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Autore: Ichizomi    11/03/2014    0 recensioni
Semplicemente una fanfiction in omaggio ai doppiatori del gruppo di ODS che operano su Youtube, condita con piccoli riferimenti a varie cose di tanto in tanto e scritta con quel tono classicheggiante che non guasta mai. Non sarà la miglior introduzione del mondo, ma non mi riescono molto bene. Spero che vi incuriosiate e che proverete a leggere.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appropinquandosi di soppiatto scorse una fanciulla issata su di una roccia nei pressi del placido rio, e dato che ella era sola la causa del pianto non poteva che esser lei. Una qualsiasi altra persona si sarebbe scioccamente precipitata di gran passo verso la ragazza ma non il furbo Gianandrea: egli infatti sapea che in quelle terre era uso comune dei ladroni ordir trappole per gli stolti di aspetto assai simil a questa. Dunque il pazzo ma savio Grandenaso continuò la sua avanzata di sottecchi pronto a balzar al minimo segnal sospetto, ma non ce ne furon; quella era per vero una fanciulla di aiuto bisognosa e, come ogni cavalier che si rispetti, Gianandrea celermente si presentò per darle soccorso mentr'ella avea ancora il viso tra le mani a singhiozzar. Dopo la presentazione del prode cavalier (in cui descrisse ogni suo gesto ed impresa) la fanciulla infin alzò la testa e con lo suo aspetto fece restar il suo povero interlocutore sanza fiato. In un istante Gianandrea si innamorò dei suoi occhi scuri e del lungo crine nero ed appena ella parlò la sua voce lo stregò:
“Oh prode cavalier io mi scuso e mi dispiaccio
se avete udito il mio lamento,
certo, non volevo mettervi d'impaccio
ad ascoltar lo mio tormento.
Tormento che non uno è,
son più d'uno, son molti
ognuno ha il suo perché
e son così assai che impiegherei mille notti
sol per nomarli tutti...”
E qui Gianandrea la interruppe dicendo che non necessitava di sentir altro, perché una bella fanciulla era sempre nel giusto ed eran coloro che le facevan piangere nel torto. La ragazza sorrise timidamente allo sconosciuto cavaliere e si presentò, il suo nome era Chiara Pureziosee, al sol sentir tal soave nome pronunciato dalla sua leggiadra voce il nostro buon protagonista perse di completo il num della ragion innanzi all'impetuosa forza amorosa che gli spingea nel petto e giurò sul suo onore che avrebbe trovato il responsabile delle lagrime di quella fanciulla per punirlo di essersi macchiato di 'sì grande colpa. Ella però non volea parlar ed con grande astuzia aggirava le domande postele facendone altre, sicché poco a poco lei conosceva tutta la vita di lui e lui non sapea niente di lei. Infin ella si congedò con un sorriso lasciando il pover cavalier da solo (il fido Andrea si era recato a caccia) coi suoi pensieri. Decise che per impressionare e conquistar la donzella avrebbe sconfitto il mostro nomato Grande Piaga e le avrebbe portato la testa di tal orrida creatura come trofeo. E con questo pian di conquista nella mente tornò in parte savio, e da lì il suo ingegno mesciò con pazzia producendo congetture di catture che solo i migliori birboni della contea sapean far. Divenne pazzo e savio e, come san pur i fanciulli, non c'è peggior pazzo di chi sa di esserlo e della sua condizione si diverte. E il nostro Gianandrea sapea ben essere pazzo, ma era d'altrettanta bravura nell'esser savio. Per sette die e sette notti stette privato dello sonno rigenerator e di suoi benefizi. Al mattin dell'octavo giorno isbucò da sua tenda ed annunciò al fido Andrea, che in quei giorni avea provveduto al piccolo accampamento e avea tenuto sazio il suo cavalier, che era infin giunto il momento di partir per compier sua più grande e memorabile impresa: l'assassinio della Grande Piaga per “la povera gente del luogo, che nonostante mi abbia scacciato mi sono impegnato a salvare”. E con questa falsità sulle labbra convinse lo stolto Andrea nell'esser appoggiato in suo folle piano. Essi, con velocità degna di ceruleo porcospino, riusciron a reperir tutto lo materiale occorrente a Grandenaso per la sua trappola ed in poco più di tre die realizzaron il tutto. E così post dieci giorni dall'incontro di Gianandrea con la fanciulla di etereo aspetto la più mastodontica trappola in storia umana mai realizzata era infin pronta a servir allo scopo di sua creazion. La trappola era sì pronta, ma i due ignoravn come poterla utilizzare e come potervici attirar l'oggetto di loro attenzioni. L'entusiasmo dei due giovani sparì e nell'animo del fido compagno si insinuò la tristezza, in quello del prode cavalier ribollivan solo rabbia e delusion. “Or come potrò intrappolar e trucidar quella ributtante creatura? Come potrò ripresentarmi dalla dolce fanciulla, padrona del mio cuor, sanza sua testa da portarle in trofeo? Come potrò attirar le sue attenzioni in altro modo? Altro modo? Non c'è un altro modo! Devo trucidar la bestia se voglio che ella si accorga di me.” e questi e altri mille pensieri simili offuscavn la mente di Grandenaso e ben presto la delusion si fece da parte in favor di disperazion e le lagrime segnaron le gote del ragazzo che, in preda al furor della rabbia, non si accorse neppur dello suo pianto. Passaron dei minuti interminabili in cui urlò, scalciò, strepitò, si dimenò, pianse e infin, afflitto, si lasciò cadere sulla terra e diede fertile acqua all'erba. Andrea rivolse e distolse lo sguardo più e più volte, combattuto da due istinti diversi: l'aiutar lo suo padrone e il non poterlo osservare in quelle condizioni di lascivo abbandono. Decise però che non era il caso che intervenisse, onde evitare di venir coinvolto tra gli oggetti malmenati dal padrone e di prender scapaccioni indesiderati sul groppone (dove già tanti gliene diedero ai tempi di sua carriera da giullare); aspettò quindi che la crisi passasse e poi si avvicinò al suo cavalier porgendogli la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. “Orsù padron mio, si calmi, di grazia. La trappola che abbiam realizzata è un magnifico capolavoro di ingegno e poco importa che non la si possa spostare, anzi, tanto meglio! Vi ricordo che siete stato scacciato dai vari villaggi non per ordine scritto, ma per ordine fisico, che fa più male ed è più temibile. Or dunque non crucciatevi perché sapete ben che Ella si sposta di continuo di villaggio in villaggio e di certo un die passerà sopra nostro capo e la trappola il suo dovere potrà compiere. Dobbiamo sol aver pazienza ed attendere quel giorno.”. Le parole del fido Andrea ebbero un grande effetto su Gianandrea che recuperò la saviezza in parte e si decise che il suo sempliciotto, ma astuto scudiero avesse ragione.

  
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