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Autore: Luine    09/03/2014    2 recensioni
[…] qualcosa diceva a Bloom che non era così e che la minaccia che stava incombendo su di loro non era terrestre, ma magica e non erano gli Stregoni. Qualcosa di più antico e più familiare. Non sapeva come poteva avere questa sensazione, ma preferiva scoprirlo nelle sembianze di una fata,[...]
Un nuovo nemico minaccia Alfea e la Terra, Roxy è stata attaccata e solo lo Scettro di Domino può salvarla. Cosa accadrà? E chi è il nuovo nemico delle Winx? Scopritelo leggendo!
(Ambientata tra le puntate 13 e 14 della quarta serie)
Fanfiction vincitrice dei premi Best Long Fic e Best Work-In-Progress nel Ventinovesimo Turno di Never Ending Story Awards
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oritel, Roxy, Specialisti, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23

Il Dono


Quando Auster lanciò l'urlo, tutta la sala d'ingresso del palazzo si fermò, sia gli uomini posseduti che la Furia dell'Odio nel corpo di Zephiro. Tutti smisero di combattere, quasi avessero sentito che finalmente una fata era entrata nel loro raggio di azione che avesse lanciato un incantesimo tra i più potenti. Roxy si voltò di scatto e così fece anche il soldato che l'aveva afferrata. In un attimo, alle spalle della nuova arrivata, comparvero prima Bloom, Tecna e Musa, tutte e tre agguerritissime e pronte a dar battaglia.

Re Oritel fu il primo a riprendersi e, con un colpo ben assestato di spada, riuscì a liberarsi dell'avversario che l'aveva quasi intrappolato nella sua morsa. Roxy fece lo stesso, dando un calcio al tipo che l'aveva afferrata e costringendolo a mollare la presa e a ruzzolare giù dalle scale.

Zephiro, invece, del tutto imperturbabile, inarcò il sopracciglio sinistro con fare perplesso alla volta di Auster. Per un attimo, aprì la bocca, ma sembrò incapace di parlare, pareva anzi, che fosse paralizzato sul posto, che non riuscisse a compiere quel mezzo giro che gli avrebbe permesso di averla di fronte. Forse non lo faceva per via di Maestral, perché lo considerava una minaccia, ma l'usurpatore non avrebbe potuto fare del male ad una mosca, in quel momento: era accoccolato a terra, come un bambino e guardava terrorizzato dalla madre al figlio, incredulo, mentre gemeva afflitto e disperato, con l'aria di volere per sé un po' di compassione o solo che qualcuno fermasse quella che, evidentemente, era una follia bella e buona. Perché Auster era morta. Era morta ancor prima che lui stesso la gettasse nel vuoto, in quella nebbia compatta che ricopriva il pianeta.

La regina, però, non lo guardava e non guardava neanche tutti gli uomini di Flabrum posseduti e caduti in una specie di trance, proprio come la loro padrona, la Furia dell'Odio nel corpo di Zephiro che pareva incatenato al suolo, nella posizione in cui l'aveva fermato il «No!» forte e disperato di Auster. La regina osservava il figlio, con espressione dura.

«E così sei riuscita nel tuo intento.» le disse, in tono misurato.

Sentendosi apostrofare così, la Furia dell'Odio, con la faccia di Zephiro, si accigliò. «Sapevo che c'era qualcosa di sbagliato.» rispose, con la voce del principe di Flabrum. «A quanto sembra non sei morta, eh, fata?»

«A quanto sembra.» replicò la regina, con calma. Nel frattempo, il combattimento era ripreso, gli Specialisti e re Oritel avevano avuto la meglio sui soldati, aiutati anche dalle tre Winx.

Zephiro non la considerò più. Guardò Bloom, poi Musa e infine Tecna, che portava lo Scettro di Flabrum. «Siete più coriacee di quel che avevo creduto... anche quelle che le mie Furie erano... erano... piccolo sciocco!» e fece scattare la mano verso il viso, ma stavolta non verso l'occhio sinistro, quello che si era sempre tormentato. Roxy notò che la sua mano destra scattò verso l'altro occhio, il destro.

«E' Zephiro!» esclamò Bloom, trasalendo. «Sta cercando di resistere!»

«Non ce la farà! Soldati, uccidete le fate!» sbraitò la Furia dell'Odio, respingendo la mano destra con la sinistra. La tenne stretta, mentre quella tremava, come se appartenesse ad un estraneo, un estraneo che tentava di liberarsi. «Non ce la farai.» sibilò a denti stretti. «Stupido ragazzo!» e subito dopo gemette, con una voce diversa, una voce carica di profondo rimorso e disperazione, la voce di un ragazzo, mentre la sua espressione cambiava: «N-no... non... ce la farai ad avere... la meglio...» ma subito dopo cambiò ancora una volta: «ZITTO! ANDATE, SOLDATI! UCCIDETELE!»

E, sebbene prima non l'avessero fatto, i soldati posseduti tentarono invano di ubbidire: gli Specialisti e re Oritel si misero in mezzo con le loro armi e quelle che erano riuscite a prendere disarmando prima gli avversari. Ma questi si erano improvvisamente fatti più forti, come se la rabbia della Furia che li comandava li avesse caricati: l'avversario di re Oritel gli strappò di mano la spada magica dopo averlo colpito dritto allo stomaco, dopo una finta che il re non si era aspettato.

«Papà!» gridò Bloom e vide che anche gli Specialisti, uno dopo l'altro, cadevano e che, quando si rialzavano, non erano più gli stessi, ma avevano le stesse occhiaie che avevano anche i soldati di Flabrum. «Indietro!» ordinò, puntando contro tutti la pietra verde all'estremità dello Scettro che le Aisha le aveva prontamente lanciato.

«E' inutile. Sono stati posseduti!» riconobbe Musa. Lei e le Winx, più Auster, salirono di qualche metro da terra, per allontanarsi dalla linea di fuoco. Sky lanciò qualcosa verso di loro, ma Musa, con le sue onde sonore, riuscì a rispedirlo indietro, colpendo inavvertitamente Helia che crollò a terra, svenuto. «Spero che non sia niente di grave o Flora mi ammazzerà...»

«Non possiamo stare qui senza far niente!» intervenne Tecna. «Auster, hai qualche idea?»

Lei scosse la testa, guardava Zephiro, però, che combatteva contro se stesso in una lotta che non aveva granché senso. Sembrava che la sua parte destra e la sua parte sinistra fossero completamente scollegate tra di loro e fossero mossi da due marionettisti litigiosi che volevano far fare al corpo di Zephiro chi un qualcosa, chi un'altra. La parte sinistra era impegnata a cercare un modo per distruggere Maestral, che era rimasto paralizzato a terra dalla paura e dall'incredulità, quella destra, invece, voleva fermare la Furia in tutti i modi. Il ragazzo si spostava anche in modo strano, oscillando da una parte all'altra come se non capisse su quale gamba dovesse appoggiare il peso, mentre dalla sua bocca uscivano sia suppliche che ordini che parole piene di disprezzo.

Roxy, che si era trasformata e anche lei cercava di aiutare le Winx come poteva, non riusciva a distogliere lo sguardo da quello spettacolo più di qualche istante. I suoi attacchi non erano più efficaci di quelli delle altre che mancavano i bersagli e, spesso, ne erano sfiorati. Ma in qualche modo quegli uomini non erano molto interessati a lei: le Winx continuavano ad apparire sempre nel mezzo quando qualcuno le scagliava addosso uno di quegli incantesimi che parevano tagliare di netto l'aria trasformandole in lamine di vento, oppure volevano ferirla con le loro armi boomerang, anche queste fatte di vento ed elettricità.

Bloom stava combattendo in uno scontro quantomai improbabile con Brandon, che aveva una lama di un colore rosso acceso e lei solo un'arma dall'aria strana con quel grosso smeraldo attaccato in fondo che usava altrettanto bene dello Specialista; le altre erano impegnate ad allontanare con i loro poteri i soldati di Flabrum; i ragazzi delle Winx, anche loro posseduti avevano ingaggiato una lotta furiosa con la regina di Flabrum, ma il più forte di tutti era re Oritel che, visti gli scarsi risultati degli altri, si era sostituito a loro e aveva sfidato la donna a colpi magici che saettavano da una parte all'altra illuminando la sala come di fuochi d'artificio.

«Onde sonore!» ruggì Musa e una forte onda d'urto si abbatté contro tre soldati di Flabrum che andarono all'aria come birilli.

Zephiro, intanto, nella sua lotta solitaria, era incespicato nei suoi stessi piedi ed era caduto. Roxy sussultò, piena di orrore: si chiese chi avesse appena avuto la meglio sull'altro, se la Furia che aveva messo zizzania tra le fate di Alfea, la spia che aveva cercato un modo per eliminare il problema che rappresentava Flabrum oppure il ragazzo gentile che aveva parlato con lei sulla torre. La fata degli animali ricordava fin troppo bene quel momento, le era rimasto dentro. Quel ragazzo che le aveva sorriso e raccontato tante cose sulla magia, che aveva paura che le ragazze potessero rinchiudere la sua testa in un barattolo, non poteva essere cattivo. E anche il suo dolore nella biblioteca era autentico, lo ricordava così bene e le faceva ancora così male!

«Roxy! Spostati di lì!» gridò Tecna e mandò contro una lunga lama di vento una serie di zeri e uno che la mandò in frantumi.

Roxy scese fino a terra, per raggiungere il suo amico, ma alla fine esitò ad avvicinarsi: non sapeva chi avrebbe avuto davanti, se il ragazzo della torre oppure la Furia dell'Odio.

Ma proprio in quel momento, mentre Musa respingeva un altro attacco spalleggiata da Tecna, Bloom, che era impegnata a disarmare Nabu, si vide arrivare Sky alle sue spalle. La fata del fuoco del drago si girò, ma non fu abbastanza veloce per tentare di fermare l'attacco del suo fidanzato: aveva fatto un enorme salto, gridando furiosamente, ed era atterrato su Bloom che, strillando a sua volta, perse la presa sullo Scettro e lo lasciò cadere. Quello atterrò, a metà tra Roxy e il braccio teso di Zephiro che stava ancora a terra, incapace di alzarsi del tutto, anche se la sua parte sinistra tentava in tutti i modi. Nel vedere lo Scettro, il suo viso si contrasse di dolore, più che di altro, forse proprio perché una parte di lui cercava di esprimere un sentimento e l'altra un altro completamente diverso.

Poi accadde qualcosa, qualcosa di inspiegabile e il vento cominciò a soffiare. Aveva uno strano profumo e sembrava che cantasse una melodia dolcissima e rasserenante. Calò su di loro, mentre tutti erano ancora impegnati nella lotta. Il vento si levò più forte, il canto si trasformò in musica, ma sembrava che il solo Zephiro non se ne fosse accorto, al contrario degli altri che si erano guardati intorno, increduli e confusi. Lui cominciò a strisciare verso lo Scettro. Roxy, immobile, guardava la figura attraente del principe che si muoveva con fatica. Non riusciva a pensare a qualcosa da fare. Intanto il vento avvolse tutto e tutti, persino lo Scettro, Sky e Bloom che lottavano, anche se lei provava a chiamarlo e a chiedergli di smetterla e di ricordare chi fosse. Si posò sulla Regina, su Zephiro stesso, su tutti i soldati di Flabrum. In tutto quel parapiglia, Maestral, che aveva finalmente ripreso l'uso delle gambe, ne approfittò per sgattaiolare via. Intorno alla stessa Roxy, che si sentì invadere da un piacevole tepore, dal coraggio e dalla sicurezza. Si sentì come non si era mai sentita prima, ma durò un istante, poi quel vento svanì e con esso la musica.

«Ma che cosa...» balbettò Sky e guardò sotto di sé, verso Bloom che teneva imprigionata con le mani sui polsi e le ginocchia sullo stomaco in modo che non potesse muoversi. «Bloom...»

Gli Specialisti gettarono improvvisamente le armi facendosi la stessa domanda: «Che è successo?»

Re Oritel si inginocchiò, passandosi una mano sulla fronte, davanti alla regina di Flabrum. «Accidenti che esperienza!» balbettò. «Sei ferita, Auster?»

«No...» balbettò lei, altrettanto perplessa. «E tu, re Oritel?»

Roxy guardò tutti i soldati tornare normali, guardandosi attorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa che li aveva liberati della possessione. È finita, allora, si disse, speranzosa. È finita! Guardò anche lo Scettro, la cui pietra, adesso, era diventata del colore del sangue e brillante come il sole del mattino.

«Gli spiriti...» sussurrò Musa, la prima a riprendersi. «Sono arrivati a salvarci...»

«Sì.» confermò Tecna. «Sono stati loro.»

Ma nessuno sembrava così convinto. Auster anche guardava verso il ragazzo ancora riverso a terra.

«Zephiro...» lo chiamò Roxy, decidendo di fare finalmente un passo avanti. Lui alzò la testa di scatto e lei, gemendo, fece un passo indietro. I suoi occhi... i suoi occhi erano cattivi, i suoi occhi, entrambi dorati, sembravano brillare più che mai, ma era successo qualcosa, in quello destro: ogni tanto le pareva di riuscire a vedere degli sprazzi di blu, come dei giochi di luce. Piena d'orrore, Roxy capì che la Furia dell'Odio non se n'era affatto andata e che, anzi, stava ancora lottando.

E infatti rise, con la sua intonazione fredda, sebbene la voce fosse quella di Zephiro.

«Non funziona.» disse, trionfante. «Il ragazzo è troppo debole e non esiste spirito benigno che possa distruggere l'Odio. Povere fatine... gli spiriti benigni possono anche aver distrutto le mie Furie, ma se io vivo, anche loro vivran... di nuovo... prima o poi...» strinse l'occhio sinistro, mentre la sua mano destra si allungava ancora verso lo Scettro che, al posto dello smeraldo, aveva un rubino luminoso.

Nessuno riusciva a parlare. Lo guardavano tutti, mentre si sforzava, sempre strisciando, muovendo praticamente solo una parte del suo corpo, di andare avanti.

«F-finché...» gemette, con sforzo, la Furia dell'Odio. «esisterò io, esisteranno i sentimenti negativi. Finché esisteranno i sentimenti negativi esisteranno le Furie e finché esisteranno le Furie... finché esisteranno... nessuno... potrà...»

«Zephiro sta resistendo alla Furia!» esclamò Bloom, capendo. «Sta ancora resistendo! Auster, che possiamo fare?»

La regina non le rispose. Immobile, guardava il figlio con le lacrime agli occhi.

«Proviamo con una magia di contenimento...» suggerì Musa. «Potrebbe...»

«Non funzionerà.» sussurrò la regina di Flabrum. «Speravo... ho sperato fino all'ultimo...»

«Ma perché non lo ha abbandonato? Se i sentimenti positivi hanno liberato gli altri...» Bloom guardò gli Specialisti che adesso, per farsi perdonare, cercava di fare da scudo.

«L'ha detto lui.» rispose Auster, atona. «L'Odio non si può distruggere con i mezzi convenzionali.»

«E allora come facciamo?» insistette la fata del fuoco del drago, a voce alta, isterica quasi. «Hai detto che una grande quantità d'amore potrebbe...»

«Sì.» disse Auster, ma sembrò incapace di continuare e distolse semplicemente lo sguardo. «Ma io non basto... lui sta lottando... sta lottando, ma non ci sono riuscita... chi potrebbe mai, allora?»

Zephiro non pareva sentirla. Era tutto concentrato nello sforzo di raggiungere lo Scettro. Gli sarebbe bastato allungare la mano per stringerla intorno all'asta. Roxy non seppe perché lo fece, ma le pareva importante che non la toccasse. Si chinò, molto più velocemente di lui, e prima che lui potesse pensare di allungare la mano, troppo provato dal modo in cui lottava con la Furia dentro il suo corpo, la tirò via dalla sua portata. Lui gemette forte, di frustrazione.

«D-dammelo.» pregò, più che ordinare, cercando di allungarsi un po' verso l'alto, allungando una mano. «Dammelo!»

«No!» replicò Roxy, stringendo al petto lo Scettro.

«S-sì...» disse lui, con voce fredda. «Non... dammelo!» ringhiò, stringendo i denti e cadendo di nuovo a terra.

Roxy tremava. Non sapeva bene nemmeno lei perché fosse così importante tenerglielo lontano, ma aveva paura. La disperazione con cui Zephiro aveva cercato di raggiungerlo, il modo in cui lo guardava... lei sapeva dell'eccezionale potere dello Scettro di Domino, le Winx gliel'avevano spiegato. Poteva incarcerare le Furie, ma aveva anche sentito che cosa avevano detto riguardo alla Furia dell'Odio, che non poteva essere contenuta nello Scettro. Aveva paura che, prendendolo, Zephiro avrebbe consegnato la vittoria alla Furia, che l'avrebbe distrutto, oppure liberare di nuovo tutte le Furie. Non potevano correre rischi.

«Roxy... ti prego.»

Lei sentì le lacrime affiorarle agli angoli degli occhi. «Che cosa... che cosa vuoi...» ma non riuscì mai a finire la frase, perché un enorme boato li riscosse tutti e li costrinse a voltarsi verso l'enorme portone, dal quale si stavano riversando almeno una cinquantina di soldati di Flabrum, tutti armati e tutti con l'aria di avere appena ricevuto l'ordine di uccidere.

Arrivò Adalhard, accanto al fratello e si guardarono in giro. «Prendete gli uomini con la fascia rossa.» ordinò il comandante.

Quelli che erano all'interno non capirono subito, ma gli altri sì. Si gettarono addosso ai soldati che erano stati loro nemici, li colpirono violentemente e strapparono dalle loro braccia le fasce rosse, il segno distintivo degli uomini che avevano giurato fedeltà al nuovo re.

Roxy non riuscì a capire che cosa stava succedendo, ma si dimenticò tutto, quando, nel bel mezzo del caos, un corpo piombò su di lei, le strappò lo Scettro dalle mani e la spinse lontano con un colpo sul petto che la fece barcollare e cadere a terra. Quando aprì gli occhi, di fronte a lei, torreggiava Zephiro con i suoi occhi di nuovo di colore diverso. In una mano reggeva lo Scettro di Domino, l'altra era inerte al suo fianco, come tutta una parte di lui.

«Zephiro...» lo chiamò la fata degli animali. Ma Zephiro non le dette alcuna importanza. Guardava lo Scettro con un misto di venerazione e ipnotismo. La fata degli animali vide la sua mano guantata che veniva contornata da un alone bluastro che presto si disperse sullo Scettro. Inorridita, improvvisamente conscia di ciò che lui avrebbe fatto, balzò di nuovo in piedi, gridando, e afferrò lo Scettro per strapparglielo di mano. Nonostante la debolezza, però, Zephiro non lasciò andare la presa, ma anzi fece una doppia resistenza che lei non riuscì a spezzare. «Dammelo!» disse lei, cercando di strattonarlo ancora. Ma lui fu ancora più veloce e lo spinse violentemente contro il proprio viso.

Zephiro cominciò a gridare e così Roxy. La luce azzurra si accentuò ancora di più e sprigionava dalla grande pietra sull'estremità, li avvolse come un'esplosione e cominciò a vorticare sopra di loro, intorno a loro e fece sparire tutto il resto. Lei continuava a fare resistenza contro quell'atto così strano e sconsiderato, ma non riuscì a staccare lo Scettro da lui, a staccarsi lei che, invece, sentiva di doversi tenere aggrappata ancora più forte per non essere spazzata via.

Zephiro gridava in modo doloroso e terribile, la faceva sentire così come era successo nella biblioteca, con la variante che sentiva di non avere speranza di salvarlo, di non avere la possibilità di conoscere meglio quel ragazzo. Le parve di rivedere il suo sorriso gentile sulla torre, di rivederlo salvarla mentre lei cadeva per via della magia di Theril, resa gelosa dalla Furia dell'Odio e di nuovo di vederlo mentre le stringeva il braccio per impedirle di cadere, o le dava il libro per respingere in quel modo la spia di Alfea. Capiva che cosa era successo... le sembrava di vederlo proprio come dentro un film. La Furia dell'Odio era riuscita ad imprigionarla solo perché lui era disperato per la morte di sua madre, perché aveva desiderato la vendetta contro lo zio. Non provava più nessuna rabbia contro di lui, ma pietà e anche una punta di rispetto, perché lui aveva cercato di ribellarsi più di una volta. Mentre si teneva allo Scettro, sentì di nuovo apparire delle lacrime. E mentre piangeva capì perché lui stava facendo tutto questo e le venne da piangere ancora di più. Lo percepì attraverso la strana connessione che lo Scettro aveva creato, vide altre immagini. Le immagini di lui al castello di Flabrum, felice con i suoi genitori, vide anche l'invidioso Maestral, che aveva preso il potere, e la madre di Zephiro che crollava a terra, che veniva gettata oltre l'orlo di un precipizio e Zephiro che lottava per non cedere la propria volontà all'Odio, che veniva portato ad Alfea, la sua paura delle ragazze, i modi in cui la Furia si impadroniva di lui e lo costringeva a sgattaiolare in giro per la scuola, alla ricerca del modo di distruggere il pianeta di Flabrum. E poi lo vide lottare di nuovo, come lo aveva visto poco tempo prima, prima di cominciare a strisciare verso lo Scettro.

Ma Roxy scoprì anche qualcos'altro: ad Alfea, in quella notte terribile della battaglia della biblioteca proibita, Zephiro aveva scoperto che lo Scettro di Domino aveva il potere di assorbire le Furie, ma il suo potere poteva funzionare anche in un altro modo, se vi si infondeva il proprio potere e questo terrorizzava la Furia. E, come l'aveva percepito lei, sicuramente lo doveva aver percepito il ragazzo.

«No!» gemette Roxy, tra le lacrime. «Non puoi farlo... non puoi toglierti la vita così!»

«Va' via o assorbirà anche la tua vita!» gridò lui, di rimando. «Devo... devo farlo!»

«No! Lascialo! Lasciamolo insieme!»

«Non posso, testona!» ripeté lui e le dette un calcio sul ginocchio con il tacco dello stivale. Roxy sentì di perdere la presa per il dolore lancinante. Piegò il ginocchio, ma quella forza irresistibile che la spinse indietro, lontano da Zephiro, lontano dallo Scettro, fuori dalla bolla di luce.

E mentre lei cadeva a terra, all'indietro, anche la bolla scomparve, mandando raggi da ogni parte. Lo Scettro si era trasformato, l'asta si era allungata e il rubino era diventato un cuore lucente così rosso da fare male agli occhi. Zephiro rimase in piedi per qualche altro secondo, poi cadde e, mentre questo succedeva dall'occhio sinistro cominciarono a uscire delle scaglie di polvere dorata.

Un grido di dolore e terrore si levò nell'aria, ma non proveniva dal ragazzo che era caduto a terra, a braccia spalancate. Quella voce aleggiò nell'aria e la polvere d'oro si contorse in aria, tra i molti occhi che guardavano pietrificati e inorriditi ciò che stava succedendo.

La polvere cominciò a spostarsi, prima verso Roxy, ma si allontanò di nuovo strillando, poi verso gli altri. Provò con Auster che si era precipitata dal figlio con un grido lacerante e disperato, poi con Adalhard e Terchibald, ma tutti rimasero immuni, anzi riuscirono, come se fossero stati corredati di uno scudo che li ricopriva interamente, a scacciare la polvere d'oro che provò con le altre Winx e con gli Specialisti e i soldati di Flabrum che, adesso, erano tutti sprovvisti di fascia rossa e osservavano attoniti la scena. Nessuno venne posseduto.

Bloom sbatté le palpebre. Era il loro momento. «Andiamo, Winx! Possiamo battere la Furia dell'Odio, adesso! Non riuscirà a prenderci! La magia di contenimento la distruggerà!»

Le Winx non persero tempo: si presero per mano, sprigionarono il loro potere di convergenza, imprigionarono ciò che rimaneva dell'Odio in una sacca di luce multicolore. La sacca si fece sempre più piccola, sempre di più e la polvere d'oro venne compressa e, come aveva fatto la bolla dentro cui si era imprigionato Zephiro, scoppiò. Un vento freddo e caldo insieme scivolò loro addosso, fece tremare i loro capelli, i vestiti, le ali. Poi tutto si calmò.

«E' finita.» sussurrò Aisha, ma, come le altre, guardava verso la regina Auster che aveva sollevato a metà il figlio riverso a terra.

«Non ancora.» replicò, però, Sky. «Dov'è finito Maestral?»

Le Winx e gli Specialisti si guardarono intorno, ma di lui non c'era traccia. Nessun altro sembrò considerare importante la fuga dell'usurpatore, tutti troppo impegnati a guardare cosa succedeva al centro della sala, dove si trovavano la regina, il principe e Roxy.

I soldati di Flabrum erano fermi nella sala davanti alle grandi porte di ingresso. Uno dopo l'altro, sollevarono le braccia, strinsero il pugno e lo posarono sul cuore in segno di rispetto per il loro principe caduto.

«Andiamo a vedere.» propose Timmy, chinando il capo con fare vergognoso. Tutti coloro che non erano di Flabrum si sentivano come se stessero spiando un momento privato. «Vieni anche tu, Tecna?»

«Sì.» lei gli rivolse un mezzo sorriso stanco, anche se non si sentiva del tutto felice. Con la coda dell'occhio, vide che anche Tony stava a sentire e osservava lei che interagiva con gli altri.

«Ah... v-vengo anch'io, signorina Tecna!» esclamò, facendo un passo avanti.

«Sta' fermo, tu!» gli ordinò Stella, posandogli una mano sul petto. «Vengo con voi, piccioncini.» e ammiccò in direzione di Tony, che sembrava rosso, ma solo perché Stella aveva chiamato “piccioncini” Tecna e Timmy. «Vieni, Bloom? Dobbiamo trovare quel bellimbusto di Maestral... non è molto coraggioso, vero?»

«Sì...» rispose lentamente lei, quasi assorta. Aveva altro a cui pensare, la fata del fuoco del drago.

«Cosa è successo a Zephiro? Non è... non morto... vero?» gemette Flora.

Nessuno seppe rispondere, non osavano.

Bloom, però, guardava lo Scettro di Domino, trasformato come quando assorbiva l'energia delle Furie, che era a mezz'aria sopra Auster e Zephiro e luccicava ancora di una strana polvere di un colore tra l'azzurro e l'argento.

Poi cominciò a dissolversi e, come una leggera pioggerella, la polvere in cui si ridusse andò a posarsi sul corpo esanime del principe. Sparì così lo Scettro che non aveva più senso di esistere. E per un lungo istante tutti rimasero fermi, con il fiato corto, a guardare cosa sarebbe successo.

«Non possiamo più indugiare, Bloom.» mormorò, contrito, re Oritel, posandole delicatamente una mano sulla spalla. «Dobbiamo andare a cercare Maestral, prima che ritorni con dei rinforzi.»

«Sì, abbiamo ripulito i soldati dal loro lavaggio del cervello, ma non sappiamo se ce ne sono degli altri.» commentò Flora.

«Ce ne sono alcuni che sono davvero convinti che Maestral abbia ragione.» borbottò Terchibald, rabbuiato.

«Dobbiamo andare subito a prenderlo.» confermò Sky, agguerrito. «E così loro non saranno più una minaccia.»

Il capitano annuì.

«Ma Zephiro...» Bloom continuava a guardare la sua figura inanimata, tra le braccia di una madre che non riusciva né a chiamarlo né a piangere. E poi guardò la turbata Roxy, che si era rialzata e non riusciva a staccare gli occhi dal suo nuovo amico.

«Lasciamolo alle cure della madre.» rispose re Oritel. «Non possiamo fare più niente. Nessuna magia può aiutarci, adesso. L'Odio è sconfitto. Il ragazzo... Zephiro sapeva a cosa andava incontro, l'ha fatto consapevolmente.»

«Ma... lui ci aiutato! Senza il suo aiuto non avremmo... non avremmo sconfitto la Furia! Dobbiamo provarci!»

«Lo so.» sospirò suo padre. «Ma... non c'è niente che possiamo fare. Se proprio vogliamo aiutare Flabrum, prendiamo Maestral, prima che ricongiunga ai suoi fedelissimi.»

«Bloom, ha ragione re Oritel, andiamo.» Aisha, dolcemente, la spinse verso la direzione in cui era sparito l'usurpatore. «Penseremo a lui dopo. C'è ancora un responsabile che dobbiamo inchiodare!»

Fu questo, più di tutto, a riportare Bloom alla ragione. Corrugò la fronte. «Sì, sì, avete ragione, andiamo.»

«Aspettate!» la voce di Roxy coprì quella delle Winx che si preparavano ad inseguire Maestral. La ragazza tremava, ma il suo viso cupo era pieno di una risolutezza tutta nuova. Stringeva forte i pugni e guardava Bloom, quella che, secondo lei, l'avrebbe capita più degli altri. «Non lasciatemi qui. Voglio venire anch'io... voglio vedere... voglio vedere il responsabile dritto in faccia. Vi seguirò comunque.» aggiunse, quando vide che le Winx esitavano.

«Va bene.» approvò Bloom. «Ma stammi vicino.»

«Vi guiderò io.» sibilò, gelido, il capitano Terchibald.

Nessuno gli disse di no.

Volarono via, il capitano, gli Specialisti e Tony correvano per tenere il loro passo. Erano pronte a dar battaglia, ma bastò loro arrivare in fondo alle scale per capire che non ce ne sarebbe stato bisogno: nella fuga, Maestral era inciampato ed era ruzzolato giù. Adesso, giaceva scomposto, una figuretta patetica che aveva perso i sensi.

«Ah, lo faccio io!» sbottò Aisha.

«No, lo faccio io!» ribatté Terchibald. E scese le scale due alla volta, si fermò vicino all'usurpatore e lo afferrò per i capelli. Lo risvegliò con un paio di schiaffi, dopo avergli imprigionato le mani in quelle manette di vento ed elettricità che avevano fatto del male anche a Bloom, Tecna e Stella al loro primo incontro. Maestral gemette, sulle prime, poi aprì completamente gli occhi, mandando un grido sia perché si era ritrovato faccia a faccia con una delle ultime persone che avrebbe voluto vedere e un po' per le manette che gli avevano dato una scarica elettrica.

«T-Terchibald... che... liberami! Sono state le Furie, sono state... sono state loro, ragazzo mio, liberami, presto! Hai visto... Auster è viva! Mia sorella... la mia adorata sorella...»

«Non è vero!» esclamò Bloom, severamente. «Non ho visto nessuno spirito circondarti! Tu non hai idea di cosa hai fatto a Zephiro, ad Auster, a tutto il tuo popolo!»

Maestral cominciò a scuotere forsennatamente la testa. «No, no, ragazza! Io non c'entro, sono state le Furie, vi prego... sono state le Furie!» gemette. «Credetemi!»

«Ah, sì? Le Furie, la tua adorata sorella... ma per favore!» sbottò Terchibald. «No, caro traditore, non ti libererò. Ti ho solo risvegliato per guardarti in faccia, mentre...» con la mano libera afferrò qualcosa appuntato sulla sua spalla destra. «Mi riprendo il maltolto.» e così dicendo dette uno strattone e lasciò cadere a terra l'usurpatore che cominciò a contorcersi e a mandare ululati di disperazione.

«Vi prego! Ho detto la verità! Perdono! Chiedo perdono! Clemenza!»

Le Winx, gli Specialisti, Tony e Roxy guardarono da quella figura pietosa a Terchibald, che lasciava sparire in tasca una spilla d'argento. Solo Bloom, Tecna e Tony capirono.

Nessuno si stupì quando il capitano dell'Esercito del Vento chinò il capo. «Ve lo lasciò.» sussurrò, e la sua voce tremò appena. «Io... io dovrei essere di sopra... con mio nipote.» e senza dire altro si affrettò su per le scale affollate e si dileguò.

«Che ne facciamo?» volle sapere re Oritel, guardando Maestral che piangeva e chiedeva pietà per la sua follia.

«Sarebbe più gentile ammazzarlo.» commentò, pungente, Stella.

«Stella!» la rimproverò Bloom.

«Ci penserà la corona di Flabrum a decidere.» tagliò corto Aisha, con voce dura, trovando che Stella non aveva poi tutti i torti. «Gabbia Morphix!»


§


«Pensi che tornerà tutto come prima, Faragonda?» sospirò Auster. Erano nello studio privato della regina e quest'ultima era affacciata alla finestra e guardava il giardino reale che si stendeva a vista d'occhio sulla grande isola su cui era costruito il palazzo. In fondo, adesso, molto al di sotto delle isole, non c'era più la nebbia, ma il terreno era di nuovo stato coperto dalla vegetazione rigogliosa che le Winx avevano visto attraverso il potere Tracix. Sarebbe cambiato tutto, pensava spesso la regina di Flabrum, lei sarebbe stata ricordata come la regina che aveva distrutto il loro Vortice e... sospirò, non osando andare più avanti di così.

«Zephiro si riprenderà benissimo, Auster.» la rassicurò Faragonda. «Il sacrificio che ha compiuto ha distrutto la Furia dell'Odio e la sua vita è stata salva proprio perché il suo gesto, dettato dall'amore, l'ha protetto. È così che funziona lo Scettro, non so dove l'abbia letto o come lo abbia capito. Credo che sia successo solo perché sei tornata tu, perché è stato abbastanza forte e coraggioso da riconoscere quale fosse il punto debole dell'Odio. L'aveva alimentato per tutto questo tempo col suo proprio rancore verso lo zio, e quindi deve aver capito che l'unico modo per distruggerlo era... dargli l'esatto contrario di quel che gli aveva già dato. Un sacrificio per amore. Degno di un vero sovrano, se mi posso permettere.»

Auster si sentì a metà tra il distrutto e l'orgoglioso perché suo figlio era stato davvero degno di un sovrano, voleva dire che l'aveva cresciuto bene e con i giusti valori. Però disse: «Mi dispiace, che abbia creato tanto scompiglio mentre era da te, Faragonda. Non credevo che...»

Faragonda scosse la testa. «Non è colpa tua, e neanche sua, ma anzi mia, che non ho saputo... sì, che non ho saputo accettare il fatto che fosse lui davvero, la spia di Alfea. Avevo avuto dei sospetti fin dall'inizio, ma non l'ho fermato e non volevo crederlo davvero. Credevo che, in fondo, non volesse fare niente di male, perché Zephiro era un ragazzo molto solo e affranto dalla perdita di sua madre.»

«Quindi, lo perdonerai?»

«Non ho mai avuto niente da perdonargli.»

«Ma lui non perdonerà facilmente se stesso.» commentò Auster, pensierosa. «Continua a stare tutto il giorno da solo, ad evitare tutto e tutti. Non è mai stato molto socievole, ma in questo periodo sembra ancora più chiuso in se stesso di quanto sia mai stato. Faragonda, ho paura che possa ricaderci. È sicuro che le Furie non torneranno?»

Faragonda scosse la testa. «No, Auster. L'Odio, che le riuniva tutte, è stato sconfitto, l'equilibrio tra bene e male ripristinato... credo che potremo stare tranquilli.»

«Quando... quando il potere dello Scettro me l'ha restituito...» sospirò Auster. «Faragonda, tu non sai come mi sono sentita sollevata... come... come ho avuto paura che potesse succedere di nuovo e che accadesse l'irreparabile!»

«Ma non è successo, cara Auster, ed è tutto quello che conta.» tagliò corto la preside di Alfea, dandole un leggero colpetto sulla mano. «Parlami di Maestral, piuttosto. Sei proprio sicura che Roccaluce sia la cosa migliore, per lui?»

Nel sentire il nome del fratello, la regina parve riprendersi dal suo stato di prostrazione. «Sì.» disse, risoluta. «Rimarrà dai Templari finché non imparerà ad essere buono, o qualunque cosa diventino coloro che vanno a Roccaluce. So che con quelle Trix non ha funzionato, ma... tentar non nuoce. E poi l'alternativa sarebbe ucciderlo. E io non sono come lui.» concluse Auster, stringendosi nelle spalle. «Se non dovesse cambiare niente, rimarrà comunque lì, incapace di usare i propri poteri, per sempre.»

Faragonda annuì. «Bene...» commentò, in tono grave, ma sembrava delusa da qualcosa.

«Cosa c'è?» le chiese la regina di Flabrum.

La preside di Alfea non parlò subito, ma esitò, guardando il servizio da tè che giaceva sul tavolino di fronte al divanetto sul quale avrebbe dovuto essere seduta. «Si tratta delle Winx. E della missione che hanno sulla Terra. Dopo tutto quello che è successo qui, ho paura che possano essersi indebolite oppure demotivate. La stessa Roxy non mi sembra molto propensa a...»

«Tranquilla, Faragonda,» la interruppe Auster, con un mezzo sorriso, sedendosi al suo fianco e prendendole una mano. «Adesso le ragazze sono in giro per la capitale a fare acquisti... sai, per la festicciola di stasera. Non hanno resistito all'idea, quando ho loro proposto un ballo in loro onore. Soprattutto Stella, sembrava un po' esaltata.» e rise, ricordando il modo in cui la fata del sole e della luna aveva cominciato a saltare su e giù, immaginando la sfilza di negozi di Flabrum che avrebbe voluto visitare per far impallidire d'invidia tutte le persone che la conoscevano. «Staranno bene!»

Anche Faragonda rise, ricordando. «Non è per questo che sono preoccupata. Vedi...»

«La missione che le Winx hanno sulla terra è molto difficile.» capì Auster, che sorrise all'espressione stupefatta che si era dipinta sul volto della sua ex insegnante. «A questo proposito, non mi sento arrogante nell'affermare che sono certa di poterti aiutare. Sono giorni che penso al modo di poter ripagare te e le Winx per quel che hanno fatto per me, per mio figlio e per il mio pianeta.»

«Di che si tratta?» domandò la preside, molto attenta ed emozionata.

«Ah, di certe cosette che ho trovato in fondo alla nebbia, prima che arrivassero a salvarmi.» Auster sorrise ancora, stavolta con un accenno di furbizia. «Vedi, non so esattamente che cosa siano o come funzionino, ma le ho prese lo stesso, in caso che potessero servire, sai. Ma adesso desidero che li abbiano loro, per aiutarle nella loro missione.»

«Auster, smettila di tenermi sulle spine...» sussurrò Faragonda, in tono trepidante. «Che cos'è che hai trovato nel cuore della nebbia?»

La regina di Flabrum non sorrideva più, era immensamente seria. «Credo che si chiamino... Doni del Destino.»

Faragonda trasalì. «Sei... sei sicura?» balbettò. «I Doni... ma credevo che...»

«Dalli alle Winx, ma non dire che te li ho dati io, non mi piace che pensino che ho liquidato quello che ho fatto per loro con una cosetta...»

«Una cosetta? Ma i Doni del Destino sono...»

Auster sorrise. «Quel che sono non importa. Vorrei che li avessero loro, al momento opportuno. E spero che questo serva a riportare le fate sulla Terra. Non sentirò un no come risposta: loro hanno aiutato me a salvare il mio pianeta, ora voglio aiutare loro a salvare il pianeta di Roxy.»


§


Roxy era scappata da Stella. Non ne poteva più di tutto il suo entusiasmo di fronte alla montagna di abiti che aveva comprato per la festa di quella sera in loro onore. Ne aveva presi di tutti i tipi, di tutte le misure, con ogni tipo di scarpa abbinabile e non, insieme con un considerevole e categoricamente inutile assortimento di gioielli e fermagli per capelli, accompagnati da smalti per unghie di tutti i tipi. Ma se fosse stato questo e basta, Roxy non si sarebbe lamentata più di tanto, avrebbe potuto estraniarsi dal tutto con molta meno fatica. Il problema era un altro: la fata del sole e della luna l'aveva praticamente costretta a fare la prova di moltissimi di quei modelli e vestiti per vedere quale fosse quello che le stava meglio, accompagnando ogni vestito con un commento.

Oro («L'oro è il colore che preferisco!»), bianco («No, fa troppo sposa...»), blu («Come gli occhi di Zephiro!»), verde («No, ti smuore!»), grigio («E che è, un funerale?»), porpora («No, fa a pugni con i tuoi capelli!») e così via. La cosa che le dava più fastidio, poi, era che continuava a nominarle Zephiro in ogni salsa, riusciva a farlo entrare in qualunque discorso e ammiccava in sua direzione come se sapesse cose che gli altri ignoravano.

Era inutile che Bloom le ripetesse di finirla, Stella era proprio sorda a qualunque cosa non fosse la sua voce. Così, non appena la fata del sole e della luna si era girata per trovare un modello che, a detta sua, era perfetto per Roxy, la ragazza era sgattaiolata fuori con l'idea di nascondersi per tutto il resto del pomeriggio e, magari, anche durante la festa.

L'idea di partecipare non la entusiasmava, anche perché aveva sentito dire che, alla festa, ci sarebbero state anche le studentesse di Alfea e altra gente importante di cui non le importava molto e che, comunque, avrebbe fatto parte del mondo magico. Lei voleva solo tornare a casa e rivedere il suo cagnolino Artù. Era sicura che stesse bene, ormai, anche se aveva paura che si sentisse solo e abbandonato. Sarebbe stata felice, quando finalmente avrebbero preso una navetta e fossero tornati a casa, sulla Terra. Persino Duman e gli altri stregoni le parevano più allettanti di tutto quello che aveva passato da quando era stata catturata da una Furia.

Ma, si disse anche, se non fosse stato per la Furia, non avrebbe mai incontrato Zephiro, il quale, a dispetto di quello che pensava Stella, non aveva nessuna voglia di stare in sua compagnia, figuriamoci ballare con lei, come aveva predetto quella fata così impicciona. Eppure, una parte di lei, non poteva dimenticare quello che aveva detto Faragonda, quando si erano incontrate quella mattina. Le aveva chiesto come stava e Roxy, benché avesse risposto che stava bene, capì di non aver convinto la preside di Alfea.

«So che sei preoccupata per Zephiro, mia cara.» le aveva detto. «Forse dovresti parlargli.»

«Ma ci ho provato! È lui che non vuole avere a che fare con me!»

«Lo so, ma credo che tu, tra tutti, possa capirlo... e forse potresti aiutarlo ad accettare.» la preside di Alfea non aveva detto nient'altro. Le aveva solo augurato buona giornata e se n'era andata. Roxy, comunque, non aveva capito dove avesse voluto andare a parare. E adesso anche quelle parole, che all'inizio le avevano lasciato solo un vago senso di perplessità, adesso la facevano infuriare molto più delle allusioni di Stella.

«Che sciocchezza! È una sciocchezza bella e buona! E lui non mi piace, non mi piace proprio!» sbottò, rivolta al niente, mentre entrava nel parco del palazzo e lo percorreva a grandi passi per farsi passare quel cattivo umore. «Non mi piace! È antipatico! È un... un...»

«Chi?» domandò una voce spenta, che la fece trasalire e voltare di scatto.

Ed eccolo lì, proprio lui, lupus in fabula, Zephiro, che si era nascosto in una siepe e stava seduto con una gamba stretta contro il petto e l'altra distesa, con un'espressione appena appena ostile. Lei arrossì.

«Ma nessuno.» replicò, in imbarazzo. «Che ci fa lì?»

«Ho sentito le note soavi della tua voce e allora mi sono messo qui, per non farmi vedere.» e girò la testa. «Ma non ho potuto fare a meno di notare che stavi parlando male di qualcuno e mi chiedevo solo di chi.»

Lei si accigliò. «Se non volevi farti vedere, bastava che continuassi a stare zitto!» ribatté, sempre più rossa.

«Di chi parlavi?» ripeté lui, senza guardarla. «Scommetto del tuo ragazzo che non è qui per la stupida festa di mia madre...»

«Io non ce l'ho, il ragazzo.» rispose Roxy, secca.

«Ah, no? E quell'anello bianco chi te l'ha dato?»

Lei si accigliò, mentre si ritrovava a guardare il Cerchio Bianco che, oltretutto, aveva anche infilato nel medio e non nell'anulare. Come poteva pensare, quello stupido, che si trattasse di un pegno d'amore? «Senti,» disse abbassando la mano. «se sei arrabbiato con te stesso non prendertela con me, va bene?» ma poi trasalì e tornò a guardare il cerchio bianco. Aveva capito cosa le voleva dire Faragonda, a proposito del fatto che lei avrebbe potuto aiutarlo. Certo! Certo era ovvio che lei poteva!

«Bene, allora te ne vai?» sbottò Zephiro, però, proprio mentre lei ragionava così, euforica. «Perché, sai, questo è il mio parco, quindi credo proprio che, questa volta, debba essere tu ad andartene!» la fissò con occhi di fuoco, un po' rosso anche in faccia.

«Ma... ma...» Roxy fremette di rabbia. «Puoi andartene dove vuoi, per il tuo stupido parco!»

«Già, hai ragione!» fece per alzarsi, ma trasalì anche lui, quando vide che Roxy, non solo si stava abbassando, ma lo stava di nuovo spingendo contro la siepe. «Ehi, ma...»

«Ora ascoltami!» ordinò lei.

«Senti un po', con chi credi di parlare? Qui non siamo ad Alfea!»

Roxy stava per mandarlo al diavolo, quando si costrinse a ricordare cosa aveva appena capito. Sospirando, si inginocchiò davanti a lui e si sedette a gambe incrociate. «Ascoltami,» gli disse, in tono più gentile. «poi puoi anche andartene, okay?»

Zephiro incrociò le braccia al petto con fare leggermente sprezzante, ma non se ne andò e neanche rispose in modo tagliente. Evidentemente era il suo modo di dirle che quel patto andava bene.

Roxy decise di ignorare la sua espressione, anche se ebbe voglia di dirgli che lo preferiva posseduto da una Furia, invece lo guardò fisso negli occhi e notò solo allora che erano entrambi dello stesso intenso blu scuro, come i suoi capelli. Si accorse di preferirlo così, piuttosto che con quell'inquietante occhio color dell'oro. E, sorpresa dal suo stesso pensiero, arrossendo, abbassò lo sguardo sulle mani e prese il Cerchio Bianco, ben consapevole di avere lo sguardo di Zephiro addosso. Dovette, perciò, concentrarsi più del solito per renderlo della grandezza giusta.

«Ecco.» disse, senza guardarlo, e porgendoglielo. «Prendilo un po' e dimmi cosa senti.»

Lui eseguì e Roxy si arrischiò a guardarlo solo quando fu ben certa che lui fosse completamente concentrato sul Cerchio Bianco. «Mmm.» commentò lui, ad un certo punto. «Sembra che qui dentro ci sia un'intensa rabbia... le fate imprigionate nella loro isola che vogliono vendicarsi degli Stregoni del Cerchio Nero...»

«Esatto.» e Roxy arrossì. «Quella è la chiave per entrare sulla loro isola. E io sola posso fare questa cosa, pare. È una gran scocciatura, se vuoi saperlo, ma non è questo che ti volevo dire. Insomma... una volta... una volta... sono stata posseduta da una fata. Si chiamava Nebula.»

Zephiro trasalì di nuovo. Stavolta non ci fu imbarazzo tra loro, mentre si guardavano. «Che cosa...»

«Sì.» continuò Roxy, in tono piatto. «E' stato terribile. Non riuscivo a liberarmene, lei faceva del mio corpo quello che voleva... faceva delle cose cattive, faceva del male alle Winx perché volevano fermarla e impedirle di fare del male agli altri... e io ero in un angolino e guardavo, attraverso il Cerchio, dove ero imprigionata... se non fossero arrivate loro... le Winx... io... io potrei essere ancora lì dentro.» e fece un cenno verso il Cerchio che era ancora tra le mani di Zephiro.

Lui la ascoltò fino in fondo, poi le restituì il Cerchio. «Bella storia.» commentò, freddo. «Cosa mi dovrebbe dire? Anche io ho avuto la stessa esperienza, però tu sei tornata quella di prima? Dovrei essere contento che qualcuno possa capirmi e... non lo so, dimmelo tu.» e la guardò con rabbia, prima di balzare in piedi. «Dimmelo tu come mi dovrei sentire ad aver permesso ad una Furia di impossessarsi di me!»

«Impotente e scemo.» replicò Roxy, che lo sapeva benissimo. «E... e incapace. Ecco come mi sentivo io e... e come mi sento, a ripensarci.»

Abbassò di nuovo lo sguardo e strappava alcuni ciuffi d'erba solo per non dover vedere nei suoi occhi l'espressione sprezzante di prima e sentirsi sferzare dai suoi commenti pungenti. Ma capì che lui non avrebbe detto niente e che era proprio ora di togliere il disturbo. Si alzò, mentre faceva tornare piccolo il Cerchio Bianco e se lo infilò di nuovo al dito.

«Beh... ci vediamo.» borbottò. E corse via. Quasi quasi avrebbe fatto meglio a rimanere a provare vestiti e ad ascoltare i commenti odiosi di Stella.


§


«Allora, non si è visto?» domandò Stella, arrivandole vicino, fasciata nel suo nuovissimo abito color oro e con i capelli sollevati sulla nuca, da cui pendevano le sue lunghe ciocche bionde. Era radiosa e trascinava Brandon in lungo e in largo nella sala da ballo gremita, quindi Roxy si stupì che si fosse accorta del suo debole scuotere di testa.

«Non verrà.» replicò, perentoria, Roxy, alzando gli occhi al cielo. «Abbiamo litigato...»

«Beh, allora sarà il caso che trovi un cavaliere alternativo. Potresti invitare Tony, sai... non credo che abbia accettato granché bene che Tecna e Timmy stiano insieme.» e lanciò uno sguardo eloquente ai due.

Roxy non poté fare a meno di guardare lo Specialista di nome Tony che era dall'altra parte della sala circolare illuminata a giorno da migliaia di luci che lei sospettava fossero fatate. Anche lui, come la fata degli animali, era appoggiato alla parete, appiattito come se volesse sparire e chiedendosi come mai avesse alla fine accettato di prendere parte a quella stupida festa, guardando scontento Tecna e Timmy che ballavano fissandosi negli occhi e sorridendo come due sciocchi.

Lei capiva benissimo come quel giovane Specialista dovesse sentirsi, anche se Zephiro non stava ballando proprio con nessuna e, anzi, non si era proprio presentato. La regina e suo marito, invece, ballavano in mezzo agli altri e sembravano non considerarla una cosa strana, mentre il capitano Terchibald se ne stava di fianco al trono così rigido che sembrava gli avessero infilato un palo nel didietro. Bloom e Sky si erano appartati nel grande balcone a semicerchio su cui si affacciava la sala, mentre Aisha e Nabu, insieme con Musa e Riven, avevano raggiunto il buffet e, piluccando tartine, ridevano tra loro di chissà che cosa. Faragonda aveva scelto re Oritel come partner e la regina Marion, la madre di Bloom, come compagno di ballo aveva preso il preside di Fonterossa, Saladin.

«Beh, noi andiamo a buttarci nella mischia, Roxy!» la salutò Stella, tutta felice, e spinse di nuovo Brandon in pista, cominciando a ballare con la grazia degna di una prima ballerina.

Roxy e Tony sembravano gli unici che non si godessero la festa, ma lei pensava che, piuttosto che invitare lo Specialista, sarebbe andata a fare compagnia a Terchibald. Mentre osservava tutto questo, chiedendosi se la sua assenza sarebbe stata notata, la fata degli animali fece per andarsene, quando si accorse che Theril era anche lei tutta sola e faceva altalenare le gambe al di sotto della sedia. Sembrava triste, mentre tutte le sue compagne di Alfea si stavano divertendo, ridacchiando giulive alla vista dei ragazzi dell'Accademia di magia che, fino ad allora, aveva sfornato tutti i soldati di Flabrum.

Fu a lei che Roxy si avvicinò, senza sapere neanche perché e Theril, che evidentemente si aspettava di tutto tranne che lei, balzò in piedi, arrossendo violentemente. «I-io... devo andare a...»

«Volevo dirti che mi dispiace di aver pensato male di te.» disse, invece, Roxy, tutto d'un fiato. «Non era colpa tua, se ti comportavi così male!»

Theril arrossì. «Ma... ma io ero gelosa davvero... pensavo che tu... tu e Zephiro...» non finì la frase, ma si vedeva che era a disagio.

Roxy scosse la testa. «Figurati. Io, a quello lì, nemmeno ci penso.» e arrossì furiosamente anche lei. «E' così odioso e altezzoso! Lui... non merita nessuna delle due, Theril, te lo dico io!»

E la fata bionda sembrò contenta di quel che aveva sentito, perché sorrise debolmente e in modo anche un po' timido. «Non volevo colpirti... non so che mi ha preso. Cioè... credo di saperlo, però... non avrei dovuto lo stesso. Mi... mi puoi perdonare?»

«Ma certo! Anzi, spero che... se verrò ad Alfea, tu potrai aiutarmi ad ambientarmi!»

Theril adesso sorrise più apertamente. «Ma certo!» ripeté lei.

Le due ragazze, quasi si fossero messe d'accordo, si strinsero la mano e Roxy si sentì piacevolmente sorpresa a considerare Theril, benché la conoscesse da così poco, già un'amica.

«Bella festa, vero?» continuò la fata bionda, guardandosi attorno.

«Io... beh, sì... credo di sì.» rispose dubbiosa Roxy, quando finalmente si lasciarono andare la mano.

«Va bene... allora... io vado... provo a... sì, provo ad invitare quel ragazzo laggiù.» Theril arrossì, mentre indicava, incredibilmente, Tony. «E' tutta la sera che è da solo... e pure io. Quel ragazzo, ho sentito, è stato invitato a partecipare al saggio degli Specialisti da Saladin in persona! Hai sentito che ha fatto una cosa molto eroica? Ha aiutato i soldati di Flabrum a liberare quelli ammattiti dalla fascia rossa! Deve essere così coraggioso! E poi Saladin gli ha detto lui stesso che partecipava al saggio e... deve essere intelligente, no? Pensavo che... dato che con Zephiro non ho possibilità... insomma... è anche carino, no?»

«Oh!» esclamò la fata degli animali, incredula. «Sì... e poi... anche lui... esce da... una situazione complicata con una ragazza...»

«Ma è fantastico!» trillò Theril, ritrovando una parte del carattere che Roxy aveva imparato a conoscere già ad Alfea, anche se la fata degli animali non vedeva proprio cosa ci fosse di fantastico in una relazione complicata finita male. «Io vado da lui, allora. Sembra che abbiamo già un sacco di cose in comune!» e sfrecciò via, lasciando sola Roxy.

A qualcosa quella serata era servita, si disse. Almeno Theril e Tony non sarebbero stati da soli a rimuginare sui loro amori non corrisposti. Ma lei non aveva davvero più niente da fare. Si annoiava, i ragazzi di Flabrum erano stupidi galletti e l'unico con cui le sarebbe piaciuto ballare non c'era perché era uno stupido galletto pure lui.

Ma proprio in quel momento, qualcuno cominciò a picchiettare sulla sua spalla con due dita. Giratasi, Roxy non fu per niente stupita di vedere Zephiro. Era convinta che solo lui avrebbe potuto comportarsi così.

«Ah, hai finito di fare il prezioso?» lo apostrofò, acida.

«Stavo per non venire.» replicò lui e distolse lo sguardo, come se non ce la facesse a guardarla in faccia più di così. «Ma poi... beh, insomma, sono qui.»

«Però.» rispose lei, sarcastica. «Dovrebbero darti un titolo diverso da principe. E sa quale? Capitan Ovvio!»

Zephiro si grattò il lato del naso e, guardandola in modo appena appena perplesso, si schiarì la voce. «Senti... mi dispiace, per oggi, okay? Non volevo mica dire... ero arrabbiato.»

Lei rimase ancora accigliata, perché lui parlava senza neanche guardarla, anzi, tenendo gli occhi sulla sala. La regina Auster aveva cambiato partner e ora ballava con re Oritel, mentre Faragonda era finita tra le braccia di Brandon e Stella, col suo abito dorato, era andata a prendere il capitano Terchibald e ora lo stava guidando in una danza che a lui non sembrava affatto piacere.

«Me ne vado.» dichiarò Roxy, che non capiva perché dovesse rimanere ancora lì.

«Ma... non vuoi ballare?» domandò lui, stupefatto.

Roxy si fece paonazza. «No!» sbottò, anche se la risposta sarebbe stata quella contraria. «Non ho nessuna voglia di ballare con un idiota come te!» e corse via dalla sala, camminando rasente il muro per non dar fastidio a quelli che ballavano e si divertivano certamente più di lei.

Senza saperlo, Zephiro si girò per guardarla mentre percorreva a grandi passi, incapace di fare qualcosa. Era evidente che lei lo trovava proprio insopportabile... si sarebbe lasciato andare ad un sospiro se Stella, che aveva visto tutta la scena nonostante il ballo, glielo impedì. Aveva lasciato andare il capitano che si era diretto più veloce che poteva di nuovo sulla pedana rialzata del trono.

«Allora, non le corri dietro?» gli chiese a bruciapelo, la principessa di Solaria.

Zephiro trasalì. «Chi? Perché?»

La fata del sole e della luna sospirò in modo teatrale. «Lo sai, penso che, per essere uno che fa tanto l'eroe, sei proprio un gran vigliacco!» e si accigliò, indicando con veemenza verso Roxy. «Lo vedi che la tua ragazza se ne sta andando? È un chiaro segno! Devi correrle dietro! È così che si fa!»

Zephiro la guardava come se fosse impazzita e Stella si stizzì ancora di più. «Non è la mia ragazza!»

Ma lei lo zittì. «Senti, ragazzino,» disse, e gli picchiò l'indice contro il petto. «tu non piaci proprio, ma penso che a lei piaci, chissà perché.»

«Ma... ma che dici?» balbettò lui, rosso fino alla punta delle orecchie.

«E immagino che anche lei piaccia a te. Quindi vai, sbrigati!» e cominciò a spingerlo verso l'uscita. «Muoviti, prima che il ballo finisca e qualcun altro acchiappi Brandon! Un conto è che balli con una vecchia come Faragonda, un conto con una di quelle ridacchianti bambocce di Alfea!»

Zephiro si lasciò convincere solo per liberarsi di lei e della sua estenuante chiacchiera. Ed era già fuori dalla sala della festa, quando si chiese che cosa ci faceva lì e come avrebbe fatto a trovare Roxy, che avrebbe potuto essere dovunque sia dentro che fuori dal palazzo. E fu quasi un colpo di fortuna che, affacciandosi ad una vetrata, vide il profilo della fata, affacciata da una balaustra qualche piano più sotto, che guardava in basso, il nuovo panorama di Flabrum.

Per un momento, rimase lì a fissarla, senza sapere che fare. Forse sarebbe scappata di nuovo, vedendolo, ma Stella aveva detto una cosa che non poteva ignorare e, in fondo, lui pensava che avrebbe dovuto capire, quando lei gli aveva detto tante cose su quella Nebula. Non era stato forse per questo che aveva improvvisamente smesso di essere così arrabbiato e aveva deciso di fare una capatina alla festa, vedere lei? Così, preso tutto il coraggio che gli rimaneva, decise che Stella, per quanto odiosa, aveva ragione e che doveva andarle dietro. Pregò per tutto il tragitto che non fosse sparita, che avesse deciso di cambiare posto, ma la ritrovò proprio sullo stesso ponte dove l'aveva beccata stando alla finestra.

«Ehi!» la chiamò, ma lei si voltò di scatto, lo guardò attraverso gli occhi velati di lacrime e poi voltò di nuovo di scatto la testa. «Perché... perché piangi?»

Lei si asciugò rabbiosamente gli occhi. «Perché... perché... Zephiro, sei... sei uno stupido!» singhiozzò lei.

«Lo so.» mormorò lui. «Sono un disastro. Con le ragazze non ci so proprio fare.»

«Eh, già...» disse Roxy, continuando a pulirsi il viso. «Sei proprio uno scemo!»

«Mi dispiace...» e cominciò a frugarsi addosso alla ricerca di un fazzoletto. Ma non l'aveva preso, tanta era stata la sua fretta di arrivare alla festa, spaventato che lei potesse aver trovato un cavaliere.

E, chissà perché, lei scoppiò a ridere.

Zephiro avrebbe giurato di non capirla.

Ma Roxy rideva proprio per questo, perché lui si dispiaceva di essere uno scemo.

«E'... è vero che te ne vai?» le chiese lui, improvvisamente. «Che non ci vedremo più?»

«Forse.» rispose lei. «Insomma, non so se vengo ad Alfea, l'anno prossimo. A me la magia fa un po' paura, lo sai.»

Lui non disse niente e lei si affrettò ad aggiungere, per riempire il silenzio: «Tu... tu andrai all'Accademia di qui, no?»

«Eh...» confermò. E poi, dato che tacere stava diventando penoso, aggiunse: «Ma forse mia madre farà un qualche accordo con Saladin di Fonterossa, la sentivo ieri, mentre ne parlava con lui e Faragonda... penso che voglia fare un gemellaggio o cose... cose del genere... immagino che... sarà anche più facile incontrarsi ora che il Vortice è... sì, insomma, se andrai ad Alfea... pensi... pensi che pioverà?»

A Roxy non importava proprio nulla della pioggia, lei guardava il cielo notturno al di là del ponte per un altro motivo. Lì aveva solo trovato rifugio e conforto di fronte alla rabbia e alla frustrazione che provava per essere stata una sciocca e non aver accettato l'invito e il fatto che Zephiro era talmente scemo da non capire che cosa lei aveva capito di provare per lui.

«Credevo... credevo che non saresti venuto.» disse, dopo un po', ignorando il suo stupido commento sulla pioggia.

«Ah... beh, all'inizio credevo di non doverlo fare, insomma... visto che...»

Ma lei lo interruppe a metà del discorso staccandosi dalla balaustra per arrivargli di fronte e posargli una mano sulla bocca. «Ti prego, sta' zitto!» gli chiese e poi, quando vide nei suoi occhi che non avrebbe detto una parola più di un'altra, gli tolse la mano da sopra la bocca, anche perché il viso di lui era diventato bollente. E lei sentì anche se stessa raggiungere la stessa temperatura, quando fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata: gli dette un bacio veloce sulle labbra e si ritrasse. «Ecco... beh, ci vediamo.»

Ma lui, che non la guardava, non glielo permise. La afferrò per il braccio.

«Ma... te ne vai così?» le chiese, guardandola confuso.

«Beh... sì... insomma, devo proprio.» rispose lei, tutta rossa.

«Ma non puoi baciarmi e andartene via!»

«E allora che dovrei fare, sentiamo?»

Zephiro parve spaesato. Allargò le braccia e la guardò come per chiederlo a lei. Roxy sbuffò, poi lo condusse su per il ponte e camminarono mano nella mano. «Se io... se io venissi ad Alfea, tu... verresti a trovarmi?» gli chiese, allora, dopo un altro lungo e imbarazzante silenzio.

«Ehm... sì... cioè... no... insomma... tu... io ti piaccio davvero?» farfugliò lui.

«Tu sei proprio scemo, lo sai?»

«Ehi, ma... oh, e va bene! Senti... lo so che sembro scemo, ma... come dire... è la prima volta che mi capita!» tentò di giustificarsi lui.

«Che cosa?»

«Insomma... dai che hai capito...» sbottò lui, rosso fin sopra i capelli.

«No, non ho capito.»

«Ma sì, dai...»

«Non mi sembra che non piaci a nessuna!» ribatté scontrosa Roxy, strappandogli dalla mano la propria e stringendosi nelle spalle con fare sostenuto. «Ad Alfea eri pieno di ragazze!»

«Ma era una cosa completamente diversa!» replicò lui, frustrato. «Non lo capisci?»

«No.» Roxy continuò a camminare e a fare la finta tonta, piuttosto divertita dal tentativo di lui di arrampicarsi sugli specchi.

Zephiro si fermò di botto e si posizionò di fronte a lei, inspirando ed espirando con l'aria di dover fare qualcosa e di dover raccogliere tutto il coraggio che aveva. «Tu... tu mi piaci.» sbottò, brusco. E poi, più piano: «Non venivo a trovarti solo per fare del male a tuo padre... quello lo faceva la Furia... io... io venivo perché... perché un po' mi piacevi.»

Roxy rimase sbigottita e non ebbe il tempo di trovare una risposta adeguata perché, inaspettatamente, prima che lei avesse il tempo di raccapezzarsi della cosa, Zephiro si chinò per baciarla. E lei, soddisfatta dopo il primo momento di incredulità, rispose al bacio con più sicurezza della prima volta. Nessuno dei due sapeva che, più in alto, sei altre coppie li stava osservando in silenzio: Stella era stata provvidenzialmente imbavagliata da un incantesimo di Musa.



FINE

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Ed è... finita! Non ci credo nemmeno io! XD

Questo era l'ultimo capitolo, è un po' lungo ma ho messo tutto qui perché farne un altro ancora mi sembrava ridicolo e poi nelle Winx non c'è mai stata un'ultima puntata in cui non c'era anche una parte del combattimento. Ho voluto, diciamo, dare un'impronta più “da serie televisiva”.

Altra cosa.

Forse vi sarete stupiti dei Doni del Destino. Li ho inseriti per dare una sorta di “continuità temporale” con la seconda metà della quarta serie. Mi pareva proprio che non si sapesse da dove scappassero fuori i Doni del Destino, quindi ho deciso di scriverlo io e di dare una giustificazione per la loro comparsa così provvidenziale.


Adesso passiamo ai ringraziamenti finali.

Siete in tanti, siete andati e venuti, siete arrivati a metà, avete lasciato a metà, chi è andato via dal sito, chi non segue più il fandom e chi, invece, ha avuto un ritorno di fiamma, chi mi ha mandato messaggi privati e chi è rimasto nell'ombra a leggere fino a qui e non ha mai, ma proprio mai, perso le speranze. A chi ha commentato, chi c'è stato dall'inizio, chi ha lasciato e chi è arrivato in itinere e ha continuato a commentare nel tempo. A voi tutti. Grazie.

E ora, un po' di nomi

Nell'ordine (dall'inizio dei tempi):

  1. Fairyflora

  2. mileybest

  3. Wingiudi

  4. Ginny_theQueen

  5. Luna95

  6. Kelly Neidhart

  7. Tressa

  8. Bibi96

  9. KittyPride

  10. marvullisara

Grazie ai miei 3 preferiti:

1 - ila952119

2 - Kelly Neidhart

3 - Mistero95


Ai 2 ricordati:

1 - cullen96

2 - Kitty Pryde


Ai 17 seguiti (ragazzi, siete tantissimi per i miei standard!):

1 - Anto62

2 - Bibi96

3 - Bitter_sweet

4 - Flamara

5 - Ginny_theQueen

6 - ila952119

7 - JCMA

8 - jonas4e

9 - kikkab

10 - Maka000

11 - marta_uzumaki86

12 - mileybest

13 - pikkola_puffetta

14 - Raven_Warrior96

15 - Sara JB

16 - stefania881

17 - Tressa


Ma in modo speciale devo ringraziare Tressa che, da quando ha scoperto la storia, non ha perso un aggiornamento e li ha commentati tutti.

A tutti coloro che, in un modo o nell'altro, mi hanno sostenuta, grazie. Ognuno sa perché.

Luine.

  
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