando a sorpresa il giovane l'abbracciò. “Oh Diego!” Esclamò lei, ricambiando l'abbraccio e riprendendo a piangere. “Ho sempre sognato di riabbracciarti e ora...ora tu sei qui.” Gli prese il volto tra le mani, sfiorandolo più e più volte, quasi temesse si trattasse di un sogno. “Sei così bello e...Oh, piccolo mio!” Lo abbracciò ancora e lui fece lo stesso, lasciandosi sfuggire altre lacrime. Dopo aver abbracciato suo padre, ora stava abbracciando sua madre e tutto in lui era un turbinio di emozioni. Ancora non riusciva a credere di aver ritrovato la sua famiglia e che tutti e tre si stessero dando una nuova opportunità, nemmeno nei suoi sogni più rosei aveva previsto una conclusione così perfetta, così bella. Abbracciò Jackie e Pablo più volte, tante furono le cose che si raccontarono e le promesse che si fecero e a loro si unì anche Angie, che a quanto pareva era la fidanzata dell'uomo. Diego ne rimase inizialmente spiazzato, aveva capito che i suoi stessero insieme, ma quando poi aveva visto il modo in cui Pablo e Angie si guardassero, aveva capito che la Saramego fosse la donna della sua vita, lei lo rendeva felice, lo rendeva vivo. Probabilmente nessuna donna veniva guardata come Pablo guardava Angie, tra di loro c'era un legame, una connessione soprattutto mentale, un po' come accadeva a lui con Camilla. Violetta gli era piaciuta sin da subito, ma era stata Camilla a fargli perdere la testa. L'amore non era solo attrazione, era sconvolgimento, passione, brividi, rabbia, fiducia, rispetto, era comprendersi con un solo sguardo, era mettersi in discussione, cambiare e lui per Camilla e per Pablo e Jackie era disposto a farlo, perché nonostante tutto ciò che era accaduto, era pronto a voler bene alla sua famiglia e sentiva che loro già gliene volessero tanto. E poi c'era lei, Camilla...voleva davvero far funzionare le cose tra di loro, lei gli faceva provare delle sensazioni che non aveva mai provato prima e non se la sarebbe lasciata scappare per nessun motivo al mondo. Diego d'ora in avanti voleva vivere e rischiare senza mai tirarsi indietro, perché solo quando lo aveva fatto aveva raggiunto il massimo della felicità e non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi, mai più.










Lo so, pubblico di nuovo in un giorno insolito, ma non è colpa mia, Dulcevoz e Syontai hanno insistito tanto, perciò eccomi qui!! :) Questo capitolo è tutto per voi due, che mi sostenete sempre con tanto affetto! Spero che vi sia piaciuto! :3
La scena Pangie si commenta da sola, è di una dolcezza infinita!! awwwwwww ma quanto possono essere dolci? :3
Jackie non poteva interrompere in un momento peggiore, però almeno lo ha fatto per un motivo serio, Diego. A proposito di lui, finalmente ha deciso di affrontare Pablo e Leon, Vilu e Cami sono lì a sostenerlo! :3
Ora si sa davvero tutto per quanto riguarda il passato di Jackie e Pablo, come si sono conosciuti e tutto il resto e poi anche come ha vissuto Diego :'( dopo l'iniziale imbarazzo, finalmente genitori e figlio si ritrovano!! *______*
Prima di salutarvi, vi ringrazio per l'affetto che continuate a dimostrarmi, grazieeeee!!! :3
Trilly <3


 
  
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