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Autore: Seekerofdreams_    09/03/2014    18 recensioni
The maid (in italiano La domestica) è la storia di una ragazza universitaria che si riempie di marshmallow e caramelle piangendosi addosso davanti ad un pc guardando serie tv e ascoltando musica. Un giorno deciderà di cambiare tutto, ma sarà il giorno giusto per alzarsi dal letto e iniziare a vivere? La risposta la troverà in un paio di occhi azzurri. Tra figuracce, nuove amicizie, tradimenti e segreti vi narrerò la storia d'amore di Niall e Serena.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.The Maid.

Capitolo 13

 




La paura è un'emozione che spesso è accompagnata dal battito cardiaco accelerato.



 

 



 

Appena mi sveglio, un pensiero attraversa la mia mente: Louis non ha mantenuto la promessa.

Ed è con solo questo in testa che arrivo all'allenamento pre-partita della Domenica.

Sono qui fisicamente, mentre faccio il secondo giro di campo, ma la mia mente è ben distante.

Tra qualche ora ho una partita di campionato e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che Niall non mi ha più scritto da quella sera. Sono passati tre giorni dalla loro partenza e in realtà sono spariti un po' tutti. Louis lo sento per forze di causa maggiore, ogni volta che può chiama Jess e attraverso i muri sottili che dividono le nostre stanze, riesco ad ascoltare le loro risate e il mio cuore, ogni volta, sobbalza. Ogni risata è una pugnalata a me, vorrei poter ridere anche io e invece ho passato tre giorni interi sotto le coperte, con il pc in mano a cercare foto su foto di Niall, del loro arrivo in America.

Una folata di vento mi fa rabbrividire e per qualche secondo torno alla realtà, vedo le altre ragazze della mia squadra iniziare a rientrare negli spogliatoi, sugli spalti c'è pochissima gente, in realtà già è tanto avere un piccolo campo in cui giocare.

Scuoto la testa e mi avvio verso la panchina, prendo una bottiglietta d'acqua e dopo essermi rinfrescata un po' il viso, mi siedo a terra. Sorrido tra me e me, ripensando al giorno in cui sono venuta con i ragazzi e ancora una volta lo stomaco fa brutti scherzi, sento una peso stringermi proprio al centro del petto, chiudo gli occhi stringendo i pugni sui fili d'erba del campo.

“Sere, tutto bene?” mi chiede Sally sedendosi accanto a me.

Annuisco senza però riaprire gli occhi, cerco di controllare l'impulso di vomitare e faccio qualche respiro profondo. Ridursi come uno straccio per un ragazzo. Mi ero ripromessa di non farlo e invece eccomi qua, come nei migliori film cinematografici, la ragazza mollata, si rovina la vita.

Il fischio del nostro allenatore mi riporta al mondo reale, mi alzo a fatica, evitando accuratamente lo sguardo della mia amica, non credo di poterle far sapere cosa mi sta succedendo.

In realtà, non voglio nemmeno dirglielo, non voglio sentirmi dire frasette di circostanza, tipo passerà, tranquilla o cose simili.

A me non frega niente se passerà, io voglio quel maledetto biondo finto, voglio il suo sorriso solo per me, le sue mani ad accarezzare le mie. Involontariamente sposto lo sguardo sugli spalti, ma so che lui non c'è. Così abbasso la testa, tiro qualche calcio all'aria per riscaldarmi ancora un po e sfilo la maglia giacca.

La maglia bianca e blu della mia squadra mi cade a pennello, il numero 14 dietro la schiena, il sudore dei miei sacrifici dentro le ossa, le speranze di un sogno dentro la pelle.

Scendo in campo con lo spirito di sempre, la voglia di vincere, di far bene, di sentire le persone sugli spalti urlare. Anche se il calcio femminile non è conosciuto tantissimo, le nostre partite non sono mai vuote, senza spettatori. Lego i capelli in una coda di cavallo e mi metto in posizione, guardo il capitano della mia squadra stringere la mano dell'avversaria, la monete dell'arbitro in aria, poi la scelta del capo per noi.

“Forza ragazze, dai... dai!” il nostro allenatore ci incita battendo rumorosamente le mani a bordo campo.

Il fischio dell'arbitro, poi l'inizio della corsa. Scatto istintivamente in avanti e i brividi, causati dal vento sulla pelle, non tardano ad arrivare. Le avversarie hanno la palla ma in pochi minuti riusciamo a riprenderla e tentare un'azione già nei primi minuti.

Riesco a prendere palla e parto in contropiede, sento l'adrenalina bruciare nelle vene, c'è un attimo quando giochi a calcio, in cui ti rendi conto che segnare non significa solo portare alla vittoria la squadra, ma significa anche dare sfogo a quel mix di emozioni che senti dentro.

Ed è così che salto abilmente un avversario e posiziono la palla all'incrocio dei pali, imprendibile.

Porto le mani al cielo e urlo, urlo perchè ho bisogno di farlo, ho bisogno di sfruttare quest'occasione per non diventare pazza.

Cinque secondi dopo sono circondata dalle mie compagnie, chi mi abbraccia, chi mi accarezza la testa, chi si complimenta semplicemente. Sorrido e batto il cinque con Sally, prima di tornare a riprendere il gioco.

Purtroppo però, ho imparato a mie spese che la felicità non dura mai troppo. Mezz'ora ricevo palla da Sally, faccio solo in tempo ad appoggiare i tacchetti sul pallone, che sento un dolore allucinante alla caviglia, come se tanti aghi fossero impigliati sotto la mia pelle. Spalanco gli occhi restando per qualche secondo senza fiato, sento un fischio nelle orecchie e poi l'erba fresca sotto il mio corpo.

Anche questa volta urlo, ma di rabbia, frustrazione e dolore.

“Lasciateci passare” sento la voce del dottore farsi largo nel cerchio formatosi attorno a me.

Continuo a tenermi la caviglia, sono sicura che si gonfierà. L'acqua ghiacciata mi fa urlare ancora di più, mi mordo un labbro per trattenermi mentre due ragazzi del team medico mi aiutano a mettermi in piedi ed uscire dal campo.

“Ehi, stai qui, hai fatto un gran lavoro, ora riposati eh?” mi dice l'allenatore e io so che significa che mi sta per sostituire. Annuisco mentre tengo il ghiaccio e qualcuno mi aiuta ad infilare la giacca per non prendere freddo.

Cerco il mio cellulare nella giacca e digito velocemente un messaggio a Will, so che è sugli spalti a vedermi, ma non l'ho ancora individuato.

Qualche minuto dopo lo lasciano entrare in campo, mi faccio aiutare da lui e torno nello spogliatoio.

“Come ti senti? Fa tanto male?” mi chiede preoccupato.

“Abbastanza, spero solo che non sia niente di grave, il dottore ha detto che devo stare a riposo e prendere degli antidolorifici!” dico sbuffando.

Will mi accarezza la schiena e mi accompagna a sedermi sulla panca accanto al mio borsone, prendo una maglia pulita e un pantalone e mi faccio accompagnare in bagno.

“Non so se ti conviene fare la doccia così!” mi dice indicando la caviglia, già leggermente gonfia.

Sbuffo e testarda, chiudo la porta e mi infilo dentro la doccia.

Decisione pessima, il dolore era troppo forte anche solo per reggermi dritta in piedi, sbuffo una ventina di volte e mi sciacquo al meglio.

Saltello su un piede solo cercando di uscire ed infilare almeno l'intimo, poi chiamo Will.

“Mi serve una mano Will!” dico facendolo entrare.

“Che peccato hai già messo l'intimo!” dice guardandomi.

“Ma tu non sei gay?” dico ridendo.

“Si, ma l'avrei usato come ricatto a Niall!” ride lui, ma io mi rabbuio inevitabilmente.

Per qualche minuto il dolore alla caviglia mi aveva distratto da tutto il resto, ora invece sono al punto di partenza.

Will non sembra essersi accorto di niente e sono felice di questo, mi aiuta ad infilare i pantaloni della tuta e dopo averlo ringraziato afferro il borsone e andiamo via.

Non aspetto la fine della partita, non riesco a resistere con la caviglia dolorante, saluto il mister e sotto la protezione di Will arriviamo alla sua auto.

Mi prende in braccio per farmi sedere dal lato del passeggero e poi fa il giro per mettere in moto.

Sbuffo, appoggiando la fronte sul finestrino freddo mentre Will accende l'auto che mi riporterà a casa, lungo la strada lo faccio fermare un paio di volte per prendere gli antidolorifici prescritti dal dottore della squadra e, venti minuti dopo, siamo sotto casa mia.

“Grazie per avermi aiutata Will” dico sincera mentre mi aiuta a scendere dall'auto.

“Sere, ci mancherebbe! Dai,salta su, ti prendo in braccio!” dice facendomi ridacchiare, poi obbedisco ai suoi ordini.

Mi porta in braccio fino all'ascensore e dopo avermi fatta scendere, torna indietro a prendere il borsone. Serro la bocca per trattenere un gemito di dolore, quando appoggio per sbaglio il piede a terra e mi maledico mentalmente.

“Cazzo” dico poco finemente cercando di restare in piedi.

Will arriva poco dopo e finalmente saliamo verso casa, mi aiuta ad entrare e Jess sobbalza dal divano osservando la mia caviglia.

“Che diavolo... Louis, ti chiamo tra poco!” dice solo prima di chiudere la chiamata e aiutare William.

“Ahi, ahi... mi fa male!” dico mentre mi aiutano a stendere sul divano.

Sospiro e ringrazio chiunque abbia avuto l'idea di inventare questi mobili! Jess si affretta a mettere dei cuscini sotto il piede per rialzarlo un po' e io con gli occhi chiusi, un braccio sulla fronte e un dolore allucinante la ringrazio.

“Ti sei fatta male in campo?” chiede sedendosi accanto a me, sul pouf nero.

Annuisco e lascio che Will le racconti tutto, io invece mi sistemo leggermente meglio e mi lascio andare ad un riposino pomeridiano.

 

 


Pov di Niall

 

L'ennesima intervista stressante si è appena conclusa. Sorrido soddisfatto afferrando un pacchetto di patatine in camerino e mi butto sul divanetto. Harry mi segue a ruota e dopo aver rubato un po' del mio cibo, si alza tranquillamente e va via.

“Haz, ti odio!” gli urlo dietro e lui mi sorride lasciandomi solo.

Finisco di mangiare e controllo qualche nuovo tweet, rispondo ad alcune fan e poi mi lascio andare poggiando la testa contro il bracciolo.

Il silenzio viene interrotto dalla risata di Louis, sicuramente starà parlando con Jess.

“Aaah” sospiro, un po' li invidio.

“Jess? Ma cosa... che ha fatto Sere?...Ok, Ok!” sento chiaramente quelle parole e con un salto sono in piedi accanto alla porta.

Vado incontro a Louis e lo vedo piuttosto scosso, cos'è successo? Che c'entra Serena?

“Ehi, tutto bene?” chiedo facendo il vago.

Louis alza il viso verso di me e mi sorride, ma non fa uno di quei sorrisi belli e luminosi, piuttosto quello che mi si para davanti è confuso e stanco.

“Stavo parlando con Jess, ha detto che mi richiama tra poco!” dice non accennando all'argomento Serena e la cosa mi innervosisce.

Perchè non ne parla con me?

“Tutto bene? E' successo qualcosa?” dico facendo il vago.

“Credo di si, non lo so bene forse Sere...ah, lascia stare Niall!” dice avviandosi verso la stanza in cui ero io pochi minuti fa.

Lo blocco. Trattenendolo per un braccio lo faccio voltare.

“Che ha fatto Serena?” chiedo, cercando di usare un tono piatto e distaccato.

“Mh, cosa t'importa?” dice lui con un sorrisino furbo.

“Mi sono preoccupato, ma hai ragione tu, scusa!” dico e questa volta ad andare via sono io.

Mi avvio verso l'uscita, devo prendere una boccata d'aria fresca e chiamare Amy, si... devo chiamare lei.

“Niall?” mi sento richiamare da Louis.

Mi giro e lo vedo fermo in fondo al corridoio, le mani lungo i fianchi e il sorriso strafottente in faccia.

“Stasera usciamo, ok?” dice lasciandomi un po' perplesso, così annuisco soltanto e poi spingo la porta finestra del balcone per uscire.

Miami è soleggiata e calda come sempre, devo ricordarmi di fare un salto nella piscina dell'albergo più tardi.

Fisso il panorama dal decimo piano del grattacielo e intanto digito il numero di Amy.

Dopo il terzo squillo sento la sua voce famigliare e sorrido rilassato.

“Amore!” mi saluta.

“Ehi tesoro!” rispondo appoggiandomi alla ringhiera in ferro.

“Tutto bene? Come stai? Io stavo per preparare la cena!” dice allegra come sempre.

“Ho appena finito un'intervista, tra poco riprendiamo però!” dico scocciato.

“Dai, andrà bene, come sempre!” mi rassicura.

Annuisco come se lei potesse vedermi, in realtà non trovo niente di nuovo nelle sue parole, mi aspettavo quasi la sua risposta, è sempre stato così in questi anni, io ero nervoso e chiamavo la mia miglior amica per tranquillizzarmi.

Chiudo gli occhi, in queste settimane ho evitato come la peste di chiamarla amore, non perchè non sento qualcosa per lei, ma perchè non può essere definito amore.

Ma infondo che ne so io dell'amore? Proprio niente.

“Niall?” mi richiama “Ci sei?”

“Si, si scusami, ora devo andare” mento.

“Ci sentiamo dopo piccolo, buon lavoro!” dice felice.

“Si, ti chiamo appena finisco! Un bacio” dico affrettandomi a terminare la conversazione.

 

Questa non è proprio una conversazione tra fidanzati.

Già, ma le voglio bene, non voglio ferirla e non voglio nemmeno perderla.

 

Passo una mano sul viso, mi sento stremato e senza forza, non ho la più pallida idea di come affrontare il concerto domani sera, mi sento stupido. Avrei voglia di dormire e svegliarmi l'anno prossimo. Con questi pensieri in testa torno dentro l'edificio, giro un po' per i corridoi e finalmente trovo i ragazzi, ridono tutti insieme e mi basta poco per spegnere il cervello ed unirmi a loro.

 

 

***

 

Il locale è colmo di gente, facciamo quasi fatica a camminare ma dopo qualche spintone riusciamo a raggiungere l'ala privata, appositamente prenotata da Louis.

Ancora non mi è chiaro perchè lui abbia insistito così tanto nell'uscire con me questa sera e sinceramente ho quasi paura di indagare oltre.

“Ma chi deve arrivare?” chiedo sedendomi sul divanetto mentre lui ordina qualcosa da bere, per me la solita birra.

“Liam ha detto che ci raggiunge con Luke e Calum!” dice accomodandosi di fronte a me con un sorriso a trentadue denti.

“Ah, sono arrivati già?” chiedo sorpreso, possibile che sono sempre l'ultimo a sapere le cose?

“Si, poco fa in realtà ma vogliono venire!” dice scrollando le spalle.

Io annuisco e ringrazio il cameriere che ci lascia i bicchieri con qualche stuzzichino.

La musica della sala accanto arriva rumorosa alle nostre orecchie, mi guardo attorno e devo dire che questo posto mi piace abbastanza, le luci non sono troppo cupe e si respira bene, non come quei tuguri scuri in cui non si capisce da cosa sia infestata l'aria.

Louis butta giù in un sorso il drink, lo guardo curioso e lui ne ordina altri due.

Il cameriere annuisce e si allontana mentre io bevo un sorso di birra.

“Andiamo Niall, butta giù quel bicchiere!” dice incitandomi.

“Louis, vuoi ubriacarti?” chiedo sorridendo.

“No, mi sto solo divertendo con uno dei miei migliori amici!” dice tirandomi una pacca sulla spalla.

Scolo il bicchiere e forse per colpa dell'alcool in circolo, trovo il coraggio di chiedere a Louis di Serena.

“Senti Lou... posso farti una domanda?” dico alzando gli occhi verso di lui.

Lui sorride, poggia il secondo bicchiere sul tavolino di legno e mi guarda.

“Si è fatta male in campo, alla caviglia” dice non distogliendo nemmeno per un secondo gli occhi dai miei. Vorrei rimanere a guardarlo per non confermare i suoi sospetti, ma a chi voglio mentire? Louis sa benissimo che a me interessa di Serena.

Così mi trovo ad abbassare la testa, logorato dalla curiosità di sapere e dalla preoccupazione per lei.

“Come sta?” chiedo.

“Jess ha detto che sta prendendo gli antidolorifici, deve stare a riposo!” risponde.

“Capito” rispondo solo, mentre una voce squillante richiama la nostra attenzione.

“Buonasera” dice Luke sedendosi accanto a me dopo avermi salutato.

Il suono delle nostre mani che si scontrano risuona nella stanza, sorrido salutando anche Cal e Liam.

Il primo mi sorride prima di allontanarsi per ordinare qualcosa, Liam invece si siede accanto a Tommo e dopo aver parlottato a bassa voce con lui mi saluta.

“Di cosa parlavate?” chiede Luke curioso.

Sto per rispondere niente ma Louis mi precede dicendo la verità, stupido.

“Chi è Serena?” chiede ancora il biondo al mio fianco.

Questa conversazione sta prendendo una piega che a me non piace per niente, mi muovo nervoso sul divanetto mentre il sorriso sul volto di Louis non mi sfugge, lo sta facendo apposta per mettermi in difficoltà.

“E' lei” dice armeggiando sull'i-phone, prima di girarlo nella nostra direzione e far vedere una foto di lui, abbracciato a Serena.

Lei sorride, i capelli scompigliati forse dal vento, è abbracciata al mio amico e io sento qualcosa dentro a cui non riesco a dare un nome.

“E' carina!” sorride Luke.

Carina? Amico, ti manca qualche grado. Lei è bellissima.

Mi maledico mentalmente per il mio pensiero e mi giro dall'altro lato, cercando di evitare di rubare quel telefono e passare la sera a fissare una fotografia.

Anche perchè una sua foto sul cellulare ce l'ho già, quella basta e avanza per farmi sentire uno stupido.

Calum e Liam tornano al tavolo con una bottiglia di spumante, secco e amaro, come amano loro.

“Niall, sicuro che non ne vuoi?” mi chiede Lee.

“No, lo sai che lo odio quello secco, preferisco il dolce!” dico prima di afferrare qualche stuzzichino gentilmente offerto dal locale.

I ragazzi ridono e io scrollo le spalle, ma alla fine sfugge un sorriso anche a me.

Mi rilasso e finisco la mia birra, iniziamo a parlare del tour e della prima serata di domani sera, finalmente qualcosa che mi fa distrarre.

“Io sono troppo eccitato per domani!” commenta Cal e noi annuiamo.

Il nuovo tour si prospetta elettrizzante ma anche faticoso, sappiamo di dover lavorare ancora di più ma questo non mi spaventa molto in realtà.

“Ah Liam, ti saluta Serena, sai che si è fatta male oggi?” dice Louis guardando me per una frazione di secondo.

“Cos'è successo? Devo chiamarla!” dice lui agitato e prende il telefono dai jeans.

Ma ora perchè tutti hanno il suo numero? Da quando hanno questa confidenza?

 

Ah, la gelosia!

No, è solo una costatazione.

 

“Ora stava meglio, deve stare a riposo! Ho fatto vedere la foto a Luke prima, ha detto che è carina... che dici, starebbero bene insieme, no?” dice Louis ridendo.

 

No. No che non starebbero bene insieme! Ora ci stiamo allargando eh, e perchè Luke è arrossito leggermente? Non la conosci belloccio, sono arrivato prima io.

“In effetti si, sarebbero carini, lei è minuta e piccola! Sembra un pulcino!” dice Liam con una voce dolce e stridula, facendomi contorcere ancora di più le budella.

Afferro un bicchiere e scolo, forse troppo velocemente, il liquido all'interno.

Ma non mi fermo, la conversazione continua su questo argomento così, mezz'ora e cinque bicchieri stracolmi dopo, sono partito per un mondo lontano.

La testa pulsa, ho mangiato poco e io odio bere senza mangiare, sento lo stomaco chiedere pietà ma finisco anche quest'altro bicchiere in mano.

Louis questa me la pagherà cara, so cos'ha fatto ma non capisco perchè vuole farmi soffrire così tanto.

“Niall, ti senti bene?” chiede Liam, con la sua aria da padre di famiglia.

“Si, vado a prendere una boccata d'aria!” dico alzandomi, con qualche difficoltà.

Luke e Louis ridono, uno accanto all'altro, non so di cosa stanno parlando, ma riesco a cogliere soltanto un insulso e insignificante “...te la presenterò!” di Louis.

L'aria fresca mi fa sobbalzare un secondo, prendo il viso tra le mani e cerco di non farmi notare più di tanto, sento Mark, uno dei nostri bodyguard, raggiungermi in poco tempo.

“Niall, ti porto in albergo?” chiede afferrandomi per la vita.

Faccio in tempo ad annuire, prima che un flash mi colpisca in pieno viso, sicuramente non sarà una delle mie foto migliori, ma poco mi importa.

In poco tempo sono sul sedile posteriore del SUV, non mi importa di aver abbandonato i ragazzi lì, voglio stare da solo. Sfilo il cellulare dalla tasca e scorro la rubrica fino ad arrivare al suo numero.

Non ho avuto il coraggio di scrivergli un messaggio durante la giornata, nemmeno un banalissimo “ciao”, non ne ero capace, ma forse l'alcool aiuterà.

Così in pochi minuti mi ritrovo a digitare un messaggio e ad inviarlo, spero solo di non pentirmene domani.

 

A: Serena

“Come stai?”

 

Semplice, chiaro e diretto. Ora devo solo aspettare, così poggio la testa sul finestrino mentre Mark guida verso l'albergo.

L'arrivo di un messaggio mi fa salire un senso di nausea, non so se sono pronto a leggerlo.

 

Da: Serena

“Perchè mi scrivi?”

 

Anche le sue sono parole chiare e decise, ma mi fanno sentire incredibilmente in colpa.

Cosa devo rispondere ora?

La verità.


 

A: Serena

“Mi manchi!”

 

Invio e mi sento uno stupido subito dopo, ora cosa penserà? Mi odierà ancora di più.

L'auto si ferma sotto l'entrata dell'albergo, a fatica scendo e raggiungo l'entrata, faccio giusto in tempo a chiedere le chiavi della mia stanza che il telefono vibra nella mia tasca.

Entro in ascensore e leggo il messaggio, dovevo aspettarmelo.


 

Da: Serena

“Stai con Amy, hai scelto lei! Non dovrei mancarti io!


 

Lo so dannazione, lo so benissimo! Le porte si aprono e io mi ritrovo al terzo piano, in un corridoio stretto e luminoso, lo attraverso e raggiungo la mia stanza, mi stendo sul letto e faccio crollare tutte le mie difese.

 

A: Serena

“Lo so, ma il problema è che mi manchi cavolo, ma sto con Amy, hai ragione... Oddio mi gira la testa!”

 

 

Invio e mi sento così stupido, passo una mano sul viso e decido di spogliarmi, questa stanza è troppo calda.

Sfilo la maglietta e la testa gira vertiginosamente, mi fermo un secondo per sbattere le palpebre e riprendere fiato e mi meraviglio di riuscire ancora a stare in piedi.

Bip.

Un nuovo messaggio.

Un nuovo giramento di testa.

 

Da: Serena

“Hai bevuto troppo evidentemente...”

 

A: Serena

“Cosa sono quei puntini?”

 

 

Rispondo di getto e invio, poi mi allungo sulle lenzuola fresche del letto.

Accendo la televisione e sintonizzo su un canale di sport, giusto per fare qualcosa.

Faccio girare il telefono tra due dita rischiando di farlo cadere a terra, ma l'ansia mi sta divorando dentro. Finalmente il telefono vibra e mi affretto a leggere.

 

Da: Serena

“Nulla... dove sei?”

 

Quel nulla non mi convince per niente, ma decido di non continuare il discorso rischiando di farla innervosire.

 

A: Serena

“In albergo, sul letto... ma tu non ci sei!”

 

Questa volta i puntini li uso io, voglio solo farle sapere che mi manca, tanto.

La sua risposta arriva esattamente tre minuti e venti secondi dopo.

 

 

Da: Serena

“Niall... ti prego, non farmi questo!”

 

 

E' una frase carica di sofferenza e dolore e non mi sento di rispondere, perchè ha ragione, non si merita il mio comportamento.

Non dovrebbe nemmeno mancarmi, perchè non mi merito né lei, né la sua presenza ma non merito nemmeno la sua mancanza.

E continuerò a negare il fatto che mi manchi, perchè la mia vita ora ha trovato un equilibrio che non voglio rompere.

So che permettere a Serena di entrare completamente nella mia vita significa rivoluzionare tutto, lei mi manca ma non so se sono disposto a mettermi in gioco.

E' facile per chi osserva da fuori, ma per me che non ho mai amato veramente una donna, la situazione è ben diversa.
Ricordo di aver letto una frase una volta:

 

“Non lasciare mai che la paura di perdere ti impedisca di partecipare”


Ricordo di aver pensato che non avrei ma permesso a niente e nessuno di rovinarmi la vita, ma ora sono dell'idea che per capire una situazione bisogna viverla in prima persona.

Amy è stata, ed è una parte importante della mia vita, sono affezionato a lei e non voglio farle del male.

 

Ma così lo stai facendo.

Lo so, sono una brutta persona.

 

Sospiro, porto le mani a coprirmi gli occhi, la testa pulsa e io cerco di reprimere tutti quei pensieri, non voglio pensare a nessuna delle due.

E lo vorrei veramente, ma puntualmente, due occhi verdi e un sorriso dolcissimo mi accompagnano nel mondo dei sogni.

Ah, se avessi solo un po' di coraggio ti amerei Sere.

Ti amerei come meriti di essere amata.

Ti amerei in tutti i modi possibili.

Scusa piccola nanerottola, scusa se ho paura di iniziare ad amare.



_______________________________________________________________
Eccoci qui, alla fine di questo capitolo intenso e complicato.
Scriverlo mi è piaciuto tanto e spero di essere riuscita a trasmettervi il tormento di Niall,
le sue paure, ma anche la sua gelosia.
C'è l'arrivo dei 5SOS in questo capitolo, scusate ma sono troppo felice che vengano in italia ahahah
Quindi perdonatemi, ma dovevo scrivere del piccolo pinguino Luke *-*
Oggi non riesco a rispondere alle recensioni precedenti, lo farò domani, ma ci tengo a ringraziare tutti.
Siete sempre dolcissimi/e! Vi voglio bene!
Spero di leggervi in tante :)
Sere.


Twitter: @Sere_VR46

   
 
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