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Autore: FallenAngel1990    11/03/2014    3 recensioni
Un anno dopo i fatti di New York, Asagard è in guerra e Thor, ormai prossimo re, cerca di difenderla. Loki è ancora prigioniero, ma il fato muterà il suo destino e quello di una bellissima bambina...
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Triangolo
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- CAPITOLO 24 -

Jane era rientrata nelle stanze, che una volta erano sue e del dio del tuono, appena dopo che Loki e Thor ebbero abbandonato la sala da pranzo.

Si era seduta, esausta, sulla piccola panca incassata nella rientranza della finestra, stava per addormentarsi appoggiata alla fresca parete, quando un forte boato la fece trasalire.

Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie per via dello spavento, ci mise qualche secondo prima di rendersi conto di cosa stava effettivamente succedendo e correre così alla porta.

Ricordava vagamente la strada per i sotterranei e sapeva che quello era l'unico posto sicuro in cui si sarebbe potuta rifugiare: non sarebbe mai stata in grado di sopravvivere in un mondo alieno in guerra.

Scendendo le ampie scale si ritrovò nella sala del trono e vide Frigga era accovacciata di fianco a un corpo coperto da un telo rosso.

“Thor...” sussurrò nascondendosi dietro a una colonna, portando una mano a stringere la veste sopra al cuore.

Il respiro corto e gli occhi sgranati fissi nel vuoto.

Solo quando sentì dei passi allontanarsi uscì dal suo nascondiglio improvvisato guardando le guardie uscire dalla sala del trono e con passo malfermo raggiunse il corpo steso a terra, inginocchiandosi al suo fianco, le mani, esitanti, scostarono molto lentamente il pesante telo che lo copriva.

Odino giaceva immobile steso sulla fredda e nuda pietra della sala, l'occhio sano chiuso e un'espressione tranquilla sul viso. Non sembrava aver sofferto. Jane si soffermò a guardare la macchia di sangue che si allargava sulla stoffa usata come tele funebre.

Sospirò riabbassando il telo sul volto del sovrano lasciando poi la sala.

 

**

 

Il dio degli inganni, fulmineo, si rialzò attaccando il fratello.

Byleistr, veloce, schivò il colpo, ma venne colpito alla schiena cadendo a terra. Lo scontro si era appena trasformato in un duello all'ultimo sangue: solo uno dei due sarebbe sopravvissuto e Loki non aveva di certo intenzione di lasciare il dono della vita al fratello.

Byleistr si voltò con un ghigno sul viso e a quell'immagine l'ira di Loki aumentò non lasciando scampo al re di Jotunheim. Una forte onda d'energia colpì Byleistr che, prevedendo l'ennesimo attacco, si riparò avvolgendosi nella propria magia.

“Io ti ucciderò, Byleistr!” urlò Loki scagliando un altro incantesimo e intaccando così l'ormai sottile protezione del fratello.

Byleistr l'aveva sottovalutato, solo in quel momento se ne stava rendendo conto, non era in grado di poter respingere ancora a lungo Loki, non era in grado di combattere contro la sua nuova forza. Non avrebbe mai potuto combatterlo, neanche addestrandosi nella più oscura delle arti magiche, neanche conoscendola come nessun altro nell'universo. Loki combatteva per un sentimento che Byleistr non avrebbe mai conosciuto: amore.

Non passò molto prima che il nuovo re di Jotunheim si arrendesse al suo destino.

“Potevamo essere fratelli!” urlò con la poca voce che gli era rimasta in corpo.

“Non saremo mai fratelli. Proprio come non lo siamo mai stati!” ringhiò Loki prima di sferrare il colpo di grazia.

All'improvviso un silenzio quasi irreale si propagò nella sala delle armi.

Byleistr, riverso a terra esanime, stava riprendendo lentamente il colore blu dei giganti di ghiaccio e dove la pelle era stata ustionata macchie nere ne deturpavano la superficie.

Loki lo fissò per alcuni secondi aspettandosi di vederlo rialzarsi in piedi, ma questo non avvenne. Lentamente si avvicinò al corpo, scrutandolo come se stesse ammirando una carcassa in decomposizione, con un colpo secco posò il piede sul collo di Byleistr fino a quando non sentì le ossa cedere con il tipico schiocco.

In pochi attimi attraversò l'intera sala cadendo in ginocchio vicino a Thor.

Posò le mani sulle spalle del biondo voltandolo per poterlo vedere in viso.

Una lunga ferita gli squarciava il petto, Loki si stava illudendo che quella ferita non fosse profonda, ma il lago di sangue che continuava ad allargarsi vicino a loro testimoniava il contrario.

“Non farlo...” sussurrò trattenendo a stento le lacrime “Non anche tu...”

Il dio degli inganni recuperò le ultime forze d'energia, chiuse gli occhi e un sottile rivolò di magia andò a posarsi sul petto di Thor.

Loki si abbassò alzando la testa del biondo per appoggiarsela in grembo.

“Stupido beota, perchè ti sei messo in mezzo?”

Loki era stremato, la magia non sarebbe bastata a curare il dio del tuono, ma avrebbe potuto almeno mantenerlo in vita.

“Tu!!!” un urlo, proveniente dal portale della sala, fece alzare lo sguardo del moro “L'hai ucciso! Hai ucciso tuo padre, hai ucciso lui...non volevi nient'altro che il potere!!!” continuò ad urlargli contro Jane scendendo le scale.

“Vattene!” ringhiò Loki cercando di mantenere la concentrazione sulla magia curativa.

“Sei stato tu!!!”

Loki scattò arpionando la ragazza al collo schiacciandola contro ad una colonna.

“Ucciderò anche te, se è questo che vuoi!” sibilò fissandola negli occhi.

La ragazza venne scagliata contro un'altra colonna e non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che venne afferrata dalle mani di Loki strette sulla sua gola.

“Non ho bisogno della magia per ucciderti, insulsa midgariana!” ringhiò.

Jane si dibatteva stretta nella sua morsa, non toccava terra e l'aria stava finendo, alzò le mani cercando di afferrare il volto del dio degli inganni, ma la mano del giovane fu più rapida, arpionò il suo braccio e lo torse fino a romperglielo.

Jane cercò di urlare, ma le uscì solo un soffio lamentoso dalla gola stretta nella morsa del gigante di ghiaccio. La pelle stava iniziando a bruciarle lentamente sotto le fredde mani del moro.

“L...Loki...” un flebile richiamo fece subito lasciare la presa al moro.

Prima che Jane si accorgesse di aver toccato terra Loki stava già inginocchiandosi al fianco del dio del tuono.

“Non ti alzare...” sussurrò fermando il maggiore.

Thor chiuse gli occhi tossendo, alcune macchie di sangue gli macchiarono le labbra diventate esangui.

“Hai bisogno della camera della guarigione...” disse Loki, più per farsi forza, per dirsi che c'era ancora speranza. Con mani malferme gli staccò il mantello dell'armatura, usandolo come coperta, avvolgendo il biondo: Loki sapeva quanto Thor odiasse il freddo.

Thor alzò una mano, con non poca fatica, sfiorando il volto del moro, ancora blu. Un flebile sorriso gli si dipinse in volto.

“Lo...Loki...se...”

“No!” urlò “Non provarci neanche...” disse posandogli le mani sulle spalle e stringendole “Ce la farai...”

Quella fu l'ultima frase che sentì prima che la sua vista si offuscasse di nuovo.

 

**

 

Fuori dalle mura la battaglia stava infuriando.

“Volstagg! Dietro di te!” Urlò lo spadaccino avvisando l'amico.

Fandrall stava cercando di aprirsi un varco trovandosi accerchiato, lasciò qualche stoccata, colpendo i nemici al petto, ma altri continuavano a sopraggiungere.

In quel momento Sif comparve al suo fianco abbattendo i restanti.

“Ti ho salvato di nuovo!”

“Avrei potuto fare da solo!” le urlò colpito nel vivo.

“Allora dovevi farlo!” disse facendo una smorfia prima di colpire un nuovo mostro.

“Stanno entrando nei giardini reali!” urlò Volstagg poco lontano da loro.

Sif e Fandrall si liberarono, facendosi strada verso il palazzo.

“Maledizione chi sono?” chiese Fandrall.

“Chiedilo un'altra volta e farai parte di quelli che butteremo nella fossa!” gli urlò Sif.

Fandrall le lanciò un'occhiata attaccando un nemico dietro di lei.

“Ora siamo a pari...”

La guerriera sbuffò allontanandosi.

“Ragazzi!!! Venite qui!” urlò Volstagg.

Sif e Fandral si avvicinarono.

“Hogun!” urlò Sif avvicinandosi “Respira...”

Volstagg e Fandrall continuarono a combattere per permettere alla ragazza di controllare il soldato.

“Non è ferito...”

“Portalo dentro!” urlò Fandral calciando un nemico per liberare la spada.

I due amici coprirono la guerriera fino a quando non la videro sparire all'interno del palazzo sorreggendo il soldato.

 

**

 

Frigga, al sicuro con la piccola Leda, nei sotterranei del palazzo, ascoltava i rumori della battaglia che rimbombavano fin nelle profondità della terra.

Con lei alcune ancelle di fiducia che da anni le facevano compagnia esaudendo ogni suo desiderio.

La piccola non aveva mai smesso di piangere dall'inizio dell'attacco, stretta fra le braccia della regina.

All'improvviso il silenzio, nessun colpo, nessun rumore di spade.

Frigga spostava lo sguardo dalle pareti alla porta chiusa di fronte a lei. Solo il pianto della piccola rompeva quel silenzio opprimente.

“Haldora, prendi la piccola. Non uscite da qui per nessun motivo.” disse la regina porgendole la bambina.

“Ma, mia signora...” cercò di replicare la giovane.

“Restate qui!” le ancelle annuirono non avendo il coraggio di contraddire un ordine della regina.

Frigga, in pochi secondi, si armò recuperando una sottile spada che teneva nascosta nella sua stanza dei sotterranei.

“Haldora. Qualsiasi cosa succeda proteggi la bambina...”

La ragazza annui guardando la regina allontanarsi.

 

**

 

“No...no...no...” sussurrava Loki inginocchiato a testa china di fianco al fratellastro, una mano del dio del tuono stretta fra le sue.

“Avevi promesso che mi avresti protetto...non avevi detto che saresti morto...” disse abbassando ancora di più il capo, le lacrime che gli bagnarono il viso caddero silenziose sull'armatura del biondo.

“Sei tu che semini morte, è inutile che piangi!” sibilò Jane tenendosi il braccio rotto e cercando di alzarsi in piedi “...e forse è quello che meriti...” disse con un ghignò sul volto.

Loki aprì gli occhi, improvvisamente asciutti, voltandosi verso la ragazza.

“Perchè non aggiungere un'altra vittima allora?...” sussurrò alzando una mano incatenando Jane in una magia invisibile alzandola poi da terra.

La ragazza si dimenava, cercando l'aria che di nuovo le era stata negata.

“Loki! Non lo fare!” una voce famigliare giunse alle sue orecchie.

“Madre...” sussurrò abbassando lo sguardo e facendo cadere Jane a terra.

“Non aggiungere del sangue sulle tue mani...” disse Frigga scendendo le scale velocemente “Thor...” corse subito dal figlio.

“Ho provato a curarlo, ma la mia magia...” Loki scosse la testa non finendo la frase.

“Respira ancora...” disse la madre mantenendo la calma “Guardie!” urlò chiamando i soldati che la regina aveva recuperato dopo la battaglia.

Gli uomini arrivarono subito, si affiancarono alla sovrana attendendo ordini.

“Portate mio figlio nella sala della guarigione, immediatamente!... e voi assicuratevi che lady Jane venga curata e chiusa nelle sue camere.”

I soldati agirono senza ribattere, solo in quel momento Frigga si strinse a Loki, pochi attimi, prima di scappare dal figlio ferito. Non una parola per il dio degli inganni che viveva in una specie di limbo.

Lentamente, come se il tempo si fosse dilatato, seguì il gruppo fino alla camera della guarigione, dandosi il tempo di cogliere ogni minimo particolare, ogni orrore, ogni macchia di sangue che aveva macchiato il prezioso palazzo dorato.

La distruzione che poteva scorgere dalle ampie vetrate e dalle aperture che sorpassava: Asgard era messa a ferro e fuoco, ma sembrava aver vinto la battaglia. La morte di Byleistr doveva essere collegata alla morte di migliaia di soldati nemici che affollavano i giardini del palazzo, le vie della città e tutto il territorio che la circondava.

Pensieri su pensieri si affollavano nella mente del moro, incapace di concentrarsi, anche solo per un istante, su Thor in bilico fra la vita e la morte.

Cercò d'ignorare ogni pensiero, ma sulle scale che portavano all'esterno, crollò a terra, sulle ginocchia, le mani a coprire il viso, non seppe dire quanto tempo passò in quella posizione, minuti, forse ore. Riprendendo coraggio, o semplicemente la voglia di non lasciarsi morire, si alzò avanzando per i lunghi corridoi fino alla camera della guarigione.

Si sedette per terra, appoggiando la schiena al muro e attese. Aveva sempre avuto una pazienza infinita, ma quella volta l'attesa era estenuante, gli occhi verdi che si muovevano agitati ad ogni minimo rumore, fissavano ogni punto, ogni spigolo, ogni angolo di quel corridoio, la porta che ogni tanto si apriva lasciava passare una curatrice che poco dopo rientrava senza dire una parola.

Loki non chiedeva informazioni, non chiedeva come stesse Thor, sapeva che probabilmente non gli avrebbero mai risposto e poi gli bastavano le donne continuavano ad uscire per sapere che il fratellastro era ancora vivo; non avrebbe avuto senso affannasi così tanto attorno ad un cadavere.

Voleva vedere sua figlia, sapeva che la piccola era certamente al sicuro, ma non aveva il coraggio di abbondare quel corridoio.

La notte lasciò lentamente spazio alla luce calda dell'alba, il sole che iniziava a riflettere i suoi raggi all'interno del palazzo.

 

**

Era mattina inoltrata quando la madre uscì dalla camera della guarigione.

“Sei libero...” cercò di confortarlo abbracciandolo.

“Thor...?” domandò spaventato, sentendo il tono della voce Frigga lo strinse di più a sé.

“Si riprenderà...” disse Frigga allontanandosi per vederlo in viso “E' solo grazie a te. Se non avessi usato quel poco di magia probabilmente non avremmo potuto fare niente...”

Loki sospirò abbassando il capo.

“E' sveglio?”

“No...” sussurrò la regina “So che vuoi parlargli. Ma ora vai da Leda, non ha mai smesso di piangere dall'inizio dell'attacco. E' nei sotterranei con le mie ancelle. Riposate, quando tornerai gli parlerai...” gli disse sorridendo la madre accarezzandogli una guancia.

   
 
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