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Autore: dreamcharter    09/03/2014    0 recensioni
- Perche non lasci che ti salvi? Perchè non lasci che ti riporti in superficie? - La sua voce era implorante e impulsiva.
- Perchè ti porterei a fondo con me. - Risposi fredda ma tremante.
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Lo vidi lasciarmi li, il suo passo affrettato.
I miei occhi si riempirono di lacrime che scavarono il mio viso. Mi aveva lasciato, e sapevo che questa volta non sarebbe più tornato.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap. 4: The Heist

 

 


La luce del sole si stava nascondendo dietro agli edifici bassi di South Side, riscaldandomi debolmente la pelle.
La strada correva veloce dal finestrino dell'auto di Justin.
Mi aveva se così si può dire forzato ad entrare in macchina, ma dato che Sasha era ancora con Alaska, e Daniel, non opposi molta resistenza.
Lo sguardo del moro era concentrato sulla strada e le sue mani erano ancorate al volante.
Io ero seduta sul sedile in una posizione scomoda in modo da non applicare un ulteriore pressione al collo, intenta ad ammirare il paesaggio che si stagliava di fronte a me.
Ora stavamo percorrendo la costa, e mi domandai se Justin fosse mai stato su quella spiaggia. Presumo di no, al contrario suo, io però avrei un sacco di episodi rintanati nella mia mente.
Come quella festa di fine anno a cui ero andata con Sasha e dove conobbi Alaska.
Ero solo in prima superiore. Ricordo che quella notte mi sentii per la prima volta viva dopo tanto tempo, in quel periodo ero sempre stressata e in conflitto, non che ora non lo fossi, con mia madre e anche se con l'aiuto di alcolici, mi ero davvero sentita me stessa.
Su quella spiaggia mi aveva anche portato una volta papà. Ricordo che avevo sui 5 anni, e quel giorno lo passammo solo io e lui a rincorrerci sulla sabbia bagnata. Poi mi comprò il gelato in un chiosco li vicino e quando tornammo a casa, mia madre si era arrabbiata perché pensava che ci fosse successo qualcosa.
Gli occhi incominciavano ad inumidirsi così decisi di smetterla con queste memorie-autolesioniste.
Quando finalmente fummo arrivati di fronte a casa mia, Justin accostò.
Feci per scendere dall'auto, ma il moro bloccò le uscite con un gesto fulmineo del braccio verso il pulsante di bloccò.
Io alzai la mano per poi farla cadere sulla mia gamba con fare teatrale.

-Cosa c'è adesso?!- Cercai di assumere un tono scocciato.

Justin restò con lo sguardo fisso sulla fine della strada, e le mani sulle gambe.

- Prima mi devi spiegare che succede.- Il suo tono era freddo, ma quando girò gli occhi verso di me, le sue parole sembravano quasi imploranti.

Sospirai. - Ti conviene starne fuori, non voglio ulteriori problemi.-

Una risata si schiuse tra le sue labbra. - Non fare la ragazza vissuta con me, perché non funziona.-

Alzai un sopracciglio con fare arrabbiato. Odiavo il suo comportamento. Se ne stava zitto per tutto il viaggio e poi mi parlava col suo tono altezzoso.

- Ma sentiti, lasciami uscire se non vuoi che chiami la polizia.- Ero decisa, o almeno cercavo di sembrarlo.

- Prima dimmi che ti succede.- I suoi occhi pur essendo cerchi di caramello, sembravano freddi come il ghiaccio.

- Daniel, è una cattiva conoscenza.- Lo vidi bagnarsi le labbra, dalla sua espressione capii che era concentrato.

- E con vecchia conoscenza che cosa intendi? - Le parole mi apparirono dolci ma al contempo stesso fredde.

- Che mi maltratta dalla prima superiore come se non bastasse la caparbia di mia madre, okay? - sbraitai arrabbiata e con il petto che ora si abbassava e si alzava irregolarmente.

Vidi il suo viso tramutare in un'espressione sorpresa ma confusa.
Lo vidi ricomporsi mentre io lo guardavo con le labbra corrucciate.
Sbloccò la chiusura della porta e io uscii prima che lui potesse replicare. Sbatto la portiera per chiuderla e mi dirigo a grandi passi verso la porta d'ingresso di casa mia, percorrendo il giardino adorno di rose rosse. Assunsi una smorfia di disgusto sulle mie labbra per la superficialità di mia madre e infilai le chiavi di casa nella toppa.
La macchina di Justin provocò un rimbombo di scoppiò verso la fine della strada, segno che era partito a grande velocità. Non ci feci caso, e sbattei nuovamente la porta di casa, maledicendomi del movimento brusco, soprattutto perché il mio collo stava chiedendo seriamente pietà.

- Samantha?- Mia madre mi richiama dalla cucina.

- Si? - Cerco di assumere un tono normale e diverso dal monotono scazzato.

- Potresti venire qui un momento? - La sua voce mi sembrava preoccupata, ma cercai di non allarmarmi e sicuramente sarà una delle sue ultime paranoie.

La raggiunsi e in cucina con lei trovai un altro uomo, con i capelli radi all'attaccatura, e di un grigio fumo.
Aveva dei jeans scuri e una t-shirt bianca. Mi chiesi chi era quell'uomo ma lui mi precedette nella risposta.

- Piacere, Paul, Paul Jenkins. - Il suo accento texano, mi riportò alla mente quello di Daniel. E non solo per quello. Daniel, Daniel Jenkins, aveva i suoi stessi occhi.

Rimasi pietrificata. Mia madre non alleviò la situazione.

- Paul si è venuto a lamentare Samantha. E io sono davvero delusa.-

Le sue braccia incrociate al petto e le sue parole mi facevano solo crescere dentro una voglia di scappare, o persino piangere da tutta la rabbia che avevo dentro.

- Che cosa avrei fatto?- Guardai l'uomo che probabilmente era lì per conto del figlio.

- Mio figlio mi ha detto che gli hai rubato qualcosa. - Io sgranai gli occhi. Probabilmente ora avrei avuto tutte le ragioni del mondo per potergli urlare contro tutti i maltrattamenti che Daniel mi aveva dato, ma soprattutto avrei potuto dirgli che Daniel, suo figlio, mi aveva rubato la cosa più buona e pura che avevo.
Non lo feci. Ero come sempre troppo buona e fragile.

- Cosa di preciso? - Vidi l'uomo irrigidirsi, probabilmente si aspettava che gli dessi il famoso oggetto e chiusa la storia.

- Questo non me l'ha detto.- E mia madre capì che non avevo rubato proprio un bel niente. Insomma, mi conosceva dopotutto, e se non sapevo cosa avevo rubato a Daniel, beh non avevo commesso nessun furto.

- Beh, penso che suo figlio allora potrà parlarne con mia figlia a scuola, come si dovrebbe fare, e assumersi le proprie responsabilità.- Fu la voce di mia madre a parlare, e mi stupii del suo tono autoritario che usava solo con i clienti.

uel tono freddo e pratico. Lo guidò verso la porta e poi la richiuse delicatamente alle sue spalle, lasciando l'uomo con le mani in mano e costretto a ritornare a casa confuso.
Quando tornò in cucina, i suoi occhi azzurri incrociarono imbarazzati i miei e si sciolsero quando mi diressi veloce verso camera mia.


Lo schermo del mio cellulare s'illumina, indicando un messaggio appena ricevuto.
Lo apro e scopro che è Sasha che m'invita ad una festa dell'ultimo minuto a casa di una sua amica.
Sono indecisa sul fatto se accettare o meno, ma posso dire che forse ci sarà anche Alaska, e forse potrebbe anche essere una buona scusa per staccare un po'.
Digito la risposta all'invito e vado a scegliermi un vestito.
Non amo particolarmente prepararmi per una festa, perché alla fine si finisce sempre o nudi o collassati quindi non ha molto senso.
Matto un vestito nero che mi arriva a metà coscia circa. Ha le spalline a di media larghezza e il busto è aderente mentre una gonna poco ampia ricopre la piccola porzione di gambe.
Smuovo leggermente i capelli e applico un filo di matita sugli occhi.
Infilo i miei adorati anfibi neri perché odio le scarpe col tacco e afferrò un giubbotto di pelle.
Fuori fa ancora caldo, ma ho già provato la brezza mattutina che ti investe quando hai solo un abito striminzito addosso, e dico no, grazie.
Decido di uscire di casa adesso, dato che restare a casa è inutile.
Sospiro profondamente. Vorrei solo che mia madre abbia più polso anche con me. Mi tratta sempre come se potessi rompermi, davanti ai suoi occhi da un momento all'altro, ha paura che usandomi troppo, vivendo assieme a me troppo a lungo, potrei scomparire. Se condividesse con me troppi ricordi, forse poi essi potrebbero lasciarmi vuota.
Quando inizio ad incamminarmi, una voce alle mie spalle mi richiama. Mi girò e scopro la presenza di Christian Beadles.
Cerco di tirare un sorriso sulle labbra e di non sparare brutte imprecazioni.
Christian è il mio vicino di casa. Vive qui per varie ragioni che ora non ricordo. Mia madre e la sua sono abbastanza amiche, e quando Christian è con me, beh penso sempre di essere fuori posto. Sono sempre quella diversa dal gruppo. E molte volte anche se non lo do a vedere, mi sento a disagio.
Christian è poco più alto di me e i suoi capelli castani erano alzati oggi in una onda perfetta.

- Ciao Chris.- Lo salutai cercando di non sembrare a disagio.

- Ciao Sam!- La sua voce era sempre cordiale e felice. - Allora, dove va signorina?- Disse in tono giocoso mentre ficcava le mani nella sua giacca della New York.

Risi veramente alla sua domanda. Quel ragazzo ti faceva sorridere anche a kilometri di distanza.

- Ad una festa. A pochi isolati da qui e tu?- Notai che indossava dei jeans stretti e scuri e sotto alla giacca una t-shirt blu. Probabilmente anche lui aveva una festa a cui partecipare.

- Anche io in realtà, è di Caitlin... Te la ricordi? Mia sorella...- La ragazza che piaceva a Daniel? Certo che me la ricordo. Non che io sia gelosa, anzi vorrei fare qualsiasi cosa per poterla togliere dalle grinfie di quel ragazzo.

- Si, la grande Caitlin, ma come mai non fa la festa a casa vostra? - Chris alzò gli occhi al cielo con un sorriso spiaccicato in faccia.

- I nostri genitori non volevano avere responsabilità e così Caitlin ha costretto una sua amica a farla a casa sua.- Ora tutti e due stavamo ridendo e camminando lentamente. Quasi come se avessimo rubato tutto il tempo del mondo e lo custodissimo con bramosia.

Quando arrivammo finalmente a destinazione una foschia si era levata e il sole era definitivamente scomparso dietro ai grattacieli, lasciando il posto alla Luna.
Guardai verso il cielo mentre Chris si dirigeva già all'entrata.
Sorrisi considerandomi una pazza a parlare da sola.

Ciao Luna, e così ci rincontriamo, pronta a vedermi strisciare un'altra volta fino a casa, sbronza e miserabile?

Forse è meglio entrare e andare a salutare Caitlin. E detto questo mi dirigo in una leggera corsa verso l'ingresso, già gremito di adolescenti, e da cui proveniva una musica martellante che mi stava già trapanando le orecchie come un bicchiere d'essenzio ti buca la gola.






<--- Spazio Autrice --->
Buonasera a tutte!! Okay, so che potrei rischiare molto a ripresentarmi così con un capitolo abbastanza scadente, ma il fatto è che dato che sono gli ultimi mesi di scuola, devo impegnarmi per prendere buoni voti,e soprattutto devo impegnarmi a recuperare le materie in cui sono più debole.
Perciò scusatemi, ma vi prometto che riuscirò ad organizzarmi e a postare non a distanza di un mese... Lo prometto, lo prometto, lo prometto.
Dunque, parlando del capitolo, che ne pensate dei ruoli di Christian e Caitlin? Sinceramente ci ho messo un po' a collocarli, ma sono abbastanza soddiasfatta del risultato... 
Un'altra cosa, Justin non è molto presente in questo capitolo ma lo sarà molto nel prossimo :3
Okay non spoilero ahahah.


Con affetto,


Camilla.

  
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