Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Juanito3    12/03/2014    0 recensioni
In un piccolo paese tranquillo niente è come sembra e un mattino la notizia di un uomo dissanguato sconvolge un ragazzo, da quel momento in poi inizia a preoccuparsi davvero molto, mentre i suoi amici non lo canzonano fino ad abbandonarlo, pensando che stia diventando pazzo. Ma dopo una lunga giornata a scuola viene a sapere che delle creature orribili stanno minacciando il loro paese, delle creature che nessuno mai avrebbe creduto essere reali, sto parlando di "vampiri". Seguite le avventure di Salvo e dei suoi amici, i quali si troveranno a combattere le creature della notte più di una volta e non mancheranno colpi di scena ... Leggete questo romanzo un misto di dramma, azione, avventura e horror, se volete vivere nuove emozioni e crescere insieme ai personaggi! Infine voglio dire che mi sono ispirato a moltissimi serie sui vampiri per la creazione di questo romanzo, ma per una volta è un'avventura completamente italiana e i vampiri sono completamente diversi da come ve li immaginate!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2° capitolo: Pensieri Gino e Aldo parlavano tra di loro, e ogni tanto lanciavano un’occhiata a Salvo, perché se ne erano accorti che non stava seguendo. «Allora capito?», chiese Gino a Salvo, ma quest’ultimo non sentì, teneva gli occhi aperti, guardando tutto quello che c’era intorno a lui, nella sua mente vagava il pensiero: uomo “dissanguato” → uomo che lo fissò →foglietto, era una specie di combinazione che andava risolta, pensava. Guardando, i suoi occhi catturarono l’immagine di una ragazza, e quest’ultima gli restituì lo sguardo. Era una persona che conosceva già, ma non come “amica”, come “conoscente”, l’aveva incontrata ad una festa... si guardarono per tre istanti, e Salvo le fece un sorriso, ed ella lo restituì... «Salvo, uhu, uhu, ci sei?», disse Gino toccandogli la spalla. Salvo si voltò di colpo balbettando«Co-come?» «Ho “detto”: ci sei?», ripeté Gino. «Certo che ci sono, non mi vedi?» «Beh, forse fisicamente, ma mentalmente...», aggiunse Aldo. «Non è che stavi pensando ancora...?», chiese Gino. «No, no... è che...» «Cosa?» «Niente, allora di cosa stavamo parlando?» Gino e Aldo si lanciarono un’occhiata, e infine Aldo disse«Lasciamo perdere» «Che c’è?!», esclamò Salvo. «Beh, è da un quarto d’ora che stiamo parlando della partita, e tu non hai ascoltato nulla», rispose Aldo. «Ok! Vi chiedo scusa» «Va bene», rispose Gino. La professoressa Damasco annunciò agli allievi che era ora di rientrare, perché la ricreazione era finita. «Sbaglio o non hai toccato cibo?», chiese Gino a Salvo. «No, è vero. Non ho fame» «Ok! Spero che domani a quest’ora non sarai più tra le nuvole!», disse Aldo. «Stamattina è una giornata un po’... così... così», disse Salvo con lo sguardo basso e agitando le mani. Gino e Aldo dimenarono le spalle con la fronte corrugata, perché sapevano il motivo di quella giornata “così-così”. Entrati in classe, si sedettero tutti, e l’ultimo arrivato chiuse la porta. La Damasco tolse il suo montone, lo appoggiò sulla sedia e si sedette. Appena mise mano sul registro di classe, bussarono alla porta. «Avanti!», esclamò la Damasco. Entrò un gruppo di alunni di altre classi, tra cui c’era anche la ragazza “conoscente” di Salvo... fu lei a parlare e Salvo a quella vista rimase a bocca aperta, “menomale che questa volta sono arrivati ragazzi decenti”, pensò. «Buongiorno, siamo gli alunni della 3^D, ci siamo divisi perché manca il professore di storia», disse la ragazza con voce fine e delicata. Salvo la guardò e anche lei, poi si sedette a un metro di distanza da lui. Salvo abbassò lo sguardo verso il quaderno di inglese e incominciò ad arrossire. Per un attimo quella ragazza gli aveva portato via il pensiero della combinazione... non voleva voltarsi per guardare ancora la bellezza e la dolcezza di quella ragazza... Anche la ragazza abbassò lo sguardo... le sue amiche le chiesero«Giovanna, che c’è?» «Niente, che devo avere?!», rispose Giovanna con la sua voce fine e i capelli castani fino alle spalle, con la frangetta che scendeva a lato, fino ad arrivare dietro l’orecchio sinistro e quest’ultimo era ricoperto dagli altri capelli. Indossava una gonna di jeans fino al ginocchio, e una maglietta nera a maniche lunghe. «Perché sei rossa come un peperone?», chiese una sua amica. «Ma che dici?!», esclamò Giovanna di colpo. «Non è che ti piace qualcuno, in questa classe?» «No, no, no. Come ti vengono in mente certe cose?!» L’amica zittì, mentre Giovanna lanciò uno sguardo a Salvo e questi glielo restituì con un sorriso. Sul viso di Giovanna apparse un mezzo sorriso e di colpo alzò la mano dicendo «Signora Damasco, posso andare in bagno?» «Certo!», rispose la Damasco. Giovanna si alzò con lo sguardo abbassato, la sua faccia diventò ancora più rossa quando dovette passare vicino a Salvo. Durante il percorso che fece Giovanna per arrivare alla porta, Salvo non fece altro che guardarla. «Ti piace quella ragazza, eh?», chiese Gino a Salvo. «Eh? Come?» «Ti piace Giovanna?» «No!», rispose Salvo di colpo. Gino scosse la spalla destra con gli occhi bassi. Salvo non pensava più a quello che era successo, per un attimo dimenticò tutto e tutto grazie a Giovanna. Per tutta l’ora di inglese Salvo stette sempre con lo sguardo abbassato e anche Giovanna, in quel momento voleva sparire, stava per “svenire”. Era molto attratta da Salvo e viceversa. Lo mostravano a causa dei suoi visi che, da rosa pallido, erano diventati rossi. Salvo non stava seguendo niente della lezione, era intento a pensare a Giovanna. Quando toccò la tasca sinistra e tastò la forma di quel foglietto, si mise di nuovo a pensare a quella combinazione. Si mise le mani tra i capelli, o meglio tra la frangetta, pensando che non ce la faceva più con quella questione. Il suo viso divenne nuovamente rosa pallido e così prese il foglietto dalla tasca, si alzò, si diresse verso il cestino e lo gettò... voleva dimenticare quella faccenda e si convinse che l’uomo dissanguato, il foglietto e quel qualcuno che lo fissava erano tutti dei casi e cose che non gli riguardavano. Ritornò a posto lanciando un’occhiata a Giovanna, e successivamente anche a Gino e questi gli chiese: «Che hai buttato?» «Quel foglietto, non capisco perché debba conservarlo» «Bene così ti togli dalla testa quel pensiero del morto “dissanguato”», rispose Gino pronunciando la parola “dissanguato” con repulsione. «Già!», esclamò Salvo. L’ora di inglese passò, e arrivò quella di matematica, la materia peggiore di tutte secondo Salvo. Quella mattina Salvo non capì un tubo di ogni materia, primo perché pensò a quella “combinazione”, poi pensava a Giovanna. Non ce la faceva più a stare vicino a Giovanna, così chiese a Gino: «Ehi! Vogliamo andare a fa un giro per il corridoio?» «Si certo!» «Professoressa, possiamo andare in bagno?», chiese Salvo. «Si, certo», rispose la professoressa di matematica, Della Corte Lucia, una persona in parte severa e in parte buona, portava i capelli fino alla nuca con dei boccoli castano dorato che andavano verso l’alto. Spiegava muovendo la sua mano con il gessetto tra il pollice e l’indice destri, e portava un paio di occhiali rossi. Indossava sempre dei jeans, una maglietta semplice e un cappello bianco che toglieva quando stava in classe. «Ah! Non ce la facevo più a stare in quella classe!», disse Salvo, mentre stava nel corridoio con Gino. «Per la lezione di matematica o per...», disse Gino ma fu interrotto da Salvo che disse di colpo «Cosa? O per... cosa?» «Perché stava Giovanna?», chiese Gino. «No, che c’entra lei?» «Perché, appena che è entrata lei, tu sei diventato rosso come un peperone sott’olio» «Ma che dici?!», esclamò Salvo di botto e agitando le mani. «Se lo dici tu! Allora perché hai detto “non ce la faccio più”?» «Eh? Per la lezione di matematica, tutto qui!» «Guarda che non c’è niente di strano se ti piace Giovanna» «A me non piace punto e basta!» «Va beh!», concluse Gino. Arrivati in bagno, Salvo si fermò davanti al lavabo, mentre Gino gli disse «Io vado in “bagno”!», volle sottolineare la parola bagno indicando le virgolette con gli indici e i medi delle mani. «Ok, ti aspetto!... sbrigati», rispose Salvo. «Devo ancora entrare!», esclamò Gino. Per tutto il tempo che Gino stette in bagno, Salvo non fece altro che pensare alla “combinazione”, non poteva togliersela dalla mente. Poi pensava a Giovanna, ogni volta che la vedeva, ogni volta che incrociava il suo sguardo, il suo cuore batteva all’impazzata... dopo un po’ Salvo vide che stavano arrivando i tre, o meglio, il gruppo Jacques –Louis David, e disse «Gino fatto?» «Si, eccomi», rispose Gino e uscì dal bagno. «Andiamo... qui l’aria è pesante!», disse Salvo quando arrivò il gruppo. «Aspetta! Non andiamo ancora in classe», disse Salvo. «E dove vuoi andare?», chiese Gino. Salvo esitò e ad un tratto cambiò idea dicendo«Ok, entriamo. Ma mettiti al posto mio!» «Perché?» «Perché!» «Ok». Ed entrarono in classe. Giovann,a quando vide Salvo ritornare, divenne di nuovo un peperone, e anche Salvo, ma la cosa si risolse, quasi, quando Gino si mise al posto di Salvo, così lui e Giovanna stavano più lontani. «Contento ora?», chiese Gino a Salvo. «Si bene!», rispose Salvo facendo un gesto con la mano destra, che stava a significare “ok”. Passò anche l’ora di matematica, e venne la penultima ora, quella di francese. Giovanna, appena che suonò la campanella, fece un sospiro alzandosi di colpo dalla sedia e si diresse verso l’uscita con le sue amiche. Salvo la guardò per tutto il percorso che fece per uscire dall’aula. Gino lo guardò e si accorse come guardava Giovanna, ma decise di non dire niente, tanto Salvo lo avrebbe negato. Giovanna, appena fu fuori dall’aula, sospirò dicendo «Ah, non ce la facevo più a stare lì dentro!» «Eh, perché stava Salvo», disse la sua amica Peggy, con un sorriso e i suoi capelli raccolti in una coda di cavallo che scendeva fino alla schiena e indossava dei jeans e una maglietta gialla a maniche lunghe. «Di che stai parlando?!», esclamò Giovanna in un solo fiato. «Di niente!», rispose Peggy con lo sguardo abbassato. Poi c’era un’altra amica di Giovanna, Debora, una ragazza abbastanza carina, con i capelli castano chiaro, erano ricci e scendevano fino alle spalle, indossava un pantalone nero e una maglietta rossa a righe gialle. Disse alle loro amiche agitando le mani«Sentite mi è venuta un’idea!» «Cosa?», chiese Peggy. «Perché non facciamo un pigiama party, “insieme ai ragazzi”?», chiese Debora con un sorrisino. Giovanna rimase un po’ sorpresa e non sapeva cosa rispondere, invece Peggy sembrava essere d’accordo con Debora. Quest’ultima chiese a Giovanna sempre sorridendo«Allora che ne dici?» Giovanna sospirò, dopo di che incrociò le mani e rispose con uno strano sguardo«Ma siete impazzite?», e Debora si tolse quel sorriso dalla faccia. La professoressa di francese, Pendola Antonia, entrò in classe con una borsa nera sulla sua spalla destra e portava un montone grigio, su cui si appoggiavano i suoi capelli rossi, lisci e lunghi fino alle spalle. «Allora? Dove siamo rimasti?», chiese rivolgendosi alla classe, dopo essersi seduta e aver messo la sua borsa sulla cattedra. «Sì, sì. Domani te lo porto il CD», disse Salvo a Gino. «Poi vedo se lo posso copiare», disse Gino. «Ok, se non ci riesci te lo faccio io» Gino non ebbe il tempo di rispondere che la Pendola li interruppe dicendo, rivolto a Salvo«Spiegami l’ultimo argomento!» “Sempre a me beccano”, pensava Salvo che rifletteva su quello che doveva dire, non avendo studiato. Gino si affrettò ad aprire il libro alla pagina appropriata. «Allora?!», esclamò la Pendola. «Allora...», inizio Salvo, poi Gino gli indicò il titolo dell’argomento. «Allora...», continuò Salvo «L’ultimo argomento è stato... “Le Tourisme à Lyon”». La Pendola incrociò le mani dicendo«Ok. Parlamene» A Salvo venne un colpo, perché non sapeva nulla. Dava un’occhiata al libro, ma a causa dell’ansia e della fretta non riusciva a captare le parole. Passarono dieci secondi e la Pendola, vedendo che Salvo non rispondeva, disse«Ok, la prossima volta sarà meglio che studi...» Detto questo andò avanti con la lezione. Salvo si stava annoiando a morte, così chiese a Gino, facendo attenzione a non farsi vedere dalla Pendola«Andiamo a fare un giro nei corridoi?» «Ora?», chiese Gino. «Certo quando sennò!» «Ok. A dire il vero anch’io voglio prendere una boccata d’aria, mi sto annoiando molto» «Professoressa, possiamo andare in bagno?», chiese Salvo, la risposata della Pendola fu positiva. Appena usciti fuori, videro Giovanna e le sue amiche in una situazione non proprio calma. «Sei fuori!» disse Debora con rabbia. «E non sai quanto sono contenta, guarda» rispose Giovanna con calma. «Beh allora vattene!», disse Peggy. «È quello che voglio!», rispose Giovanna, dopo di che voltò loro le spalle e si diresse verso la sua classe che si trovava dopo quella di Salvo, così dovette passare davanti a lui. Salvo la guardò sconvolto, mentre Giovanna non lo degnò nemmeno di uno sguardo. «Ma perché hanno litigato?!», si chiese Gino. «Boh! È strano, sono sempre stato un gruppo loro tre» «Eh sì. Si spezzano sempre i gruppi buoni, mentre quelli cattivi,come il Jacques-Louis David, non si spezzano mai» «Eh già! Quelli si devono alleare per fare del male alla gente», disse Salvo, dopo di che si incamminarono per i corridoi. Salvo era rimasto male per quello che era successo a Giovanna, chissà cosa era accaduto, si chiedeva. Ora il suo pensiero era quello, ma quello della “combinazione” non era sparito. Era dispiaciuto per lei, vedendola in quello stato. «Ah, povera Giovanna, chissà cosa è successo!», disse Salvo rivolto a Gino. «Boh! Ora che fai ti metti a pensare a lei?» «No, no! In fin dei conti cosa interessa a me?!» «Infatti!» Salvò abbassò gli occhi e fece un sospiro aggrottando la fronte. Pensava che ora Giovanna non aveva più le sue amiche e così si trovava sola, non gli andava di vederla così, siccome, sia fuori che dentro la scuola, l’aveva vista sempre unita alle sue amiche. Quella mattina era una giornata pensierosa, prima il pensiero dell’uomo dissanguato, quello che lo fissava e il foglietto, poi Giovanna. Non sapeva nemmeno lui perché era preoccupato, ma era così e non aveva intenzione di smettere. «Senti, stasera vogliamo uscire, pure Aldo?», chiese Gino a Salvo. «Stasera?! Non lo so, ci devo pensare» «Beh perché, è da tanto che non usciamo» «Si, è vero, ci penserò dopo. A pranzo ne parliamo con Aldo» «Ok», concluse Gino. Dopo aver fatto un’altra “passeggiatina”, ritornarono in classe. Durante la lezione di francese, Salvo non fece altro che pensare a Giovanna e sempre alla “combinazione”. Dopo questa lezione, arrivò l’insegnante di educazione fisica, Santoriello Anna-Rita, una persona molto colta e ossessionata dalla salute, ogni volta che c’era la sua materia faceva fare sempre gli esercizi fisici, era molto raro che lasciava fare agli allievi qualche sport. A causa della stanchezza, Salvo decise di non fare educazione fisica. «Ok. Resta perso nei tuoi pensieri», esclamò Gino. «Che vuoi dire?», chiese Salvo. «Niente», detto questo la classe si diresse verso la palestra e quell’ora passò in un baleno. Quella era l’ultima ora, dopo di che veniva quella del pranzo che durava fino alle diciassette. Entrati in classe, presero gli zaini e si diressero in mensa. «Mancava poco che vincevo la partita!», disse Gino entusiasta. «Davvero? Quanti punti mancavano?», chiese Salvo. «Due, ma non hai seguito nulla?» «Si, un po’.Poi mi sono messo a giocare con il cellulare» «Eh! Oppure pensavi ancora a Giovanna?» «No, no! Perché dovrei?» «E chi lo sa!», esclamò Gino e Salvo gli lanciò un’occhiataccia. Dopo di che arrivarono in mensa. «Oh, mio Dio!», esclamarono Salvo e Gino, perché la mensa era piena, non c’erano posti. C’era un chiasso infernale, chi lanciava le carte, chi i pezzi di polpetta e così via... ora dovevano stare all’in piedi... però camminarono tra quella folla e incontrarono Aldo che esclamò: «Ehi!» «Non ci sono posti?», chiese Salvo. «Beh, anch’io li sto cercando!», rispose Aldo. Salvo si guardò intorno in cerca di posti e ne notò alcuni accanto a... Giovanna. Salvo vide che aveva lo sguardo abbassato e non aveva voglia di mangiare, era triste. Subito si rivolse ai suoi amici dicendo:«Posti trovati!» «Dove?», chiese Aldo. «Eccoli!», e li indicò alzando il braccio destro. Aldo e Gino a quella vista si lanciarono un’occhiata, come per dire che, manco a farlo apposta, Salvo aveva trovato quei posti perché lì c’era Giovanna «Accanto a quella!», esclamò Aldo. «Sì, perché cos’è che non va?», chiese Salvo. «Beh, non so quella è sempre stata con Peggy e Debora e ora...» «Sì, hanno litigato! Dai andiamo a sederci», rispose Salvo, dopo di che si diressero verso Giovanna. Salvo era contento di sedersi accanto a lei perché in questo modo poteva conoscerla meglio, ma nonostante ciò aveva timore di fare brutte figure. Si avvicinò a Giovanna e disse con le farfalle che gli giravano nello stomaco «Scusa …» Giovanna si voltò di scatto e, alla vista di Salvo, rimase a bocca aperta con la forchetta di spaghetti in mano, il suo viso divenne rosso e non sapeva cosa dire.«Ehm... possiamo sederci qui?», chiese Salvo con il viso rosso dall’agitazione. «Ehm... sì, sì certo!», rispose Giovanna abbassando lo sguardo e indicando le sedie. Subito Salvo e gli amici si sedettero, solo che accanto a Giovanna Aldo, accanto a lui Gino e poi Salvo. «Scusa, è che i posti sono tutti occupati», disse Salvo. «Sì, sì», esclamò Giovanna, sempre con lo sguardo basso. Salvo diede un’occhiata ai suoi amici, dopo di che prese coraggio e si fece avanti con Giovanna«Beh... non ci siamo ancora presentati... io sono Salvo...». Giovanna, quella volta, alzò gli occhi e guardò Salvo, dopo di che fece un sospiro e rispose«Molto piacere. Credo che voi sappiate già come mi chiamo» Salvo annuì sorridendo e Giovanna restituì il sorriso. «Io sono Gino e questo è Aldo!», disse Gino poi indicando Aldo. «Molto piacere», rispose Giovanna. Dopo alcuni istanti di silenzio, fu Salvo a parlare e iniziò con queste parole«Beh... non voglio sembrare indiscreto, ma perché oggi non sei seduta con le tue amiche?». Giovanna alzò gli occhi e il suo viso da rosso diventò ardente, si sentiva in imbarazzo. Salvò capì il suo imbarazzo e per un attimo volle ritirare quello che aveva detto «Scusami non volevo farti questa domanda». Giovanna spostò i capelli all’indietro e dopo di che disse sospirando«No, no, devo confidarmi con qualcuno» A quelle parole, Salvo rimase sbalordito, non poteva credere che Giovanna volesse confidarsi con lui, in quel momento arrossì tre volte di più, così, tanto per fare qualcosa, aprì il piatto di spaghetti e prese la forchetta con delicatezza, poi disse«Se non vuoi, non sei costretta a parlarne». Giovanna esitò e continuò a mangiare facendo un cenno con la spalla. Dopo di che Salvo mise la forchetta nel piatto e quando Giovanna incominciò a parlare, egli fece scivolare la forchetta nel piatto dal sobbalzo. Rimase senza parole e non ebbe il coraggio di alzare gli occhi per guardare Giovanna, mentre Gino e Aldo ridevano. Salvo riprese la forchetta dal piatto con fretta, poi disse a Giovanna pulendo la forchetta con un tovagliolo«Scusami, è che mi è scivolata...» «Non devi preoccuparti, può capitare», disse Giovanna con dolcezza. «Allora, che stavi dicendo?», chiese Salvo. Giovanna smise di mangiare e poi rispose, guardando Salvo negli occhi, sempre rossa«Stavo rispondendo alla tua domana» «Ah, sì sì!», esclamò Salvo. «Allora, Peggy e Debora volevano fare un pigiama party con i ragazzi, ma io mi sono rifiutata dicendo che erano cose impossibili, che non l’avrei fatto neanche per sogno, ma loro... mi hanno risposto che non ero una buona amica, e che non ero più una di loro e mi hanno chiamato pezzente... e poi hai visto cosa è successo» Salvo abbassò gli occhi corrugando la fronte, poi rispose: «Oh, mi dispiace» «Non fa niente, non voglio starci male per questa faccenda... mia mamma l’aveva sempre detto che loro non erano delle buone amiche... e oggi sono molto contenta di aver fatto la vostra amicizia», disse Giovanna sorridendo. Salvo restituì il sorriso poi rispose: «Anche noi», poi vide che Gino stava leggendo qualcosa, così diede un’occhiata per vedere cosa: era un volantino verde con scritto “Biblioteca”, poi chiese a Gino: «Mi fai dare un’occhiata?»«Certo», rispose Gino dandogli il volantino. Salvo lesse quello che c’era scritto in grassetto: “La biblioteca della scuola Gaetano Filangieri è usufruibile dalle 9.00 alle 15.00, per info su un mistero da risolvere, vieni qui e troverai la soluzione”. Salvo fu colpito dalle ultime due frasi, perché casualmente lui aveva un mistero da risolvere, quello dell’uomo dissanguato, per un attimo pensò che lì avrebbe potuto trovare la risposta, così chiese a Gino:«Ehi, che ore sono?» «Aspetta … Sono le... due e mezzo», rispose Gino guardando il suo orologio da polso. Salvo si alzò di colpo dicendo agli amici: «Torno subito, vado un attimo in bagno». A quelle parole Aldo, Gino e Giovanna si diedero un’occhiata e dimenarono le spalle. «Che gli è preso?», si chiese Aldo. Gino e Giovanna risposero facendo un cenno con la spalla.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Juanito3