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Autore: MadHatter96    10/03/2014    3 recensioni
"Non è facile per una sedicenne vivere da sola, soprattutto in un quartiere come Ikebukuro, ma in fondo a Yukiko non dispiace la sua vita; non può certo dire di avere tutto ciò che vuole, ma pian piano ce la farà, ne è certa."
Alcuni personaggi saranno leggermente OOC ma solamente in alcuni capitoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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True Love ?

 
Capitolo 17
 

Gli esseri umani vivono ogni giorno come se non dovessero mai morire, è risaputo. Come se mai dovessero scoprire cosa esiste davvero dall’altra parte, come se la morte riguardasse gli altri, le persone più distanti o dolorosamente i propri cari…ma non sé stessi.
Se ci si ferma a pensare alla morte spesso la si pensa come un evento quasi fantastico, come quando si pensa ad un viaggio in  una terra immaginaria.
Eppure la morte è tutto  ciò che ora lui respira. La Morte vera, non quella fisica.
Izaya non guarda. Ha gli occhi sgranati, ma non guarda. Non vede.
Lo sa cosa c’è. Lo sente, sente i clacson delle auto, le grida… è sicuro che prestissimo sentirà anche le ambulanze sfrecciare con la sirena lampeggiante…e poi riandarsene silenziose. Perché lei è lì, stesa sull’asfalto in una pozza di sangue, metri più sotto si lui.
Lo sa.
Lei non c’è più, è sparita. Non riesce a concepirlo.
L’ha guardata fino all’ultimo.
Dall’inizio alla fine.
È morta.
L’ha uccisa.
L’ha uccisa lui.
È arrivato ad uccidere chi più ama. Lui la ama… lo sa bene. Eppure l’ha uccisa come se fosse un’umana qualunque.
È davvero un mostro.
Si ritrova a gridare. Grida al cielo, alla terra, a lei. Grida al suo angelo.
Non ci riesce, non lo crede. Lei stava litigando con lui…lei stava parlando con lui…viva.
È ancora lì…dev’essere per forza ancora lì. Non può davvero aver fatto questo a lei… non può.
Le lacrime gli bruciano le guance. Le sente acide sulla pelle, le sente odoranti di fiamme e sangue.
Scende da lì per raggiungerla il più in fretta possibile.
Finalmente i suoi occhi la vedono.
È bellissima anche ora.
Grida il suo nome correndole incontro e inginocchiandosi vicino. La prende tra le braccia mentre le maniche gli si sporcano di sangue.
Piange, Izaya Orihara. Piange senza nessuna consolazione. Ora ha davvero perso tutto.
Pochi minuti prima aveva qualcosa per cui vivere, ma lui non è degno di possedere qualcosa di simile.
Ora che finalmente era stato in grado di… no, ora che finalmente qualcuno aveva deciso di salvarlo, mandando quell’angelo in suo soccorso, lui gli aveva strappato le ali.
Continua a chiamarla, come un gattino appena nato chiama invano la madre che lo ha lasciato solo per procurare di che vivere, ma non tornerà.
Abbandono.
Rabbia.
Cosa ci fa lì? Perché è ancora vivo?
Eppure, lo stesso, lui ha paura.
Izaya ha paura della morte, e il pensiero che ora, in quell’istante, mentre stringe logorato Yukiko lei non è lì, è in quel posto così lontano…o forse non è proprio da nessuna parte.
Dopo la morte c’è il nulla.
Nessuna concezione di sé, nessuna esistenza.
Lo aveva detto così tante volte. Ma Yukiko non è svanita… vero?
Quel bellissimo involucro che ora stringe non è tutto ciò che resta… no.
No… no, no…no, no, no, no!
Non può non esistere.
Eppure… anche se esiste… è così lontana… così distaccata da lui.
Non può pensarlo.
“Yuki-chan…” mormora come per svegliarsi dall’ incubo.
“Yuki-chan…” la stringe. La stringe forte. La rivuole.
La rivuole accanto a sé. La vuole… un battito.
Cos ‘è?
Possibile che sia… un cuore?
È viva?
La allontana da sé per guardarla.
“È viva…” sì, lo sente…flebile, ma c’è un leggero respiro, dolce e fragile.
“Sei qui…sei qui Yukiko…”
Qualcosa gli afferra la spalla facendo pressione, come a spostarlo.
Chi c’è?
Chi altro c’è?
Una sinuosa immagine nera si confonde con lo sfondo scuro, se non fosse per le luci dei fanali e la folla di automobilisti che li circonda.
“La Moto Nera…?”
D’improvviso l’udito torna a percepire i suoni. Voci preoccupate, sirene in lontananza, domande, grida… classico degli umani.
“Che…?”
“Figuriamoci… lo sapevo che andava a finire così… per forza…”
Izaya sgrana gli occhi.
Un lampo di rabbia glieli accende.
Che ci fa il Mostro lì?
“Shizu-chan…” Quasi ringhia. In fondo…è colpa di quello.
Il barista lo ignora, completamente. Per una volta, per questa volta preferisce pensare ai feriti.
“Arriva l’ambulanza” afferma il biondo rivolgendosi alla Dullahan.
Lei annuisce con un silenzio che parla.
Il ragazzo dai capelli corvini li osserva, comprendendo soltanto che la vita di Yukiko è salva grazie a loro, nonostante non riesca a ragionare per capire come.
Lo sapevo che andava a finire così.
È così che ha detto Shizuo.
Guarda ancora il volto esanime della ragazza che stringe a sé.
Si sente trafitto, al petto, si sente quasi sanguinare.
È vero… doveva finire così.
O si uccideva lei, o l’avrebbe uccisa lui… in fondo è Izaya Orihara… è incapace di fare altro.
Se è salva è grazie ad un miracolo.
“Perdonami…” Mormora solamente per poi cederla senza parole alle braccia dei Celty.
La guarda ancora alzandosi in piedi, e poi corre. Corre superando la gente, persino Shizuo. Corre accanto all’ambulanza. Corre lontano, prima che la sua presenza possa danneggiarla ancora.
Solo un grido lascia dietro di sé: “Salvatela!”
Per l’amor di Dio, salvatela.
Uccidete pure Izaya Orihara, lasciatelo morire come avete sempre desiderato fare, ma salvategli la speranza.
Corre senza una meta, saltando tra i palazzi come quando scappa da quel suo nemico.
Non pensa a cosa farà domani, non pensa a come andrà il futuro, non pensa a cosa diventerà, se rimarrà Izaya o se scomparirà proprio. Non sa se scivolerà lontano da Yukiko o la osserverà di nascosto come all’inizio. L’unica voce che risuona nella sua mente è quella preghiera, la preghiera che si salvi, la preghiera di un essere umano davanti al mistero della vita e della morte.
Si ferma sul bordo di un tetto di un alto palazzo.
Osserva la città illuminata.
Quanti umani…quanti esseri umani, e quante emozioni si susseguono, si incrociano e si dividono, scorrono parallele e si ignorano.
L’eccitazione dei suoi amici alla festa a cui lui l’ha strappata, ignari dell’accaduto, l’agitazione e la paura di chi ha assistito, la fretta di chi cerca di salvarla, l’indifferenza di lei, il dolore lancinante di lui, l’ignoranza del resto della gente, come  l’amore tra la coppia di fidanzati che parecchi piani sotto di lui guarda la televisione tra le coccole, o la fame di quel gatto randagio in cerca di cibo, o l’affetto materno della giovane della finestra in basso a destra, che si accarezza il pancione pieno di suo figlio ancora non nato…
È questa la vita umana.
Sorride, come tante volte ha sorriso nel riflettere sugli esseri umani, ma questa volta il sorriso gli risulta mesto, mentre delle scie argentate lo bagnano. Senza Yuki-chan, chi si curerà del suo dolore celato?
Osserva il cielo stringendo il pelo del cappuccio.
Sei così piccolo, Izaya Orihara.

Ed eccomi qui a rompere! Salve a tutti, potevo starmene buona eh?
Beh...no. Insultatemi pure, qui Izaya è talmente umano da... da boh... ho cercato un po' di riprenderlo nell'ultima parte ma...poverino, comprendetelo per favore, e comprendete anche me c.c
So che è cortino anche questo capitolo, ma non potevo fare molto diversamente. Nel prossimo probabilmente rivedremo altri personaggi un po' dimenticati e... beh, ho ancora altro da raccontare in questa storia, mi spiace per voi ^^...grazie a tutti quelli che leggeranno!
  
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